Pinerolo 5 Aprile 1997
IL LAVORO CHE CAMBIA
Circoli PRC di Pinerolo, Valli Chisone e Germanasca, Piossasco, None
Sommario 2. La popolazione 4 2.2. Movimento naturale e migratorio 1990 4 2.3. Popolazione residente occupata per classe occupazionale 1991 4 Fonte Censimento 91 elaborazione IRES 4 3. La struttura produttiva 5 3.3. Caratteristiche delle principali attività produttive 6 3.3.2. Elettrodomestici: 6 3.3.3. Aeromobili: 6 3.3.4. Meccanica generale 7 3.3.5. Tessile e manifattura abiti. 7 3.3.6. Estrattivo, 7 3.3.7. Alimentare 8 3.3.8. Commercio 8 3.3.9. Edilizia 8 3.3.10. Bancario, assicurativo e finanziario. 8 3.3.11. Servizio sanitario e assistenziale 9 3.3.12. Servizio pubblica istruzione 9 3.3.13. Pubblica amministrazione 9 3.3.14. Agricoltura 9 4. Mercato del lavoro 11 4.1.2. * Numero di iscritti nell'anno - FLUSSO 11 4.1.3. * Avviamenti al lavoro 12 4.2. Contratti atipici e formazione professionale 12 5. Organizzazione del lavoro 14 5.2. Piccola industria e lavoro precario 14 5.3. Cooperative 14 5.4. Artigiani e lavoro autonomo eterodiretto 14 6. Condizioni di lavoro 15 6.2. Diritti: 15 6.3. Salario diretto 15 6.4. Salario indiretto 15 6.5. Ambiente 15 7. La nuova fase dello sviluppo capitalistico 16 8. Valutazioni 17 9. Ipotesi e prospettive 18 9.2. Distribuire il lavoro e difendere il lavoro 18 9.3. Affrontare l'emergenza sociale 19 9.4. Favorire uno sviluppo integrato 19 10. Conclusioni 21
I motivi di fondo che ci hanno condotto a preparare questo convegno sono stati molti. Tra i tanti vorrei citarne alcuni che mi sembrano i più importanti: Lo sviluppo non crea occupazione. Questa è una constatazione molto importante che trova conferma sia nei dati nazionali che locali. Nel Pinerolese, in questi ultimi quattro anni di sostenuto sviluppo produttivo e di ottimi risultati economici alle aziende capofila delle trafile produttive, assistiamo a un aumento della disoccupazione che passa da 7000 a 10500 persone nella nostra circoscrizione. Durante la campagna elettorale per l'elezione del sindaco, la maggioranza del ceto politico locale, ai problemi del lavoro, diede una risposta schematica e piena di slogan che dura tutt'ora. I concetti di flessibilità e di riduzione dei costi sono stati e vengono utilizzati in modo spropositato. Essi vengono caricati di forti significati occupazionali mentre per lo più servono solo a fare aumentare i profitti. Lo sviluppo economico integrato e diffuso resta un modello teorico da propaganda che non fa i conti con la nostra struttura produttiva. Un altro motivo é stato la lotta coraggiosa contro i licenziamenti dei lavoratori della Cascami seta di Pomaretto in val Chisone . Una lotta significativa per come è stata condotta e per le enormi difficoltà che presentava. Oggi difendere il lavoro in un settore tessile, che utilizza materia prima (cascami dei bozzoli) proveniente da paesi asiatici e produce un semilavorato, è molto difficile vista la concorrenza dei paesi produttori dei bachi da seta. Una lotta durata più di 300 ore di sciopero, condotta con consapevolezza e con forza, capace di attivare una forte solidarietà da tutta la popolazione, tale da marcare una profonda avversione a questo modello di sviluppo. Una lotta di un piccolo gruppo di lavoratori, che si collega direttamente alla lotta dei minatori tedeschi, e di tutti i lavoratori che sono messi dalla globalizzazione di fronte alla perdita del posto di lavoro o a una riduzione delle condizioni di lavoro. Abbiamo pertanto svolto questo lavoro di ricerca con lo scopo di fornire una valutazione sicuramente non esauriente, ma stimolante un approfondimento indispensabile per dare efficacia alle politiche per il lavoro. L'inchiesta è stata effettuata nell'ambito dei 46 Comuni dell'area di programma di Pinerolo più il Comune di None rientrante nella competenza della Circoscrizione per il Pubblico Impiego. Abbiamo preparato questa relazione dopo: - una lettura attenta dei risultati dell'inchiesta commissionata dal Comune di Pinerolo nel 1992 e della relazione dell'IRES sulla "Situazione economica sociale e territoriale del Piemonte 1995"; - un lavoro di inchiesta all'interno dei nostri circoli; - un lavoro di inchiesta con la collaborazione di forze sindacali; - una discussione sulla congiuntura dell'economia nazionale ed europea. Un particolare ringraziamento va all'assessore al Lavoro del Comune di Pinerolo, alla Camera del Lavoro di Pinerolo, all'associazione Lavoratori Pinerolesi, al responsabile dei tessili CISL e soprattutto ai coraggiosi lavoratori della Cascami Seta di Pomaretto.
2.1. Popolazione residente:
Fonte Osservatorio sul mercato del lavoro
Fonte Osservatorio sul mercato del lavoro
Dai dati ricercati su esposti si evidenza una leggera riduzione della popolazione residente che passa da 132.285 uità del 1990 a 128.489 unità del 1996. Il movimento naturale della popolazione locale è in declino, la immigrazione compensa ampiamente il calo naturale La popolazione in età di lavoro dai 20 ai 60 anni è circa il 58 % della popolazione totale, pari cioè a 75000 unità. Di queste 10500 sono disoccupati iscritti al collocamento, 34000 sono occupati sul territorio, altri 12000 sono pendolari, 14.000 circa sono le casalighe. Resta un buco grande legato a tutta una serie di attività sommerse.
