INCONTRO- DIBATTITO
su COOPERATIVE- MERCATO- SOCI LAVORATORI-
NUOVA LEGGE.
13-6-2001 Circolo
Stranamore.
Paola Scaffidi.
Faccio parte di una cooperativa sociale di 400
soci circa, nata ventanni fa allinterno
dellex-Ospedale Psichiatrico di Collegno, con lo scopo di
dare lavoro alle persone che vi erano ricoverate in precedenza.
La coop. era lo strumento più idoneo, perché si lavora tutti
insieme. Questo è il valore che mi fa credere nelle cooperative,
ma ci sono anche quelle che sfruttano e che non fanno riferimento
allo spirito di cooperazione. Noi non applichiamo il contratto
delle cooperative sociali, ma il CCNL degli addetti alle pulizie.
Abbiamo fatto questa scelta fin dallinizio e allora non ci
davamo tutta la retribuzione prevista dal contratto perché
eravamo nel momento dellavvio. Un periodo di rodaggio è
previsto, daltra parte, dalla nuova legge, che permette di
concordare una retribuzione diversa da quella contrattuale. Non
è invece giusto continuare, dopo svariati anni, a sottopagare
chi lavora, tanto meno se si tratta di appalti pubblici. Non ha
senso che un addetto alle pulizie abbia una paga oraria e un
lavoratore di cooperativa, che svolge le stesse mansioni, rinunci
alla tredicesima e abbia una retribuzione convenzionale.
Con la nuova legge neanche nel periodo del
piano di crisi si può scendere al di sotto dei minimi
contributivi previsti dal contratto. Attualmente si fanno le gare
dappalto al massimo ribasso, pur di ottenere il lavoro. A
questo proposito abbiamo partecipato ad una gara al Comune di
Pinerolo, dove si è presentata una grossa cooperativa, la quale
ha fatto prezzi bassissimi. Siamo ricorsi al TAR e abbiamo
chiesto al Comune di Pinerolo di farsi dare delle spiegazioni in
merito. La cooperativa ha risposto che vige il patto associativo.
La nuova legge prevede che il regolamento debba
essere redatto e consegnato presso la direzione provinciale del
lavoro. Questo è positivo, come la possibilità per il socio di
beneficiare di unulteriore fetta di retribuzione: la
cooperativa ha un costo più basso di unaltra impresa
perché non è assoggettata a contribuzione e il margine viene
distribuito. In più il socio ha la possibilità di lasciare il
suo utile alla cooperativa come autofinanziamento: non sotto
forma di semplice riserva, ma di capitale sociale. Se il socio
decide di andarsene, quindi, porta con sé la propria quota di
capitale sociale e la parte di utile che aveva depositato per il
progresso della cooperativa.
Mi preoccupa la divisione tra lavoratore
autonomo e socio lavoratore, per quanto riguarda il rapporto di
lavoro: la distinzione tra le figure di lavoro subordinato o di
collaborazione coordinata continuativa non è normata in modo
preciso, esponendo le cooperative alla possibilità di una feroce
concorrenza reciproca.
Se le persone sono inquadrate come
collaboratori coordinati continuativi la cooperativa, in una gara
dappalto, può concordare un prezzo più basso. Questa è
unambiguità della legge, che daltra parte è nuova e
bisogna aspettare di vedere come verrà interpretata. Credo
comunque sia una legge interessante, se verrà applicata
correttamente, al di là delle critiche che le si possono fare.
Dibattito.
- Poiché la legge prevede
linquadramento del personale in collaborazione
coordinata continuativa, chi giocava sporco può
continuare a farlo, risparmiando sui contributi e pagando
poco. Chi invece gioca pulito viene penalizzato. Rimane
aperto il problema di che cosa sia una cooperativa: non
ne esistono di buone o cattive, ma si tratta di stabilire
quali lo siano e quali no. La legge non specifica nulla
in proposito, mentre in alcune cooperative ti fanno
firmare il foglio di dimissioni in bianco allatto
dellassunzione. Noi abbiamo formato da poco una
cooperativa (9 persone) di cui sono presidente. Tutti i
consulenti del lavoro e commercialisti mi hanno
consigliato di assumere tutti con contratto di
collaborazione coordinata continuativa. Non lo faccio, ma
la tutela dei lavoratori non può dipendere solo dalla
mia buona volontà. La nuova legge non introduce vincoli:
basta semplicemente presentare un progetto.
