gruppi donne |
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<<Il Consultorio di Via dei Mille>>1972-86 Nei
primi anni ‘70, a Pinerolo, un gruppo di giovani donne e uomini
operavano nel centro storico, a fianco delle molte famiglie immigrate dal
sud che vivevano tutte le difficoltà dello sradicamento dalla terra di
origine e del riadattamento al nord. I bambini soprattutto necessitavano
di essere seguiti nei compiti e nell’uso dell’italiano, per questo
motivo questi giovani avevano creato un doposcuola. Lavorare con i bambini
portava ad incontrare i loro genitori, soprattutto le madri. Madri di
molti figli, lontane per educazione dalle conoscenze relative al controllo
delle nascite ed impegnate a gestire famiglie comunque numerose. I sistemi
contraccettivi erano allora poco noti ed usati, sia per scarsa diffusione
culturale che per la diffidenza creata anche dal veto della chiesa
cattolica. Eppure, risultava matura l’esigenza sociale che fossero
conosciuti ed usati nel modo più opportuno. L’interruzione volontaria
di gravidanza, clandestina a quel tempo, metteva in serio rischio molte
vite di donne e di madri e certamente, non poteva in alcun modo
rappresentare una serena scelta di maternità responsabile. Nel
1972 per decisione dello stesso gruppo e di alcuni medici, al piano
terreno di una casa a due piani, viene aperto il “Centro
studi demografici”
con lo scopo di diffondere la conoscenza delle tecniche contraccettive.
Era una struttura semplice: una grande sala d’ attesa dove si tenevano
le riunioni con tavolo e poltrone, una piccola biblioteca (vi si trovavano
libri come “Noi e il nostro corpo”, “L’altra metà del cielo”),
una sala più piccola dove si poteva parlare con 1 / 2 donne del gruppo,
una sala medica attrezzata per visite ambulatoriali , un servizio e
tendine alle finestre. Il centro era sorto con la collaborazione di un
gruppo di uomini e donne e contava sull’intervento volontario di un
ginecologo ed altri medici.
L’attività del consultorio si è protratta fin verso il 1985-86
in forma volontaria, con la collaborazione di altri due medici e di un
gruppo di donne.
In quegli anni intorno all’attività medica del centro si
sviluppavano tematiche come la diffusione della conoscenza e dell’uso
delle tecniche contraccettive, delle visite ginecologiche gratuite, ma
anche parallelamente, una presenza del dibattito sociale su temi come la
legalizzazione dell’aborto, perché in quegli anni la legge n° 194/78
stava percorrendo il suo
difficoltoso iter legislativo e di confronto nelle diverse visioni e
convinzioni presenti nel nostro paese. Le donne del gruppo costituivano
anche un elemento di richiesta e di stimolo verso i servizi socio-sanitari
cittadini perché nascessero “Consultori comunali” allo scopo di
diffondere nelle scuole, nei luoghi di lavoro le conoscenze basilari sulla
contraccezione e per la prevenzione dell’aborto.
In effetti, poi, nell’arco di qualche anno, con l’approvazione
della L. 194 del 22.5.1978 e con l’istituzione del
“Consultorio comunale familiare” situato presso l’ex ONMI,
alcuni degli obiettivi che stavano a cuore al “movimento delle donne”
furono realizzati anche a Pinerolo, ovviamente con le immaginabili
differenze che distinguono servizi di tipo volontario da quelli di taglio
istituzionale. Quello che era stato, però, oltremodo significativo era la
lettura in chiave di bisogno collettivo di problematiche come quelle
attinenti alla sessualità femminile sulle quali gravavano pesantemente
vissuti di individualità e di rimozione fino alla loro equiparazione a
veri propri tabù. Cosa molto diffusa nelle precedenti generazioni di
donne, ed ancora oggi in molte aree e strati sociali del paese.
Ma, tutto quello che avveniva in ambito locale trovava un forte
rispecchiamento e riferimento in quanto a livello nazionale ed
extranazionale andava elaborando il movimento femminista, questo dava un
respiro ampio al percorso di consapevolezza delle donne.
Numerosi gruppi e collettivi nascevano in ogni parte, perché
milioni di donne, le più diverse per estrazione e storie personali,
incominciavano a pensarsi come “soggetto” politico, storico,
culturale.
