Introduzione al percorso storico fotografico sulla valle (segue nella pagina dopo la mappa)

http://vocidallestero.it/2016/11/20/il-paziente-italiano-lanalisi-di-heiner-flassbeck-sulle-ragioni-della-crisi-economica-in-italia/

 

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nov2016


Val Chisone e Germanasca- autunno 2007

Introduzione

 VAI A Quale futuro?- dibattito

Quale futuro lavorativo per le valli Chisone e Germanasca?

Salendo da Pinerolo verso il Sestriere si attraversa una vallata: la Val Chisone, anomala fra le vallate alpine, con più di un secolo di tradizione industriale e ventimila abitanti. Anche se è famosa per il Sestrieres e la sua neve, o per i ritiri della Juventus a Villar Perosa, ne vogliamo parlare per altri motivi... Gli operai.

Nel 1961 i 22.700 abitanti delle valli Chisone e Germanasca potevano contare su 11.000 posti di lavoro, di cui 9000 nell'industria; ancora vent'anni dopo l'occupazione industriale della valle risultava essere il 65% di quella complessiva.

Migliaia di lavoratori sono passati nelle sue varie aziende:

-in miniera e nelle cave ( il talco della vicina Val Germanasca- 594 minatori nel 1962), oggi in miniera e stabilimento 80 addetti.

-nel tessile come il Cotonificio Widemann di S.Germano Chisone-( 586 operai nel '51) oggi chiuso,

come il Setificio Gutermann (1200 dipendenti negli anni '30)- poi Filseta-infine ridotto alla sola Macerazione (Cascami Seta-oggi chiusa anch'essa); all'inizio del secolo scorso è da segnalare la forte immigrazione dal Bergamasco e dal Veneto

come il Cotonificio (Abegg) ValSusa (950 dipendenti nel '62) - poi Manifattura di Perosa Argentina del gruppo tessile Manifattura di Legnano, poi New Co.Cot con 192 dipendenti nel 2011 -oggi in Cassa integrazione e poi in mobilità per il fallimento e la chiusura;

-nel meccanico con la RIV - poi SKF - (ridotta da 5144 dipendenti nel '62 a 730 nell' OMVP (scorporata – oggi Tekfor) e 80 ai TBU, più 520 SKF-Avio.

con la MVP (Fiat) trasferita e sostituita dalla BOGE-SACHS- ZF ,200 dipendenti (indotto Fiat)  trasferita poi a Candiolo e con alcune piccole aziende meccaniche -STABILUS (100) trasferita in Germania DATA (80), MARTIN  (50); Gaydou) e infine Taltos (30), BPG (25),Isotalco (30).

La tradizione industriale ha voluto dire anche pesanti condizionamenti e l'ostacolo ad attività alternative, quindi chi non trovava lavoro nell'industria in valle doveva  fare il pendolare verso la Fiat e l'Indesit in pianura ( quest'ultima azienda che aveva 6000 dipendenti al nord viene ridotta a 400 e oggi a una cinquantina ). Si è comunque sviluppata la parte di occupazione in valle del terziario, dell'edilizia ecc come si vede dal censimento 2001, ma è cresciuta anche un'area precaria e di lavoro nero. Non abbiamo dati precisi ma nel 2012  l'occupazione manifatturiera dovrebbe essere scesa dai 2837 del 2001 a meno di 1500 addetti.

 

Gli addetti nelle varie  attività secondo il censimento Istat 2001

L'agricoltura di montagna risente della ancora forte occupazione nel settore industriale. Considerata inoltre la crisi che da qualche anno investe il mondo agricolo è chiaro il ruolo marginale che l'agricoltura riveste in queste zone. Il settore è prevalentemente incentrato sulla zootecnia con un numero di occupati in netto calo. Nel censimento del 2000 sono censite 403 aziende agricole, di cui 252 con allevamenti, di cui 152 con bovini (1821), 80 con ovini e caprini (1265), 15 con equini (37), 33 con suini (71), con altri allevamenti 107. Si evidenzia ancora una buona tenuta del settore alpeggio, sfruttato in queste vallate da unita' esterne alla Comunita'.