Se siete nove soci ci si siede a un tavolo e si
decide insieme sulla forma più appropriata di contratto da
utilizzare. Questa legge, per lo più, tutela i lavoratori delle
grandi cooperative, che lavorano negli appalti di enti pubblici e
che devono pretendere prioritariamente linquadramento
dentro il CCNL. Nei grandi appalti questo avviene e la legge dà
unulteriore tutela per i soci. Nelle piccole cooperative,
invece, è più facile discutere e mettersi daccordo.
La differenza è che ora nelle cooperative ci
sono i diritti (assemblea, elezione delegati, ecc.). Per i
lavoratori autonomi, in collaborazione coordinata continuativa,
non valgono alcune norme dello statuto, ma per lo più queste
valgono. Ci saranno dei controlli, ma questo dipenderà dalla
capacità organizzativa allinterno delle società
cooperative.
Quelle che fanno impresa di pulizie hanno un
contratto che prevede, alla scadenza dellappalto, il
passaggio dei soci lavoratori della cooperativa allappalto
successivo. In questa fase il sindacato esisteva solo per
chiedere lapplicazione dei minimi retributivi o la
rateizzazione della quota associativa. Con la possibilità di
ricorrere allinterno della cooperativa è più difficile
trasgredire. È chiaro che chi faceva il farabutto può
continuare a farlo, ma dipende molto di più dai rapporti di
forza che si creano tra i lavoratori e le società cooperative.
- Il problema è vasto e complesso e, in
quanto facente parte di una cooperativa, lo vivo da
socio, da lavoratore e da imprenditore. Da socio non
semplificherei in cooperative spurie o vere. In questo
campo cè di tutto, dallopera missionaria
allassociazione a delinquere. Al di là
dellenorme crescita del numero delle cooperative
negli ultimi 10 anni, sconcerta che negli statuti compaia
la parola autogestione, quando ci si trova una volta
lanno, magari per deliberare su un bilancio da 15
miliardi. Che senso ha? Come lavoratore non sono più
allegro, se mi fanno rispettare un CCNL coi tempi che
corrono, in cui la flessibilità, il lavoro interinale,
ecc. la fanno da padroni. Come imprenditore ho bisogno di
commesse di lavoro: come le prendo? Devo partecipare a
gare dappalto di enti pubblici, ma ci sono delle
lobby anche a livello locale: devo avere un referente
politico forte e se ho una cooperativa di 500 soci posso
costituire un bacino elettorale, altrimenti sono in
difficoltà. La cooperativa credo possa essere davvero un
nuovo modo di lavorare, ma non credo questo aspetto sia
favorito dalla nuova legge. Nelle cooperative cè
lobbligo di organizzazione teorica, cè il
momento democratico di incontro, ma per sopravvivere si
deve stare sul mercato, dove ognuno tira fuori le proprie
armi (leggi, canali privilegiati, ecc.).
- Al lavoratore autonomo verrebbe
applicato, con la nuova legge, lo statuto dei lavoratori
(ad eccezione di qualche articolo). Ciò può essere
positivo rispetto a un autonomo al di fuori delle
cooperative, perché goderebbe dei diritti sindacali. Per
quanto riguarda invece la sicurezza del posto di lavoro e
della giusta retribuzione, non credo sia tutelato dalla
legge. Il lavoratore il collaborazione coordinata
continuativa o autonomo può essere licenziato e riguardo
al salario si fa riferimento a dati discutibili (usi
retributivi in quel settore). Il riferimento alla
contrattazione collettiva, previsto dallart. 36
della Costituzione, avrebbe dovuto essere applicabile
già prima e tutti i lavori sotto-retribuiti avrebbero
dovuto essere impugnati in base a quellarticolo.
