L'Internazionale del cartone
Una (finta) cooperativa che lavora per la Rinascente sfrutta all'inverosimile i suoi "soci", molti immigrati e qualche italiano. Che, per una volta, non si combattono tra loro ma scendono in sciopero. E, alla fine, vincono
MANUELA CARTOSIO –il manifesto 13/03/01

DALMINE

L' happy end si affaccia sul cancello del Centro del Rondò-La Rinascente poco dopo mezzogiorno. Sta scritto in tre paginette, vergate a mano. "Barabino ha firmato!", il primo accordo per i soci della Cooperativa B.B. Service è fatto. Senegalesi, somali, marocchini, meridionali, bergamaschi si abbracciano e si baciano, battono sonori give me five, qualcuno sventola la bandiera rossa della Cgil. "Proletari di tutto il mondo unitevi", diceva quel tale. Mai parola d'ordine fu più disattesa nei secoli. Qualche volta, però, succede.
Concediamoci, senza pudore, un po' di pathos e di emozione. Non càpita tutti i giorni d'assistere in diretta a un conflitto di lavoro, agito da un riassunto di mondo, che finisce in bellezza. Abbiamo colto l'attimo grazie al fiuto giornalistico di Mirco Lombardi, della Filcams Cgil di Bergamo: "Vieni, stanno succedendo cose interessanti alla cooperativa che ha l'appalto al magazzino merci del gruppo Rinascente. Oggi hanno scioperato tutti. Domani si replica. Uscita Dalmine dell'autostrada, siamo lì dalle 7 in avanti".
Il Centro del Rondò è una capannone lungo lungo, in mezzo alla ferrovia e al camino della Dalmine. Ci si arriva lungo una strada stretta tutta buchi, nessuna freccia segnaletica, costeggiando una roggia pericolosamente senza protezione. Da qui passano tutte le merci, eccetto gli alimentari, vendute da Rinascente, Iper, Upim, Brico Center. E, supponiamo, anche da Auchan, proprietaria con l'Ifil-Fiat del gruppo Rinascente. 70 camion e 60 mila colli "lavorati" al giorno. Solo una trentina i dipendenti diretti di Rinascente, che funzionano da "testa" del magazzino. Le braccia, 150-200 persone a seconda delle esigenze, ce le mette la Cooperativa B.B. Service, presidente Gianluca Barabino, sede ad Alzano Scrivia (Alessandria). La B.B. Service ha quasi 800 soci e cinque o sei grossi appalti. Come da prassi consolidata e ovunque invalsa, spirito cooperativo zero, sfruttamento tanto. All'ingresso un centinaio di lavoratori, età media sotto i trenta, 80% Africa nera e marrone, il resto italiani. Sarebbero i "soci", molto virtuali, della coop. Qualcuno manco sa il nome del presidente, quasi per tutti Alzano Scrivia è un punto indefinito sulla carta geografica.