 

tabelle agricoltura 2000 http://www.regione.piemonte.it/agri/ita/agridata/aziendeagricole/cartine/datiprov/dwd/to/provvi_25vchger.xls

  Dati/ Centro per l'impiego/Occupazione 1991-2001 :    prima tabella     seconda tabella

 


----Messaggio originale----
Da: tronfamily@gmail.com


Data: 13-gen-2013 15.28

care/i tumpiste/i ci convochiamo per martedì 22 gennaio ore 20,45 a Perrero per fare il punto della situazione centrale e non solo
In questi giorni sono stato contattato da un membro dell'ass. Barbarià in quanto vorrebbero raccontarci cosa succede a Pian dell'Alpe con il poligono militare; mi sono riservato risposta a dopo il nostro incontro.
So anche che all'interno del gruppo stanno maturando sensibilità e volonta di partecipare in qualche modo alle elezioni amministrative 2014; la questione sicuramente va collocata almeno a livello di tutti i comuni della val Germanasca visti i nuovi assetti previsti dalla legge regionale sul riordino degli enti locali.
Sarebbe interessante confrontarci su possibili progetti per il futuro della valle, che magari in parte stiamo già realizzando, o che stiamo sognando: nel momento in cui ci battiamo contro un progetto colonizzatore, in noi dobbiamo ricercare alternative credibili, sostenibili e perseguibili senza l'irresponsabiltà di cedere poi ad altri dei costi insostenibili. Dobbiamo ribaltare le progettualità correnti: arrivano soldi ed allora diamoci da fare per spartili poi che ne sarà, sarà!
Mettiamo in campo le nostre idee, concretizziamole in "piccoli" progetti e poi cerchiamo i supporti economici
Lancio una proposta: formiamo due/tre gruppi di lavoro su:
-nuove amministrazioni e nuove funzioni: le gestioni associate
-gli amministratori e la promozione del territorio: percorsi di sviluppo economico compatibile con le risorse
-come ricostruire un tessuto culturale recuperando la storia e confrontandoci con altre realtà a noi lontane
-costruire processi di democrazia partecipata per superare la  disfunzione degli eletti-delegati che non rispondoni più agli elettori
Scusate, mi fermo qui.   Franco T
PS Invitate chi pensate nteressato al progetto

 


Quale futuro / inchiesta dibattito - AUTUNNO 2007   sommario

per contribuire al dibattito: scrivere a postmaster@alpcub.com indicando il nome o uno pseudonimo

Nota di lettura. Per ora pochi scrivono direttamente, la maggior parte del dibattito, nelle prime settimane, si svolge attraverso interviste nella valle. Vengono inoltre ,  inseriti all'interno del dibattito  materiali utili e collegamenti ad archivi presenti nel sito e nel web. Quello che segue è il sommario interattivo da cui si può saltare al testo corrispondente. Il sommario coglie alcuni temi di ogni intervento o materiale allegato.

 

Alcune domande sulla valle e il suo futuro, oltre l'urgenza di intervenire sulle aziende a rischio. Si può riqualificare i servizi del territorio e usare fondi europei per progetti vari;  guardiamo a cosa si fa altrove...   piero

Forse (gli amministratori) pensano che il futuro sia la città metropolitana e che le nostre zone saranno utilizzate per il fine settimana...   valter

L'altavalle: e-mail sulla questione dell'asfalto sulla strada delle Finestre, battaglia persa,  e la chiusura attuale della strada

Inizia raccolta firme per regolamentare l'accesso alle strade di montagna - inoltre vedi discussione in corso sul tema delle strade

materiali articolo dell'ECO del Chisone  24-10-07: Pragelato, chiuse le indagini della Procura di Pinerolo, tre gli indagati. In Val Troncea 400 alloggi abusivi? 