Per le molte fattispecie di lavoro che ci sono oggi non
ci sono novità: se non siamo ricorsi ieri, non vedo come
potremmo farlo oggi.
Oggi la legge lo permette, mentre il concetto
di lavoratore autonomo è sempre stato molto diverso da quello
subordinato.
Nel contratto tra lavoratore subordinato e un
datore di lavoro cè una presunzione di debolezza del
primo; in quello tra lavoratore autonomo e una società le parti
sono equiparate, quindi firmi in quanto sei daccordo con il
documento. La legge invece estende la garanzia di un minimo di
retribuzione certo anche ai lavoratori parasubordinati e in
collaborazione coordinata continuativa.
- Quante persone occorrono per formare
una cooperativa e chi la forma può comparire col proprio
nome in altre società?
Per formare una cooperativa occorrono almeno
tre persone. Se invece fai parte di altre cooperative o società,
dipende se ti metti in concorrenza con queste. Ad esempio, se
costituisco unimpresa cooperativa di pulizie mentre faccio
parte di una analoga, devo chiedere lautorizzazione al
consiglio di amministrazione. Nella nostra cooperativa è così,
anche se non sono tutti uguali i regolamenti. Se si lavora a
part-time in unimpresa, ben venga la collaborazione con
unaltra per ottenere una sorta di tempo pieno.
- Se lavoro in una ditta che fa pulizie e
un domani i tre padroni decidono di fare unaltra
cooperativa per sfruttarmi di più, pur tenendosi la loro
vecchia società, nulla osta?
No, perché facendo parte del consiglio di
amministrazione i soci si danno lautorizzazione. A questo
punto dovrebbe essere lassemblea a dire: "Se fate
parte di unaltra impresa non vi eleggiamo più" ma chi
comanda decide.
- Dato che le cooperative possono pagare
i contributi in percentuale inferiore, cosa succede a un
lavoratore al momento della pensione?
Finora questa era un motivo di risparmio per le
cooperative, che però andava a svantaggio della pensione dei
soci lavoratori. La legge prevede labrogazione della norma
entro i cinque anni. I tempi sono lunghi, ma la tendenza è
quella di equiparare i contributi a quelli degli altri
lavoratori. Entro sei mesi dovrebbero esserci degli atti che
regolino il versamento sempre maggiore allINPS dei
contributi, per adeguarsi agli altri lavoratori subordinati.
- Parliamo anche dei soci lavoratori
forzati, né presidenti né fondatori, che si trovano a
passare da un contratto di categoria a dover scegliere di
essere soci lavoratori in alternativa alla perdita del
lavoro. Questo suscita ostilità verso le cooperative.
Quella di cui faccio parte è di medie dimensioni, che ha
applicato il CCNL delle cooperative sociali e ma non ha
ovviamente accettato rapporti di dipendenza. Ma qual è
la prospettiva? Le cooperative buone sono quelle che
applicano il contratto nazionale? Ma in occasione del
rinnovo, quale sarà la forma di lotta per contrattare?
Il sindacato di base dovrebbe a mio parere cercare di
trattare tutte le cooperative, buone o cattive, come dei
padroni. Da una certa dimensione in poi non si può
parlare di gestione comune e partecipazione.
Nella nostra cooperativa la vita sociale
cè: è prevista lassemblea dei soci col 50% più uno
per la prima convocazione e inoltre delle riunioni informali. Da
noi facciamo le "sezioni soci": ogni nostro gruppo sul
territorio ha un socio che può convocare, colla partecipazione
del presidente e del consiglio di amministrazione o meno, una
riunione per discutere i problemi.
Il consiglio di amministrazione, non avendo a
ciò nessun interesse non metterà a disposizione i locali, farà
le assemblee in seconda convocazione, non esporrà il bilancio
nei termini di legge.
Da noi, dopo ogni riunione del consiglio, è
prevista una nota informativa che spiega che cosa è stato
deliberato.
