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“E vi esponiamo il nostro grande
sogno... Costruire un villaggio alpino, chiamato Agàpe -amor fraterno-
che d’estate e d’inverno possa ospitare molti giovani d’ogni luogo
per convegni e campi”: sono parole dell’appello che fra il 1946 e il
‘47, in un’Italia ancora in ginocchio per il passaggio della guerra,
circolava fra le comunità protestanti del Paese.
Agàpe era il sogno di Tullio Vinay (1909-1996), una delle figure più
note della Chiesa valdese italiana. Vinay voleva creare un luogo
d’incontro per i giovani di tutto il mondo. Credeva che fra le macerie
materiali e morali della guerra dovesse farsi largo un ideale di fraternità.
“E poi venne la liberazione -scrisse nel 1995, rievocando la riflessione
che portò all’idea di fondare Agàpe-: e fosse stata vera liberazione!
Ma, mentre prima c’era da soccorrere i perseguitati dai nazi-fascisti,
ora bisognava riparare questi dalla vendetta degli altri. Si può andare
avanti così? Si può, forse, continuare a sbranarci a vicenda?”
Agàpe alla fine è nata davvero, nel 1951, e da oltre mezzo secolo ogni
estate ospita “campi” d’incontro e di studio aperti a persone di
tutto il mondo, credenti e non credenti, senza steccati confessionali. Agàpe
è una “comunità temporanea” che si ritrova in una remota valle
piemontese, a Prali, 1600 metri di quota, dalle parti di Pinerolo, in
provincia di Torino.
In questo luogo isolato e periferico, l’intuizione di Tullio Vinay si è
rivelata feconda. Prali è uno straordinario laboratorio culturale, in
perfetta sintonia con il resto del mondo e una vocazione mai sopita
all’incontro fra culture. Nelle splendide strutture architettoniche di
Agàpe, e sui prati che le circondano, negli anni Cinquanta giovani di
tutta Europa cominciarono ad affrontare tematiche bibliche ed
evangeliche, ma si aprirono ben presto ad altre esperienze, incontrando ad
esempio Danilo Dolci, antesignano della lotta nonviolenta per il riscatto
dei diseredati nel Sud Italia.
Negli anni Sessanta ad Agàpe ci si dedicò alla ricerca politica sui
grandi temi del tempo: nacque il primo campo Europa-Africa, presero corpo
contatti con le Chiese protestanti dell’Europa orientale. Agàpe in
quegli anni era terzomondista, nonviolenta, ecumenica, aperta ai non
credenti, insomma eretica rispetto a tutte le ortodossie. Nel ‘65 si
schierò con don Milani sotto processo per la lettera ai cappellani
militari in favore dell’obiezione di coscienza; nel ‘75 ospitò un
campo su “Femminismo e lotta di classe”; nel 1980 fu la volta del
primo campo su “Fede cristiana e omosessualità”.
Negli anni Ottanta ad Agàpe si parlava di pace, di incontro fra ebrei e
cristiani, di etica sessuale, in un crescendo di aperture ai temi più
controversi dell’attualità, che si accompagnavano sempre ai campi
“istituzionali” sulla teologia e l’ecumenismo e a quelli dedicati a
bambini e adolescenti.
In anni recenti a Prali si è cominciato a discutere di globalizzazione e
neoliberismo. L’anno scorso ha fatto la sua comparsa anche il consumo
critico, con un campo durato una settimana.
Agàpe, fedele alla sua storia, si concepisce come un laboratorio e perciò
sta sperimentando all’interno della comunità il cambiamento delle
scelte di consumo. “È un percorso difficile -spiega Simone Lanza,
vicedirettore del centro- ma può dare grandi risultati, perché questo è
un luogo di passaggio e può diventare un modello per altre esperienze
comunitarie, a cominciare dalle scuole”.
Agàpe è un luogo davvero speciale. L’architettura stessa è concepita
in modo da favorire lo spirito comunitario. Il corpo principale è una
struttura lunga e stretta, con un grande spazio centrale al piano terra, e
ampie vetrate che inducono a posare gli occhi sui boschi e le montatgne
circostanti. Gli spazi per la notte sono spartani: le camerette hanno
letti a castello e sono senza scrivanie, per disincentivare
l’isolamento. La chiesa è senza mura, all’aperto. C’è poi una casa
riservata al gruppo dei residenti, una decina di persone che vivono a
Prali tutto l’anno: attualmente sono sei italiani e quattro stranieri. I
residenti non sono un gruppo stabile: la regola vuole che si resti per non
più di quattro anni.
