corrispondente da PARIGI
La sinistra francese, più o meno unita, si prende una
rivincita sulla destra di Jacques Chirac due anni dopo le elezioni
presidenziali che avevano umiliato Lionel Jospin e la maggioranza della
«gauche plurielle», al governo dal 1997 al 2002. Ieri, nel primo turno
delle regionali a cui ha partecipato il 62 per cento dei francesi (i
sondaggi prevedevano il 50 per cento), vero test di mezzo termine per il
governo di Jean-Pierre Raffarin, la sinistra ha superato il 40 per cento
dei voti, mentre la destra si è fermata sotto al 34. L’estrema sinistra
trotzkista, «rivoluzionaria» e nostalgica, nonostante il battage mediatico,
ha preso un deludentissimo 5 per cento. Mentre Jean-Marie Le Pen, l'eterno
uomo nero della politica francese, conferma il suo 17,5 per cento del primo
turno delle presidenziali: un risultato che comprende il 2 per cento
dell’Mnr del suo ex delfino Bruno Megret e che ne fa la «prima» estrema
destra d'Europa. E per i francesi non è un bel primato.
Ma il vero senso politico di queste elezioni è la
«sanzione» che punisce il governo e il suo primo ministro, plasticamente
rappresentata dal risultato del Poitou-Charente, la regione che Jean-Pierre
Raffarin ha presieduto per diciott'anni prima di venir chiamato ad occupare
la poltrona più ingrata della politica francese, all'hotel Matignon dove ha
sede il primo ministro. Nella sua regione, la «sua» candidata Elisabeth
Morin ha preso il 34 per cento, mentre la sfidante socialista Ségolène
Royale (ex ministro della famiglia e dell'istruzione) e moglie di François
Hollande, primo segretario del partito socialista, ha sfiorato l'elezione
al primo turno con il 47 per cento dei voti. La «France d'en bas», la
Francia popolare, a nome della quale Monsieur Jean-Pierre Raffarin è stato
nominato primo ministro, ha sconfessato il suo campione che però, in
diretta tv, ieri sera verso le 9, non ha dato segni di cedimento:
«Prenderemo le decisioni necessarie per l'avvenire dei francesi». Detto in
altre parole: le riforme, per quanto impopolari, continuano.
Già ieri sera è così partito l'appello verso gli
elettori di Jean-Marie Le Pen per un «voto utile» domenica prossima, quando
si terrà il secondo turno: «Votare per l'estrema destra - ha detto Philippe
Douste-Blazy, segretario dell'Ump, il partito di Jacques Chirac - significa
votare per la sinistra». Il sistema elettorale francese è infatti a due
turni, ma partecipano al ballottaggio non solo i due partiti che hanno
ottenuto più voti, ma tutti quelli che hanno superato il 10 per cento. Ciò
significa che il Front National sarà presente in 19 regioni su 22
sottraendo automaticamente voti di destra alla destra di governo e
favorendo così il candidato di sinistra.
Ma il leader dell'estrema destra ha tolto ogni
illusione agli uomini di Chirac fin da ieri sera: «Non ci ritiriamo, faremo
nel secondo turno risultati migliori del primo. Il voto al Front National è
ormai e chiaramente un voto di adesione e non solo di protesta. Chi si
appella ai francesi per un voto utile, li vuole in realtà truffare».
Le Pen è apparso nello studio tv di Parigi in
collegamento da Nizza, dove avrebbe voluto essere candidato, ma dove il
prefetto ha cancellato il suo nome dalle liste elettorali per mancanza di
domicilio fiscale. Episodio oscuro perché non si è mai capito se Le Pen si
sia sottratto o abbia voluto fare la vittima. La regione Paca
(Provenza-Costa Azzurra) era l'unica in cui - secondo le previsioni -
avrebbe forse potuto sperare di avvicinarsi al successo. Il risultato per
la lista Le Pen senza Le Pen è stato comunque impressionante: 23,5 per
cento e nessuno saprà mai quanto avrebbe fatto se il duce del movimento
fosse stato davvero candidato. In testa anche a Nizza e Marsiglia c'è la
sinistra con il candidato Michel Vauzelle (presidente uscente) col 35 per
cento, mentre Renaud Muselier, ministro nel governo Raffarin e uomo della
destra chiracchiana arriva appena al 26 per cento.
Altra regione test l'Ile de France, la regione
parigina, dove però la curiosità politica era data dalla lotta interna ai
partiti di governo e cioé tra l'Ump di Chirac e l'Udf di François Bayrou
che cerca in ogni modo differenziarsi: ha vinto l'Ump con François Copé,
ministro portavoce del governo con il 23 per cento, mentre l'Udf del
fotografatissimo André Santini ha preso appena il 16 per cento. In testa
c'è comunque la sinistra di Jean-Paul Huchon, presidente uscente, con il 34
per cento, mentre il Front National guidato dalla figlia di Le Pen Marine
ha preso il 13 per cento e l'estrema sinistra trozkista il 3,4. \
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