3.1. Unità locali e addetti anno 1991
Fonte Censimento \I dati indicano la netta vocazione industriale dell'area e una frantumazione in molte unità locali del tessuto produttivo. In sostanza si tratta di un area rurale con grandi insediamenti industriali. Incrociando dati che sono spesso contradditori si può riassumere e fare la seguente stima: Circa il 56% degli occupati sul territorio risulta assorbito dalle attività del settore secondario (industria), mentre gli occupati del settore terziario (commercio, servizi e P.A.) assorbono circa il 36% (22% commercio 14% restante del terziario). L'agricoltura occupa circa 6500 persone di cui circa 400 salariati, circa l'8% della popolazione attiva.
Industria La produzione di componenti per autoveicoli ed il suo indotto occupano quasi del 40% degli occupati nell'industria. Il componente principale degli autoveicoli prodotto nel territorio è il cuscinetto a sfere, altri componenti degli autoveicoli prodotti sono gli ammortizzatori, i cerchioni, le condotte benzina, anelli di tenuta ed altri piccoli componenti. (SKF, BOGE, STABILUS, HAYES WHEELS, DAYCO, FERRERO + altre aziende più piccole appartengono al settore metalmeccanico, la CORCOS al settore chimico) Caratteristica di questo comparto metalmeccanico è la subordinazione alle scelte effettuate dalla FIAT. Tra queste spicca la nuova organizzazione dei fornitori voluta dalla FIAT e dagli altri grandi produttori di autoveicoli, caratterizzata dal "just in time" e dalla riduzione delle scorte, sul piano finanziario e commerciale dal pagamento posticipato delle fatture di diversi mesi e da una esasperazione della concorrenza. Condizioni che hanno indotto un parziale superamento della organizzazione del lavoro Tayloristica, e l'utilizzo di turnistiche particolari. L'autoveicolo è un prodotto diffuso la cui domanda è motivata principalmente dalla sostituzione. Le innovazioni di questo prodotto sono perciò la base degli sforzi dei produttori, tuttavia sia perché gli autoveicoli con motore a scoppio entrano in conflitto con l'ambiente, sia per lo scaricarsi delle politiche monetaristiche e restauratrici sui consumi delle masse popolari è difficile prevedere nel breve e medio termine aumenti di occupazione. La produzione di elettrodomestici si è ridotta di nove decimi rispetto agli anni settanta, sia per la saturazione dei mercati che per scelte di politica industriale sbagliate della Indesit. Oggi la Merloni con il suo indotto occupa circa 700 lavoratori e produce cucine e lavastoviglie Caratteristica di questo comparto metalmeccanico è la tradizionale catena di montaggio. E un uso molto flessibile della forza lavoro con contratti a tempo determinato. Il mercato di elettrodomestici è saturo e in crisi a causa della riduzione dei salari, la produzione rimane buona grazie alle esportazioni di cucine sul mercao Russo. La produzione di componenti per il settore aeronautico occupa circa 350 persone. Il prodotto principale in questo settore sono i cuscinetti prodotti dalla SKF. Altri componenti sono prodotti dalla Microtecnica di Luserna. Caratteristica di questo comparto metalmeccanico è la garanzia di qualità richiesta da questi prodotti e l'uso di tecnologie avanzate per il controllo e la lavorazione dei materiali. Ciò richiede capacità organizzative e di formazione elevate che non è facile trovare sul nostro territorio. Il mercato aeronautico è concentrato negli Stati Uniti. In Europa la produzione principale è in Francia. Si lavora quindi per l'esportazione fatta salva la quota minoritaria di Fiat Avio ed Agusta, e in un mercato che dipende molto dalle politiche dei governi nazionali. Questo settore che racchiude molte attività di utensileria, manutenzione, carpenteria, costruzione di macchine, occupa più di 3000 persone Viene definito indotto, per la sua dipendenza da altre attività industriali, comprende anche alcune attività rilevanti come la costruzione di macchine per cartiere (BELOIT) e la produzione di materiale ferroviario (WESTINGHOUSE). In questo settore vi è una forte frammentazione delle imprese è un'organizzazione del lavoro più artigianale. Molte di queste imprese a loro volta distribuiscono il lavoro a piccoli artigiani. Il mercato di queste imprese è spesso formato da altre imprese collegate direttamente o indirettamente alla produzioni di beni finiti. Questo settore appare in espansione per via di quote di decentramento dei servizi interni alle aziende provocati da riorganizzazioni produttive sempre più intense. La produzione di macchine per la carta (Beloit) è colpita da una riorganizzazione europea che punta al sezionamento delle diverse fasi di lavorazione con relative specializzazioni e riduzioni del personale. Esso è presente soprattutto nelle valli e pesa per circa un ventesimo della occupazione industriale, sono occupate in questo settore circa 900 persone La produzione prevalente è composta da filati di qualità, come il cotone dellla manifattura di Perosa o i filati tecnici prodotti a Luserna, oppure da filati speciali di nicchia. La tessitura esiste solamente alla Crumiere in Val Pellice co 40 occupati, la confezione di abiti è ridotta a circa 80 persone. Anche un pezzo del comparto tessile circa 150 persone a Virle lavora per l'automobile. Il settore della filatura che richiede un alto investimento di capitale per addetto, è caratterizzato dalla forte richiesta di elevati utilizzi degli impianti. In molte fabbriche si sono sperimentati diversi regimi di turni per lavorare anche durante il fine settimana. La paga continua ad essere una delle più basse di tutta l'industria. Per i filati di qualità o tecnici la situazione è legata essenzialmente alla qualità degli investimenti ed alla capacità di ottenere una prestazione lavorativa di qualità. Per i filati di nicchia non ci sono preoccupazioni serie. Invece la manifattura degli abiti appare un settore sicuramente in declino. Di rilievo sono le attività di estrazione del talco, della pietra ornamentale, la