La povertà resta nelle campagne
MARINA FORTI il manifesto 20/02/01
Dimezzare la povertà globale entro il 2015?
Era l'obiettivo affermato dal Vertice mondiale
sull'alimentazione, tenuto a Roma cinque anni fa. Poteva
scandalizzare la noncuranza con cui i governanti della terra
ammettevano che nel mondo un miliardo di persone vive con meno di
un dollaro al giorno, ovvero sotto quella che la Banca mondiale
considera la "soglia di povertà", e che nel migliore
dei casi tra quindici anni saranno ancora mezzo miliardo di
persone. Ma la realtà è che neppure quell'obiettivo così
modesto sarà raggiunto.
Eccoci infatti davanti a un nuovo rapporto sulla povertà globale
- l'ennesimo, viene da pensare. Quello diffuso ieri dall'Ifad,
Fondo delle Nazioni unite per lo sviluppo agricolo, tratta in
particolare di povertà rurale (Rural Poverty 2001. The
Challenge of Ending Rural Poverty). Il rapporto sottolinea
che tre quarti delle persone che vivono in "povertà
assoluta" al mondo si trovano nelle regioni rurali, e dalla
terra dipende il loro lavoro e reddito. Ogni "soglia di
povertà" è una definizione arbitraria (chi vive con due
dollari al giorno non è "povero"?). Ma prendiamola per
buona: su un miliardo e 200 milioni di persone che vivono sotto
la fatidica soglia, un miliardo sono nelle campagne, constata
l'Ifad. E accusa: "I governanti del mondo non manterranno
l'impegno di dimezzare la povertà" entro il 2015.
La povertà persiste anche perché gli aiuti pubblici allo
sviluppo in termini reali sono diminuiti in modo drastico tra il
1988 e il '98, ed è declinata in particolare la parte diretta al
mondo rurale, affermano i dirigenti dell'Ifad. Ed è questo che
sta loro a cuore: "La gran parte delle persone estremamente
povere è rurale e continuerà ad esserlo nei prossimi
trent'anni"; i programmi per la lotta alla povertà vanno
dunque riformulati, e i fondi ri-orientati, verso i poveri
rurali.
Guardiamo i dati: di quel miliardo di persone il 44% vive in Asia
meridionale, il 24% nell'Africa subsahariana, il 24% in Asia
orientale, il 6,5% in America Latina e Caribe. l'Ifad si allarma
per l'Africa, che non ha registrato nessun miglioramento dagli
anni '70 a oggi (e dove la regione subsahariana resta in
condizioni critiche); per il nord Africa e Medio oriente, dove
"il benessere è sempre più minacciato da crescenti
diseguaglianze di reddito e conflitti civili". In tutta
l'Asia il gap tra povertà urbana e rurale è aumentato. Ma la
regione dove la povertà è cresciuta in modo più allarmante è
quella definita "in transizione", ovvero l'Europa
orientale e Asia centrale ex sovietica, dove il numero di poveri
è più che triplicato: con il collasso del sistema sovietico
sono collassati anche i sistemi agricoli, spiegava ieri Pietro
Turilli, uno dei "country manager" mobilitati ieri
dall'Ifad per illustrare il rapporto. In generale, i più poveri
tra i poveri rurali sono quelli vivono in aree isolate (cosa che
rende difficile sia ricevere beni, sia avere sbocchi di mercato
per quanto producono); l'incidenza della povertà è
particolarmente alta tra le popolazioni indigene. Sono i
contadini senza terra. E, tra questi, le donne: "Benché
siano le più colpite dalla povertà, a loro è negata
l'eguaglianza nella presa di decisioni e nella partecipazione
alla vita comunitaria, e hanno un limitato accesso al credito,
alla terra, alle tecnologie, istruzione, assistenza
sanitaria". Nulla di nuovo, ahimè. l'Ifad parla di empowerment,
"aiutare i poveri ad aiutarsi da sé", attraverso
l'accesso alle risorse (fisiche, naturali, finanziarie, umane),
alle tecnologie, ai mercati, al credito e microcredito... Una
novità è l'affermazione che l'Ifad mette al capitolo
biotecnologie applicate all'agricoltura: "Le varietà
geneticamente modificate possono ridurre la povertà aumentando
la capacità dei più poveri di crescere cibo su terreni
difficili", con la precauzione di avvertire che "solo
la partecipazione della società civile e delle istituzioni
garantiranno che le tecnologie siano davvero condivise".
Già, ma come la mette con la questione dei brevetti e il
controllo proprietario delle nuove varietà? Questione aperta.
Mentre l'Ifad tiene proprio oggi a Roma la sua assemblea generale
per eleggere un nuovo direttore.