Lazienda ha aumentato ritmi e orari
unilateralmente. I lavoratori: siamo già sfruttati
Zanussi non spaventa gli operai
Castagna (Fiom) replica alla minaccia di chiusura degli
stabilimenti di Mel e Rovigo: "Non cediamo ai
ricatti: gli scioperi che abbiamo indetto restano tutti
confermati"
"Se pensano di spaventarci
con i ricatti si sbagliano. Gli scioperi che abbiamo
indetto restano tutti confermati". Andrea Castagna,
responsabile nazionale della Zanussi per la Fiom Cgil,
risponde così alla minaccia lanciata dalla direzione
aziendale di chiudere gli stabilimenti di Mel, in
provincia di Belluno, e di Rovigo, dove lavorano
complessivamente circa 2mila tra operai ed impiegati. Un
vero e proprio ultimatum, accompagnato dallinvito
ai segretari nazionali di Fim, Fiom e Uilm per un
incontro entro 7 giorni, "nellestremo
tentativo" di trovare un accordo. Dopo il lavoro a
chiamata, è di nuovo la flessibilità a scatenare lo
scontro sindacale allinterno del gruppo. La Zanussi
ha infatti deciso di modificare orari e ritmi in modo
unilaterale per aumentare la produzione. I sindacati si
oppongono e sono partiti gli scioperi a Mel e a Rovigo.
"Noi non contestiamo gli obiettivi produttivi
prospettati - specifica Castagna -, proponiamo però
strumenti per raggiungerli che non penalizzino
ulteriormente la condizione di lavoro".
Contro la flessibilità La Zanussi vuole produrre 7
milioni di compressori (motori per frigoriferi) entro il
2001. "Avevamo concordato con lazienda -
riferisce il responsabile della Fiom - sul fatto che,
finché persiste lattuale organizzazione degli
orari, la flessibilità richiesta non è possibile:
aggiungere la domenica, per chi già fa un orario
"sei per sei", significa restare in fabbrica 7
giorni su 7 per 5 mesi consecutivi (da maggio a
settembre, quando cè più richiesta di
frigoriferi). In attesa di modifiche allorario -
aggiunge Castagna -, ci eravamo comunque detti disposti a
rispondere a eventuali picchi di mercato con lo
straordinario". Ma quando 15 giorni fa lo
straordinario è stato richiesto, i sindacati si sono
opposti, perché nel frattempo era scoppiata la vertenza
per il contratto nazionale dei metalmeccanici, che tra le
forme di lotta prevede appunto il blocco degli
straordinari. A quel punto la Zanussi unilateralmente ha
deciso: che le ferie si fanno da ottobre a novembre; che
tutti debbono lavorare 7 giorni su 7; di trasferire da
Rovigo a Mel (gli stabilimenti distano oltre 200
chilometri) un gruppo di operai in cassa integrazione; di
procedere con lassunzione di lavoratori interinali.
I sindacati hanno perciò risposto con la lotta. Da
quattro giorni lo stabilimento di Rovigo e completamente
bloccato per uno sciopero a oltranza. Ladesione
alla protesta è totale ed è accompagnata da un presidio
davanti ai cancelli. Non mancano le provocazioni
dellazienda. Ieri è entrato in fabbrica un camion
per caricare del materiale. La Rsu ha immediatamente
reagito lanciando un avvertimento alla direzione:
"Quel camion potrà uscire solo se resta
vuoto". La tensione in fabbrica era alta e sul posto
sono arrivati agenti della Digos. Sempre ieri, sciopero
di unora e mezza anche a Mel, con volantinaggio. Ma
il fronte operaio potrebbe allargarsi. Solidarietà con
la lotta dei dipendenti dei due stabilimenti minacciati
di chiusura è stata espressa dalla Rsu Fiom Zanussi
Susegana (Treviso), che ha dato il via alla raccolta di
fondi per sostenere la lotta di Rovigo.
Come dei robot Se ciò accade è perché i lavoratori
sanno bene qual è la posta in palio. Walter lavora al
reparto montaggio di Mel da 25 anni: "Lavorare di
più - dice - è impossibile, i ritmi sono altissimi.
Già oggi facciamo solo 14 minuti di pausa su sei ore di
lavoro. Lazienda si lamenta che ci sono 95 persone
al giorno in malattia ma non si chiede mai il
perché". Il concetto viene ribadito da Antonella,
anche lei operaia al reparto montaggio di Mel: "Si
stava meglio 15 anni fa, con il tempo sono peggiorati sia
gli orari che i ritmi. Lavoriamo sei ore dal lunedì al
sabato, stiamo a casa solo la domenica. Quando sei alla
catena vedi questi pezzi che ti passano avanti, si
fermano un attimo e poi vanno via velocissimi. Ci
considerano come dei robot, da spegnere e accendere a
loro piacimento". E lo spauracchio della chiusura?
"Non sono spaventata - risponde Antonella -, penso
che unazienda per essere competitiva debba
investire nella qualità e nel lavoro delle persone. E
non creare in fabbrica condizioni da terzo mondo".
Solidale con la lotta delle tute blu è Rifondazione
comunista. "La Zanussi, dopo avere ricevuto
finanziamenti pubblici e agevolazioni varie - osserva
Giulio Azzalin, segretario del Prc di Rovigo - dovrebbe
rispettare gli accordi sottoscritti e rilanciare lo
stabilimento di Rovigo". Intanto, per via degli
scioperi dei giorni scorsi, la Zanussi ha citato per
danni (la cifra non è stata ancora quantificata) le
organizzazioni sindacali e le Rsu. "La Zanussi
considera molto utile la partecipazione del sindacato
alle scelte dellimpresa. Però non pensavamo che
arrivassimo anche alla partecipazione delle spese.
Chissà, prima o poi parteciperemo anche agli
utili". Lesponente della Fiom torna sulla
minaccia di chiusura: "E gravissimo quello che
ha detto Castro nella lettera e noi non lo
sottovalutiamo. Abbiamo una esperienza abbastanza
adeguata - afferma Castagna - per comprendere che una
multinazionale come la Zanussi, presente in tutto il
mondo, possa decidere di produrre in altri paesi
piuttosto che in Italia. Cè però un principio
cardine in base al quale la Zanussi può assumere questa
decisione. Che non è il grado di conflitto che viene
esercitato in uno stabilimento ma il grado della sua
redditività. La redditività di una fabbrica -
sottolinea ancora il sindacalista - non dipende
esclusivamente dal fatto che gli operai lavorano più
velocemente, ma anche dalla capacità organizzativa del
tipo di produzione che lazienda si dà".
Roberto Farneti
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