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La miniera di Sa' Matta 2017 | IMI Fabi - YouTube video
Note tecniche su 'Sa Matta'- Orani -pdf
La storia della miniera del bacino del talco di Orani, che inizia la coltivazione subito dopo la prima guerra mondiale, con una situazione di degrado al limite dell’indecenza di povertà e di miseria. Il lavoro in miniera si svolgeva senza nessuna regola e sicurezza,negli anni oltre la coltivazione della miniera, lo stesso minerale veniva avvicinato ai punti camionabili con mezzi inimmaginabili a dorso di cavalli, di asini, poi con i carri trainati dai buoi.
In questi Anni non esisteva nessuna tutela, tanto meno si era organizzati a livello sindacale,tutto questo e avvenuto fino alla seconda guerra mondiale.
Negli anni successivi i lavoratori si organizzano sindacalmente formando le commissioni interne, cercando di instaurare un minimo di controllo sulla sicurezza, chiedendo più salario sia sulla paga sia sul premio di produzione , chiamato premio sfondamento ( dal canto suo l’azienda iniziava a mettere su una serie di servizi dallo spaccio alimentare, alla costruzione dell’impianto di macinazione, struttura questa mai completata, agli alloggi degli addetti ,agli uffici ,e alla sorveglianza).
Negli Anni cinquanta iniziano le lotte sindacali ,che rivendicano salario sicurezza e occupazione portando lo scontro all’occupazione delle miniere, lotta che si protrae per cinquanta giorni , con scontri molto duri con le forze dell’ordine che volevano con la forza mettere fine all’occupazione , dove vennero arrestati due componenti della commissione interna.
A metà degli anni sessanta si inizia la coltivazione passando dal sottosuolo a cielo aperto, non senza creare delle difficoltà , perché si vedeva questo tipo di sfruttamento principalmente a discapito dell’occupazione vedendo le ruspe il mezzo che eliminava la manodopera , e non da meno il degrado ambientale .
Situazione questa che venne accettata alla miniera di sa Matta ma mai in quella di San Francesco , situata sopra il Paese , sotto il monte Gonare.
Alla fine degli Anni settanta , si inizia la crisi che porta al declino definitivo dell’intero bacino del talco di Orani , con il fallimento della Soim, società questa che faceva capo alla Guiso Galisai ,e che al momento del fallimento contava 120 lavoratori, anche questa miniera negli Anni sessanta era passata dallo sfruttamento in sottosuolo alla coltivazione a cielo aperto, che operava nelle miniere di Lasasai, di Ispaduledda , di Predas Biancas, e di Intelai.
Tutto il periodo successivo a questo , si colloca con la società Valchisone c cambia gestione passando da Gianfranco Villa alla gestione del Conte Calleri di Sala.
Con l’assorbimento delle miniere ex Soim , operazione questa che trascina l’intero comparto alla definitiva chiusura , per poi passare alla fase successiva trasferendo le concessioni alla talco Sardegna (EMSA).
E di seguito ai tedeschi della Hoechst.
Per poi subentrare la società Luzenac , e in seguito la Rio Tinto.
(Antonio)
Articolo sulle miniere sarde di 'Sardegna Industriale' da http://www.sardegnaindustriale.it/article.asp?id=85&IDmagazine=2001001
La miniera di talco di Orani
da http://www.ilmessaggerosardo.com/it/ articoli in pdf
aprile 1973 La miniera bianca
giugno 1975 La ricchezza del talco
dicembre 1978 Orani: chiudono le miniere di talco
maggio 1984 Vertenza risolta alla 'Valchisone'
novembre 1985 A Orani lo spettro della disoccupazione
marzo 1986 Nuove prospettive per il talco di Orani
giugno 1989 Sollecitato il rilancio delle miniere di talco
marzo 1996 I tedeschi sbarcano nell'Isola
maggio 2004 Gli abiti etnici di Pietro Modolo mastru 'e pannu
Varie citazioni su Internet:
P
er 22 anni, dal 1972 al 1994, hafatto il minatore del talco. I primi
due anni nel sottosuolo di
.Sa Matta., località a due chilometri
dal paese, nella strada per Ottana.
Duro, tostu, il sottosuolo. Facevano
luce le candele a carburo. Si lavorava
a torso nudo in un caldo terribile.
.Molto pericolo., ambiente malsano,
.silicosi a nastro.. Erano 120
operai e .sa miniera., parte Valchisone
e parte Guiso-Gallisay, arriverà ad averne 250: una enormità rispetto
ai trenta rimasti. Gli altri 20
anni di minatore, Pietro Paolo Modolo,
classe 1944, li fece sopra una
pala meccanica. Eliminato il sottosuolo,
passati .dae sa notte a sa die.,
la miniera era diventata una cava a
cielo aperto. Si travagliava dalle otto
a sa battor de vorta.e die. Poi, per lui,
la sartoria. Ma non pesava. Per ventisette
anni, Pietro Paolo Modolo fu
minatore e insieme mastru .e pannu.