prima presente in val Chisone è una attività ormai ridotta che con il suo indotto da lavoro a circa 200 persone, mentre la seconda dislocata nei Comuni di Luserna e di Bagnolo P.te con il suo indotto occupa circa 1500 persone. La estrazione del talco avviene in miniera mentre quella della pietra in cave a cielo aperto, l'attività estrattiva presente sul comune di Bagnolo che non fa parte di questo territorio pesa comunque perché confina con il Pinerolese. La situazione di mercato è difficile per il talco a causa di alti costi di estrazione, buona per la pietra ornamentale. Questo settore occupa nelle principali attività industriali circa 1000 addetti di cui circa 700 nel settore dolciario I prodotti principali sono: Produzione di cioccolato, Dolci da forno, Insaccati di carni suine Ad eccezione degli insaccati per i dolci il lavoro subisce fortemente l'andamento stagionale. In questo settore l'uso della flessibilità ha delle motivazioni valide. Per la produzione del cioccolato ci sono buone prospettive, la CAFFAREL (500 dipendenti) è un'azienda in sviluppo con buona fetta di esportazione. Dai dati del censimento del 1991 risulta che circa 8000 addetti al commercio sono sparsi in quasi 3000 aziende. Una così alta quantità di aziende evidenzia che vi sono tante piccolissime aziende che non reggono il passo imposto da un sistema di distribuzione che deve rispondere ad una domanda da una lato sempre più sofisticata per qualità del prodotto e del servizio, e dall'altro con sempre meno soldi da spendere. La grande distribuzione con supermercati ed hard discount si è diffusa dalla città verso le valli e la pianura inducendo una ondata di razionalizzazione ed efficienza che sta producendo una riduzione del numero delle unità e degli occupati. Secondo i dati raccolti dalla banca dati della Camera di Commercio nel 1991 risultavano occupati nel settore edile circa 2.200 lavoratori. Le imprese edili presenti sul territorio sono molte. Si tratta di piccole aziende artigiane che lavorano spesso in subappalti. Il mercato della casa è fermo, la maggioranza dei lavori effettuati sono opere di ristrutturazione. Il settore bancario nel Pinerolese non è molto sviluppato, non essendoci sedi di aziende, ma soltanto filiali di banche, che occupano circa 300 persone di cui la metà a Pinerolo. Il settore assicurativo e composto da molte agenzie, le più grosse occupano 7-8 persone, in tutto sono circa 60 gli occupati. In torno a queste agenzie gravitano inoltre molti "produttori", cioè venditori di polizze, il cui numero non è stimabile. Il settore finanziario (venditori di fondi Fininvest, Fideuram, ecc.) è simile per caratteristiche a quello dei produttori di assicurazioni per l'assoluta flessibilità e il loro numero non è stimabile. Nel settore bancario il livello normativo e delle retribuzioni è ottimo, c'è però una cronica carenza di organico ed un costante utilizzo degli straordinari. In alcune filiali del S.Paolo sono stati proclamati scioperi per questi motivi. Nel settore assicurativo vi è invece molto lavoro precario e sfruttato, sono impiegate donne con contratto di lavoro simile a quello del commercio e con retribuzioni intorno a L.1.200.000. In questi settori non ci sono segni di sviluppo ne è ipotizzabile che ve ne siano in futuro. La USL 10 con i suoi 1200 occupati è la struttura pubblica di servizio più grande di tutto il territorio Si divide in due settori: Cura e Prevenzione. La prevenzione è costituita da: Strutture territoriali, Sert, Servizio di salute mentale, Veterinario, Igiene pubblica e ambientale. La legge finanziaria e il Piano di assunzione Regionale limitano sensibilmente le assunzioni e le sostituzioni del turn-over. Dopo l'accorpamento delle tre ex-USSL il limite a uno sviluppo dell'occupazione è ancora più forte. Il settore della prevenzione appare quello più bisognoso di sviluppo. Nell' assistenza agli anziani sono occupati circa 700 lavoratori, e viste le tendenze demografiche si può pensare ancora a sviluppi occupazionali i questo settore. Sono occupate sul territorio 2158 persone, suddivise in: 9 direzioni didattiche che occupano 654 persone, 11 scuole medie inferiori che occupano 610 persone, 8 Istituti superiori con 894 occupati. Questo servizio ha visto una progressiva riduzione degli addetti in parte dovuta al calo demografico, ma soprattutto nell'ultimo periodo a scelte governative di riduzione della spesa nel P.I ( blocco del turn-over, accorpamento di scuole, aumento del n° degli alunni per classe, soppressione di cattedre, flessibilità degli orari per evitare il ricorso ad assunzioni a tempo determinato). Gli investimenti nella Scuola pubblica sono diminuiti o si fanno solo ricorrendo alle economie di gestione realizzate all'interno dello stesso comparto. Dal 1993 il rapporto di lavoro è privatizzato, l'ultimo contratto ha peggiorato la normativa e sono stati ridotti i diritti sindacali e il diritto di sciopero. Una riforma organica e strutturale della scuola è una necessità inderogabile per migliorare la qualità del servizio, innalzare l'obbligo scolastico, ripensare l'organizzazione dei tempi degli orari degli studenti; evitando una formazione subalterna al mercato del lavoro. Nei Comuni sono occupate circa 520 persone, a fronte di piante organiche per oltre 600 persone. INPS, INAIL ed altri enti occupano circa un centinaio di lavoratori. I militari di carriera e di leva costituiscono una fetta non trascurabile di spesa pubblica sul territorio. L'agricoltura in Piemonte rappresenta in termini di valore aggiunto il 3,2% pari alla metà del peso delle rispettiva forza lavoro. Nel Pinerolese la dimensione del territorio dedicata all'agricoltura non è trascurabile (quasi 70.000 ha) e gli attivi in questo settore sono circa 6.800. Nelle zone di Pianura, dove il livello tecnico delle produzioni è generalmente buono, un freno all'incremento di produttività è rappresentato da un elevato grado di frammentazione fondiaria. Le pricipali attività sono la coltivazione di cereali con quote elevate di Mais, la frutticultura, la viticultura e l'allevamento del Bestiame. La tipologia produttiva e lo sviluppo dell'agricoltura sono fortemente determinati dalle politiche agricole comunitarie. Particolare interesse per uno sviluppo del settore, deve essere posto allo sviluppo delle culture biologiche o per lo meno con un utilizzo fortemente ridotto di ammendanti ed anticrittogrammi di produzione sintetica. L'allevamento del bestiame che richiede più alti tassi di manodopera è in declino, ma per un recupero di risorse del terreno delle zone montane va incoraggiato con incentivi e servizi adeguati. 4. Mercato del lavoro 4.1. Iscrizioni al collocamento
