scenari di valle: ma dove è finita la 'sinistra'?  - bozza per il sito – 27gen2023

<<  Queste  Valli furono 'costruite' da tre elementi: l'appartenenza religiosa, la discriminazione politica, e la stanzialità su un'area geografica.>>  B.Peyrot-Essere terra.

 

La tradizione industriale in val Chisone e Germanasca, iniziata a metà ‘800 coi tessili, è seguita a inizio '900 dalle miniere e dalla meccanica. Attraversa  anche una speciale fase di emigrazione oltralpe - soprattutto femminile e valdese – visto che vari pastori  per molto tempo sconsigliano il lavoro in fabbrica per le donne. La necessità di nuova forza lavoro tessile e meccanica viene in buona parte soddisfatta da immigrate/i dal Veneto nel '900 e dopo la prima guerra mondiale (nascita dei convitti per le giovani operaie delle tre aziende tessili, filatu re di cascami di seta e cotone, industrie che mettono a disposizione abitazioni e varie altre opere sociali). Importante più tardi, negli anni Sessanta, l'immigrazione di centinaia di operai dal Sud per lavorare alla Riv (che da parte sua è attenta a fidelizzare la forza-lavoro con opere più che consistenti a Villar Perosa, a Pracatinat con i ‘Sanatori’, al Sestriere  con i complessi per lo sci, a Pinerolo con  l’ospedale - coltivando nel sociale un’immagine paternalista contraddetta invece in fabbrica dalle rigide regole della ricerca del profitto e dalle conseguenze sui costruttori di cuscinetti. Le migrazioni prima ricordate sono una piccola parte degli enormi e ‘biblici’ esodi dal Sud nell’Italia del Nord (per il Piemonte verso Fiat ed edilizia) e nelle Americhe. Per restare all’industria sono arrivate in valle piccole quote di forza lavoro polacca nelle miniere di grafite-prima della chiusura- e poi in quella e di talco- dal1990 a gestione multinazionale; vari rumeni hanno lavorato nell’edilizia nell’alta valle o a Pinasca (Data). La Riv attirava un forte pendolarismo in entrata e Villar come altri paesi di centro valle aumenta i residenti (scesi dall'alta valle anche per motivi scolastici, lasciando i disagi dei monti).

** Il paternalismo originario (in parte protestante) nelle aziende tessili e poi quello degli Agnelli condizionava il sociale e la politica, in valle, e scoraggiavano durature attività minori alternative - è il caso soprattutto della monocultura RIV (l’azienda diventa svedese, SKF, tra il 1965 e il 1979). L'altra faccia del paternalismo oltre il ‘controllo aziendale’ erano i reparti confino RIV per gli operai più combattivi della Fiom, e poi in parte della Fim. Era finita la breve stagione del 'sostegno' padronale alla Resistenza, praticata in varie forme in vista del prossimo cambio di regime e per evitare ritorsioni. Si diceva dopo la guerra che ‘’era finito il fascismo’ eppure…negli anni '50 e '60 in Italia 480.000 lavoratori vennero licenziati senza giusta causa, per essere iscritti ai partiti di sinistra e lottare per la difesa dei loro diritti. Un lavoro che dava salario ma a che prezzo?

Chi per vari motivi non trovava più lavoro nell'industria in valle poteva, per alcuni anni, ‘pendolare’ verso l'Indesit e la Fiat (già intorno agli anni ‘70 e '80 e prima della loro 'crisi' o 'chiusura'). Oppure trasferirsi in pianura o, come già si faceva nell'800, emigrare, soprattutto i più giovani, qualificati o con studi elevati. Il tessuto sociale interno e quello circostante alle aziende è crollato- nonostante la 'discontinua' e variegata resistenza sindacale - con le crisi di 'maturità' del padronato e delle imprese, il trapasso alle multinazionali, la progressiva deindustrializzazione, le ristrutturazioni, la globalizzazione, la delocalizzazione...la terziarizzazione , la disoccupazione di giovani o 'esodati'.

