|
di Maria Luisa Boccia
CARLA LONZI, IL CONGEDO DAL PATRIARCATO
FARE DIFFERENZA
Critica d'arte, sovvertitrice del ruolo dell'opera e
dell'artista. Militante e teorica, pioniera della pratica
dell'autocoscienza e autrice di testi tutt'ora imprescindibili come «Sputiamo
su Hegel». Il volto poliedrico di Carla Lonzi, figura inaugurale del
femminismo italiano, al centro di un convegno e di una riscoperta
editoriale
Per la prima volta l'opera di Carla Lonzi viene riproposta in una nuova
edizione, in tutto fedele a quella originale. Nel primo volume sono
raccolti gli scritti a sua firma, composti tra il 1970 e il 1972, e quelli
a firma del gruppo femminista Rivolta Femminile, la cui stesura si deve
sempre alla sua mano.
Nella primavera del 1970 a Roma si ritrovano per giorni e giorni tre
donne, Carla Accardi, Elvira Banotti e Carla Lonzi, per il bisogno di
esprimere l'emozione e lo scatto di coscienza provocati in loro dalla
ripresa del femminismo nel mondo. È Lonzi a scrivere il testo, scandendo
in frasi concise e folgoranti quelli che saranno i principali temi del
neofemminismo. Con la pubblicazione nel luglio del Manifesto di Rivolta
Femminile si formano i primi gruppi di Rivolta, prima a Roma e Milano poi
in molte altre città, attorno alla pratica, lì enunciata, del
separatismo e dell'autocoscienza. Nell'estate dello stesso anno Lonzi
scrive Sputiamo su Hegel, titolo irriverente di congedo dalla cultura
patriarcale. Un invito rivolto innanzitutto a quelle femministe che, per
la propria liberazione, si affidano più alle teorie e forme di lotta
degli uomini che non alla riflessione su di sé.
Per Lonzi questo congedo è innanzitutto un cambiamento di vita netto e
radicale. Segnato soprattutto dal rifiuto dell'emancipazione. Interrompe
la professione di critica e per tutta la vita dedicherà se stessa alla
pratica femminista. Alla scrittura, alla casa editrice di Rivolta, alle
riunioni dei gruppi di autocoscienza, ai rapporti con le tante donne che,
soprattutto attraverso gli scritti, entrano in contatto con Rivolta
Femminile. Sul piano privato questo comporta la dipendenza economica da
Pietro Consagra, una scelta tutt'altro che indolore, oggetto di critiche e
riserve, poco o nulla compresa nel femminismo. Ma alla quale rimane sempre
aderente, in modo convinto.
Promesse mancate
Nel 1970 Carla Lonzi è una donna adulta, con esperienze
importanti alle spalle. Nata a Firenze il 6 marzo 1931, primogenita di due
sorelle e due fratelli, si è laureata nel 1956, con una tesi in storia
dell'arte, Rapporti tra la scena e le arti figurative dalla fine
dell'Ottocento, discussa con Roberto Longhi. Un lavoro edito postumo da
Olschki, nel 1996, avendo lei rifiutato la proposta di Longhi di
pubblicarla e dare così inizio alla professione accademica. Nel 1959 ha
un figlio, Battista, con Mario Lena, chimico industriale e sindacalista.
Vivono in Toscana, Carla scrive poesie e collabora a riviste e a programmi
Rai sull'arte. Ma è dopo l'incontro con Pinot Gallizio, e poi con Carla
Accardi e Pietro Consagra, che il suo lavoro si concentra sugli artisti
contemporanei. Cura diverse mostre, personali e collettive, dei più
importanti esponenti delle avanguardie di quegli anni: dal gruppo «Forma1»
a Paolini, Pascali, Kounellis, Nigro, Fontana. Nel 1962 cura due
importanti mostre a Torino, la prima al Valentino, «L'incontro di Torino»,
con pittori degli Usa, dell'Europa e del Giappone, la seconda alla
galleria Notizie, «Artisti americani: Kline, De Kooning, Nevelson Tobey,
Hultberg, Borduas, Rothko, Gottlieb, Simpson, Mitchell, Twombly».