I dirigenti OMVP invece di mandare fuori le produzioni pensino piuttosto a progetti per elevare il livello tecnologico dei prodotti e imporli alla SKF Svedese, unica soluzione seria viste le difficoltà a vendere lo stabilimento. Oppure qualcuno ha già in mente di chiuderlo???     ALPCUB

Sono in corso incontri con la Comunità Montana sulle aziende. A gennaio 2007 l'ultima verifica collettiva con la Regione. >>> Il 5  novembre ore 15,30 incontro sulla situazione produttiva della valle presso la C.Montana. 

Fotografia delle industrie principali della valle, come vede la situazione e il futuro un sindacalista della Cisl  - Enrico Tron   - e altri contributi sul lavoro che si trasforma,  negli ultimi dieci anni

materiali Una riflessione sui cambiamenti in atto da vent'anni sopratutto nel nord Italia: "Ci occupammo della"rivoluzione" che stava succedendo? Non ce ne occupammo. La politica era già dentro un meccanismo di autoreferenzialità.(...) "- Aldo Bonomi

Un giovane sui vent'anni parla della valle:stiamo peggio che da altre parti? I giovani che conosco non si occupano di questi problemi...   Simone

materiali Dati: la scolarità dei genitori della fascia 15-19 anni (rilevazione del 2000)

materiali 200 gli universitari della Val Chisone  e Germanasca nell'anno 2005-6 a Torino - eco mese

materiali C'erano una volta in valle i gruppi di base...

Un contributo da Pinerolo - appunti per intervenire sul 'territorio' - Luciano B.

materiali Dossier costi della politica/ecomese ottobre2007 e breve commento di piero b.

materiali Dal Piano di sviluppo (1999-2006):  Si riportano alcuni estratti. Il Piano può essere consultato in C. Montana

la pratica della delocalizzazione all’estero vale per tutta Italia, altro che contare nella nostra valle sulla sua tradizione industriale… Pinko

In valle non c’è un vero progetto. Gli Amministratori? Prinzio, che mi pare una persona illuminata, in passato  ha tentato di pensare al futuro della valle  Sg

Si vede  da molti con diffidenza un turismo più distribuito e  anche democratico. Ci va un nuovo approccio  Mct

se andiamo avanti così in val Germanasca e val Chisone possono fare il parco naturalistico dappertutto e noi facciamo gli animali in via di estinzione…  Un commerciante

.. visto il clima ottimistico che stiamo passando in questi giorni, beccati la "Parodia di Said"   ... come contributo al dibattito   xx

materiali Un libro: 'coniugare il locale col globale' sul tramonto dell'identità alpina- recensione

materiali Sulle conseguenze delle Olimpiadi, un bilancio di radio Beckwith (Torre Pellice) e un articolo di Nuova società.

materiali Manifattura.La proprietà ha deciso di chiudere il rapporto di lavoro con i vertici direzionali e si profila un possibile acquisto dello stabilimento di Perosa da parte della Newcocot, una società indiana - la stampa - Inoltre vedi come si comporta la Newcocot col gruppo Olcese.

Si ha preoccupazioni per il domani del centro di Pracatinat  Tex - e scheda storica

materiali "le Alpi come spazio unitario in una prospettiva globale, cioè uno spazio caratterizzato dall'insieme e dall'interdipendenza di natura, economia e cultura, le cui diverse specificità si traducono in un'identità che richiede una tutela sovranazionale." > La convenzione delle Alpi

Si fatica. Non ho più voglia di pensare al futuro, si vive alla giornata/non si vede la possibilità di soluzione / Gli amministratori locali e quelli della Comunità Montana si preoccupano sul serio di questi problemi? P. (pensionata)

  Le principali aziende manifatturiere del nostro territorio stanno quasi tutte vivendo una situazione di incertezza dal punto di vista produttivo (...)Altri territori si sono dotati di agenzie di sviluppo territoriale (...) Nel Pinerolese questo non c’è, non c’è nessuno che abbia dal punto di vista politico un ruolo di indirizzo, si vive alla giornata. G.Clement

   Cantieri. Ho l’impressione che, se si continua di questo passo, la città divorerà campi e ambiente, nell’allegra incoscienza di quasi tutti gli amministratori, maggioranza e opposizione.- da Riforma n.43/2007  Giorgio Gardiol

Materiali - Articolo sull'Eco del Chisone del 7/11/07.