Il fermento della differenza di genere diventava fondante nella
cultura di un nuovo sguardo sulla storia, sulla politica, sulla
letteratura, sulla giurisprudenza, sulla teologia, sul cinema, sulla
pedagogia, ecc., come quando viene modificato un paradigma scientifico
capita di dover ridefinire interi ambiti della scienza, così lo sguardo
della donna sul sapere diventava lievito per una possibile differente
visione del mondo.
Nel
faticoso e contraddittorio cammino, irto di ostacoli e ritorni al passato,
si ipotizzava con tutta la creatività del pensiero divergente che non
avrebbe potuto più esistere una cultura dell’emarginazione della donna
e dei suoi bisogni. In
questo background culturale ci si incontrava il martedì sera, per diversi
anni, più o meno numerose a discutere di noi e del mondo.
“Autocoscienza” si chiamava, allora, una pratica un metodo di
confronto fra la conoscenza di sé ed il rispecchiamento nell’altra.
Passione, empatia, solidarietà, rabbia, emozioni giovani e vitali
coloravano quelle sere di privato e politico insieme. E’
stata una “casa” per crescere, una straordinaria esperienza di
incontro e di confronto su temi non futili, non banali. A
ripensarci, mi viene in mente il titolo di un libro di Mario Capanna
“Formidabili quegli anni”. Successivamente,
ancora fino all’85-86, le attività del Consultorio e del Gruppo delle
donne (con i suoi incontri) avevano continuato a fornire il loro servizio
gratuito e volontario. I
percorsi di consapevolezza avevano raggiunto un assetto più solido, la
differenza di genere era ormai situata in modo stabile nella società,
come punto di non ritorno, la contraccezione si diffondeva capillarmente
attraverso canali istituzionali e la L. 194/78 era ormai un dato di fatto. C’era
stato un profondo cambiamento nel paese, per questo l’esperienza del
Centro, necessaria fino ad allora, poteva lasciare il posto a quei
percorsi istituzionali che aveva contribuito a creare con la sua presenza
culturale e sociale. Mariella
Amico <<Gruppo donne Perosa Argentina>>Purtroppo
nessuna documentazione è stata conservata sulla genesi e lo sviluppo dei
gruppi-donne delle Valli Chisone e Germanasca. Motivazioni singole e/o
collettive; rapporto con il femminismo; relazione/indipendenza rispetto ai
gruppi e alle organizzazioni della sinistra; rapporti di
antagonismo/collaborazione con gli Enti locali; intrecciarsi di iniziative
a livello sociale e culturale; organizzazione del tempo libero …, tutto
questo è reperibile unicamente affidandosi alla memoria orale, peraltro
molto labile. Come per moltissime altre esperienze di aggregazione delle
donne nel decennio ‘75/’85, la diffidenza o il rifiuto della
mediazione della scrittura hanno determinato l’esiguità dei dati sui
quali è adesso possibile lavorare. La comunicazione delle esperienze
vissute in quegli anni non è mai stata sentita come una questione da
affrontare in modo sistematico, forse perché del tutto simili a migliaia
di altre esperienze analoghe nel resto d’Italia e documentate in
numerose pubblicazioni[1].
Molte
delle donne che poi hanno dato vita al gruppo di Perosa
Argentina-Pomaretto erano già inserite nel gruppo del consultorio di
Pinerolo, del quale condividevano le motivazioni e la pratica, pur
fornendo una collaborazione saltuaria. Quando (legge
29 luglio 1975, n. 405) vengono istituiti i consultori familiari e, più
tardi, il Consiglio Regionale del Piemonte delibera di istituire una
Consulta femminile regionale con un proprio statuto, anche il gruppo di
Perosa-Pomaretto si organizza in consulta per collaborare alla gestione
del consultorio di valle. In
riunioni a cadenza settimanale si organizzano: ·
la
collaborazione con i ginecologi e i pediatri del consultorio
nell’accoglienza delle utenti e per le serate di informazione/formazione
alle donne nei diversi paesi delle due valli, ·
i dibattiti
pubblici in collaborazione con la Comunità Montana, ·
i corsi di
educazione al parto, ·
le iniziative
per l’informazione sui problemi della sessualità nella scuola
statale… Questo
per quanto riguarda il rapporto del gruppo con le istituzioni locali,
rapporto che però non rappresenta affatto il motivo principale del suo
essersi costituito, né esaurisce in esso la sua ragion d’essere. A
S. Germano Chisone si è intanto formato un altro gruppo di donne, la cui
pratica si svolge essenzialmente nel campo della così detta “autocoscienza”.
