spunti di lettura e percorsi:

 

 

 

1)    Settanta anni fa

 

A.Canal e D. Rostan scrivevano il saggio “Un’area di sottosviluppo per alimentare ‘i poli’ della Fiat “ su Gioventù    Evangelica  

https://www.alpcub.com/ge1972.pdf  

  (,,,)

“Da diversi anni le valli del Pellice, del Chisone, del Germanasca, tutta l'area del pinerolese, hanno visto presentarsi una serie di problemi in forma drammatica: la loro economia, l'occupazione operaia e contadina sono in crisi. A parte una serie di giustificazioni storiche, qui ci interessa sottolineare come questa «crisi» si collochi in una certa politica condotta in Italia negli ultimi dieci anni. Durante il periodo del cosiddetto «boom economico », l'iniziativa dei monopoli in ogni direzione, l'incremento di larghissimi settori produttivi, avevano nascosto o comunque reso meno evidenti, gli aspetti di una crisi economica già in atto non solo in certe aree come quella del pine rolese, ma una crisi economica del capitalismo a livello molto più generale.

 Il destino di vita e di sviluppo delle nostre valli era affidato in ogni caso all'incontrollato arbitrio di determinate industrie, al di fuori delle quali le risorse di sopravvivenza erano molto poche; le soluzioni erano ricercate prevalentemente nell'emigrazione all'estero o nello spostamento dai comuni montani a fondo valle dove esisteva industrializzazione o in una stentata esistenza di agricoltori e pastori.

Il generale ed euforico clima del boom produsse il sorgere di piccole e medie aziende ed il crescere di grossi centri industriali. L'area pinerolese assunse una precisa caratteristica industriale dove stabilimenti meccanici, tessili, estrattivi, assorbivano la maggior parte di manodopera locale formata per lo più da operai-contadini e immigrati soprattutto veneti.

Comunque, con la crisi congiunturale del '53, con la fine del miracolo economico, ci fu, per alcune aziende, un rapido deperimento della loro iniziativa, mentre altre arrivarono ad un completo fallimento.” (…)

 

Seguirono periodici convegni e  manifestazioni, conclusioni 50 anni dopo...   ? 

Ultima della serie delle  Manif. di valle 17settembre 2022- V. P, erosa  youtube +    alcune foto e  intervista a Marco Ventre SINDACO Villar P. /audio rbe.it

 

sulle valli ampi materiali, inchiesta sul sito : -2007- Lavoro e società  in Val Chisone e Germanasca   e in Val Pellice

 

 

2. scenari di valle- e non solo - bozza per il sito –22feb2023

 

* *Queste valli sono state nei secoli scorsi teatro di battaglie, in parte di abitanti valdesi contro le truppe della corte sabauda o francese; di ripetute emigrazioni e di successivi ripopolamenti, a causa di persecuzioni e discriminazioni politico-religiose e di alterne vicende dei vari stati. Ma questa sarebbe una lettura poco puntuale, se non accennasse anche al vissuto di discontinui pacifici rapporti di convivenza e alla complessità di queste terre di confine.

       Questa storia, in parte locale,, con un salto di secoli, si salda col clima europeo acceso del 1848.  il 17 febbraio dello stesso anno re Carlo Alberto emana le Lettere Patenti e  il 4 marzo lo Statuto Albertino. Comincia una nuova fase per il pluralismo religioso, che continua ancora oggi, in forme più secolarizzate e composite, dato che il mondo extraeuropeo viene a bussare progressivamente anche alle porte delle valli, con i migranti.

Lo stesso anno…vedi  moti europei nel 1848 – Treccani: (...)"Insieme di moti rivoluzionari scoppiati in Europa tra il gennaio del 1848 e la primavera del 1849. Si trattò della seconda grande risposta delle forze democratiche, liberali e rivoluzionarie alla politica della Restaurazione; in tale ondata, peraltro, alle istanze politiche, di liberazione e indipendenza nazionale e di conquista di regimi democratici, si affiancarono istanze di tipo sociale, ben visibili nel protagonismo operaio e popolare nei moti parigini.  (...)"

Lo stesso anno esce in stampa Il Manifesto del Partito Comunista scritto da Karl Marx e Friedrich      Engels fra il 1847 e il 1848    e pubblicato a Londra il 21 febbraio 1848.