Venerdì 9 sciopero alla OMVP, e nel territorio, dichiarato dall'ALP. Fim- Cisl , Fiom-CGIL , Uilm-Uilm non aderiscono, aderisce invece il Fali.

  (...) C’è molto individualismo in alta valle. Non c’è coscienza sociale e politica. Ognuno pensa per sé. Non si sente come un problema la sorte delle fabbriche della bassa valle. Si sentirà forse quando succederà che qualcuno che ha fame andrà su a prendere la verdura dagli orti… Anna 7/11/07

  (...)Le nostre valli, nonostante il processo di accentuata deindustrializzazione che tiene “la valle sull’orlo della crisi”, conservano una vocazione industrial-artigianale, con inevitabile indotto commerciale(...) Renzo Furlan

  Attorno a un tavolo tre lavoratori e lavoratrici della valle…: si parla del calo occupazionale, di come invertire la tendenza in valle incentivando nuovi insediamenti e non svendendo la forza lavoro, dei problemi della piccola impresa e dei giovani, delle contraddizioni interne ai lavoratori, del ritardo delle istituzioni a basso ed alto livello. 

Con la globalizzazione e l’ingresso nella produzione mondiale di nuovi paesi, si era visto che col lavoro a bassi salari, in condizioni assurde per noi, inquinamento pazzesco, avrebbero creato problemi per l’occidente.Ci siamo arrivati in pieno. Le /8-11-07

   Io ho pensato a che futuro posso immaginare per  la valle, ma non so che cosa dire. (...)Se uno viaggia c’è il problema del trasporto pubblico: come mai l’abbonamento Formula vale solo da Pinerolo?Molti che pensano di stare bene o relativamente bene, scopriranno presto che sono poveri.  Lu & Pa

  Già oggi la valle è un dormitorio, molti rientrano a casa dopo il  lavoro fuori della valle, non vedo un futuro roseo.Mentoulles 9-11-07

   Gli amministratori puntavano sul turismo ma non porta molta occupazione. A Perosa hanno fatto un museo, un altro alla miniera: hanno investito soldi su questi progetti, ma sulle industrie sono carenti. Val Germanasca 9_11_07

   Le conseguenze della globalizzazione da noi? La più grossa azienda del Pinerolese è l’ASL: tutte le aziende della zona hanno perso sempre più peso occupazionale. (al presidio alla SKF di Airasca)

   Una forza lavoro che è arrivata in valle è quella delle badanti, in genere rumene.La globalizzazione intesa come mescolanza di culture sarà governabile: lo è stata anche nel Medioevo, per certi periodi e in certe regioni. Nei paesi dell’Est lo studio e la cultura erano favoriti ma non venivano visti come succede nella nostra cultura occidentale, come un privilegio.  Una insegnante in pensione

   Io in valle vivo bene, ma non per il mio lavoro nei servizi, è per la valle in sé, per le montagne….Emme (27 anni) /11-11.07

    Materiali. Esistono vari modelli economici regionali che competono nel mondo globalizzato, questo, descritto nel libro 'Gomorra' è quello napoletano. Lontanissimo da quello della valle e del pinerolese, ma elemento essenziale del sistema economico italiano di cui fanno parte la Manifattura e le altre aziende che resistono in valle...

