LA STAMPA

02 Giugno 2004
La nuova Confindustria per il dialogo: basta litigare
Da Varese a Torino continua il tour de force, il presidente assicura agli imprenditori il massimo impegno

 

Roberto Ippolito
TORINO
Villa Ponti, Varese. Sono le 10.44 quando Luca Cordero di Montezemolo arriva. Perfino un minuto prima del previsto, per partecipare all’assemblea dell’Unione industriali. Eppure non è solo presidente della Confindustria (eletto mercoledì), ma anche della Fiat (da domenica sera). E quella di ieri è la giornata del consiglio di amministrazione del gruppo chiamato a nominare Sergio Marchionne amministratore delegato.
Prima dell’assemblea in una saletta riservata incontra Alberto Ribolla e Andrea Moltrasio, presidenti delle associazioni di Varese e Bergamo e fra i primi a proporlo alla guida degli industriali, e Marino Vago, suo vice. Racconta gli avvenimenti degli ultimi giorni.
Subito dopo dal podio Montezemolo spiega: «La presidenza di Confindustria me la sono cercata, quella di Fiat non me la sarei mai aspettata». E aggiunge che il nuovo «compito gravoso» si somma agli impegni confindustriali e giunge «in un momento personale, professionale e familiare inopportuno», ma «ogni tanto nella vita si deve fare qualcosa per spirito di servizio» e «alla famiglia Agnelli non potevo dire di no».
La concentrazione sulla Confindustria, dunque, è alta. Come dimostra la presenza ieri in mattinata a Varese e nel pomeriggio all’assemblea dell’Unione industriale di Torino, dopo quelle di Modena venerdì e di Brescia lunedì.
C’è il «progetto della nuova Confindustria» da attuare e solo ai primi passi. A Varese Montezemolo insiste sulla sua autonomia. Si dichiara «stupito in senso spiacevole» per i commenti di carattere «non dico politico ma addirittura partitico» al discorso di insediamento. Puntualizza ancora che la Confindustria «non fa politica» proseguendo: «Noi non diamo e non daremo cambiali in bianco a nessun governo».
E’ il «dialogo» lo strumento principe della nuova Confindustria. Mentre «assistiamo a un paese troppo litigioso»: un’osservazione che fa scattare un forte applauso. «Basta litigare e trovarsi in disaccordo tutti e su tutto» dice Montezemolo, per il quale è necessario «individuare modi di lavorare insieme con le associazioni di categoria e con le banche» le quali «devono essere più vicine alle imprese».
Il presidente della Confindustria richiama il suo programma. In testa l’innovazione. Poi tre punti specifici: energia, infrastrutture, smaltimento rifiuti. Stimola «l’entusiasmo» dei colleghi imprenditori ai quali dice che bisogna «togliersi ogni tanto le pantofole». La fine dell’intervento è sottolineata da 42 secondi di applausi. «Vi ringrazio di cuore, ne ho bisogno» afferma accennando all’appuntamento del pomeriggio, ma fermandosi per l’emozione. Così si congeda con un semplice: «Bè grazie».
A Villa Ponti Montezemolo riunisce poi alcuni dirigenti Confindustria. Affronta alcune questioni interne: l’attenzione è per l’intera macchina dell’associazione. Quindi via verso l’elicottero in attesa a Varese. A Torino atterraggio alle 14 al Lingotto, cda e conferenza stampa al Centro storico Fiat.
Nell’incontro con i giornalisti non dimentica la Confindustria: «Cercherò di dare il massimo, non trascurando minimamente gli impegni che ho preso con il 98% degli imprenditori italiani che mi hanno eletto. Sono sicuro che capiranno la situazione».
Chiusa la conferenza stampa si trasferisce con John Elkann, da domenica vicepresidente Fiat, e Marchionne all’Unione industriale di Torino. Alle 16 entra nella sala Giovanni Agnelli, cercando di non disturbare la relazione del presidente Andrea Pininfarina, diventato vicepresidente Confindustria e al quale dovrebbe subentrare a luglio Alberto Tazzetti. Fra i presenti Francesco Bellotti, componente della presidenza Confindustria, e Massimo Calearo, pronto a diventare presidente Federmeccanica di cui è vice. L’accoglienza è molto calorosa.
Quando è il suo turno, l’emozione è forte: «Accettai con entusiasmo l’invito di Andrea di concludere l’assemblea, ma non avrei immaginato di parlare a Torino della Fiat». Ricostruisce il cammino in Confindustria, dopo gli originari tentativi di sostenere Andrea Pininfarina. Ma «Sergio, il padre, mi disse “Lascialo stare”. E alla fine mi arresi». Montezemolo descrive le strategie: «A qualcuno non piace il termine concertazione. Non capisco perchè. Allora chiamiamola concertazione strategica. Io non voglio ripristinare quello che era il modello valido all’inizio degli anni ‘90. Tuttavia non si può avere una litigiosità permanente con l’impossibilità di fare accordi».
Montezemolo evidenzia «la responsabilità ma anche l’opportunità di condividere il progresso del paese con coloro che sono protagonisti, i lavoratori e quindi i sindacati dei lavoratori». Naturalmente occorre «isolare gli estremisti» e «dare un contributo per raggiungere gli obiettivi».
Il presidente fa riferimento alla relazione del governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio e alle proposte per migliorare il rapporto banca-impresa del presidente dell’Unicredit Alessandro Profumo. E osserva: «Si sta creando nel paese un’assoluta condivisione della necessità del dialogo e di fare squadra, con una nuova giovane responsabile classe dirigente».
Chiusa l’assemblea di Torino, vola a Bologna. In serata, ancora lavoro sulle pratiche Confindustria. Solo oggi, festa del 2 giugno, uno stop al tour de force: Montezemolo andrà in giro con le due bambine. Domani ricomincia: sarà a Lecco per l’assemblea dell’Unione industriali.