 

- * Per chi ha voglia di approfondire  e interesse: - Una serie di incontri (14 video)con Riccardo Bellofiore : link il Capitale di Marx - Bellofiore

 

 

3. ** Senza impelagarsi nelle guerre Risorgimentali . le ultime guerre dei Savoia e quelle della Repubblica… le conosciamo.

Nella prima Grande guerra ci furono 600mila morti italiani in combattimento – per spostare di poco i confini…

*  Il fascismo, (M.), a cui si ispira la formazione politica italiana che guida col presidente Meloni il governo e la coalizione di destra che ha la maggioranza, ci ha regalato la partecipazione italiana alla seconda guerra mondiale, a fianco del nazismo, e ne hanno tratto profitto – come sempre - i generali e le industrie, riconvertite agli armamenti (vedi vicino a noi,  la RIV, la Fiat ecc). * L'industria militare italiana nella seconda guerra mondiale

* Quale è stato l’insegnamento del salasso di vite umane, in quelle due guerre mondiali, entrambe non 'necessarie', non 'giustificate', non volute?

* La Costituzione italiana parla chiaro rispetto alla guerra, lo sappiamo, ma fino a che punto è stata applicata?

https://it.wikipedia.org/wiki/Categoria:Guerra_in_Afghanistan_(2001-2021)

Jugoslavia  il decenniio 1990-99

 * Oggi, in sintonia con la decisione di riarmo generale dell'area Nato, nel relativo 'vuoto' lasciato dal disimpegno torinese degli eredi- azionisti dell'impero dell'auto, si consolida a Torino una minacciosa realtà di 'consorzio militare' per le guerre a venire.  (2)

 

 

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 Passeggiate nelle valli-industria

 

** Vari musei tematici locali ci ricordano che la tradizione industriale in val Chisone e Germanasca ha quasi duecento anni.

E' iniziata a metà ‘800 coi tessili, ed è seguita a inizio '900 con le miniere e con la meccanica. Va ricordata anche la fase di emigrazione oltralpe - soprattutto femminile e valdese – visto che vari pastori valdesi per molto tempo osteggiano il lavoro nella manifattura e promuovono resistenze nei suoi confronti.

      La necessità di nuova forza lavoro viene allora in parte soddisfatta da  immigrazione dal Veneto intorno alla  prima guerra mondiale (con costruzione dei convitti per le giovani operaie delle tre aziende tessili – filature di Perosa e San Germano - che inoltre mettono a disposizione delle famiglie che si vanno formando abitazioni e varie altre opere sociali. (3)

Importante più tardi, negli anni Sessanta, l'immigrazione di molte centinaia di operai dal Sud (molti da Pizzorno-Calabria) per lavorare alla Riv (azienda attenta a fidelizzare la sua forza-lavoro con opere consistenti a Villar Perosa (4). 'Il villaggio operaio in Italia: il caso di Villar Perosa" AlessandraGodino -tesi.    Questa politica si estende a Pracatinàt con i ‘Sanatori’ - per la tubercolosi-, al Sestriere  con i complessi per lo sci, a Pinerolo con  l’ospedale - coltivando nel tessuto sociale una forte immagine paternalista, contraddetta/accompagnata in fabbrica dalle rigide regole della ricerca del profitto e dalle conseguenze sui costruttori di cuscinetti. Ma allora era comune il motto: "non sputare nel piatto dove mangi" e comune il sentirsi, comunque, ‘privilegiati e rassicurati dalle dimensioni dell'azienda',

        Le migrazioni, prima ricordate, sono una minima parte dei ‘biblici’ travasi dal Sud all’Italia del Nord (3); erano tappe degli esodi secolari nelle Americhe, Francia, Belgio, Germania. Per ciò che riguarda il Piemonte, Torino conobbe una grossa espansione urbana, arrivando a 1.200.000 abitanti nel 1974 ( L’immigrazione a Torino dal dopoguerra agli anni Settanta - MuseoTorino). Accolti sovente come racconta un immigrato della Puglia che abitò nella zona di Porta Palazzo) . Contemporaneamente salì l'indice dell'occupazione industriale, raggiungendo nel 1969 il 59 %, buona parte in Fiat e indotto. (5)

Per completare lo sguardo sull’industria di valle: sono arrivate qui piccole quote di forza lavoro polacca nelle miniere di grafite- prima della loro chiusura nel 1983 - e poi in quella di talco modernissima - in produzione dal 1999 , il settore è a gestione multinazionale dal '90; vari rumeni hanno lavorato nell’edilizia nell’alta valle e a Pinasca (azienda meccanica Data). Infine al Sestriere vengono impiegati stagionali di varia provenienza. La componente di popolazione ‘non nata sul territorio italiano’ è diventata consistente – come nel resto dell’Occidente. Una buona quota in valle è di ‘badanti’.