Perché stanno scioperando? Alè, le risposte arrivano a carrettate. Samba Khouma, senegalese: "Perché qui ora si esagera. Punto primo, la mancanza di rispetto. Secondo, non siamo informati di niente. L'unica cosa che sappiamo è l'ora in cui entriamo. Non si sa mai quando si esce, questo è sequestro di persona. Ti costringono a lavorare 12 ore al giorno dal lunedì al venerdì e 8 al sabato. Terzo, invece di andare avanti si va indietro, in tutto. Si fa lo stesso lavoro, ma le paghe sono differenti. A uno danno 10 mila lire lorde all'ora, all'altro 10.500, all'altro ancora 11.500. E poi Barabino non ci vuol pagare le festività e la liquidazione che ci spetta per il cambio di nome della cooperativa. Siamo di nazionalità diverse ma siamo tutti sulla stessa barca. Quindi scioperiamo tutti, eccetto i 23 traditori che sono entrati". "Nella busta paga non si capisce mai niente", racconta il somalo Abdullà Ugaas Ibrahim, "l'ultima volta mi toccava 1 milione e 900 mila lire e mi hanno dato 260 mila lire. Non c'è verso che ti spieghiano perché. Ho dovuto chiedere un anticipo". Fanno lavorare la gente in prova e non la pagano, ripetono in tanti. E Samba commenta: "Una cosa che non si fa neanche in Africa". Chi si rifiuta di lavorare la dodicesima ora - dice il marocchino Drissi Muhammed - il giorno dopo lo mandano a casa, perde la paga per punizione. Cercarsi un posto migliore? "Non abbiamo neppure il tempo per farlo, siamo sempre qui. E noi stranieri ci sentiamo ancora più presi in giro degli altri. I lavori più pesanti di manovalanza sono riservati a noi e a qualche bianco che non sta simpatico. Però tra noi non c'è razzismo, siamo tutti amici". "Qui siamo tornati a Radici, c'è lo schiavismo". A dirlo è uno dei pochi biondi della situazione, il bergamasco Giovanni. Aveva un bar a 50 chilometri da casa, "ho avuto un incidente d'auto, non me la sentivo più di guidare, ho letto un'inserzione sull'Eco di Bergamo, cercavano gente per questo centro logistico. Io non sapevo neppure cosa significa la parola logistico. Il lavoro in sè mi piace, ma vorrei essere io a decidere se fare un'ora in più, non farne tre in più per obbligo". Intanto, sul cellulare, Mirco Lombardi battaglia con Barabino, che sta guidando su qualche strada del basso Piemonte. "Dice che dovete entrare, perché altrimenti la Rinascente toglie l'appalto alla cooperativa. Dice che viene domani e firma, è disposto a pagare a rate le festività e il Tfr". No, no, bello mio, replica Samba, "lui adesso viene qui e firma". Riprendiamo la conversazion
e di gruppo, aspettando che Barabino ci pensi.

Voci operaie
Rocco, ventenne, è "salito" dalla Sicilia da poco con la famiglia, il papà pensionato ha voluto accompagnare i figli alla ricerca di lavoro al Nord. "Se sapevo che era 'sto schifo, mica venivo. Tassativo. Scappo, certo che scappo. Ora tiro a campare perchè tra qualche mese parto per il servizio militare. Un amico mio è stato qui sei giorni e non l'hanno pagato". Anche Mario, spazzola gialla ossigenata, viene dal Sud, "mi sono appoggiato a parenti qui vicino, questa cooperativa è l'unica cosa che ho trovato. Nel brutto, però, ci sono anche cose belle, come l'esperienza con gli immigrati. I dirigenti della coop, invece, meglio lasciarli perdere". Uno è sbertucciato da tutti come maniaco appiccicatore di adesivi padano-leghisti: "nel suo gabbiotto, nei cessi, nel parcheggio, persino sulla bicicletta se li è messi". Un poveretto da compatire. "Segno di pigrizia culturale e dalle nostre parti, purtroppo, ce n'è tanta", osserva un bergamasco con qualche annetto in più rispetto alla media, l'unico che si qualifica politicamente: "Sulla mia linea, quella più faticosa siamo in diciannove, diciotto neri e io che sono rosso". Segue spiegazione piuttosto complicata del ciclo lavorativo: c'è un macchinone, il Sorter, con lunghi scivoli su cui vengono messi i colli. Mentre i pacchi viaggiano si mette l'etichetta. Quelli in ingresso passano nell'Infeeder, quelli in uscita nell'Outfeeder. C'è molta polvere, molto rumore e d'inverno fa freddo. Gli scivoli vanno velocissimi, "e anche questo è mancanza di rispetto", dice Samba. Sembra che la cooperativa su ogni collo lavorato prenda mille lire; "noi ogni giorno muoviamo 4 mila colli e prendiamo 10 mila lire l'ora. E' strana questa cosa". Le cooperative esistono proprio per questo, dice Luciano ex lavoratore autonomo, "le cose mi sono andate male e mi devo adattare. Ho lasciato un'altra cooperativa pensando di venire a stare meglio e invece qui si sta peggio, si lavora tanto e ti pagano poco". La colpa però è anche di chi sta in alto, in questo caso di "Agnelli" che strozza le cooperative che prendono gli appalti. Nelle cooperative ormai sono quasi tutti immigrati, spiega Lorenzo Lanfranchi, dell'Ufficio diritti della Cgil bergamasca. Il perché è facile da intuire: "sono ricattati due volte, sulla paga e perché devono dimostrare di avere un lavoro quando hanno da rinnovare il permesso di soggiorno".
