Dario Storero
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1954-1993
16 luglio- Dario Storero si lascia morire nell'abitacolo della sua auto. Invaso dall'ossido di carbonio. Il paese, sconvolto,perde un sindaco che era sindaco di tutti: al primo posto la solidarietà, per la gente e con la gente.
Il mio ricordo di Storero è
legato ad un periodo di tempo relativamente breve, ma decisamente intenso.
Il Sindaco di Villar Perosa negli anni ’90, all’epoca del neo nato
movimento studentesco noto come “La Pantera”, era parte di un gruppo
di avvocati che prestavano la loro assistenza, gratuita, ai tanti compagni
destinati a cadere nelle reti della repressione politica. Il movimento era sicuramente tra
i candidati più idonei alla tutela legale poiché caratterizzò il suo
agire, in tutto il 1990, tramite innumerevoli manifestazioni di piazza
unite all’occupazione delle sedi universitarie. L’esperienza della
Pantera ebbe una svolta nella primavera di quell’anno, periodo in cui
scattarono le prime denuncie ai danni degli studenti. Molti di noi,
“occupanti”sfuggiti alla prima ondata di fermi, fecero la scelta di
auto denunciarsi in segno di solidarietà politica, nei riguardi di coloro
su cui già pesava lo sguardo accusatorio della magistratura: in tal modo
si aumentò, e non poco, la schiera di chi si rivolgeva ai legali
“volontari”. Fu così che incontrai
Storero. Mi recai ad un incontro nel suo studio torinese: un primo
incontro a cui ne seguirono altri anche in Villar Perosa. Conoscevo
Storero in veste di giurista “Impegnato”, appartenente all’area
dell’allora PCI; molto più scarsa era invece la mia conoscenza per
quanto concerneva il suo ruolo di amministratore della città industriale
sita in Val Chisone. In quegli incontri ebbi
modo di approfondire proprio quest’ultimo aspetto di Storero, tramite
discussioni e confronti che aprimmo su tutta una serie di argomenti quali
il Lavoro, la Montagna e la Sinistra in generale. Ricordo ancora, con
immagini fresche di un passato non recente, uno degli incontri che iniziò,
come sempre, con il rituale sfottò politico tra un comunista
istituzionale (Lui) ed un extraparlamentare autonomo (lo scrivente), per
poi proseguire lasciando il posto a toni preoccupati e grevi, quando si
giunse a trattare della situazione occupazionale della zona. Storero diventò cupo in
volto illustrandomi la fatica, la delusione, lo sconforto della complessa
trattativa che portava avanti con la proprietà Fiat-Villar, allo scopo di
evitarne la chiusura dello stabilimento locale (lo stesso in crisi oggi
con la Sachs).
Mi raccontò della sequela di riunioni dove la sua amministrazione si
contorceva, letteralmente, nel tentativo di trovare un’alternativa al
licenziamento. Era sconcertato dalle non riposte in merito
provenienti dalla proprietà, e dalla disperata lucidità con cui i
lavoratori andavano incontro al trovarsi dall’oggi al domani in strada. Vidi, quel giorno, nel
sindaco un grande dolore legato ad una passione rara; colpì la mia
attenzione quell’emozione che proveniva dalle sue parole e la tenacia,
al limite dello sfiancamento, nel perseguire la volontà di mantenere
l’occupazione in valle: erano già allora anni duri per la vita delle
fabbriche in zona, e Storero ne era più che consapevole. Terminai l’incontro con
un senso di angoscia sincero, sorto dal quadro sociale disegnato di Dario,
ma al contempo rassicurato dal fatto dell’aver potuto constatare
l’esistenza di amministratori profondamente
motivati nel loro agire: mossi dalla forza delle idee e dalla
dedizione verso la propria comunità umana. Lo stabilimento non chiuse
i battenti, pagando così l’energia spesa dal primo cittadino di Villar,
ma Storero purtroppo ci lasciò improvvisamente, portandosi via un
tassello di quel mosaico (oggi quasi totalmente distrutto) che raccoglieva
l’immagine della politica costruita con l’amore sincero verso gli
altri. Attenzione, passione,
dedizione sono gli elementi che fanno la differenza: elementi che segnano
in modo netto la linea di demarcazione tra chi si candida, nel locale come
altrove, per mire personali e chi per genuino spirito di sacrificio.