 

** Il padronato  (Widemann, Gutermann, Jenny, Abegg ) che fonda o rileva le aziende tessili ad un certo punto del loro percorso, ha in comune le ascendenze protestanti e la provenienza estera. Si inserisce anche nel filone del cosiddetto ‘paternalismo’ industriale.

E' il caso soprattutto della monocultura RIV. Gli Agnelli pesarono – in tutti i sensi - nel bene e nel male, per anni, saturando i tempi della vita sociale e della vita politica della valle, e scoraggiarono la nascita di durature attività, minori e alternative.

 L’azienda diventa svedese, SKF, tra il 1965 e il 1979. Segnali che la natura dell'azienda non permetteva al padronato troppe nostalgie e legami provinciali con la valle erano già presenti in pieno fascismo. Anche la Riv (e la Fiat), nonostante molti operai le credessero ‘garantite’, avevano una 'durata di vita in parte programmata' e si 'muovevano' a seconda di calcoli economici e politici (si possono definire 'migrazioni'?) decentrando, moltiplicando o raggruppando le produzioni, con 'fusioni' con gruppi concorrenti 'in giro per il mondo', e cambiando ragione sociale e localizzazione degli stabilimenti. (Vedi la parabola che porta a Stellantis.

          Così nel 1932 - in pieno fascismo - avviene l'apertura dello stabilimento GPZ di cuscinetti a sfere vicino a Mosca ( vedi qui corriere della sera).

          Così, all'inizio del centro-sinistra, nel 1964-66, la decisione di costruire nell'URSS di  Leonid Brežnev lo stabilimento VAZ presso la città di Togliatti (Volga). Gli impianti dell'industria automobilistica VAZ sono realizzati in collaborazione con la FIAT , poi con la General Motors fino al 2001, quindi dal 2014 con la Renault.  

  https://it.wikipedia.org/wiki/Lada-Vaz#La_nascita_e_gli_anni_settanta

 

             ** Il rovescio della medaglia del paternalismo erano i reparti confino RIV ,

premessa al licenziamento   per gli operai combattivi della Fiom (è il caso di Leopoldo Armandi, 1962), e poi in parte, della Fim-Cisl (ricordiamo nel 1966: Tonino Chiriotti, a Villar Perosa, per un picchetto nonviolento ad Airasca). Su più larga scala avvenne alla Fiat - ricordiamo uno fra tutti, Emilio Pugno a Torino, comunista della CGIL. Questa pratica per la Fiat continua per decenni,

Si sottolinea la 'rinascita' dello spionaggio Fiat - dopo la scoperta nel '71 a Torino di oltre 354mila schede prodotte dall'apparato aziendale/poliziesco.   Per queste attività ci furono 36 condanne poi amnistiate, al processo, spostato da Torino a Napoli nel '78.

La Fiat ci ricasca poco dopo, con varie solidarietà sindacali e politiche, nel '79-1980 - con il tragico epilogo della lotta dei 35 giorni e l'espulsione 'monetizzata' di 23mila dipendenti 'scomodi' in senso economico-produttivo o politico. M.Revelli scrive che questa iniziale operazione di riduzione del personale - e della produzione- costò alla Fiat 40 miliardi di lire.

       Prima della svolta neoliberista, chi per vari motivi non trovava lavoro nell'industria in valle aveva potuto, per alcuni anni, trasformarsi in ‘pendolare’ verso l'Indesit e la Fiat. Oppure poteva trasferirsi in pianura o, come già si faceva nell'800, emigrare, -  soprattutto i più giovani, qualificati o con studi elevati- negli anni più recenti.

 Il tessuto sociale creato dalle lotte o dalle aziende è poi crollato- con la 'discontinua' e variegata resistenza sindacale - con le crisi di 'maturità' del padronato e delle imprese, il trapasso alle multinazionali, la deindustrializzazione, le ristrutturazioni, la finanziarizzazione e la globalizzazione, la delocalizzazione, la disoccupazione. Oggi cercasi ‘amatore’- leggi 'imprenditore coraggioso e tenace'?