Suona il cellulare. Barabino ha cambiato rotta, "sarà qui per le 11". Bene bene. Da un auto con le portiere aperte esce una litania in arabo, nel mangianastri gira la cassetta "del Corano cantato", dice un senegalese della confraternita dei muridi (lo sono quasi tutti quelli che lavorano alla cooperativa). "L'abbiamo registrata a Pontevico dove c'è la dharia (la sede della comunità, ndr) dei muridi". En attendant Barabino, scampoli di storie d'immigrati. Tutte singolari nei nomi e nei paesi di provenienza, tutte simili nel bilancio. La casa, ancor più del lavoro, è il problema maggiore. Gli affitti, anche nei paesini, superano il milione al mese. Grandi speranze, molte delusione, voglia di tornare, però si resta. "E quando agli amici dici di non venire perché l'Italia non è il paradiso", racconta un marocchino diplomato in matematica, "ti guardano male, pensano che non vuoi spartire il buono con loro". Si avvicianano un paio di camionisti, bloccati dallo sciopero. Uno dei due, un padroncino, attacca con il lamento: "Mi rovinate, io non c'entro niente, fatemi lavorare". Poi si ammorbidisce e se la prende con "le cooperative nate come i funghi, il presidente tempo sei mesi viaggia con il macchinone, i soci a tirare la cinghia". Sono solidale con voi, conclude il marpione, "quindi, fratelli, la prossima volta fatemi caricare veloce".
Arriva il presidente, che qualcuno chiama il "proprietario". Tutti corrono attorno alla macchina. C'è un po' di agitazione, ma niente di più. La trattativa si fa in ufficio, la delegazione - per scelta degli scioperanti - è composta in modo tale da rappresentare tutte le nazionalità.
La fine è nota. Barabino, dopo due ore al tavolo, "costretto dalla situazione", riassume Lombardi, ha mollato. Sgancerà 280 milioni per pagare festività e liquidazioni. Le festività saranno pagate in due tranche, la prima entro la fine di maggio, la seconda entro la fine di giugno. Il tfr sarà corrisposto a partire da luglio e non oltre dicembre, con precedenza per chi ha più anzianità di servizio. L'orario scende da 12 a 10 ore dal lunedì al venerdì, da 8 a 6 ore al sabato. Nessuno sarà costretto a lavorare più di 10 ore al giorno, lo potrà fare - diciamo così - per libera scelta. La paga oraria aumenta di 500 lire per i soci in forza da più di tre mesi. L'aumento è di mille lire per chi ha più di 6 mesi di anzianità. La Coop. B.B. Service si impegna da subito a discutere con il sindacato e i soci tempi e modalità di attuzione della nuova legge sul socio-lavoratore (vedi articolo su questa pagina). E' difficile fare salti di gioia quando un accordo fissa l'orario a 10 ore. Ma poiché nella vita tutto è relativo, ieri i salti ai cancelli li hanno fatti. E tante grazie a Mirco e al sindacato, dagli immigrati e anche dagli italiani più tiepidi, quelli che non credevano che lo sciopero avrebbe raggiunto l'obiettivo e così in fretta. Dietro al successo, però, c'è un rapporto con il sindacato che dura da alcuni anni. Insomma, non è stato un regalo piovuto dal cielo. Alle 12,30 il lavoro riprende. Domanda Mirco: "ma di cose come questa ne succedono tante in Italia?".