Nel 1969 esce da De Donato Autoritratto, libro-convivio, composto dal
libero montaggio di brani tratti da colloqui con quattordici artisti,
registrati tra il 1962 e il 1969. È l'opera più importante di Lonzi
critica ed è uno dei testi più belli e originali sull'arte degli anni
Sessanta. Quando decide di porvi termine ha insomma raggiunto maturità e
affermazione nell'attività professionale. Tuttavia vive con frustrazione
profonda l'inautenticità di una realizzazione di sé affidata
all'inserimento nella società maschile. Nel bisogno di trovare altre
strade vi è la spinta personale al femminismo. E si stringe quel nesso
forte tra biografia e pensiero che è la cifra più autentica del suo
pensiero e dei suoi scritti.
La consapevolezza con cui Lonzi avverte il bisogno di alternative non è
certo comune allora tra le donne. Potenzialmente di tutte è però la
scoperta che l'emancipazione è una promessa mancata. Perché non mette
davvero fine al destino tradizionale, ma soprattutto perché
nell'uguaglianza o parità con l'uomo una donna non trova risposte
esistenziali, politiche e culturali al senso di sé.
Negli anni Settanta tutto il femminismo, come fenomeno mondiale, si
cimenta con questo nodo. Rivolta Femminile lo fa con la pratica della
presa di parola, sia orale che scritta. Già nel 1970 nasce la casa
editrice «Scritti di Rivolta Femminile» che avrà in seguito due
collane: i «libretti verdi» ospitano i testi dell'autocoscienza, i «prototipi»
quelli di confronto con la cultura maschile. È la prima esperienza in
Italia che si misura con l'esigenza dell'autonomia, creando un'impresa,
misurandosicon i problemi dei soldi e del mercato, con discreto successo.
Nel 1974 esce la raccolta degli scritti di Carla Lonzi e di quelli firmati
da Rivolta. E già nel 1975 il libro è tradotto prima in Argentina, poi
in Germania.
Sono gli anni di massima espansione del femminismo, contrassegnati anche
da importanti avvenimenti: la vittoria del No al referendum sul divorzio,
i processi per reato di aborto a Padova e Trento, poi l'irruzione della
polizia in una clinica di Firenze. Sull'aborto si hanno le prime, grandi
manifestazioni di massa che accendono l'interesse dei media, dei partiti e
dell'opinione pubblica. Ma la mobilitazione per l'aborto produce anche un
mutamento significativo all'interno del femminismo. Alla proliferazione
dei gruppi e alla creazione di una rete di incontri, scambi e
comunicazione di esperienze si affiancano, finendo spesso per sostituirsi
alle pratiche originali, le modalità più tradizionali dell'iniziativa
politica. Dal corteo, appunto, alla rivendicazione della legge, al
rapporto, sia pure conflittuale, con le istituzioni.
In questo passaggio dal femminismo al «movimento femminista» Rivolta
Femminile non si riconosce. Anzi prende esplicitamente distanza, sia sul
merito dei contenuti, in particolare sull'aborto, sia sulle forme
politiche. Basta leggere Sessualità femminile e aborto per misurare
quanto sia lontano questo approccio dalla richiesta della legalizzazione
dell'aborto. Quelle pagine oggi possono aiutare a riflettere su qual è il
cambiamento necessario che nessuna legge, nessuna riforma sociale può
soddisfare. Un aiuto analogo può venire dalla lettura di Sputiamo su
Hegel, rispetto alla crisi, sempre più vistosa, che da tempo investe la
politica, il suo linguaggio, le sue regole, le sue organizzazioni.
Nonostante si sia aperta questa divaricazione tra la propria pratica e il
movimento femminista Rivolta Femminile non si scioglie, come accade invece
a molti gruppi di autocoscienza. Naturalmente vi sono mutamenti e fasi
alterne. Alle riunioni settimanali dei diversi gruppi si sostituiscono
alcuni incontri allargati di due o tre giorni tra tutte le donne di
Rivolta. Spesso hanno luogo a Turicchi, la casa in Toscana di Carla Lonzi
e Pietro Consagra. Le riflessioni stimolate da questi incontri vengono
raccolte in due volumi a più voci: È già politica (1977) e La presenza
del femminismo (1978). Peraltro Rivolta Femminile non si appaga del suo
percorso interno, isolandosi dal contesto politico e dal modo in cui vi
trova posto il movimento femminista. Cerca un'interlocuzione, prende
posizione sulle falsificazioni e semplificazioni, effetto della
divulgazione mediatica delle idee e pratiche femministe, a partire da
quelle che la coinvolgono. Ma non trova riscontro in un contesto
fortemente dominato dalla contrapposizione ideologica e politica tra
movimenti e sistema politico. Ne offro solo due esempi.