Ci tiene a questa qualifica. Poi, terminata
per lui la miniera, dai 49 anni
fece solo il sarto, il mestiere del suo
sogno da bambino.
http://82.85.18.146/messaggero/2004_maggio_32.pdf
Per non parlare dell’estrazione della steatite di
Orani, una varietà di talco utilizzata dai protosardi,fra il 3300 e il 2.500 a.C. (cultura di
Ozieri) per realizzare coppe, statuette e oggetti ornamentalifino all’estrazione vera e propria del minerale iniziata in forma industriale verso la metà
dell’800 anche grazie all’individuazione, da parte del noto geologo
La Marmora, dei ricchigiacimenti alcuni dei quali ancora in attività.
Costarvine
, Fonte sa Crapa, Is Paduleddas (feldspati), Istellai, Monte Nule, Sa Matta, Lasasai, SaMenta
, Santu Franziscu, S’Arenargiu, Su Venosu, sono questi i nomi di alcuni siti sui quali, per lungotempo, si è esercitata l’attività estrattiva su enormi scavi a cielo aperto.
Ma a
Orani, nonostante le congiunture non sempre favorevoli e la recente legge sull’attività estrattivache penalizza pesantemente il settore, l’esperienza mineraria, sebbene fortemente ridimensionata,
è riuscita a resistere e ancora oggi permangono importanti attività produttive.
Mi riferisco ai feldspati che la
Maffei Sarda, nota azienda del settore, con i suoi 150 dipendentifra diretti e indiretti, estrae per fornire i più importanti distretti dell’industria ceramica nazionali
ed esteri e rispetto ai quali la Sardegna centrale non ha mai potuto ambire neanche alla semilavorazione
dell’ottimo prodotto a causa degli elevati costi energetici dell’Isola.
E al talco che originariamente estratto e lavorato da alcune storiche società fra cui la
Talco e GrafiteValchisone
che vedono oggi continuare la propria missione dalla Società Rio Tinto multinazionaleche fra
Orani e Orotelli continua a dar lavoro a una trentina di dipedendenti.
E al talco che originariamente estratto e lavorato da alcune storiche società fra cui la
Talco e GrafiteValchisone
che vedono oggi continuare la propria missione dalla Società Rio Tinto multinazionaleche fra
Orani e Orotelli continua a dar lavoro a una trentina di dipendenti.
The Sa Matta talc-chlorite deposit
The first mining operations date back to the 1920s.
Initially, Sa Matta was developed as an open pit mine
which was subsequently converted into a underground
mine operating until the mid-1970s, when peak
production was attained. However, underground
workings ceased in the late 1970s and since then mining
has continued as an open pit operation.
http://calvados.c3sl.ufpr.br/ojs2/index.php/geociencias/article/view/4157/3355
All’inizio del secolo comincia la fase della ricerca mineraria nelle zone di San Francesco e Sa Matta. I giacimenti divennero fondamentali nel processo di mutamento economico. Le vicende minerarie hanno subito fasi alterne: il talco, meglio conosciuto come sa preda modde, allo stato attuale è sfruttato da una società mista con maggioranza di capitale straniero. http://www.paradisola.it/comuni-sardegna/detail.asp?iPro=278&iType=16
(Miniera Sa Matta, Orani, Nuoro, Sardegna, Italia)
http://www.mindat.org/loc.php?loc=20164&ob=4
Comunicati in bacheca della Luzenac Europa che segnalano l’acquisto dalla Hoechst del 70% della Talco Sardegna, ad Orani ,(il resto è della Regione) che sarà diretta da un francese sotto l’ing.Salina, e di una miniera tedesca (con stabilimento) in Bavaria (autunno 1997)
http://www.alpcub.com/lvclunga.htm
White talc was produced by Luzenac Val Chisone S.p.A.,
which operated an underground mine at Pinerolo near Turin.
The white talc, mined from metamorphic rocks, has been of very
high quality. Talco Sardegna S.p.A. operated an open pit mine
at Orani. The Luzenac Group acquired a majority stake in Talco
Sardegna, with the remaining share belonging to the Sardinian
mining branch Salsarda (Industrial Minerals, 1998).
http://minerals.usgs.gov/minerals/pubs/country/1998/9421098.pdf
ad Orani, in provincia
di Nuoro, è morto Renato Ortu, 30 anni, mentre
era alla guida di un camion che si è ribaltato in una
cava di talco.