In più i soci, ultimamente, stanno facendo un
giornalino dove possono dire ciò che pensano anche in forma
anonima.
Alcuni utili sono divisi: questanno ci
siamo dati ununa tantum di 500.000 lire. È poco ma,
guardando ciò che accade in questo ambito, è un buon risultato.
Se linteresse invece è quello di essere
semplici lavoratori, non ci sarà impegno alla vita sociale della
cooperativa. Se invece ti interessa devi chiedere alla
cooperativa di darti gli strumenti di confronto con gli altri
lavoratori. Con la nuova legge puoi chiedere la presenza del
sindacato che ti tuteli.
Noi, come cooperativa sociale, lavoriamo contro
lesclusione e per il superamento dei disagi rispetto alle
persone. Rimane il problema di chi non ha interesse a percorrere
questa via, ma la nuova legge prevede maggiori tutele.
- Sono LSU nelle scuole e adesso passiamo
sotto una grande cooperativa di pulizie di Ivrea che ha
preso lappalto delle scuole di Pinerolo. Quello che
sento non mi incoraggia: un vero ginepraio di tipologie
contrattuali. Poi cè libertà di licenziare per
motivi discutibili. Avendo 50 anni e cercando sicurezza
nellambito del lavoro, non vedo di buon occhio
lingresso nella cooperativa. In più è alto il
livello di sfruttamento proprio per la ricattabilità dei
soci.
Il consiglio è di chiedere, accanto al
rapporto di associazione, uno di lavoratore subordinato. Si
devono in pratica firmare due contratti.
- Anchio faccio parte contro voglia
di una cooperativa sociale, per avere un lavoro. La
struttura in cui lavoro si occupa di persone disagiate e
quotidianamente mi trovo a dover fare cose che non
rientrano nelle mie competenze e per le quali non sono
preparato: cerco di affrontarle a livello umano, ma il
problema è di professionalità e di carichi di lavoro,
dato che mi riesce già difficile adempiere al mio
lavoro. Spesso la cooperativa, pur di garantirsi
lappalto, dà garanzie superiori alla propria
capacità professionale e sfrutta le agevolazioni per
linserimento nel lavoro di persone disagiate: chi
si trova in difficoltà è sempre il lavoratore. In
questo senso la legge non tutela perché nessuno va a
verificare.
- E importante questo dibattito
perché parla di un problema grave sul nostro territorio:
dalle indagini che abbiamo svolto qualche tempo fa sono
più di 1100 i lavoratori iscritti alle cooperative del
Pinerolese. Nel dibattito parlamento, per la
presentazione della legge, ho visto proposte più
radicali che cercavano di fare chiarezza nei vari
rapporti di lavoro in cooperativa. La legge, però, è
frutto della situazione in cui tutti vogliono la
flessibilità: lascia insoluta una serie di problemi, ma
fa dei passi avanti indiscutibili nel definire meglio i
diritti.
È chiaro che il dipendente in
cooperativa apre un altro fronte: quello dello spirito
della cooperazione. In origine le cooperative erano nate
per fare dei soci allo stesso livello, ma ora ci troviamo
ad essere soci senza averne lo spirito.Altro problema è la tutela delle cooperative
sociali, che consente ad esempio alle amministrazioni di
affidare loro dei compiti senza ricorrere a gare
dappalto. A Pinerolo i cimiteriali, che erano
lavoratori dipendenti, per poter conservare il lavoro
sono dovuti entrare in una coop. sociale senza volontà
di partecipare ad un progetto particolare. In un quadro
di flessibilità, gli amministratori che hanno dipendenti
comunali tendono a privatizzare. Se la ditta che aveva il
lavoro fallisce e non riesci a indire una gara
dappalto, affidi il lavoro ad una cooperativa.
Questo è per dire che esiste anche
un livello più generale in cui si stanno modificando i
rapporti di lavoro nella società: con la
terziarizzazione i lavori di pulizia, prima svolti dalle
aziende con propri addetti, vengono affidati alle
cooperative che fanno il prezzo più basso.