Fonte ORML su dati UPLMO Ci siamo limitati all'analisi delle quantità degli STOCK e dei flussi degli iscritti senza indagare le specifiche caratteristiche, perchè il dato della iscrizione al collocamento è un dato parziale. Questi dati sono comunque sufficienti per confermare: · Un 1996 particolarmente negativo, caratterizzato da un aumento di iscrizioni e da una forte riduzione degli avviamenti al lavoro. Una tendenza negativa più alta di tutte le altre circoscrizioni della provincia di Torino. 4.2. Contratti atipici e formazione professionale Contratti a termine
Fonte ORML su dati UPLMO Questa forma di contratto sta diventando il vero sistema di assunzione. In maggioranza sono contratti di formazione lavoro della durata di due anni, con un periodo di formazione teorica e un costo aziendale ridotto del 30% per via della fiscalizzazione dei contributi sociali. Al termine dei due anni di CFL i lavoratori vengono in maggioranza confermati. Tuttavia non sono pochi i casi di un uso particolare dei contratti a termine (sei mesi) usati dalla Merloni, dalla Boge e altre aziende come efficace forma di flessibilità del lavoro. Part time
Fonte ORML su dati UPLMO Il contratto a part-time dopo una prima fase sperimentale e di scarso successo, legata alla costituzione di squadre di lavoratori da utilizzare nelle giornate del Sabato e della Domenica ,risulta essere in declino e limitato a casi molto parziali. Stage o corsi pre lavoro In questi ultimi anni si è registratto un uso abbastanza elevato di stage per giovani studenti, che vengono utilizzati frequentemente dalle aziende per svolgere effettivi lavori di ordine o ricerca. In parallelo si è sviluppata un altra forma di lavoro non regolato da contratti, si tratta della istituzioni in SKF di corsi pre-lavoro di due mesi, di cui uno di teoria ed uno di sperimentazione pratica retribuiti con cifra di circa un milione a titolo di rimborso spese. I partecipanti a questi diventano cosi la base per scegliere chi dovrà essere assunto con un contratto di formazione lavoro di due anni. Contratti a scorrimento su Sabato e Domenica I contratti a tempo determinato stipulati in questi ultimi anni fanno sempre più riferimento ad orari di lavoro a scorrimento sul Sabato e la Domenica. E di questi giorni la richiesta della SKF di trasformare gli attuali contratti per il 50% degli addetti con contratti a scorrimento su sette giorni con 20 turni settimanali di otto ore. Contratti di consulenza La pratica di utilizzare con contratti consulenza impiegati che hanno dato le dimissioni per raggiunti limiti di età o anzianità si è diffusa notevolmente. E sperabile che le nuove e più restrittive norme della legge finanziaria resistano alle pressioni notevoli che arrivano dal fronte padronale, e riescano a ridurre questa pratica che riduce ai giovani la possibilità di lavorare e crescere professionalmente. Contratti di lavoro interinale L'introduzione di questa forma di lavoro, gia sperimentata nella cantieristica i modo illegale sotto forma di cooperative di soci lavoratori, ed ora possibile legalmente, produrrà certamente una forte modifica alle condizioni di lavoro. Essa concede il massimo di flessibilità alle imprese e il minimo di diritti per i lavoratori, lo schieramento assai ampio di forze favorevoli sia politiche che sindacali, non attenua la pericolosa perdita di diritti che questa normativa comporta L'insieme dei contratti atipici mostra una tendenza allo sviluppo con due facce abbastanza distinte, una tendente a regolare il contratto di lavoro sempre di più con gli andamenti del ciclo produttivo e con un più elevato utilizzo degli impianti, un' altra che si integra male con la prima riguarda la formazione professionale dei lavoratori, fatta spesso in modo affrettato e limitato, senza adeguati periodi di affiancamento con lavoratori esperti. I contratti di formazione lavoro sono spesso utilizzati per ridurre i costi e avere più flessibilità, la parte formativa si limita alla conoscenza del flusso produttivo e delle caratteristiche dello stesso. La formazione professionale Sul territorio pinerolese, non mancano scuole per la formazione professionale necessaria ai pricipali settori produttivi, sembra piuttosto che il tipo di formazione impartito non riesca a seguire e interpretare le trasformazioni produttive e le modifiche alla organizzazione del lavoro. Si tratta di inserire nei percorsi formativi elementi di riflessione e di esperienza sui nuovi modelli organizzativi, avendo cura di valorizzare il necessario ruolo creativo e non alienante del lavoro individuale e collettivo. 