Ai residenti tocca la responsabilità di gestire le molteplici attività
di Agàpe, e in particolare i campi estivi, che ospitano ogni anno un
migliaio di persone. Ogni campo ha un tema ed è gestito da una staff, un
gruppo di persone che in sintonia coi residenti preparano il lavoro
fra l’inverno e la primavera. Ogni staff si riunisce per quattro-cinque
fine settimana: perciò i campi di Agàpe sono famosi per la serietà con
cui sono condotti e l’impegno che richiedono.
Anche i campi riservati a bambini e adolescenti sono preparati così, e
quindi non sono mai luoghi di parcheggio o di banale vacanza: sono tanto
apprezzati che per prenotarsi (i posti sono limitati) occorre inviare fax
e mail di prima mattina nell’unico giorno dell’anno in cui si
accettano le iscrizioni (verso metà marzo).
L’apertura al consumo critico è del dicembre 2001. La svolta è
cominciata al bar, luogo frequentato da tutti i “campisti” durante le
pause e in particolare la sera. La “conversione” è stata radicale.
Non si vendono Coca Cola o altre bibite di marca, né merendine o caffè
delle grandi case: tutta la merce è equo-solidale o di produzione locale,
come la birra biologica di una piccola ditta della Val Chisone. “Al
nostro bar -dice Simone- non si può scegliere fra prodotti tradizionali e
alternativi. Qualcuno ancora storce la bocca, ma così la scelta è ben
percepibile da chiunque”.
Da Prali ogni estate passano un migliaio di persone, da sommare alle tante
scolaresche che arrivano in visita durante tutto l’anno e a chi usa Agàpe
come un albergo nei mesi invernali, per le escursioni in montagna.
“Abbiamo tentato la conversione anche in cucina -aggiunge Simone- ma è
stato più difficile. Quando si tocca la pancia c’è chi protesta.
Abbiamo provato a ridurre la carne, proponendola ogni due giorni, ma le
reazioni sono state abbastanza dure”. Ad Agape c’è sempre un menu
riservato ai vegetariani, ma le perplessità dei carnivori hanno finora
frenato una scelta più radicale.
Si è cominciato ad usare prodotti biologici per le pulizie, anche se
manca una scelta chiara e definitiva: “Se cambi i prodotti, la Asl vuole
che sia rivista tutta la procedura di igienizzazione. È un passaggio
complesso”, spiega ancora Simone. I computer del centro usano solo
software libero e c’è una discussione aperta con Caes
(l’assicurazione etica di cui AE ha parlato nello scorso numero) per
assicurare gli immobili. Quest’anno per la prima volta Agàpe avrà un
bilancio sociale, grazie alla consulenza di Mag 4.
“Agàpe -sostiene Simone- può essere una comunità che sperimenta delle
alternative, un luogo di confine che potrebbe divenire luogo di
esportazione di un’etica comunitaria centrata sull’importanza
economica della relazione”. La Chiesa valdese sembra averlo capito. Già
nel 2001 in un documento del Sinodo (l’assemblea elettiva che governa la
Chiesa) si raccomandava il commercio equo e solidale e l’anno successivo
si indicava la conversione di Agàpe al consumo critico come
“un’operazione che non deve restare isolata come un fiore nel
deserto” ma che può fare “da apripista per altre esperienze
simili nelle nostre opere diaconali o nelle nostre chiese”. Intanto il
campo consumo critico del 2005 metterà a frutto un’intuizione della
prima edizione: il coinvolgimento di famiglie intere di partecipanti,
affinché genitori e figli siano impegnati insieme nella costruzione di
nuovi stili di vita. Agàpe può essere il luogo giusto per cominciare.
Agàpe è un centro ecumenico internazionale: sorge in una delle valli
Valdesi, è legata al mondo protestante italiano e organizza
incontri e convegni internazionali. Può ospitare un centinaio di persone.
I valdesi italiani sono circa 30mila, la loro "capitale"
è Torre Pellice, in Piemonte. !!pagebreak!!
Soldi e bilanci trasparenti
Agàpe ha un bilancio annuale di 300 mila euro. La maggior parte
delle entrate, nell'ordine del 50-60%, è garantita dalle rette pagate dai
partecipanti ai campi. Le quote variano in funzione del reddito dichiarato
al momento dell'iscrizione. La quota minima settimanale è di 175 euro,
pagata da chi ha un reddito mensile pro capite inferiore a 370 euro,
quella massima di 371 euro, stabilita per chi abbia un reddito mensile pro
capite superiore a 1.240 euro. La distribuzione per fasce di reddito vede
una concentrazione negli scaglioni medio-alti. Agàpe naturalmente non fa
controlli ma si affida alla responsabilità di ciascuno.