In realtà la lotta di classe padronale o controrivoluzione va avanti da due secoli. Per l'Italia, è accompagnata nel secondo dopoguerra, dall' Amnistia Togliatti del 1946 che evita la punizione dei reati fascisti,  dal Piano Marshall americano, dalla sostanziale continuità di magistratura e apparati statali, dal progressivo dispiegamento di basi Nato e USA, e da una sfilza di governi culminati con quello del banchiere pigliatutto Draghi e ora della Meloni (la sua unica opposizione … in Parlamento).

            Una tappa intermedia- vedi il 1980 alla Fiat di Romiti, resa dei conti con operai e sindacato dei consigli/con dieci anni di lotte dal 1969/con la Flm torinese) .

    ** Dai primi anni '80 ai primi anni Duemila (- pdf  https://www.alpcub.com/fiat-1.pdf) :

       (...) "L’obiettivo di Marchionne è di superare le attuali relazioni industriali, considerate obsolete. Questa è una partita che la Fiat combatte per tutto il padronato italiano. Il patto sociale che Marchionne, dal Meeting dei ciellini ha illustrato, non significa altro che piena libertà per il padronato di avere mano libera su tutti i fronti, stracciando lo statuto dei lavoratori e il contratto nazionale. "

  Arrivava dalla fine degli anni '70' la svolta, spiegata da LORO, detta neoliberista

 - (vedi qualcosa sulla Trilateral e poi qui un commento : " La massa dei cittadini che in seguito a due secoli di lotte dal basso aveva appena imparato a divenire partecipativa, è stata ridotta a Spettatori inerti, appunto consumatori, spettatori, piccoli investitori. L’involucro della democrazia fu salvato, il suo contenuto fu annientato. ").

Si favoriva l’autosterilizzazione' sindacale o la corruzione dei politici, da cui la concertazione, la deregulation e moltiplicazione dei contratti di lavoro- formanti ormai una Babele di norme- , le altalene degli ammortizzatori sociali, il Job act di Renzi…  Quindi crescono stanchezze e delusioni per la crisi della politica (già delegata alle elite) e dei sindacati (revisione della legge300_statuto_lavoratori del 1970 - art.18) e per i calanti risultati delle lotte, sempre più difficili da sostenere, perché messi in competizione e divisi, con lo spettro di restare senza riserve.

            Importante è il ruolo dei massmedia di vecchia e nuova generazione - N.Chomsky  https://www.alpcub.com /10strategie.htm - che interagiscono sempre più con la  gestione dall'alto delle contraddizioni interne alla classe ( vedi differenze di genere (6), di provenienze geografiche, di 'sigle', di generazione - che prima venivano superate nei conflitti sociali e sindacali) .

 Altre contraddizioni non 'maturano' in forme di lotta non saltuarie, restando sovente al livello della delega ai vari leader o agli 'specialisti' a inventare ‘soluzioni’ : la disoccupazione del Sud, lo sfruttamento di migranti e profughi, l'esodo o l'assistenza per i giovani , l'età pensionabile crescente e la pensione minima, i licenziamenti dovuti alle crisi e gli 'esodati' ‘, l’attacco progressivo alla sanità pubblica, che è ancora alle prese con il Covid-19 e i NOvax, la di-gestione delle direttive europee - vedi ambiente-, la BCE e le scelte del governo Draghi, la guerra ‘Russia-Nato’ in Ucraina e le sanzioni e la crisi dell'energia e il riarmo europeo...

       Tornando in breve all'azione sindacale a livello locale - eccetto nel caso della lotta unitaria del 1984 alla MVP di Villar –sappiamo che era sovente differenziata e in concorrenza a seconda delle varie 'magliette' sindacali. Andava dal pungolare le ristrutturazioni, a inseguire e accompagnare in modo più o meno conflittuale la riduzione o chiusura di stabilimenti- dopo lotte per  incerti e limitati periodi di cassa integrazione guadagni poi elargita come elemosina, in competizione con i lavoratori di altre aziende in crisi ; per alcuni si offriva una 'buona-uscita ' per pagarsi contributi INPS verso pensioni sempre più lontane e ora definite dagli stessi vertici INPS ‘non sostenibili’; oppure, è successo alla Stabilus e alla PMT,  la pratica dell’accordo 'tombale', individuale o collettivo, senza possibilità di ulteriore contestazione economica.