5.1. Grande industria e produzione snella La caratteristica principale del lavoro industriale degli anni novanta è stata la sua organizzazione per canali produttivi, cioè flussi il più possibile completi di fabbricazione di prodotti. Si è passati ad una divisione degli stabilimenti produttivi in tante piccole fabbriche. Al centro di questo nuovo modo di lavorare vi è la ricerca di ridurre al massimo tutti gli "sprechi di lavoro", i produttori esterni di beni e servizi diventano più vincolati, agli addetti si allargano le mansioni e le responsabilità, in un gioco di squadra che rende tutta l'attività lavorativa indirizzata agli obiettivi stabiliti da una direzione sempre più lontana. Da questa O.d.L. si profilano alcune profonde divisioni del lavoro industriale. Una prima divisione riguarda la separazione sempre più ampia tra la conoscenza degli obiettivi del canale produttivo e quelli della politica aziendale. Una seconda divisione avviene all'interno del canale, da un lato la formazione di un tipo di lavoratore servile e più garantito, cioè affidabile perché conosce il flusso produttivo e accetta di vivere con i ritmi determinarti dal mercato, e dall'altro il lavoratore mercenario che vuole determinare i propri ritmi di vita e scambia dei livelli di garanzia per una maggiore libertà dal lavoro e dai suoi ritmi. La piccola industria del nostro territorio e spesso legata alla grande industria per la produzione di manufatti e servizi utilizzati poi dalla grande industria. Essa nella nuova O.d.L. e divenuta parte del canale produttivo e sottoposta secondo le regole del mercato ad una richiesta di flessibilità che rende il lavoro in questo settore sempre meno regolato, orari e licenziamenti nella piccola industria spesso non si discutono più. La cooperazione rappresenta idealmente la miglior struttura economica possibile, essendo essa apportatrice di elementi forti di democrazia e solidarietà, capace di stomolare l'individuo alla crescita sotto il punto di vista umano, sociale e professionale. Essa è poco presente sul nostro territorio voui per una forte presenza dello sviluppo industriale, vuoi per una atavica paura del mondo contadino locale verso ogni discorso di legato alla collettivizzazione e per una ampia diffusione della piccola propprietà. Mentre nel campo agricolo la cooperazione langue, particolare sviluppo , anche nella nostra zona, ha avuto il lavoro delle cooperative sociali, quelle cioè che si occupano del reinserimento di persone svantaggiate certificate nell'ambito lavorativo. Analogamente alla piccola industria le cooperative che producono manufatti o servizi, subiscono la pressante richiesta di flessibilità e di riduzione dei costi e diventano sovente aziende senza regole salariali costringendo i lavoratori all'atto dell'assunzione a diventare soci e quindi assumersi la responsabilità di suddividere redditi inferiori ai minimi nazionali. Esempio caratteristico di questa forma spuria di cooperazione è una cooperativa di circa 70 soci che opera nel Cavourese denominata TECNOCOP e produce ed assembla giocattoli per la Mattel. Questa forma tradizionale di lavoro, subisce per una sua parte consistente una trasformazione importante, l'impresa artigiana per resistere alla competizione si specializza e si ritaglia una committenza che le assicuri una costanza di domanda di lavoro. Questa necessità viene utilizzata dai committenti, i genere aziendi più grandi per avere a disposizione una forma di lavoro autonomo che sembra sempre di più a un lavoratore dipendente estremamente flessibile.
6.1. Disconoscimento del valore lavoro L'elevato peso assunto dalla rendita finanziaria provoca una generale svalutazione del valore lavoro, e un conseguente progredire di alienazioni ed incertezze che rendono sempre più difficile capire le vere ragioni di scambio che sono alla base delle attività commerciali e produttive. I diritti conquistati negli anni passati vengono sottoposti ad una forte erosione dalla pesante disoccupazione e dalle politiche liberiste dei governi. Lo statuto dei lavoratori che ha fornito una serie di diritti ai lavoratori, e alle loro organizzazioni sindacali più grandi, dopo il referendum risulta stravolto. Il monopolio sindacale di CGIL-CISL-UIL ne è uscito rafforzato, se non si firmano accordi almeno provinciali non si hanno i diritti sindacali, e oggi con la concertazione e la istituzionalizzazione del Sindacato non esiste possibilità ad altri di fare accordi. Necessita perciò una nuova legge sulla rappresentanza dei lavoratori nei luoghi di lavoro, capace di valorizzare appieno le enrgie del mondo del lavoro. I diritti alla salute, all'istruzione, al lavoro, e a una vita sociale dignitosa, vengono messi in discussione da una grande spinta alla privatizzazione e dalle politiche monetaristiche. Attaccati fortemente sono la previdenza, la sanità, il riposo domenicale, le ferie. Quest'ultime con le "banche ore aziendali" si usufruiranno solo in funzione dei carichi di lavoro aziendale e non dei bisogni dei lavoratori Il salario diretto in seguito all'accordo sindacale del 1993, è in diminuzione per due motivi: I contratti nazionali hanno definito i minimi salariali che non reggono all'aumento dell'inflazione; Gli accordi aziendali che legano il salario a parametri aziendali non controllabili (Bilanci ecc.) hanno portato pochi soldi. Dal bilancio 1995 della SKF risulta che l'incidenza del costo del lavoro sul fatturato compresi gli oneri sociali, è scesa dal 24% del 1994 al 21% del 1995. Il salario perso viene sempre più spesso recuperato con l'uso degli straordinari, che oggi sono una fonte di risparmio per le aziende rispetto al lavoro ordinario e la sua incidenza sul salario indiretto I contributi previdenziali a carico delle imprese sono in calo, perché si prolunga l'apprendistato, si estende l'uso dei CFL, si pagano in misura ridotta i contributi sugli aumenti legati alla contrattazione aziendale. Il TFR verrà svuotato dalle nuove disposizioni per coprire la mancanza previdenziale determinata dalla riduzione dei contributi. Sotto la spinta liberale i costi di mensa e trasporti oggi a carico delle aziende vengono spostati a carico dei lavoratori. Gli interventi per la difesa dell'ambiente di lavoro, che in parte procedono di pari passo con l'introduzione di macchinari più sofisticati, risultano spesso vani a causa dell'allungamento dell'orario di lavoro. La prevenzion infortuni è messa in discussione dalle continue trasformazione organizzative e dalla continua pressione per ridurre i tempi di consegna. Non abbiamo dati statistici sugli infortuni ma la senzazione degli operatori è che sono in aumento.