Il resto delle entrate proviene per metà da donazioni private e
finanziamenti pubblici, l'altra metà è invece attinta dal finanziamento
che l'Unione delle Chiese metodiste e valdesi riceve dall'8 per mille
previsto dalle dichiarazioni dei redditi. La Chiesa valdese ha cominciato
solo nel 1993 ad accettare questo denaro, dopo una lunga e travagliata
discussione: il 65% è impiegato per progetti sociali in Italia, il resto
per progetti internazionali, spesso gestiti da organizzazione non
governative laiche. Agàpe ha stabilito di vincolare i finanziamenti
provenienti dall'8 per mille alle spese di manutenzione straordinaria e al
pagamento dei viaggi degli ospiti che arrivano da Paesi poveri.
Oggi circa 300 mila italiani destinano alla Chiesa valdese l'8 per mille,
a fronte di una popolazione di religione valdese e metodista che non
supera le trentamila unità. Nel 2003 l'introito è stato di 4,2 milioni
di euro.
Giovani da tutto il mondo
Il funzionamento del centro è assicurato da un’équipe di
residenti e, durante l’estate, da un centinaia di volontari (metà circa
provenienti dall’estero): per fare i volontari bisogna avere 18 anni ed
essere disponibili per i vari lavori (accoglienza, cucina, pulizie, baby
sitter...). In cambio si hanno vitto e alloggio e alcune serate
organizzate ad hoc. Utile la conoscenza di una lingua straniera.
I campi storici e le novità del 2005
Consum-attori inquieti cercansi
La novità di quest’anno è il campo consumo critico aperto alle
famiglie, compresi bambini e ragazzi, nella convinzione che lo stile di
vita si possa e si debba cambiare tutti insieme quando si vive sotto lo
stesso testo. Il titolo prescelto per il seminario è “Consum-attore
inquieto” e sarà un esperimento interessante di compresenza
inter-generazionale. Le persone dello staff, che guideranno i lavori nella
settimana dal 14 al 21 agosto, avranno il loro bel daffare per garantire
anche ai bambini un coinvolgimento pieno nelle attività e molte cose
anche pratiche da sperimentare.
Al campo internazionale, quello che ha reso famosa Agape nel corso degli
anni per coraggio e originalità della ricerca, quest’anno si parlerà
di “Economie illegali, profitti speciali”. L’attenzione sarà dunque
concentrata sui traffici di droga e armi, sull’industria dei trasporti
dei migranti, e sulle strategie alternative a queste tendenze perverse
della globalizzazione.
Nell’altro campo storico di Agape, quello teologico internazionale, dal
17 al 24 luglio si parlerà di “Relazioni indecenti”, per cercare
risposte a quesiti come questo: “Ma Dio davvero benedice solo le coppie
eterosessuali unite dal sacro vincolo del matrimonio con almeno due
bambini/e e un cane di taglia media?”
Al campo comunicazione si parlerà del potere della parola e del potere
delle immagini, con un’attenzione particolare a come si può essere
attivi nel processo di comunicazione, per non subire né il potere delle
immagini né quello della parola.
Ci saranno poi il campo lesbico, quello su fede e omosessualità, quello
per le donne e quelli riservati a bambini e adolescenti. Insomma, per
tutta l’estate Agape sarà affollata di persone di tutte le età e in
arrivo da mezzo mondo, tutte accomunate da uno spirito di ricerca senza
pregiudizi di alcun tipo.
L’elenco completo dei campi, con le modalità d’iscrizione, si trova
su www.agapecentroecumenico.org.
Valdo di Lione e i poveri in spirito
La Chiesa valdese nasce dalla predicazione di Valdo, un mercante di Lione
vissuto fra XII e XIII secolo, che decide di seguire l’esperienza degli
apostoli al seguito di Cristo. Valdo e i suoi seguaci furono scomunicati
dalla Chiesa cattolica. Il movimento si diffuse in Europa, sopportando
continue persecuzioni. Nel 1532 i valdesi aderirono alla riforma
protestante. Dopo secoli di emarginazione, nel 1848 un editto del re
piemontese Carlo Alberto riconobbe loro i diritti civili e politici. Per
saperne di più ecco alcuni libri (editi da Claudiana): G.Tourn, "I
valdesi, identità e storia", 2003 (72 pagine), C.Papini, "Valdo
di Lione e i 'poveri nello spirito'", 2001 (550 pagine), G.Spini,
"Italia liberale e protestanti", 2002 (424 pagine).
http://www.altreconomia.it/site/fr_contenuto_detail.php?intId=812
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