Nel gennaio 1975 Carla Lonzi invia al Corriere della Sera il testo
Sessualità femminile e aborto, in risposta a un articolo di Pier Paolo
Pasolini che aveva denunciato la mancata messa in questione, da parte
delle femministe, del legame tra eterosessualità, procreazione, aborto.
Il giornale non lo pubblica. Lonzi scrive allora una lettera a Pasolini,
come gesto di riconoscimento della reciproca differenza, senza ricevere
alcuna risposta.
Il 5 febbraio 1978 invia una lettera a L'espresso per confutare la
riduzione del femminismo a movimento, la sua filiazione dal Sessantotto e
dunque la sua riduzione a costola femminile di ideologie, rivoluzioni e
rivolte degli uomini. Viceversa, scrive Lonzi, è malgrado il Sessantotto
che le giovani donne del movimento hanno preso coscienza di sé;
scardinando parole d'ordine, modi di far politica e miti dei loro
compagni. Anche questa lettera non sarà pubblicata. Privilegiando da
sempre la comunicazione, Lonzi e Rivolta Femminile, con questi e altri
gesti, mostrano di aver ben compreso l'importanza della rappresentazione
mediatica. E la necessità di interloquire con chi la produce.
Un anno doloroso
La pubblicazione nel 1979 del diario Taci, anzi parla rappresenta
una tappa decisiva. Non è solo un documento prezioso del personale
percorso di Lonzi, o una ricostruzione degli eventi diversi che si
intrecciano nella complessa vicenda femminista di quegli anni. In quelle
pagine si trovano gli interrogativi, gli ostacoli e le scoperte che una
donna deve affrontare, dal momento che non si riconosce più in un'identità
femminile precostituita. Il 1979 è anche un anno doloroso per Carla Lonzi.
Si apre una crisi nel rapporto con Consagra che darà luogo a un periodo
di separazione. Lonzi registra il lungo colloquio tra due coscienze e, con
il consenso di lui, lo pubblica in Vai pure. Dialogo con Pietro Consagra,
dopo che il rapporto è ripreso (1981). È l'ultimo libro dato alle stampe
da Lonzi.
In quei mesi torna a manifestarsi il tumore di cui era stata operata nel
1968 a Boston. Carla sta lavorando sul teatro di Molière, in particolare
su Le preziose, alla ricerca di situazioni di rapporti tra donne e uomini
che possano costituire dei precedenti storici, rispetto all'esperienza di
Rivolta. Sebbene sofferente, si sente carica di energia: «ho fatto una
mia estate. Ero veramente felice», dice in un'intervista a Quotidiano
donna. Rinvia i controlli fino all'ottobre 1981. È operata il 15 dicembre
a Zurigo. Dopo una lunga convalescenza, muore a Milano il 2 agosto 1982.
Rivolta pubblica postumi, nel 1985, Scacco ragionato. Poesie dal '58 al
'63, nel 1992 raccoglie in Armande sono io! i materiali su Le preziose.
Conflitti irriducibili
Negli anni ottanta il femminismo vive un secondo passaggio:
dall'attore politico collettivo «il movimento» al «femminismo diffuso».
Mentre sul terreno più propriamente politico si parla di riflusso, non si
arresta, anzi si estende e arricchisce, il cambiamento nelle vite e nelle
soggettività femminili. In modi e con scelte spesso molto diverse
rispetto a quelle della generazione «storica»di femministe, sono sempre
di più le donne che cercano nella consapevolezza di sé una differente
misura per le scelte di vita. Insomma il cambiamento avviene con modalità
che corrispondono a quelle di Rivolta, molto più di quelle del movimento
politico. Seppure con altre pratiche, con la creazione di centri, riviste,
case delle donne, collettivi di ricerca e studio, anche la realtà
femminista appare meno divergente dall'esperienza del gruppo. Ma né Lonzi
né Rivolta sono assunte a diretto riferimento. Probabilmente l'ostacolo
è proprio l'immagine costruita dai media sul femminismo anni settanta:
quella dei cortei sull'aborto e sulla violenza sessuale, della chiusura
nel separatismo, del conflitto irriducibile con gli uomini. Ci vorrà una
maggiore distanza perché la parola di Lonzi torni a essere attuale e
comunicativa e si rinnovi l'interesse per il suo femminismo, originale e
originario. Nel 1990 esce il mio L'io in Rivolta. Vissuto e pensiero di
Carla Lonzi, la sola monografia a lei dedicata. Ma è in questi ultimi
anni che si è avuto un susseguirsi di studi, convegni, tesi di laurea.