Una riflessione che, a partire da se stesse e dalle proprie esperienze o
contraddizioni, porta ad una consapevolezza determinante: il
personale è politico. Gli incontri fra i due gruppi sono frequenti e
proficui e ne arricchiscono il dibattito interno. Con
lo sfondo del complesso confronto con
la scuola, il mondo del lavoro, il sindacato, la fabbrica, il movimento
femminista, la legislazione vigente (L. n.° 194/78, sull’interruzione
volontaria della gravidanza; L. n.° 66/1996, norme sulla violenza
sessuale, che si cominciavano a discutere già all’inizio degli anni
’80), il gruppo ha avuto un percorso di crescita collettiva determinante
per ogni singola partecipante, che però non si è mai palesato in modo
esplicito. Sarebbe interessante scavare in ciò che si è sedimentato ed
in ciò che è stato rimosso, per analizzare insieme i motivi di tale
rimozione. Si possono in questa sede, al massimo, porre alcune questioni
irrisolte, che però rimangono aperte per una ulteriore riflessione: -
Quale è il reale modo di far politica delle donne? Il loro modo di
intervenire nella realtà per modificarla e farla crescere passa
attraverso le istituzioni, o si dirama in altre direzioni, più incisive
ma meno visibili ed ufficiali? -
Come possono le donne darsi forza a vicenda, cambiando anche le
condizioni di vita, la mentalità, le relazioni, all’interno del tessuto
sociale? Queste modificazioni possono sopravvivere ed affermarsi senza che
l’esperienza acquisita venga sedimentata e tramandata a chi è più
giovane? Come si può trasmettere ciò che non lascia traccia nella
scrittura? -
La pratica dell’autoricerca collettiva non è di per sé una
pratica politica capace di produrre crescita e consapevolezza, e quindi
miglioramento delle modalità con le quali ci si rapporta ai bisogni di
tutti/e? Cosa succede se questa pratica non viene più agita? -
L’apparente negazione odierna
di tutte le istanze e l’annullamento
delle conquiste di quegli anni (riflessione sulla condizione femminile;
confronto fra donne di diverse età, grado di scolarizzazione, formazione
personale; visibilità come soggetti (in quanto gruppi),interlocutori di
altri soggetti pubblici; ricerca di coesione; critica ai saperi e alle
pratiche spersonalizzanti nel campo della salute; accesso ai servizi
pubblici; rapporto con i maschi; ruolo all’interno della famiglia;
sessualità ecc.) è da situarsi nel calderone della enorme crisi generale
della politica? Perché le donne hanno ricominciato a tacere? Se le donne
tacciono su questo, significa che il problema è superato, o che non viene
più assunto come tale a livello della percezione comune? La
scelta di un ordine cronologico nell’esposizione, con un maggior
supporto di date e documenti, avrebbe certamente reso più lineare il
percorso del gruppo, chiarendo anche i motivi del suo scioglimento. Non è
stato possibile fare questo per diverse ragioni, che nulla tolgono alla
ricchezza e profondità della pratica messa in atto dalle donne in quegli
anni.
Per il gruppo donne di Perosa e Pomaretto - Graziella
Tron <<Gruppo Donne di S. Germano Chisone e Villar Perosa>>Il
Gruppo Donne di S. Germano Chisone e Villar Perosa nasce intorno al
1976/’77, sulla spinta di alcune donne di Villar che negli anni
precedenti avevano fatto parte del gruppo legato a Democrazia Proletaria. Eravamo
molto giovani (circa vent’anni come età media) e ben assortite
(operaie, casalinghe, studentesse, impiegate, insegnanti). Stare
insieme una volta a settimana era importante, uno spazio solo nostro,
parole solo nostre, insieme al desiderio di coinvolgere altre donne.