Altra questione importante è la
distinzione tra chi sceglie la cooperativa per migliorare
la propria condizione lavorativa e chi vede il lavoro in
coop. come lunico strumento per andare avanti. Non
bisogna si facciano la guerra, ma dobbiamo valorizzare
entrambi, partendo da una lotta di tutti per dei diritti
migliori Bisogna favorire gli spazi di inserimento delle
persone disagiate con nuove legislazioni. È assurdo che
solo le coop. sociali siano obbligate ad assumere i
disabili, mentre le aziende possono evadere
questonere.
In conclusione, se pensiamo che ci
voglia una società diversa, possiamo richiedere
interventi che garantiscano livelli sufficienti di
equità: ad esempio che gli enti locali non decentrino,
come molte aziende, per ridurre i costi, ma che un
appalto preveda delle condizioni di lavoro certe (minimi
contrattuali). Lart. 36 della Costituzione dovrebbe
essere citato in ogni gara dappalto. Bisogna
lottare per avere più diritti e, anche nelle
cooperative, sfruttare tutte le possibilità di
partecipazione che abbiamo per difendere meglio i diritti
di tutti i lavoratori.
- Secondo me la legge 142 è
insignificante: sembra uno di quei decreti fatti per
regolarizzare gli immigrati o fare emergere il lavoro
nero. Chi sfrutta i lavoratori continuerà a farlo. La
legge dice che non può essere fatto un regolamento
interno peggiorativo, ma i regolamenti non esistono,
nessuno li ha mai depositati o pubblicati. La pratica di
far firmare le dimissioni in bianco allatto
dellassunzione non cè perché la legge lo
permette ma perché si gioca sulla paura. Lobbligo
a pagare i minimi contributivi cera già.
Personalmente, ho avuto un processo penale per evasione
contributiva perché un anno in cui il bilancio della
nostra cooperativa era in passivo, abbiamo deciso, come
soci, di non pagarci la tredicesima. Poiché, dal momento
che assumi, devi indicare allINPS un contratto di
riferimento. Questo prevedeva il pagamento della
tredicesima. Allora questa legge non cera e fui
assolto perché, essendoci confusione in materia, non
cè dolo. Se ci fosse stata la legge io sarei stato
condannato. Il ragionamento che sta dietro la legge è:
oggi la cooperativa è diventata un mezzo di
sfruttamento, rassegnamoci perché la cooperazione non
esiste. Da questo lato è una sconfitta della
cooperazione. Si mette la tutela sindacale del socio
lavoratore davanti ai diritti politici del "soggetto
socio".
- Ho lavorato per qualche anno in una
grossa cooperativa, con 63 miliardi di fatturato e 1500
soci che non si conoscono nemmeno. È impossibile
costituire il 50% più uno perché lassemblea sia
valida.
- Cè il rischio che le cooperative
piccole facciano le spese di questa legge: la cooperativa
è nata per provare a lavorare in modo diverso dal
rapporto datore-dipendente. Cè chi ne ha fatto una
scelta di vita consapevole e in questo caso la legge è
un ostacolo, perché adattata alle forme di mercato che
ci sono oggi. Si continuerà inoltre a fare confusione
tra cooperative "vere" e "false".
Occorre prima di tutto un confronto pratico con le
cooperative, verificandone le motivazioni.
- Credo che la legge sia volutamente
ambigua perché voluta dalle centrali cooperative, che
associano le singole coop. ma in cui quelle più grosse
hanno maggior potere.Noi possiamo sfruttare le ambiguità
della legge, come nel caso, abbastanza innovativo,
dellingresso del sindacato nelle cooperative.
Dobbiamo muoverci prima che lo faccia il sindacato
ufficiale, azzerando le proprie possibilità di lavorare
su questo tema.
Come faranno le cooperative a stabilire se una
persona può avere un contratto di lavoro subordinato o di
collaborazione coordinata continuativa? Questo tema è da
approfondire, ma non sembra ci sarà la possibilità della
scelta. A decidere sarà la modalità di svolgimento del lavoro.