Per sostenere e far crescere questo rinnovato interesse non vi è modo
migliore che offrire a un pubblico, crediamo vasto, di lettrici e lettori
i suoi testi.
- L'ARTE DEL FEMMINISMO
Da domani a domenica un convegno alla Casa delle
donne di Roma
Nata a Firenze nel 1931, morta precocemente nel 1982, Carla Lonzi è
stata protagonista cruciale del femminismo italiano. Un convegno alla
Casa internazionale delle donne di Roma, «Taci anzi parla. Carla
Lonzi e l'arte del femminismo», da domani a domenica 7 marzo la
ricorda nel duplice aspetto di critica d'arte e di teorica e militante
femminista, mettendone a fuoco l'invenzione dell'autocoscienza, la
pratica artistica come percorso di rottura, il legame fra esperienza e
parola. Il convegno si apre domani pomeriggio alle 14 con i saluti di
Edda Billi, Costanza Fanelli, Cecilia D'Elia e Battista Lena e la
prima sessione, relatrici Ida Dominijanni e Laura Iamurri, discussant
Monica Farnetti, interventi di Mario Tronti, Liliana Allena, Beatrice
Busi. Alle 19 la seconda sessione, con Lucia Soleri e Giovanna
Olivieri. Sabato relazioni di Maria Luisa Boccia e Manuela Fraire,
discussant Michela Pereira, interventi di Rita Corsi e Federica Paoli.
Nel pomeriggio introducono Francesco Verdella e Federica Giardini,
discute Monica Storini, intervengono Silvia Bordini, Stefano Ciccone,
Judith Russi Kirshner. Domenica mattina tavola rotonda finale con
Boccia, D'Elia, Farnetti, Iamurri, Annarosa Buttarelli, Gabriella
Bonacchi. Sabato sera alle 20 la proiezione di «Alzare il cielo», un
film di Loredana Rotondo, realizzato nel 2002 per la Rai con la regia
di Gianna Mazzini.
«SPUTIAMO SU HEGEL»
Al via la ristampa di tutte le opere
Quarant'anni dopo l'uscita del «Manifesto di Rivolta femminile» e di «Sputiamo
su Hegel», l'opera completa di Carla Lonzi viene ripubblicata dalle
edizioni Et/Al di Sandro D'Alessandro. Il primo volume, in questi giorni
in libreria, ripropone con il titolo «Sputiamo su Hegel e altri scritti»
e con la postfazione di Maria Luisa Boccia che qui anticipiamo il volume
edito da Rivolta femminile nel 1970 («Sputiamo su Hegel, La donna
clitoridea e la donna vaginale e altri scritti»). Fra il 2010 e il 2011
è prevista l'uscita di «Taci anzi parla», con la postfazione di
Annarosa Buttarelli, di «Autoritratto», con la postfazione di Laura
Jamurri, e di «Vai pure. Dialogo con Pietro Consagra». In questi stessi
giorni esce anche una ristampa Baldini e Castoldi della monografia di
Maria Luisa Boccia «L'io in rivolta. Vissuto e pensiero di Carla Lonzi»
pubblicato da La Tartaruga nel 1990. A queste iniziative editoriali è
dedicata, sabato 6 alle 19, una sessione nel convegno romano con Sandro
D'Alessandro e Laura Lepetit. Il convegno espone anche il catalogo
completo della delle pubblicazione di Scritti di Rivolta femminile, nonché
una mostra di fotografiedi Jacqueline Vodoz provenienti dalla Fondazione
Jacqueline Vodoz e Bruno Danese |
|