Momenti che sono serviti a creare legami assai forti fra alcune di noi. Due
anime, certamente, a volte in conflitto: quella “politica” che ha
partecipato alle vicende di quegli anni e promosso a livello locale le
discussioni su tali temi (la legge sulla legalizzazione dell’aborto,
l’apertura dei consultori, la costituzione della Consulta femminile di
Valle, l’organizzazione di serate pubbliche su contraccezione e salute,
la proposta di legge contro la violenza sessuale, la richiesta per
l’apertura dell’Asilo Nido di Villar Perosa, ed ancora la reazione
allo sfratto e alla vendita delle case operaie di S. Germano Chisone in
seguito al fallimento del Cotonificio), e quella “personale” che
desiderava adoperare questi tempi e questi spazi anche per raccontarsi ed
ascoltare, per piangere e per ridere, per tornare indietro ed andare
avanti, INSIEME. Carla
(che non c’è più), Eliana, Nicoletta, Rossella, Renata, Danielina,
Chicca, Liliana, Silvana, Oriana, Pana e Betta, Daniela, … <<Gruppo donne Val Pellice>> ......Per
me il consultorio ha significato socializzazione, emancipazione, cultura. Far
parte di un gruppo in cui aumentare la mia consapevolezza, condividere
dubbi, scoperte, sofferenze, speranze. Col gruppo ho letto, studiato,
dibattuto. Mi sono occupata di politica, ho viaggiato, ho conosciuto realtà
diverse. Ho
imparato a conoscermi di più, ad ascoltarmi, ad ascoltare. Ho ragionato,
ho fatto delle scelte importanti. Facevo
parte “del gruppo donne Val Pellice” che nel 76-77 ha collaborato
all’organizzazione del primo consultorio di valle. Prima frequentavo
quello di Pinerolo autogestito. Eravamo in contatto coi consultori di
Torino e col la casa della donna a Roma. Prima
della legge sull’aborto cercavamo di tutelare le donne che ricorrevano
all’aborto clandestino. Nel
consultorio organizzavamo la pre visita, facevamo informazione sui metodi
contraccettivi, partecipavamo alle visite col ginecologo. Ci
confrontavamo su sessualità, gravidanza, alimentazione, nuovo diritto di
famiglia, matrimonio, divorzio, omosessualità, qualità della vita,
emancipazione, responsabilità, amore, salute e malattia, medicina,
servizi sociali, lavoro, parità di diritti... Sono
state esperienze che ci hanno fatto discutere, che ci hanno unite. Abbiamo
riso e pianto insieme. Testimonianza
di una donna del gruppo donne
“Negli
anni settanta il movimento delle donne iniziava ad organizzarsi per
affermare un identità negata e lesa nei suoi diritti fondamentali quali
la salute e la sessualità. L’aborto
clandestino era una piaga sociale che tutti conoscevano ma che sia la
chiesa cattolica che i governi democristiani ignoravano e anzi
demonizzavano come scelta criminale. In
tutta Italia le donne organizzavano manifestazioni e appoggiavano i
partiti mobilitati per difendere la legge sul divorzio (1973 ) con il
referendum del 1974, per la creazione dei consultori per la salute della
donna e soprattutto per la depenalizzazione dell’aborto, che svolto in
clandestinità causava morti tra le donne e arricchiva medici ed
ostetriche. Le
donne, con la collaborazione di medici e ostetriche, avevano creato
diversi consultori auto gestiti, dove oltre alla visita medica, iniziavano
a parlare dei loro problemi, coinvolgendo in un incontro culturale di
ampia portata tutte le donne, perché per tutte le donne i problemi sono
comuni. Si aiutavano inoltre le donne ad abortire in condizioni le meno
pericolose possibili e il gruppo si era auto denunciato come forma di