Materiali. C o s t i t u z i o n e – l a v o r o – s a l u t e – a m b i e n t e : elementi  per una riflessione interna e pubblica - Vito Prudente

Materiali. ZF-Sachs, accordo raggiunto su 60 in cassa integrazione- Sciopero per l'occupazione del 9 novembre ECO

      Per  le aziende metalmeccaniche dico solo che sarebbe meglio sedersi attorno ad un tavolo una volta per tutte, tutti i sindacati dei lavoratori di questo territorio e stabilire un percorso unitario. Mandarano (CGIL)  

  Materiali. Dall'analisi della nuova divisione sociale del lavoro emergono perciò almeno quattro aree, tutte al momento egualmente necessarie per il capitale -  F.Piccioni

   All’interno dell’azienda non siamo stati attenti, il sindacato che ci era vicino non lo ha probabilmente intuito, i politici di Pinerolo quando ne hanno sentito parlare non si sono resi conto dei problemi… Ad alcuni anni di distanza scopriamo che il padrone, poco alla volta si è organizzato per poter fare le stesse cose da un’altra parte. Adesso è tardi. (PMT-exBeloit)- il babi

   Materiali. Mentre è ufficiale l'intenzione della Rio Tinto di vendere il settore del talco, si svolgono grandi manovre a livello internazionale nel settore minerario - la stampa  

  Quali prospettive per le Valli. Ritengo che la “casta” politica che ci ha governato negli ultimi 15 anni nonostante si trovasse nella  posizione privilegiata per analizzare la situazione, si sia occupata in prevalenza dei  fatti propri e di continue beghe spartitorie, al punto da non accorgersi o peggio manco capire quali erano le trasformazioni in atto.  Roby B.

    ll mio contatto con la val Chisone e Germanasca è stato molto intenso all’epoca in cui abitavo a Torino e  venivo al Brancato (Perosa) il sabato e la domenica, e un mese d’estate. Era la fine degli anni Settanta ed ero da pochi anni arrivato dalla Sicilia. È stata un’epoca di scoperte: la montagna, l’escursionismo, le feste delle borgate, le polente e coniglio sulla stufa a legna, l’odore di fumo, il patouà...        Sergio Catania

      Materiali. Anche quest'anno le buste paga hanno lasciato sul terreno circa 400 euro. I profitti invece di essere reinvestiti nell'innovazione e nella ricerca prendono la strada dell'impiego finanziario. In Italia la produttività è cresciuta di appena 2,9 punti dal 1998 al 2007 a fronte dei 20 punti del Regno Unito, dei 12,5 della Francia e degli 8,4 della Germania. (liberazione)

   Io sono nato in valle e le sono legato, con i suoi ‘pregi’ e i suoi difetti, amo la montagna. Ho lavorato in varie aziende della valle, poi per conto mio ed adesso ho una attività commerciale. Penso che ci sia molto da fare per crescere - Fabio Gaydou   

     (...) Per il futuro come montanaro non devo essere pessimista perché la montagna ha le sue risorse, e come prete meno ancora, perché  predicherei invano: lo devo dire a me stesso e anche agli altri. Ci sono dei segni leggeri di ripresa, nel gusto della vita sul posto, con le risorse che abbiamo-    Un sacerdote 

materiali    (...)i vertici della Comunità montana Valli Chisone e Germanasca hanno chiesto ufficialmente un incontro urgente con il vice-presidente della Giunta regionale Peveraro, per trattare in particolare - si legge su un comunicato stampa emesso dall'ente - «la situazione della Omvp di Villar Perosa» Eco del Chisone 21.11.07

  materiali.   Il caso Buriasco fa riflettere sullo spreco dei terreni agricoli . Discarica no, palazzi e capannoni sì
Si difendono tre ettari, ma dal 2000 il Pinerolese ne ha cementificati 825 
  (A.Maranetto - eco del chisone)

materiali    Alleanza Nazionale ed altre liste della diaspora fascista hanno avuto in val Chisone  più di un migliaio di voti alle ultime politiche. Naturale che gestiscano questo spazio politico.

