liberazione
1-5-04 Oltre
la festa |
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«Questa è la nostra Festa», disse Giovanna Marini,
accarezzando la sua chiatarra, dal palco del concerto di piazza San Giovanni.
Era giusto un anno fa, il 1 maggio 2003, quando ancora a quel concerto era
concessa la diretta tv. Sembra così ovvia, questa dizione, ma non lo è,
nient'affatto. La Festa del Lavoro, che prima di entrare nei calendari
ufficiali era costata lunghe lotte, sangue e morti, celebrava il ruolo
centrale dei lavoratori dipendenti, degli operai, degli ultimi: un contenuto
eversivo che irrompeva nell'agenda istituzionale - e la rompeva. Una giornata
di segno classista che, una volta ogni trecentosessanticinque giornate,
accettava la sfida, e il rischio, dell'integrazione. Vincendola anzitutto
nella sua concretezza simbolica: perchè la Festa del lavoro era il
non-lavoro. Era la sospensione generalizzata dell'atto del produrre,
l'arresto di quella che oggi chiameremmo la "tecnomacchina". Era,
soprattutto, l'idea della liberazione del e dal lavoro salariato - sfruttato,
alienato. In quel giorno, in quei Primi Maggi, la società intera, la società
borghese, era costretta a guardare suo malgrado ad un'altra possibilità:
quella di un mondo dove il lavoro non sarebbe stato più sfruttato, ma poteva
trasformarsi in una libera attività degli esseri umani associati.
Rina
Gagliardi |
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Perfino
la questura smentisce: «No, non c'è stata alcuna aggressione». Ma per la Fim,
la Uilm e la Fiat no |
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Perfino la questura smentisce: «No, non c'è stata alcuna
aggressione». Ma per la Fim, la Uilm e la Fiat non ha nessun valore. In
effetti, nessuno è stato preso a sassate ieri davanti ai cancelli di Melfi.
Evidentemente, la Pubblica Sicurezza va bene solo quando picchia i lavoratori
e non quando dà la giusta versione della realtà. E dire che gli agenti erano
proprio lì davanti. L'unica scena cui hanno assistito è stata quella degli
applausi ironici all'indirizzo di un gruppo di lavoratori che aveva
manifestato l'intenzione di entrare. La montatura
della delegata a cui sarebbe stato impedito fisicamente di entrare è comunque
un'ottima scusa per rompere improvvisamente il tavolo delle trattative a Roma
e chiedere la fine degli scioperi, una vera e propria spina nel fianco,
questa, di Roberto Di Maulo, Giorgio Caprioli e Paolo Rebaudengo. Mentre i
primi due sono i due segretari generali di categoria di Fismic e Fim, il
terzo è il capo delle Relazioni sindacali di Fiat. Savino Pezzotta, da
Gorizia, invece di preoccuparsi di verificare la fondatezza di quanto gli
riferiscono dà immediatamente la necessaria copertura politica a tutta
l'operazione. «Questi episodi sono un brutto segnale in un momento in cui
stiamo tentando di ricucire - dice - gesti inammissibili di intolleanza fuori
dal nostro percorso e per questo abbiamo deciso di non interrompere le
trattative ma comunque di sospenderle in segno di protesta». Protesta di che?
La cronaca della giornata di ieri, la prima di una trattativa vera, è tutta
qui. Oltre, naturalemente alla piena riuscita degli scioperi che a Melfi
verranno interrotti solo dalla festività del Primo Maggio. La reazione di
Giorgio Cremaschi, segretario della Fiom, è al vetriolo: «Quello che sta
avvenendo in Fiat a Melfi è un fatto senza precedenti. Abbiamo una lotta che
è stupenda e serena sulla democrazia e la partecipazione, una lotta in cui
tutti si identificano. Due organizzazioni sindacali hanno perso la testa.
Come è successo che pur avendo la maggioranza nella fabbrica oggi hanno otto
tuttii rapporti con i lavoratori? Reagiscono con forme di provocazione.
L'aggressione alla delegata è pura invenzione, che ha dato lalla Fiat il
prestesto a rinviare la trattativa. Si fa presto a fare due conti. La Fiat ha
detto che voleva chiudere le trattative ma in realtà non le ha nemmeno
iniziate. Non ha dichiarato alcuna disponbilità sul salario. La Cisl e la
Uilm stranamente hanno fatto saltare il tavolo. Gravità senza pecedenti che
impone a tutti i noi una riflessione. Tutte le lotte che stanno emergendo
hanno tutte lo steso segno: i lavoratori dicono basta e con una grande unità.
Invece che considerarla una risorsa alcune organizzzioni le considerano una
zavorra. tutte le chiacchiere sulll'unità sono vane. L'unità sindacale, se
costruita sulla sconfitta di Melfi e Alitalia è una disgrazia. Respingeremo
con forza la provocazione. Diciamo alla Fiat, e a Cisl e Uil, che non
molleremo». Fino al momento
della sceneggiata di Fim e Uil la trattativa aveva registrato un piccolo
passo in avanti sul problema della "doppia battuta" (i turni) e
stata affrontando il punto sul salario, rispetto al quale ci sono molte
resistenze da parte dell'azienda. Per il
segetario della Cgil Guglielmo Epifani sottolinea da Gorizia, parla di intimidazioni
da «contrastate e condannate con la massima fermezza». Quanto alla vertenza
della Fiat di Melfi, Epifani osserva: «A quanto pare la situazione corre il
rischio di tornare al punto di partenza. Dopo il Primo Maggio bisogna
riprendere un'iniziativa per far ripartire la trattativa, soprattutto per
dare risposte alle attese dei lavoratori». Gianni
Rinaldini, segretario generale della Fiom, giudica «grave»la decisione di
sospendere il negoziato. «Per affrontare positivamente il conflitto sociale
aperto a Melfi - aggiunge - c'è una sola strada percorribile: quella di un
negoziato che risponda positivamente alle richieste avanzate». Fabio Sebastiani |