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Il "meraviglioso
ideale" di Emma la Rossa
di Maria R. Calderoni
su Liberazione del 29/08/2010
Ritratto della grande
anarchica americana
E' entrata nell'immaginario,
oltre che nella storia. Il suo personaggio appare in un musical di Stephen
Sondheim nel 1990 e ancora prima in "Reds", il film di Warren
Beatty su John Reed e "i dieci giorni che sconvolsero il mondo"
(Maureen Stapleton, che la interpretava, vinse l'Oscar come migliore
attrice non protagonista). Emma Goldman. Anarchica. Irriducibile. Detta
anche Red Emma. Occhialetti, un bel visino, un cappellino alla moda, su
Wikipedia la sua foto rimanda una dolce ragazza. Ma, insomma, c'è molto
da dire. Intanto, è una che ha cominciato "da piccola" e non
camminando sulla bambagia. Russa d'origine (di Kaunas, Lituania, ma poi
trasferita a San Pietroburgo, dove compirà i suoi studi), padre
impiegato, famiglia ebrea perseguitata dagli scinovniki cristiani, data di
nascita 1869; a 15 anni con la sorella Elena emigra negli Stati Uniti. La
rivolta di Haymarket è il suo "battesimo".
Piazza Haymarket, Chicago, 4 maggio 1886. La folla lì in presidio dopo
che la polizia tre giorni prima, il 1 maggio (diventerà la data della
Festa dei lavoratori) ha ucciso due operai nel corso dello sciopero
proclamato per le otto ore; la bomba che all'improvviso esplode e uccide
un agente; gli otto anarchici arrestati; il processo-farsa; e cinque degli
otto condannati a morte (Spies, Parsons, Fischer, Engel vennero impiccati;
il quinto, Lingg preferì suicidarsi in cella, accendendosi un sigaro
pieno di dinamite). Piazza Haymarket, I Martiri di Chicago.
Emma ha soli 15 anni, ma l'episodio, col grande clamore internazionale
sollevato - centinaia di cortei e proteste in tutto il mondo - così
eloquente nella sua spietatezza e ingiustizia (una delle più indegne
montature giudiziarie, in seguito venne appurata l'innocenza di tutti i
condannati), è la svolta della sua vita. Le idee di quegli uomini, che
preferirono morire piuttosto che piegarsi, divennero le sue. Non tornerà
mai più indietro. Inseguendo il "meraviglioso ideale". Del
resto, il quadro che ha sotto gli occhi proprio negli Stati Uniti non la
induce certo a cambiare: tutte quelle ingiustizie che vede intorno a sé
perpetrate contro i lavoratori, le lavoratrici, le minoranze, le donne. Da
subito anarchica e femminista.
Irriducibile Emma. Si sposa con Jacob Kershner, ma lo lascia accusandolo
di essere troppo maschilista. Sul matrimonio ha idee molto chiare: «Se
mai mi capiterà di innamorarmi di un uomo, mi darò a lui senza ricorrere
alla benedizione del rabbino o della legge, e quando l'amore finirà me ne
andrò senza chiedere il permesso di nessuno». (E così farà).
Militante, studiosa, divulgatrice, combattente. Entra in contatto col
mondo anarchico e socialista, i suoi primi articoli appaiono su Freiheit
(Libertà), il periodico dell'anarchico tedesco Johann Most, dal quale
prende presto le distanze, perché troppo paternalista. Tuttavia, fu
proprio il paternalista Most a spingerla a tenere le sue prime conferenze
in russo e in tedesco. Lo scoprirono in molti: Emma ha una oratoria
trascinante ed è trascinante anche lei, rivoluzionaria giovane,
entusiasta e, secondo molti, affascinante. Teatri stracolmi l'accolgono in
molti centri degli Usa e del Canada, New York, Boston, Montreal; e
dovunque la chiamino gruppi di operai in lotta. E non è mai una
passeggiata o una trasferta tranquilla. Più volte la polizia cerca di
interrompere i suoi discorsi, facendo irruzione nelle sale e disperdendo i
partecipanti; e non di rado i proprietari dei locali sono diffidati dal
concederle il permesso.
L'imprudente, la istigatrice Emma. Nel 1894 le viene appioppato un anno di
carcere, rea di «avere incitato alla sovversione», nel corso di un
comizio, un gruppo di disoccupati. Un passaggio in galera se lo guadagna
qualche tempo dopo, quando, 1901, il presidente Usa McKinley, a Buffalo,
viene ammazzato dall'anarchico polacco Leon Czolgosz e lei arriva ad
esprimergli apertamente la propria solidarietà. E per di più il suo
grande amore - quell'Alexander Berkman anarco-rivoluzionario russo che ha
poco più di vent'anni come lei e che lei chiama Sasha - è dentro per
avere sparato a Henry Clay Frick, il padrone delle ferriere di Homestead
che ha fatto picchiare e uccidere dalle guardie Pinkerton numerosi operai
in sciopero (e dentro resterà per 14 anni).