Questo deve essere previsto dal regolamento: se le cooperative
non hanno questa possibilità di scegliere il mercato non viene
regolamentato. Se avranno libertà di assumere con qualsiasi
contratto, ci faremo la guerra tra poveri.
La legge è migliorativa perché, se prima le
cooperative nascondevano dietro il patto associativo lo
sfruttamento e la sottopaga, ora non possono più. Rimane il
dubbio sul tipo di assunzioni: se una cooperativa può
effettuarle a propria discrezione come collaborazione autonoma,
abbiamo perso.
- Se parliamo di cooperative sociali,
queste hanno come condizione prima lavere
lavoratori di serie A e serie B. Per sopravvivere deve
avere una percentuale del secondo tipo, perciò o diventi
un colosso e detti legge al mercato o accetti tacitamente
che ci siano lavoratori di serie A e B.
- Quando la cooperativa sociale ha preso
lappalto al comune di Pinerolo aveva lobbligo
di inserire una persona che avesse dei problemi. Da
allora sono diventate cinque (siamo in otto), ponendo dei
problemi nello svolgimento del lavoro: queste persone
dovrebbero essere seguite da una persona apposita.
- Se il comune dà il lavoro a una
cooperativa, deve prima di tutto accertarsi che non vi
siamo dei lavoratori sottopagati. Questa legge lo
permette e in più garantisce che, se il lavoro viene
successivamente assegnato ad unaltra impresa, il
lavoratore non verrà lasciato a casa.
- Quando lavoravo in fabbrica cera
lo statuto dei lavoratori, ma in molte fabbriche non
cera il delegato che la facesse applicare. Stesso
discorso per questa legge: è monca e poteva essere
diversa, ma introduce degli strumenti in più che, se si
riescono ad attuare, pongono il problema al sindacato di
trovare terreni di confronto e iniziativa comune colle
cooperative sane (ricordiamo che moltissime cooperative
non sono iscritte alle confederazioni).
- Oggi ci sono cose che prima non si
potevano fare. Anche nella nostra cooperativa non sono
tutti soci lavoratori: cè chi ha il diritto di non
essere coinvolto in piani superiori di responsabilità.
Ma, se non cè iniziativa e coinvolgimento sul
piano locale, rischia di essere una legge inapplicata.
Bisogna ragionare su quali sono gli strumenti concreti,
al di là di quelli individuali, per un intervento
collettivo: contrattazione colle amministrazioni,
controllo, ecc. La legge permette oggi liniziativa
anche ad organismi collettivi esterni a quelli ufficiali.
- Questa legge ha leffetto positivo
di frenare situazioni in cui le cooperative diventano
associazioni a delinquere: si pensi al caporalato
cooperativo quando, per lavorare, sei costretto ad
associarti e paghi per questo. Oppure i lavoratori della
scuola non potranno più essere messi in CIG a zero ore
durante il periodo estivo. Non sono licenziati, ma non
percepiscono stipendio, tredicesima, malattia. È
necessario trovare la legge attuativa per
linquadramento dei lavoratori come subordinati.
Altrimenti la legge servirà solo a bonificare situazioni
senza incidere molto.
- La legge non risolve la precarietà,
perché il contratto di collaborazione coordinata
continuativa permette che si lavori anche per brevi
periodi o facendo meno ore. Con la ritenuta
dacconto possono lasciarti a casa quando vogliono.
- Penso che, più della legge, siano
validi gli strumenti forniti al lavoratore dal suo essere
socio. La cooperazione è la terziarizzazione, con tutta
la frantumazione dei lavoratori che ne deriva: diventa
difficile fare delle lotte sindacali. Penso sia più
utile il tentativo, partecipando alle assemblee dei soci
ed organizzando lopposizione ai comportamenti
scorretti, di fare diventare vera una cooperativa che non
lo sia.