protesta durante la campagna per la legge.” Anche
a Pinerolo vi era un consultorio in Via dei Mille, con il dottor Luciano
Griso tra gli altri. Forti
di quella esperienza, ma consapevoli che era necessario spingere l’ente
pubblico ad aprire sul territorio consultori pubblici e gratuiti, per
permettere davvero a tutte di donne, soprattutto quelle più emarginate,
povere e isolate, di godere di un attenzione unica per la prevenzione e la
cura della propria salute. Dopo
anni di militanza in diversi gruppi, nel 1975, dopo la promulgazione della
legge d’ avvio dei consultori, un gruppo di donne rappresentanti del
P.C.I., del sindacato, di Democrazia Proletaria, dei consigli di fabbrica,
di gruppi di base, del Teatro Angrogna, della Chiesa Valdese, iniziarono
ad incontrarsi dando vita al Gruppo Donne Val Pellice. Lo
scopo prioritario era creare i consultori in Val Pellice e inserirsi nel
comitato di partecipazione che la legge prevedeva quale momento di
collaborazione tra i vari soggetti. Si era tentato all’inizio di imporre
una assemblea degli utenti, Il primo consultorio iniziò a Torre Pellice
nel gennaio 1978, e in rapida successione a Luserna San Giovanni e
Bricherasio. Prima di questo il Gruppo donne aveva lavorato per
sensibilizzare l’opinione pubblica, soprattutto le donne sull’apertura
del nuovo servizio attraverso un questionario, degli incontri pubblici in
tutti i comuni della Valle e con visite ad altre realtà quali la casa
delle donne a Roma e la partecipazione attiva ai coordinamenti dei
consultori a Torino per consolidare il lavoro interno del gruppo stesso.
Il gruppo donne aveva presentato una piattaforma alla Comunità Montana
con 500 firme. Con
l’apertura del consultorio alcune donne lavoravano come operatrici nel
consultorio stesso, le altre proseguivano con energia e stimolo
all’istituzione nel comitato di partecipazione, nella stesura del
regolamento ma soprattutto all’interno del consultorio, con la presenza
attiva nella pre-visita, momento di incontro, di scambio e di informazione
con le donne prima della visita ginecologica vera e propria. Gli argomenti
trattati erano i contraccettivi, la sessualità,
l’aborto ma anche la menopausa e la prevenzione ai tumori. Sono
stati questi momenti molto belli, forti, irripetibili. L’attività
non era solo “interna” al servizio ma nelle scuole (dibattiti pubblici
rispetto alla necessità di educazione sessuale nelle scuole elementari e
medie), nella creazione di una biblioteca, con mostre itineranti sul
femminismo, con incontri pubblici sulla prevenzione alla droga, assemblee
sul lavoro in fabbrica e volantinaggi in tutti i paesi per pubblicizzare
le varie iniziative. Il gruppo veniva richiesto anche nelle realtà vicine
(Val Chisone ) per esportare la propria esperienza. Gli
argomenti trattati erano: l’aborto clandestino, il salario alle
casalinghe, gli anticoncezionali, il diritto di famiglia, l’ambiente di
lavoro e salute. Il
gruppo ha poi cessato la sua attività nel 1982, quando il servizio
consultoriale aveva ormai raggiunto un consolidamento importante sia come
utilizzo dalle donne che nella sua struttura istituzionale. Judith
Elliot, Manuela Cammillotti, Fiammetta Gullo <<donne e Fgei>>valliCon
l’esplodere del movimento femminista, si aprì anche nella Fgei la
riflessione sulla contraddizione di genere: Si formarono diversi
gruppi-donne, composti da fgeine che si riunivano separatamente dai loro
fratelli per riflettere sulla specificità
dell’indentità femminile sia nella chiesa che nella politica.