Questo argomento per ovvie ragioni di tempo non puo essere affrontato in modo esauriente, tuttavia pensiamo che non si possa eludere per la forte incidenza che ha sulla nostra discussione. Lo sviluppo lento dell'economia capitalistica sta radicalmente cambiando l'orizzonte della politica. La crescita economica mondiale tra il 1950 e il 1970 si attestò attorno al 5% annuo, negli anni ottanta scese al 3,4% annuo e agli inizi degli anni 90 si è attestata su un livello di poco superiore all'1%. Segna il passo l'agricoltura con una produzione di cereali con indici inferiori all' 1% ben al disotto della crescita mondiale della popolazione (1,74% all'anno). Allo stesso modo mostra limiti insuperabili la produzione alimentare legata alla pesca cha passa da una crescita del 4% dal 1950 al 1988 a un -0,8% nel periodo dal 1988 al 1992. Segni di esaurimento, d'altra parte provengono dalle riserve idriche, dalle materie prime, e naturalmente dalle fonti energetiche. Non meno allarmante appare la situazione descritta dai dati ambientali, tutti in qualche misura sono ormai oltre la soglia di sostenibilità. La concentrazione di anidride carbonica è salita a livelli tali da modificare la situazione climatica, ogni giorno si producono 900.000 tonnellate di rifiuti pericolosi. Si è andati talmente al di là dei limiti dello sviluppo che occorre rallentare la crescita dei volumi e la diffusione indiscriminata di prodotti industriali. Siamo perciò in presenza di mercati globali limitati, e l'esempio del mercato dell'auto limitato per ragioni di ricchezza e di pericolosità ambientale è esemplare. L'effetto di questa mutazione morfologica del mercato sul modello organizzativo della produzione è diretto. Il problema cruciale per ogni direzione d'impresa, secondo Taijchi Ohno padre del Toyotysmo, è quello di "sopravvivere in un epoca di crescita lenta". Sul nostro territorio come già detto prima gli esempi di modifiche della organizzazione del lavoro da parte della FIAT e della SKF sono molto chiari. In questi ultimo decennio di sviluppo lento, le imprese si sono allargate sul territorio mondiale per trovare sbocco alla domanda di profitti maggiori, ciò è stato possibile dalle grandi innovazione informatiche nel campo delle comunicazioni. Si sono così costruite delle imprese transnazionali capaci di organizzare un ciclo produttivo sparso in varie parti del mondo. Questa trasformazione ha creato una grande quantità di canali per spostare merci e capitali a livello internazionale che sono stati utilizzati per lo sviluppo di un mercato dei capitali che si è trovato in poco tempo ad avere un peso enorme. Oggi in un ora nel mondo si sposta una quantità di capitali superiore a dieci volte le riserve delle banche nazionali più potenti, senza alcun tipo di controllo e con una sola regola: la rendita finanziaria. Gli stati nazionali sia per effetto delle mutate condizioni produttive, che per effetto di questo enorme potere di condizionamento operato dal capitale finanziario, hanno perso la loro sperimentata capacità di intervento nell'economia e di mediazione dei conflitti sociali.
Dalla ricerca che come avete visto si basa molto sulle inchieste effettuate, e dalle altre letture, vogliamo cercare di trarre alcune considerazioni riassuntive e di indirizzo: 2. Le risorse più importanti di questo territorio sono: · Fonti energetiche idroelettriche che hanno favorito l'avvio di un processo industriale e un accumulo di capitale produttivo nel tempo; · La capacità di lavoro organizzato costruita nel tempo; · Una discreta attrattiva turistica delle valli e della peculiarità della storia di un territorio di confine. 3. La grande industria risulta essere il volano principale della maggioranza delle attività economiche del Pinerolese. L'indagine effettuata evidenza un settore industriale solido e maturo, rivolto verso prodotti che hanno in prevalenza un mercato di sostituzione e con larghe fette di esportazione, attraversato da importanti modifiche all'organizzazione del lavoro. 4. Il terziario ha fatto il pieno negli anni passati ed ora si appresta a politiche di razionalizzazione, lo sviluppo della grande distribuzione riduce i posti di lavoro nel commercio, il sistema bancario e assicurativo sta riducendo gli organici. La pubblica amministrazione pratica il blocco del turn-over. 5. L'agricoltura non ha tendenze negative, può migliorare e offrire alcune opportunità di sviluppo di una industria agro-alimentare. 6. Il mercato del lavoro risente gli effetti della situazione produttiva ed organizzativa. La sperimentata flessibilità degli orari, salvo alcune sporadiche eccezioni, ha prodotto un aumento degli orari di lavoro individuali e una ulteriore crescita dei disoccupati. 7. La tradizionale capacità di lavoro organizzato è messa in discussione dai seguenti fattori: · Perdita di valori e riferimenti sociali forti conseguenti alle divisioni socioeconomiche e alla mercificazione di dei rapporti umani. 8. La congiuntura economico e produttiva positiva incominciata nel 1992 appare oggi esaurità. Già si parla di recessione mentre ancora si godono vantaggi produtti derivanti dai contributi statali per la rottamazione delle auto. 9. I ritrovati aumenti dei profitti registrati in maniera diffusa negli ultimi tre anni, non hanno prodotto aumenti di occupazione, ma sembra abbiano alimentato la massa e la circolazione speculativa del capitale. 