Discorso a parte per il sindacato aziendale FALI alla Riv e per le preferenze delle direzioni del cotonificio di Perosa per la UIL (in entrambi i casi le relative adesioni ai 'sindacati gialli' o molto vicini localmente all’azienda, erano giustificate, più che dall'elargizione di ricompense immediate - che pure esistevano, come nel trattamento sul lavoro, nel passaggio di categoria, nelle richieste di assunzione per i figli - dall'illusoria speranza di 'cavarsela' in giorni meno 'belli' a venire - a scapito della costruzione preventiva di una cooperazione unitaria di lotta, temuta dalle direzioni).

 

NB. Qualcuno è interessato a una storia sindacale di valle e del pinerolese, che ricordi anche le lotte e le sentenze per il riconoscimento delle proprie RSU- del piccolissimo sindacato di base Alpcub , nato nel 1995, e per lo più visto da CGILCISLUIL come un marziano, da isolare? Alp ha avuto un rapporto intenso con gli operai di alcune aziende e per un breve periodo molte RSU nella scuola, poi è cresciuto il peso delle lavoratrici delle case di riposo; inoltre ha partecipato alle lotte Notav in Val Susa, all’aiuto ai migranti nell’espatrio ai confini, ha appoggiato le lotte dei Curdi e qualche lotta di immigrati nella logistica organizzati nel SiCobas. Periodicamente Alp ha tentato un dialogo con gli studenti pinerolesi della scuola superiore.

 

NB. Cos'era la vita sindacale degli anni Settanta?  Consigli di fabbrica, di zona, intercategoriali. Delegati eletti su scheda bianca- anche senza tessera, forme di lotta interna ed esterna incisive, studio del processo produttivo, 150 ore di studio con permessi pagati, lotta contro la nocività ambientale. Un elenco parziale, di un breve periodo in cui in Italia e in vari paesi, operai e operaie- uniti nella lotta al di sopra di tante differenze- misero in forse il potere della classe dominante politica ed economica.

Forse è utile qui il solito economista https://www.alpcub.com/bellofiore-globalizzazione.pdf.

 

          Oggi - nelle 'terre di Agnelli'- con il calo dei posti di lavoro produttivo (a parte la 'bolla' della edilizia, ulteriormente gonfiata dai Bonus (      )), a ruota vivacchiano il commercio e i servizi, la scuola e la sanità, il mercato degli alloggi, i trasporti, l’effimero mondo dello sci. Periodicamente arrivano anche qui, sotto varie forme, limitate iniezioni di denaro fresco europeo, governativo o regionale… o delle chiese.

L’ISTAT , intanto, ci dice che i salari italiani sono fermi da 30 anni…mentre l'inflazione è ora arrivata al 12% e moltissimi  fanno i conti con la crescente  spesa alimentare, delle 'bollette' e dei carburanti- spesa prima  in parte dirottata nell'acquisto/ sostituzione compulsiva di cellulari e altri generi tecnologici: (quando è iniziato questo business?io non lo so)

 Piemonte-a-rischio-retrocessione_studio-di-Zangola 2021  (     )

 e https://it.wikipedia.org/wiki/Piano_Nazionale_di_Ripresa_e_Resilienza 2022

 

        Diverse 'sembrano' per ora le risorse e la sorte della val Pellice, dove la fine delle aziende tessili nei lontani anni Sessanta (     ) ha visto, nel tempo, una ripresa faticosa di varie iniziative industriali piccole o grandi, aziende che pur non recuperando i numeri di un tempo formano nelle zone di Luserna San Giovanni un tessuto diversificato. Intanto vari giovani vengono in valle, cercano di 'mettersi in proprio', nel lavoro agricolo e nei 'nuovi lavori'  – attirati dalle particolari caratteristiche, vecchie e nuove, dei luoghi e degli abitanti. Forte è il pendolarismo in entrata e in uscita nella valle.