Tra questi gruppi (presenti in varie città italiane) ebbe una importanza
centrale anche il gruppo-donne FGEI-Valli: non solo per la consistenza
numerica, ma anche per la sua
feconda collaborazione con il Centro
di Agape (di cui assunse per un certo periodo la gestione dei campi
femministi) e con l’analogo
centro di Adelfia in Sicilia, con cui collaborò per la organizzazione dei
locali campi donne. Verso
la metà degli anni Ottanta il gruppo donne Fgei si sciolse a livello
nazionale, ma il gruppo locale continuò a riunirsi initerrottammente
nella sede della comunità di Pinerolo. Quando si formò il gruppo di
Cassiopea a livello nazionale
(su iniziativa di donne protestanti più giovani) il gruppo delle valli
partecipò attivamente dando un contributo alla stesura delle tesine
teologiche di Cassiopea pubblicate su Gioventù evangelica. Negli
anni successivi molte fgeine sono
transitate per questo gruppo e poi se ne sono allontanate. Una decina di
anni fa il gruppo è stato “aperto” anche a donne non protestanti
(cattoliche, non credenti e aderenti alla Comunità di base di Pinerolo):
un lungo e articolato lavoro di lettura riflessione e scrittura è
stato portato avanti sia sul piano teologico, che su quello
politico-filosofico. Richiesta, in seguito all’organizzazione di una
serata-incontro con Luisa Muraro, di attribuirsi un nome per essere
identificate, non si è riproposto l’antico nome di gruppo fgei (che non
corrispondeva più né alla identità nè all’età delle componenti il
gruppi) e ci siamo chiamate “Gruppo
di donne di Pinerolo per la ricerca teologica)”. Francesca
Spano <<Collettivo
donne DP>>’76
dal
mensile ‘Democrazia proletaria’ Pinerolo, -giugno 1976: L’iniziativa
delle donne a Pinerolo Quest’ultimo
periodo ha visto a Pinerolo la presenza di donne organizzate in vari
cortei, anche se con molto ritardo rispetto alla
crescita e alla presenza del movimento delle donne nella vita
politica nazionale. L'
iniziativa politica delle donne riguarda nel Pinerolese anche situazioni
come Torre e Perosa. Questa
presenza è stata il primo segno della presa di coscienza delle donne
sulla loro situazione specifica di doppiamente oppresse, come donne e come
lavoratrici, casalinghe, studentesse. Le
donne hanno sentito l’urgenza di usare la campagna elettorale per
iniziare, da un lato un discorso di critica alla strumentalizzazione del
voto delle donne e del loro consenso politico, operata dalla DC e dalla
chiesa cattolica in massima parte, ma anche dagli altri partiti;
dall’altro di proporre momenti di presa di coscienza, di discussione, di
coinvolgimento, di lotta delle donne su di un programma che a grosse linee
ricalca i punti del dibattito che ormai da anni viene portato avanti dal
movimento femminista nel suo complesso. E’
sorto così un collettivo di Democrazia Proletaria al quale partecipano
compagne delle tre organizzazioni aperto a tutte le donne che si
riconoscono nel discorso complessivo e negli obiettivi proposti. Pur
facendo riferimento alle tre organizzazioni della sinistra rivoluzionaria
le compagne rivendicano nei confronti di queste uno spazio autonomo nel
settore specifico delle donne; arricchendo con il proprio punto di vista
l’elaborazione complessiva ed il programma dell’organizzazione in cui
militano. I
punti emersi dal dibattito all’interno del collettivo caratterizzeranno
il nostro lavoro durante la campagna elettorale e riguardano: -Lotta
per l’occupazione femminile non come secondo lavoro oltre a quello
casalingo ma come momento di emancipazione da quest’ultimo e punto di
partenza per un inserimento della donna nella vita
economico-politica-sociale del paese e come risposta all’espulsione di
forza lavoro femminile dal mercato che in un momento di crisi economica
come l’attuale è particolarmente pesante. -
Contro il carovita: che viene particolarmente scaricato sulle donne in
quanto gestiscono l’economia famigliare. -
Lotta per i servizi sociali (case, scuole, asili nido, mense ecc) la cui
carenza viene sostituita dal lavoro casalingo non retribuito, pagato con
la fatica e con l’isolamento delle donne dalla vita sociale. -
Lotta contro la tradizionale medicina della donna che la esclude dalla
decisione di procreare coscientemente, di difendere la sua salute, di
conoscere il suo corpo e la sua sessualità. -
Lotta per l’istituzione di consultori e centri sociali gestiti dalle
donne e finanziati dal comune. Questi
punti verranno discussi partendo dall’esperienza personale in piccoli
gruppi di donne, con un lavoro capillare che abbraccerà tutta la città;
nel rispetto dei tempi di crescita e della libertà decisionale delle
donne l’inizio del nostro lavoro coincide con la campagna elettorale ma
non terminerà con esso, essendo il nostro fine ultimo la costruzione di
un movimento di donne che con le sue lotte ci riscatti dalla secolare
oppressione subita. Collettivo donne DP |