La giornata è pulita.
Un sole accecante inonda la città e la campagna circostante. Le
risaie rilasciano piccoli nembi di acqua vaporizzata che si
smarriscono sfavillando nell’atmosfera.
Fin dalle prime luci dell’alba un folto gruppo di mondariso si
è radunato spontaneamente nella piazza principale della città.
Qualche ora dopo, più di novemila persone, in maggioranza donne,
giovani e belle, raccolte nelle loro umili vesti, offerte con
decoro all’osservazione dei passanti, e sprofondate nei loro
copricapo di paglia, invadono le vie della città, intonano
l’inno dei lavoratori e la canzone delle 8 ore e invitano la
popolazione a manifestare con loro.
La città risponde con sollecitudine al loro appello. I negozi
chiudono i battenti, gli operai delle fabbriche metallurgiche, in
sciopero da parecchie settimane, si uniscono alle mondariso e i
bambini si raccolgono davanti al corteo e lo accompagnano per
tutto il tragitto con allegre danze propiziatorie.
Dopo aver percorso le vie principali della città la fiumana di
persone si raccoglie in piazza Cavour per ascoltare i comizi dei
rappresentanti della Camera del Lavoro e della Lega dei contadini.
Non è un giorno di festa eppure i volti delle donne, già
combusti dal sole, svelano un’espressione allegra, quasi
giocosa.
<<La piazza è gremita di gente, rigurgitanti i portici,
piene le vie laterali>>, racconta un premuroso cronista
testimone degli avvenimenti.
<<Sale pel primo sul palco Angelo Fietti, - in
rappresentanza della Lega dei contadini - il quale a grandi tratti
fa la storia delle presenti agitazioni. Dice le ragioni che
militano a favore delle richieste delle mondariso, descrivendo
efficacemente quale triste lavoro sia quello della risaia.
Protesta contro l’inazione dell’autorità municipale e termina
inneggiando alla solidarietà dei lavoratori. Il discorso, spesso
interrotto da approvazioni, viene coronato da uno scrosciante
applauso>>.
A questo primo intervento segue quello del rappresentante della
locale Camera del Lavoro, Lorenzo Somaglino: <<Egli ricorda
in quali misere condizioni si trovino le donne dei metallurgici
dopo otto settimane di sciopero. - prosegue il redattore -
Descrive il loro stato d’animo quando scoprono dell’ingiusto
rifiuto degli agricoltori fatto alle richieste delle mondariso di
Vercelli fra le quali figurano molte donne degli scioperanti.
Invita l’autorità a voler frettolosamente provvedere, perché
la fame è cattiva consigliera. E termina raccomandando la calma
che è virtù dei forti. Una lunga ovazione accoglie la chiusa del
discorso dell’oratore il quale invita poscia i presenti a
nominarsi una commissione che si rechi dal sindaco ad esporre le
richieste degli scioperanti>>.
Appena composta la commissione le manifestanti si riversano in
piazza Dei Cereali, davanti al palazzo municipale verso il quale
dirigono a lungo l’invocazione “Vogliamo le otto ore”.
Il mattino trascorre senza altre novità degne di annotazione.
Il pomeriggio i dimostranti si radunano nel cortile di S. Andrea
dove “pare sia convenuta tutta la città di Vercelli”.
Il tipografo Lorenzo Somaglino e l’avvocato Modesto Cugnolio,
prima di recarsi ancora in municipio per proseguire l’incontro
del mattino con i rappresentanti degli agrari, intervengono per
invitare i dimostranti a pazientare ancora per qualche tempo .
<<Nel frattempo Angelo Fietti - racconta ancora il cronista
– intrattiene per più di un’ora gli scioperanti con una
conferenza incitante i presenti a volersi organizzare. Poi, a
gruppi di quattrocento si recano cantando in municipio ad
aspettare>.
<<Ma mentre aspettano, non si sa perché, sono caricati dai
soldati e dai carabinieri. Una parte degli scioperanti retrocede
ma la maggior parte, conscia di non aver dato luogo a nessuna
provocazione, rimane ferma al suo posto perciò i soldati e i
carabinieri si ritirano>>.
Alle 17, da una finestra del Palazzo Municipale, si affacciano due
mondariso che con gesti espressivi fanno comprendere ai
manifestanti che è stato raggiunto con gli agrari l’accordo per
le otto ore di lavoro e 25 centesimi di aumento.
<<La folla enorme che ondeggia nella piazza come mare in
burrasca – riferisce ancora l’attento testimone – scoppia in
un interminabile applauso. Gli scioperanti sono esultanti di gioia
per la vittoria raggiunta>>. Una gioia inarrestabile che si
accresce quando dal balcone si affacciano i sindacalisti Somaglino
e Cugnolio e comunicano che il sottoprefetto si è impegnato a
risolvere anche la lunga controversia dei metallurgici.
<<Dopo questa comunicazione tutti gli scioperanti ritornano
nel cortile di S. Andrea dove è narrato nuovamente da Somaglino e
Cugnolio l’esito delle trattative.
<<Invano tentiamo di descrivere l’entusiasmo che ha
portato questa clamorosa vittoria. Speriamo – conclude il
redattore – che questa vittoria operaia sia di ammaestramento a
quei padroni medioevali che sdegnano di trattare coi loro operai e
ai lavoratori ancora una volta insegni che solo coll’unione
esiste la forza, e quindi accorrano numerosi a farsi iscrivere
alla Camera del Lavoro>>.
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