 

**La telenovela delle trasformazioni delle molto criticate Comunità Montane e della loro rinascita come Unioni Montane, segnala la progressiva marginalità delle amministrazioni e dell’economia, in particolare per le valli Chisone e Germanasca ( in cui oltre all'industria multinazionale legata al talco, e un duecento occupati - fra Data, BPG e cooperativa Isotalco, restano (?) tre aziende ex Riv-SKF  di Villar Perosa con poco più di mille unità, ma l' SKF Precisi a breve si sposta al polo di Airasca; restano SKFAvio e TBU; mistero fitto sulle vicende future della Primotecs-Mutares- ex Tekfor...exSKF che a ogni cambio societario taglia il personale . 

  I bilanci di molte famiglie finora si sono retti sui risparmi o le pensioni degli anziani: la risorsa affettiva, economica e culturale degli anziani non rassicura di fronte alla presenza di problemi crescenti: la sanità, il lavoro di cura famigliare o la presenza- iniziata da circa 20 anni - delle badanti) o il più costoso ricorso alle case di riposo - altro settore critico ma presente in valle.

 

** Queste Valli dunque sono orfane degli antenati fondatori delle industrie, All'ombra dei loro pesanti 'monumenti' non è cresciuta la traccia visibile di un futuro, quale che sia, ma rivolto a una transizione a forme di economie che, a livello nazionale e mondiale, non facciano la guerra ai più poveri.

Si sa però che le innovazioni tecnologiche (D.Greco) - su cui tanto si punta - “nelle mani del padrone, si trasformano da straordinarie opportunità di liberazione, ‘nel’ e ‘dal’ lavoro, in ulteriori catene e in strumenti di spoliazione e di dominio" - in mancanza di una capacità di lotta, contrattazione e controllo. - vedi quanto avviene nelle applicazioni della nuova tecnologia alla produzione industriale.

 

Quale che sia il mondo di domani - certamente multipolare - perchè illuderci di poter 'insegnare' o sostituirci facilmente ai cosidetti 'padroni', divenuti impersonali e 'fantasmi' e confluiti sovente nel finanzcapitalismo ? Visto che lo impediscono i rapporti sociali esistenti e le tumultuose trasformazioni globali e interne - perchè non praticare e rinnovare forme di solidarietà con le lotte internazionali e imparare da esse – oltre che dallo studio delle nostra storia e dalle nostre sconfitte?

Vediamo che il wargame in atto (       ) così parla, di vittorie o sconfitte e di potenza delle armi, ma sappiamo che è stato detto: 'più efficaci dei cannoni sono le merci"; si ricorda il cammino fatto in pochi decenni dai miliardi di abitanti di Cina, India e altri stati minori asiatici, africani e sudamericani.

-------Il ‘Presente’ su cui sembriamo appiattiti arriva da lontano (Giorgio Bianchi).

 

 << Una sinistra che, malgrado la sua tradizionale attenzione alle forze produttive e alla composizione sociale, non ha capito nulla di cosa stava succedendo con la fine del fordismo e la globalizzazione. Una risposta sempre verticistica e “politica”. 24 milioni di persone vivono d’impresa, la maggior parte al Nord. La risposta semplicistica della destra. Il conflitto fra flussi e luoghi, il nodo fondamentale. >> Intervista a Aldo Bonomi. Aldo Bonomi, sociologo e ricercatore, vive a Milano. https://www.alpcub.com/bonomi2007.pdf  da Unacittà-150

 

            ** L’individualismo che viene oggi ritenuto una colpa, sembra l'unica risorsa rimasta ai singoli e a vaste zone prima 'risparmiate', E' il prodotto della crisi di paesi e forme sociali e produttive che lasciano indietro la parte malata o ‘non redditizia' o ‘ritenuta in sovrannumero’ o 'diversa'. Società e centri di potere che periodicamente in vari modi si rinnovano-imbarbariscono, distruggendo o abbandonando al loro 'destino' le parti di popolazione interna o 'estera' prima elencate. Specialmente in guerra - quale ne sia la genesi, si gestisce una vera e propria rottamazione - leggi distruzione - delle eccedenze umane civili e militari, sistemi d'armi, città da bombardare - magari in modo chirurgico e sperimentale - in vista di una eventuale ricostruzione e di nuovo profitto. (7)

 Vedi in Esopo la favola del lupo e dell’agnello.

L'elenco dei pretesti e delle giustificazioni

di chi sta in alto è lungo… ma... tutto scorre, anche nel capitalismo.