10. Le organizzazioni sindacali dei lavoratori dipendenti, sono in crisi a causa della loro incapacità di affrontare con efficacia la difesa delle condizioni di lavoro in questo quadro di lavoro che manca. Crediamo che ciò sia da attribuire anche a forti processi di burocratizzazione ed istituzionalizzazione del sindacato, avvenuti ed in essere. Tali processi offuscano e mascherano la radicalità evidente delle risposte da dare alla disoccupazione. Ancora una volta pensiamo ai lavoratori della Cascami seta e alla loro coraggiosa lotta. ed ai pronunciamenti negativi venuti dai lavoratori sull'operato del sindacato. 9.1. Valorizzare il lavoro Questo progetto ambizioso nasce dalle caratteristiche del nostro territorio e coinvolge tutti, esso è prima di tutto una lotta contro le divisioni forti che esistono nel mondo del lavoro e che producono pericolose forme di alienazione. Esso deve partire come già accennato dalla consapevolezza delle grandi trasformazioni indotte dalla finanziarizzazione dell'economia e dalla globalizzazione dei mercati, cioè dalla consapevolezza che elemento essenziale dello sviluppo economico è la capacità di lavorare organizzati in un flusso produttivo complesso e variabile mantenendo elevati standard di qualità e possibilmente senza incrementare i costi. Occorre perciò uno sforzo congiunto di tutte le forze sociali e del lavoro, per valorizzare il lavoro rispetto alla rendita finanziaria, per aggredire le vecchie divisioni che contrappongono disoccupati a occupati, giovani e anziani, lavoratori manuali e intellettuali, e le nuove, tra chi decide e chi esegue, tra chi lascia che i ritmi della produzione determino i suoi ritmi di vita e chi no. Elemento comune di questo progetto é un idea di sviluppo che non esclude nessuno e che produce un eguaglianza di diritti e garanzie sociali. Coltivare quest'idea permette la crescita di un efficace ed indispensabile capacità di lavoro di squadra. Nessuna valorizzazione del lavoro, specie se questo è svolto in flussi produttivi complessi e variabili, è possibile senza circondare il lavoro da un tessuto di relazioni sociali ed infrastrutture di servizio efficienti ed ordinate, tali da dare al lavoro motivazioni forti e necessarie. I diritti democratici dei lavoratori devono perciò estendersi per: - esercitare il giusto controllo delle politiche aziendali specie nelle multinazionali; - per esercitare il giusto controllo sull'operato delle proprie organizzazioni sindacali; ciò vuole dire che necessariamente devono essere previsti tempi da liberare dal lavoro ed utilizzare per espletare questi diritti. Le condizioni di lavoro debbono migliorare specialmente per ridurre infortuni e incidenti mortali, ma anche per ridurre il tempo di lavoro ed utilizzarlo per la formazione professionale e civile. Di fronte alle innovazioni tecnologiche che permettono alti incrementi di produttività, le politiche di distribuzione del lavoro con la riduzione degli orari di lavoro a parità di salario diventano una necessità inderogabile per uno sviluppo equilibrato. A coloro che obiettano che l'incremento dei costi derivante dalla riduzione degli orari farebbe perdere molti posti di lavoro, si può rispondere che la disoccupazione ha un costo sociale ed economico altrettanto elevato, ma soprattutto occorre ricordare che una massa salariale più elevata e più tempo da dedicare al tempo libero sarebbe certo un buon elemento di incentivo alla produzione. A coloro che infine dicono che ciò distoglierebbe investimenti necessari per battere la concorrenza mondiale, si può ricordare che: · Il regime di libera concorrenza è più reclamizzato che reale, infatti non assistiamo ad una proliferazione di produttori ma a un loro concentramento e alla relativa spartizione delle influenze sui vari mercati. E necessario dotarsi di adeguati e praticabili strumenti protezionistici sulle importazioni, allo scopo di diffondere uguali diritti in tutto il mondo e nel contempo difendere il lavoro da una concorrenza che pratica il dumping sociale. Un primo passo deve essere effettuato subito, la legge sull'orario di lavoro deve essere abbassata sotto le 40 ore settimanali e il lavoro straordinario deve essere disincentivato con un imposizione di tributi aggiuntivi pro lavoro oltre una soglia veramente minima. 10.500 iscritti alle liste dei disoccupati è una cifra considerevole pari al 14 % della forza lavoro disponibile (circa 75.000 persone dai 20 ai 60 anni). ed è tanto più ragguardevole se si considera che nel 1996 l'area del Pinerolese ha avuto la contrazione più forte degli avviamenti al lavoro di tutta la provincia di Torino, e inoltre che per il 1997 ci sono segni di avvio di una crisi ciclica dell'economia. Il Governo, gli enti locali e le imprese sensibili al loro ruolo sociale sono perciò chiamati a fare uno sforzo consistente ed immediato. Ai disoccupati occorre fornire al posto di un sussidio un lavoro minimo garantito. Lavori da ricercare nella fascia dei lavori socialmente ed ambientalmente utili. Una sperimentazione forte di questi lavori è necessaria e possibile grazie ai maggiori stanziamenti governativi. Occorre progettare e far partire entro l'anno su tutto il territorio lavori socialmente utili per almeno 1000 persone. Occorre inoltre uno sforzo perché questi lavori diventino stabili dopo un periodo di rodaggio e permettano una possibilità di crescita di cooperative o società che possano marciare autonomamente. Come abbiamo gia detto in precedenza crediamo sia sbagliato affrontare l'emergenza con ulteriori riduzioni delle condizioni di vita e lavoro. Giudichiamo perciò dannose tutte le ipotesi come i patti d'area, che pensano a uno sviluppo offrendo forza lavoro a prezzi sempre più bassi ed a