(...)Come noto, il fascismo nella fase dello squadrismo attaccò tutte le organizzazione del movimento operaio, le sedi politiche socialiste, anarchiche, comuniste, repubblicane, i giornali definiti “sovversivi”, le cooperative socialiste e cattoliche, le Camere del lavoro e le organizzazioni sindacali, le Leghe contadine rosse e bianche,  insomma le organizzazioni autonome del proletariato operaio e contadino che nel Biennio rosso avevano dato vita a una straordinaria ondata di lotte nelle campagne della Pianura padana, del sud Italia, e nelle grandi fabbriche del triangolo industriale, fase di lotta culminata con l’Occupazione delle fabbriche dell’agosto-settembre 1920. A farne le spese non furono certo solo le strutture organizzative, ma anche le figure più rappresentative delle Leghe contadine e delle formazioni politiche e sindacali, che subirono aggressioni fisiche, l’umiliazione dell’olio di ricino, il bando, la morte, come nel caso del parlamentare socialista Giacomo Matteotti. Indubbiamente la reazione alla grande paura vissuta dalla borghesia italiana in quel frangente è stata uno degli elementi che hanno permesso  al fascismo di rafforzarsi nel 1921-’22, in una sorta di controrivoluzione preventiva, che ha legittimato agli occhi di molti anche il suo uso della violenza.

Il fascismo, trasformatosi in regime, non scioglierà semplicemente i sindacati e le altre forme di organizzazione del movimento operaio, ma riuscirà in parte ad assorbirle all’interno di nuove strutture. L’obiettivo del fascismo è infatti eliminare l’autonomia delle organizzazioni sindacali e di solidarietà sociale che il movimento operaio si era costruito a partire dalla fine dell’Ottocento, in un processo di nazionalizzazione delle masse. La lotta di classe deve essere sostituita da un’idea organica della nazione, il conflitto di classe diventa un conflitto tra nazioni ricche e povere (la polemica mussoliniana contro le “plutocrazie” riprende l’idea Pascoliana della «Grande proletaria si è mossa» all’epoca della conquista della Libia nel 1911,) datori di lavoro e salariati sono accomunati nella nozione dei produttori, il conflitto sociale viene negato con l’abolizione del diritto di sciopero e di libera organizzazione sindacale. (,,,)

da

Cronache dal Museo storico del Mutuo soccorso di Pinerolo.

Una breve ricognizione dei documenti dell’Archivio della Società di Mutuo Soccorso di Pinerolo durante il periodo fascista.

di Luca Perrone

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