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Ciao
le ossa calcinate dal sole rivestite di sabbia non più brulicanti di formiche vibrano al passare del vento, la sabbia disegna senza posa visioni che nessuno può trattenere, nessuna firma e diritto d'autore sotto il sole e al freddo della luna.
C'era un tempo un viandante nel deserto era di casa andava e veniva con le carovane e queste ossa erano sovente un segnapista. Se n'è andato e ora chissà se qualcuno lo ricorda, se qualcuno lo odia o lo ama.
Quel giorno che la tramoggia lo uccise all’uscita dal buio. ero in ferie Salii alla miniera a vederlo, rimasi gelido come la roccia. impotente. Scioperammo, si andò in massa ai funerali. Non rimase che stringersi alla madre e alla sorella.
Come granelli di sabbia del deserto danziamo nel girotondo 26.10.94
l tragico incidente sul lavoro di cui è stato vittima Marco e che ha lasciato un vuoto incolmabile in tutti coloro che lo conoscevano, mi ha portato a rivivere alcuni momenti dell’esperienza scolastica trascorsa con la classe di Marco nel triennio del corso C Geometri. La classe di Marco aveva una forte "identità" data da un gruppo che costituiva un polo di riferimento per le diverse attività ed iniziative sia scolastiche, sia integrative. All'interno di questo gruppo Marco si distingueva per la sua partecipazione critica e propositiva, per la sua curiosità intellettuale, per la sua voglia di "capire" alcuni scrittori di narrativa o di teatro del '900. Ricordo i momenti di discussione sui temi di attualità legati alle sue esperienze con il gruppo dell'oratorio S. Domenico, il suo desiderio di fornire un contributo personale per "cambiare ciò che non va". Accanto agli aspetti ricordati affiora nitido un altro tratto della personalità di Marco fortemente legata alla voglia ed al piacere di stare con i compagni e gli insegnanti, anche al di fuori delle ore strettamente scolastiche. Le due gite effettuate in quarta ed in quinta sono stati momenti molto belli e positivi sul piano della crescita personale e della maturazione proprio perché la classe era affiatata e viveva il momento della gita soprattutto come un'occasione di scambio di idee, impressioni ed esperienze nuove. A testimonianza di questi momenti ricordo le due serate trascorse nella foresteria dell' eremo di Camaldoli e nel centro agrituristico nei pressi di Spoleto che i ragazzi avevano apprezzato molto, animandole con la chitarra e qualche canzone, in un' atmosfera di autentica amicizia. Marco, Lollo, Cristiano e Fausto riuscivano a dare un'impronta al buon affiatamento e si creava un piacevole momento d'incontro che andava oltre il rapporto formale allievi - insegnanti. La classe di Marco aveva anche partecipato nel corso del triennio ad una serie di rappresentazioni teatrali avvicinandosi con sempre maggiore interesse a questo genere letterario. Sono stata particolarmente colpita del fatto che un gruppo di cui faceva parte Marco, dopo aver terminato il triennio, mi abbia contattato per seguire altri spettacoli e siamo riusciti ad organizzarci partecipando ad alcune serate a teatro. È anche per questo motivo che il ricordo di Marco è più vivo e forte, perché con Marco, Lollo, Fausto e Cristiano continuavamo a vederci. Ricordo con piacere e un po' di malinconia le lunghe chiaccherate che riguardavano i loro progetti, le loro prime esperienze nel mondo del lavoro, i corsi universitari frequentati. C'era tanta voglia di ricordare e rivivere insieme i momenti della scuola, forse con un po' di rimpianto perché si trattava veramen te di una classe unita in cui era piacevole per noi insegnanti svolgere la nostra attività. Si parlava dei loro interessi, dei viaggi, delle esperienze del servizio militare che alcuni di loro stavano facendo e del servizio civile che Marco aveva scelto. Mi aveva colpito anche l'entusiasmo con cui Marco mi parlò del lavoro che aveva iniziato nella miniera di Prali, ne era fiero e mi spiegava che si era inserito bene anche con gli operai, era soddisfatto di aver conquistato la loro fiducia, la loro stima perché li considerava come amici, non si sentiva superiore e quindi era riuscito a realizzare in piccola misura, ma con grande significato, il principio di solidarietà in cui credere. Marco amava la vita, gli amici e riusciva a trasmettere un autentico bisogno di credere nelle cose semplici, ma fondamentali. La personalità di Marco, i suoi ideali, i progetti, parte dei suoi sogni rimarranno in noi anche se ora ci sentiamo un po' più soli. Tiziana Martoglio
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