condizioni di lavoro più gravose e precarie. Cosi facendo non si da una risposta ad una emergenza, ma si accetta una competizione infinitamente perdente nei confronti di altre aree del modo. Non avremo più occupati ma posti di lavoro sempre di più a rischio. La sola strada che abbiamo, passa per lo sviluppo della nostra acquisita capacità di lavorare organizzati e motivati, questa è la nostra emergenza. Non crediamo che oggi esistano le possibilità di realizzare un patto territoriale, troppe sono le differenze che si incontrano, basta pensare alle dichiarazioni rilasciate da più parti che affermano le imprese non si insediano nel Pinerolese perche c'è un sindaco che proviene dal PCI ed un Assessore al Lavoro di Rifondazione. Tuttavia siamo per sperimentare luoghi di confronto e discussione che possano originare un vero patto territoriale. Non vogliamo costruire uno staff elitario e burocratizzato di politici ed imprenditori con un appendice fatta di rappresentanti dei lavoratori, ma un processo concreto, tangibile alla popolazione, con forme di coinvolgimento straordinarie e non di facciata. Un territorio come il Pinerolese , vista la sua vocazione, non può fare a meno di pensare ad consolidare e sviluppare il settore industriale. Si deve tentare in uno sforzo territoriale di enti locali, imprese, istituti finanziari, parti sociali, di recuperare finanziamenti esterni ed interni per realizzare il massimo di sviluppo possibile. Si tratta di realizzare sul territorio aree attrezzate ed urbanizzata per insediamenti industriali e artigianali, dotate dove possibile di servizi alla produzione efficienti, come il completamento dell'autostrada, reti telematiche e sopratutto regole e riferimenti chiari per chi vuole investire sul territorio. In vari Comuni ci sono già aree efficienti o in costruzione. A Pinerolo si è progettata una grande area di circa 400.000 mq finanziata in parte dalla CEE e sulla cui realizzazione è aperta una grande discussione. In merito ad essa vogliamo esprimere solo queste considerazioni: Quest'area data per avviata dalla passata amministrazione, risulta al momento solo una serie di intenzioni, e con seri rischi di non realizzazione, determinati non da volontà ma dai tempi ristretti imposti dalle normative. Se si considera la situazione produttiva locale, le linee di tendenza dell'economia ed altri progetti simili a questo su altri territori, la dimensione di quest'area appare elevata. Il Pinerolese però non può perdere il contributo della CEE per favorire e realizzare questa opportunità per lo sviluppo, occorre perciò uno sforzo serio per trovare finanziamenti ed energie per offrire oltre che un area urbanizzata anche servizi efficienti ed ordinati. Occorre valorizzare l'artigianato locale ridando vigore alla rassegna dell'artigianato, favorire l'associazionismo per ottenere riduzioni dei costi dei servizi specie per quanto riguarda la gestione delle norme sempre più complesse per la tutela del lavoro, dell'ambiente e della trasparenza finanziaria. Sviluppare il turismo valorizzando l'ambiente, le tradizioni, e alcune pratiche sportive tipiche del nostro territorio (sci, ippica, okey su prato ecc.). Un catalogo esuriente di iniziative in merito si trova nella ricerca commissionata dal Comune di Pinerolo del 1992. Usare meglio il nostro territorio per il recupero di tutte le potenzialità energetiche disponibili.
Prima di concludere vorrei ringraziare tutti voi per la cortese attenzione e ricordare che il lavoro oggi è un problema di ordine mondiale a cui vanno stretti i confini dell'Europa. Tuttavia l'Europa e la sua cultura di diritti del lavoro e dello stato sociale non può abdicare la sua storia e lasciare libero spazio a regole derivanti dal solo mercato, perché l'Europa non è solo quella dei banchieri di Maastricht ma di popoli come quello che risiede sul nostro territorio. Un popolo come il nostro che sa che il lavoro è fonte di dignità e benessere, che esso è il frutto dell'ingegno umano, e progredisce se vi è un progresso reale di tutta la società, progresso che si può ottenere solo con una efficace distribuzione dei profitti. Un popolo, il nostro, che non dimentica le lotte per la liberazione del nostro paese e per la costruzione di una repubblica fondata sul lavoro, un popolo che ha lottato per difendere il proprio lavoro, che ha saputo esercitare solidarietà per dare al sud del paese investimenti necessari al suo sviluppo. Un popolo che adesso è in crisi ed impaurito, ma crediamo saprà reagire e capire che oltre la cortina fumogena degli slogan del mercato c'è l'uomo con le sue aspirazioni e contraddizioni, c'è la necessità impellente di trovare strade più solidali ed eque per dare a tutti un lavoro. Crediamo perciò che la marcia per il lavoro Europea del 15 Giugno vedrà sicuramente una folta rappresentanza dei lavoratori Pinerolesi e delle loro organizzazioni, accomunati a tutti i lavoratori Europei dalla rivendicazione solidale di riduzione degli orari di lavoro a parità di salario. Sappiamo infine che il nostro partito e i nostri circoli sono impegnati da sempre su questo tema, lo testimonia il loro lavoro, e la grande marcia per il lavoro conclusasi con la Manifestazione di Napoli dello scorso Novembre che ha visto una grande partecipazione popolare. Il nostro partito e i nostri circoli sanno che molta parte di questo popolo guarda a loro con attenzione, e continueranno più di prima nell'impegno per lavorare meno, lavorare tutti senza perdere le conquiste sociali ottenute.
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