 La lotta di classe padronale/controrivoluzione va avanti da due secoli: in Italia una tappa  è il 1980 alla Fiat (resa dei conti con operai/lotte/sindacato, welfare -suggerita negli USA dieci anni prima-), è accompagnata da Ciampi, Marchionne, Renzi, Conte, Draghi, Meloni …  Procede così la svolta neoliberista, con l’autosterilizzazione o corruzione della politica, deregulation dei contratti, altalena degli ammortizzatori sociali… stanchezza e delusione (uso dei Media)  rispetto alla politica e ai risultati delle lotte +  gestione dall'alto delle contraddizioni interne alla classe (conflitti sociali e di genere ) o non più aggirabili – vedi degrado sanità e Covid19,  convergenze col governo Draghi,  guerra Russia-Nato in corso.

Tornando all'azione sindacale a livello locale - eccetto nel caso della lotta unitaria del 1984 alla MVP di Villar –sappiamo che era sovente anche nelle valli divisa a seconda delle 'magliette' sindacali. Andava dal pungolare le ristrutturazioni, all'accompagnamento più o meno conflittuale alla riduzione-chiusura di stabilimenti- dopo incerti periodi di elemosinata cassa integrazione guadagni - magari una 'buona-uscita ' per pagarsi contributi INPS verso pensioni sempre più lontane e ora definite ‘non sostenibili’; oppure la pratica della 'tombale' senza possibilità di ulteriore contestazione economica; discorso a parte per il sindacato aziendale FALI alla Riv e per le preferenze delle direzioni del cotonificio di Perosa per la UIL (in entrambi i casi le adesioni erano giustificate, più che da ricompense immediate, da illusorie speranze di cavarsela nei giorni a venire - a spese della costruzione di una cooperazione unitaria di lotta temuta dalle direzioni).  NB. Qualcuno è interessato a riscoprire l’impatto e la storia del piccolo sindacato di base Alpcub, nato nel 1995?

 Oggi, con il calo dei posti di lavoro produttivo (a parte la 'bolla' della edilizia), a ruota vivacchiano il commercio e i servizi, la scuola e la sanità, il mercato degli alloggi, l’effimero mondo dello sport e dello sci. Periodicamente arrivano sotto varie forme iniezioni di denaro fresco europeo, governativo o regionale… o delle chiese.

Diverse 'sembrano' per ora le risorse e la sorte della val Pellice, dove la fine delle aziende tessili nei lontani anni Sessanta ha visto, nel tempo, una ripresa faticosa di varie iniziative industriali piccole o grandi, aziende che pur non recuperando i numeri di un tempo formano un tessuto diversificato ancora ricco di forza lavoro e di imprenditori- cresciuti in loco o venuti da fuori. Intanto molti giovani cercano di 'mettersi in proprio' riscoprendo il lavoro agricolo in borgata e i 'nuovi lavori' nei centri della valle – attirati dalle caratteristiche vecchie e nuove dei luoghi e degli abitanti.

** L‘implosione delle Comunità Montane e la rinascita come Unioni Montane, segnalano invece la progressiva marginalità delle amministrazioni e dell’economia delle valli Chisone e Germanasca ;( resta (?) il gruppo di aziende meccaniche di Villar Perosa-intorno alle mille unità) e la risorsa economica/problema crescente degli anziani (per i quali sempre più necessiterà la sanità, il lavoro di cura famigliare o la presenza- iniziata da circa 20 anni - delle badanti) o il più costoso ricorso alle case di riposo. La componente di popolazione ‘straniera’ è diventata consistente – come nel resto dell’Occidente. Una buona quota in valle è costituita da badanti.

** Queste Valli sono orfane degli antenati fondatori delle industrie, All'ombra dei loro pesanti 'monumenti' non è cresciuta la traccia visibile di un futuro, quale che sia, ma rivolto a una transizione a forme di economie che, a livello nazionale e mondiale, non facciano la guerra ai più poveri. Quale che sia il mondo di domani -certamente multipolare- senza illuderci di poter insegnare il mestiere ai padroni, perchè non praticare rinnovate forme di solidarietà con le lotte a livello internazionale e da loro imparare,,, ?                                  L’invidualismo che viene oggi rimproverato è il prodotto di società che lasciano indietro la parte malata o non ‘redditizia’ e periodicamente si rinnovano, distruggendole insieme a quello che si chiama capitale morto. L'elenco è lungo.

Tutto scorre, anche nel capitalismo.   

                                   

https://www.alpcub,com/Introduzione.htm  2007-inchiesta in val Chisone  la popolazione piemontese continua a diminuire - rbe.it