http://www.claronet.it/doc/tappa/tappabuchi_10feb03.pdf
http://www.unica.it/pub/7/show.jsp?id=3083&iso=471&is=7
"Da un anno e mezzo chiediamo chiarimenti sulle intenzioni della casa madre, ma la Rio Tinto non risponde. Ora vogliamo un incontro entro la fine del mese". Così i sindacati Filcem Cgil e Femca Cisl, in una lettera indirizzata in questi giorni ai vertici della Rio Tinto, alla multinazionale dell'estrazione mineraria che controlla anche la Luzenac Val Chisone. La preoccupazione nasce da una lunga lista di segnali negativi, i cui echi provengono da lontano, dallo stabilimento del gruppo "Sa Matta" in Sardegna: qui venerdì l'amministratore delegato Stefano Dorazio ha chiesto la sospensione dell'attività, ufficialmente per la scarsa qualità del talco. Ma la scelta non convince, dopo trent'anni e dopo la richiesta della Regione Sardegna di smettere con l'estrazione a cielo aperto e passare al sottosuolo. La vena in Val Germanasca garantisce la vita della miniera per sette o otto anni. E i sondaggi per nuove vene vanno a rilento e non sembrano incoraggianti. L'organico è in progressiva riduzione, i pensionati non vengono sostituiti e siamo sempre più vicini alla soglia minima per una miniera. I dipendenti della Luzenac Val Chisone sono un'ottantina, tra stabilimento di Porte, uffici e miniera.
In Val Chisone dopo la Omvp e la Manifattura adesso
le miniere Anche la Luzenac è in vendita La decisione è stata comunicata ai sindacati dall'ad D'Orazio |
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La Luzenac Val Chisone (ex-Talco & Grafite), la storica società di
estrazione di talco che proprio quest'anno ha celebrato i cento anni di
vita, è ufficialmente in vendita. Dunque quella che fino a ieri era
un'ipotesi oggi è realtà. Lo ha comunicato la settimana scorsa alle
rappresentanze sindacali l'amministratore delegato Stefano D'Orazio. La
Luzenac attualmente fa parte del gruppo anglo-australiano "Rio
Tinto", società mineraria impegnata in vari settori e che si sta
concentrando soprattutto nella produzione di alluminio e bauxite. Da noi
direttamente contattato, D'Orazio ci ha confermato la notizia, spiegando
che «la Rio Tinto Minerals ha assunto la decisione di valutare
l’opzione di un disinvestimento del suo business nel ramo del talco, in
quanto il Gruppo non lo considera più funzionale al conseguimento dei
suoi obiettivi strategici». In questi giorni, secondo fonti
giornalistiche, la Rio Tinto sarebbe al centro di un'importante operazione
di fusione con un altro colosso del settore, la Bhp Billinton, che
porterebbe alla costituzione di una società da oltre 350 miliardi di
dollari, in grado di influenzare pesantemente il mercato mondiale delle
materie prime. Facile quindi comprendere come le miniere di talco della
Val Germanasca rappresentino un tassello irrilevante di questo grande
gioco.
Su tempi e modi della vendita D'Orazio non si sbilancia. «Al
momento non siamo ancora in grado di fornire dettagli in merito» afferma,
assicurando poi: «Nel frattempo la nostra attività non subisce alcuna
variazione: proseguiremo nello svolgimento del nostro lavoro garantendo ai
nostri clienti la consueta affidabilità e continuità del servizio».
I sindacati si stanno preoccupando invece di avere garanzie sul futuro
dell'azienda e sull'occupazione. «Come al solito tutto dipenderà
dall'acquirente e dalla sua volontà di fare investimenti» affermano
Enrico Tron della Cisl e Elena Palumbo della Filcem Cgil. Aggiungono: «A
questo proposito ci preoccupa la
notizia che si starebbe raggiungendo un accordo per la vendita alla società
italiana Imi delle miniere della Luzenac in Sardegna, noi pensiamo
che per garantire un futuro all'azienda questa debba essere venduta in
blocco». L'amministratore delegato su questo tema conferma che
«si stanno valutando diverse opzioni al fine di raggiungere la miglior
soluzione per tutti, dai clienti a tutte le persone impiegate e al
territorio». Alberto Maranetto http://www.ecodelchisone.com/articoli/articolo.asp?ID=24490
La Imi Fabi Spa è impegnata nell’estrazione, lavorazione e commercializzazione del talco. Negli ultimi anni è diventata il principale produttore italiano di talco ed occupa una posizione di rilievo in ambito europeo. Le miniere sono localizzate nella Valmalenco (Sondrio), dove sorgono anche gli stabilimenti per la lavorazione del minerale. E’ presente anche in Australia e negli Stati Uniti, attraverso l’acquisizione dei diritti per l’estrazione di un talco di qualità particolarmente pregiata. (pg50) http://www.sardegnastatistiche.it/documenti/12_103_20070731111755.pdf
IMI Fabi entra nel settore talco negli anni Settanta come società di estrazione e trasformazione della materia prima talco proveniente dalle miniere della Valmalenco (talco grigio) estendendo, successivamente, la sua gamma di prodotti al talco bianco, importato dalla Cina (regioni di Guanxi e Liaoning) e dall’Australia (West Australia). (vedi articolo Assomineraria)-pdf----------------------- http://www.assomineraria.org/aziende/view.php?aziende_pk=23&search= :
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