Le amministrazioni avevano già a
disposizione delle leggi per evitare lo sfruttamento:
cè una legge, ad esempio, che permette di
rifiutare nelle gare dappalto unofferta che
non garantisca unadeguata retribuzione ai
lavoratori. Non si fa rispettare per paura che il
contenzioso ritardi lassegnazione dei lavori: è
evidente che quindi anche nella controparte ci sono degli
interessi.Le cooperative
sociali devono, ogni anno, dare la regolarità
contributiva INPS per essere iscritte allalbo. Se
lufficio regionale preposto si accontenta di
unautocertificazione o di certificazioni irregolari
non abbiamo attenuto niente, ma la regola esiste già.
- Rispettiamo sì chi ha lidea
della cooperativa come modo diverso di collaborazione ad
un progetto, ma anche chi intende in modo conflittuale il
rapporto di lavoro, che non vuole essere socio ma
dipendente, esprimendo ciò con motivazioni ideologiche.
- Tutti i problemi precedenti rimangono:
un socio coatto rimane tale. Gli aspetti positivi sono
che cè qualche diritto in più come lavoratore,
perché stai allinterno di un contratto collettivo.
Ma è anche vero che, se sei dentro una cooperativa
spuria, la tua sicurezza come lavoratore è molto
relativa se ti fanno firmare un foglio di licenziamento
in bianco. Hai il diritto, ma in pratica non puoi farlo
rispettare. Lintroduzione dei diritti sindacali è
importante, ma lo statuto dei lavoratori li conferisce al
sindacato maggiormente rappresentativo: il sindacato di
base non potrà entrare nelle cooperative. Gli spazi che
si aprono sono ridotti, è bene che ci siano ma le
difficoltà continuano ad esserci. Allo stato attuale, se
sei in una cooperativa, lunica soluzione è quella
di fare fino in fondo il socio, incalzando
lassemblea per modificare le cose con gli strumenti
che hai.
- Quando non lo puoi fare devi farti
tutelare dai diritti del lavoratore dipendente.
- Prima la cooperativa si faceva su un
regolamento: questo regolava la retribuzione, escludendo
però le altre esigenze del lavoratore (la mutua, il TFR,
ecc.) Ora, con questa legge non è più possibile. I
delinquenti continueranno ad esistere, ma al di fuori
della legge.
- Il rischio è che le piccole
cooperative vengano tagliate fuori. Per fare un piano di
avviamento in due anni bisogna essere molto competenti ed
avere qualche " sponda".
- Quando nasce una cooperativa ci può
essere una contrattazione tra questa, il sindacato,
lufficio provinciale del lavoro. Si può, in questa
fase, decidere di non usufruire di tutti i diritti per
favorire lavviamento. Ora succede che le piccole
cooperative nascono e poi, accampando pretesti, non
riconoscono la divisione degli utili anche per dieci
anni.
- Questa legge è stata approvata da
tutti ad eccezione di Rifondazione Comunista, che aveva
una posizione rigida tesa a regolare come lavoro
dipendente quello delle cooperative. Si assimilava il
socio a lavoratore autonomo puro e gli altri lavoratori a
dipendenti. Nel confuso mercato del lavoro attuale, con
tutte le forme di flessibilità possibili in tutti i
campi, si è costretti ad adattarsi per sopravvivere. I
soci autentici possono essere insoddisfatti, perché si
intacca il principio della cooperazione e
simpongono alle cooperative le regole di mercato,
ma il problema è di lottare per cambiare. La liberazione
nel lavoro dipendente sta nel trovare un sistema dove ci
sia meno dominio di chi comanda, dove più mi
autogestisco e meglio è. È unidea di
emancipazione: è importante per chi è sotto cooperativa
contro il suo volere.
Al di là della bontà o meno della legge,
interessa prendere atto che nel mondo delle cooperative non sono
tutti uguali e che chi vuole essere socio lavoratore lo deve
essere per scelta. Poiché oggi pochi hanno deciso loro di
esserlo, cè il problema di come tutelarli. Ci sono casi di
lavoratori che, per la medesima mansione, percepiscono molto meno
in una cooperativa, anziché in unaltra.
ALP come sindacato deve battersi per impedire
che i servizi siano dati in appalto per risparmiare su diritti e
paga.