Quando si incontrano espressioni appartenenti alla seconda categoria dei
“politici”, la fiducia verso le istituzioni cresce facendo del bene
alla Democrazia; al contrario il proliferare degli altri soggetti, detti
arrivisti, conduce spesso a regimi striscianti e raccapriccianti. La politica, quella vera,
è fatta di tormento, sofferenza e qualche piccolo spazio dedicato alla
gioia di una vittoria: è un sacrificio davvero grande che rende
imprescindibile, come affermava Guevara, chi con essa si cimenta. Chi
entra con le motivazioni salde nell’animo in questo complesso campo, è
individuo raro nonché prezioso, è ricchezza per il territorio, spesso è
anche pesante solitudine. Insomma: coloro che si
caricano sulla schiena il destino di una collettività,
sono uomini e donne dal coraggio notevole e, ripeto, sono gli
imprescindibili. Dario Storero ci ha insegnato come essere tali senza
indossare il costume da super eroi, così: nelle vesti di umani con
addosso tutte le nostre fragilità e le nostre “terribili” speranze. Juri Bossuto
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Cari amici, qui dico amici Nel senso vasto della parola: Moglie, sorella, sodali, parenti, Compagne e compagni di scuola, Persone viste una volta sola O praticate per tutta la vita: Purché fra noi, per almeno un momento, Sia stato teso un segmento, Una corda ben definita. Dico per voi, compagni d’un cammino Folto, non privo di fatica, E per voi pure, che avete perduto L’anima, l’animo, la voglia di vita: O nessuno, o qualcuno, o forse un solo, o tu Che mi leggi: ricorda il tempo, Prima che s’indurisse la cera, Quando ognuno era come un sigillo. Di noi ciascuno reca l’impronta Dell’amico incontrato per via; In ognuno la traccia di ognuno. Per il bene od il male In saggezza o in follia Ognuno stampato da ognuno. Ora che il tempo urge da presso, Che le imprese sono finite, A voi tutti l’augurio sommesso Che l’autunno sia lungo e mite. Primo Levi scheda - Vallecontro (1977-80) Era il periodico del gruppo di Democrazia Proletaria di Villar Perosa. Era un giornale"artigianale" uscito prima in ciclostile e poi a stampa tra il '77 e l'80. Molto legato allequestioni locali e amministrative. Nel gruppo c'erano Dario Storero, Roberto Prinzio, Paolo Ferrero, Enrica Rochon, Marco Freiria, Frairia Elisabetta e Stefania. Nell'80 Storero èentrato in consiglio con la minoranza PCI come indipendente e Prinzio nell'85. All'inizio del giornalino si erano chiesti se non era meglio collaborare con "il giornale di Pinerolo e valli" e poi avevano scelto di fare in proprio. Alcuni numeri erano usciti insieme al Collettivo di Perosa. Alla fine invece era già nato Cronache e avevano rifiutato di collaborare non avendo ottenuto una pagina in proprio. Il giornale veniva regalato. A parte l’esperienza dei collettivi di fabbrica di DP negli anni settanta alla RIV di Villar, bisogna arrivare all’80 per la breve esperienza alla Fiat MVP di Villar del collettivo di informazione .A partire dal lavoro di fabbrica operai e studenti studiavano la ristrutturazione in Fiat e larepressione e cercavano di comunicare col territorio della valle. Questi sforzi diorganizzazione politica a partire dalla fabbrica oggi sembrano impossibili…. questo l'impietoso articolo della Stampa di Torino
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