Non la smette. Fondatrice della rivista Mother Earth (Madre Terra); in
contatto con gli esponenti più importanti del movimento anarchico
mondiale (tra cui Errico Malatesta); presente al Congresso internazionale
anarchico di Amsterdam; impegnata a tempo pieno sul piano
dell'emancipazione femminile, della liberazione sessuale, del controllo
delle nascite (e infatti un altro arresto se lo rimedia, "colta sul
fatto", mentre cerca di spiegare ad alcune donne l'uso di un
particolare contraccettivo). Pacifista, naturalmente. Insieme a Sasha -
finalmente uscito di prigione - si batte contro il fanatismo militarista
che soffia sul mondo, foriero della Prima guerra mondiale ormai
incombente; e arrivano a fondare una Lega Anti-Coscrizione, che predica il
rifiuto della cartolina-precetto e l'invito a disertare. Arrestati,
naturalmente, ed espulsi dagli Stati Uniti, lei e lui insieme.
Finito il gran macello umano, attratti dai fatti straordinari che
avvengono là in Russia, nel 1917 arrivano a Mosca, la terra promessa
della rivoluzione proletaria. Col cuore pieno di entusiasmo, il suo cuore
di anarchica indomabile. E a Mosca incontrerà Lenin in persona. Non le va
granché bene; al di là della formale cordialità, non è aria, da quelle
parti, per gli anarchici dal cuore indomabile. Lei ci scriverà sopra un
libro ("La mia disillusione in Russia") e se la prende
direttamente con Lenin; il quale - scrive - quando gli si parla della
questione degli anarchici trattati dai bolscevichi non proprio coi guanti,
«fa il finto tonto». Né le va meglio con l'anarco-bolscevico Victor
Serge, che dice di non capirla, e persino di considerarla, data «la sua
formazione americana, distante dalle esigenze del popolo russo». E del
resto lo stesso "patriarca" anarchico, il grande Piotr Krotopkin,
non si esime dal chiederle «se valesse la pena di perdere tanto tempo a
discutere di sesso» e non fosse molto meglio «dare la priorità alla
liberazione dei lavoratori».
Tra quei bolscevichi ci starà fino al 1921: la tragedia di Kronstadt -
Emma e Alexander tentarono invano di "fermare" Tukacevski - la
convinse ad andarsene per sempre. "Andrem di terra in terra, a
predicar la pace ed a bandire la guerra" (come dice la canzone),
anche Emma e Sasha peregrinano a fare comizi e a indire iniziative,
Stoccolma, Monaco, Londra. E nel '36 in Spagna, a Barcellona, la capitale
dell'anarchismo catalano che combatte contro Franco.
Non smette. Nel suo "meraviglioso ideale" c'entra soprattutto «il
fermento del pensiero»; c'entra la filosofia della «fusione armoniosa di
individuo e società»; c'entra l'impegno a favorire «lo sviluppo
dell'interiorità vitale e creativa». Lotta, quindi, sul terreno politico
e sociale in difesa dei lavoratori, ma anche per «libertà di parola,
indipendenza femminile, libertà sessuale, controllo delle nascite,
educazione alla libertà e al pensiero critico». Temi che per lei sono un
tutt'uno, strettamente correlati, aspetti inscindibili di un unico
processo verso «la nuova umanità forte e indipendente». Quello che lei
chiamava «l'alba di un mondo migliore», un nuovo «ambiente ispiratore
in cui vivere». Il mondo della «rinata anima sociale», con «uomini che
siano uomini, che abbiano una spina dorsale attraverso la quale non si può
far passare una mano».
E volete sapere perché la bandiera del suo "meraviglioso
ideale" è nera? Lei lo spiega così: «Perché il nero è anche il
colore del lutto. La bandiera nera che cancella le nazioni è anche il
simbolo del lutto per le loro vittime, i milioni assassinati nelle guerre,
esterne ed interne, a maggior gloria di qualche maledetto stato. E' a
lutto per quei milioni il cui lavoro è derubato (tassato) per pagare le
stragi e l'oppressione di altri esseri umani. E' a lutto non solo per la
morte del corpo, ma anche per l'annullamento dello spirito sotto sistemi
autoritari e gerarchici. E' a lutto per i milioni di cellule grigie spente
senza dar loro la possibilità di illuminare il mondo. E' il dolore di una
tristezza inconsolabile».
Emma Goldman è morta nel 1940 a Toronto, ed è sepolta nel cimitero
tedesco di Chicago, vicino ai martiri di Haymarket. Red Emma. Nota anche
per quella famosa frase: «Se non posso ballare, allora non è la mia
rivoluzione». |
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