   Oggi per quanto riguarda molte  donne, fuori della fabbrica, ci si deve accontentare di lavori poco pagati, nei servizi. Oggi spingono perché ti metti la partita IVA ecc, vogliono poco personale fisso. Io per lavoro mi sposto in macchina, perché ho un orario ‘a pezzetti’ nei servizi  Cinquantenne,Perosa

   materiali (...)senza iniziative e lotte non solo non si difendono lavoro e diritti, ma si da anche spazio alla destra, cosa mai successa nella nostra Valle.  Alpcub

e-mail (...) sabato 1 dicembre il Presidente dell'Osservatorio e Commissario straordinario per la Torino Lyon, Architetto Mario Virano dichiara che  la linea ferroviaria Torino-Modane esistente ha una capacità tripla rispetto l'utilizzo attuale e sottopone a forte critica Transpadana che  da anni promuove il Tunnel di Base e una nuova linea veloce in Valle di Susa. 

   Materiali  Ancora una volta ricordiamoci che gli “omicidi” in fabbrica non avvengono per caso ma solo perchè si vuole risparmiare sulla sicurezza e pensare solo ai profitti degli azionisti.  Alpcub

Materiali  Una repressione strisciante, silenziosa, colpisce gli operai. La massa dei NO dalle grandi fabbriche al protocollo sul welfare ha impressionato i padroni. I salari da fame diventano sempre più insopportabili. Gli operai morti sul lavoro sono all’ordine del giorno. (operai e RSu di varie aziende italiane)

(...)Perosa soffre moltissimo negli ultimi tempi sui residenti: pochi giovani – che stanno scendendo in pianura legati al lavoro. vanno magari a Pinerolo. Perosa ha una carta forte da giocare, forse l’unica che ci rimane, legata alla nuova viabilità portata dalle Olimpiadi invernali. (...) Ferruccio Menusan

Adesso il lavoro in valle nell’edilizia va abbastanza bene, Il lavoro è buono, ci si sposta poco. Certo la situazione delle fabbriche è un po’ triste (...) Un trentenne

Materiali   PEROSA, DIBATTITO PROMOSSO DA ALLEANZA NAZIONALE. Quando il lavoro abbandona la valle. Bonansea'Istituzioni assenti'- Laurenti 'E' la globalizzazione'- Eco del Chisone 12.12.07

   (...)Se ci fosse stato un qualche piccolo contributo, molti giovani sarebbero rimasti, avrebbero curato la manutenzione della montagna. Non c’è più un viottolo, una strada, non c’è più niente di quello che è stato fatto di nostri vecchi che funzioni.(...) Franco Breuza

  Mio figlio lavora in valle , ma non sa quale sarà il suo futuro… Bisognerà fare la valigia e andare a lavorare per l’Europa, se tiene l’economia in altri paesi. Una volta dal Sud si veniva qui, adesso tocca a noi emigrare.  Pensionato metalmeccanico

   Materiali  CLEMENT (PRC): PREOCCUPAZIONE PER INDUSTRIE IN VAL CHISONE,
POSITIVO L’IMPEGNO DELLA REGIONE
  14.12.07

 Materiali Abbiamo ritrovato una Torino operaia disorientata, arrabbiata ma una Torino operaia sconfitta. La città non si è vista, non si è fatta sentire, non era vicino agli operai, qualche pensionato disorientato. La città olimpica non vuole più saperne degli operai gli ricordano un passato da dimenticare  locandina 541 aklpcub

 Materiali - Organigramma Assessori e Commisioni della Comunità Montana Val Chisone e Germanasca

  Cosa si può fare? Prendendo spunto da uno slogan ‘la decrescita felice’ bisognerà programmare interventi sul territorio con bassi investimenti ed alto numero di addetti. (Franco Polastro)

Materiali Articoli sugli incontri in valle - Eco del Chisone e Riforma

Materiali - Sintesi con estratti dibattito


 

* La valle continua a perdere colpi, la sua vocazione prevalentemente industriale, nella bassa valle, risente del rallentamento generale dell'economia in Italia e vede ben tre aziende storiche in difficoltà.

 La miniera e lo stabilimento di macinazione, oggi Rio Tinto Minerals Val Chisone: è annunciata la cessione a terzi del settore del talco e dei borati da parte della multinazionale.

La Manifattura Legnano di Perosa che sta riducendo gli addetti con la mobilità volontaria, riparte dopo la cassa integrazione ma il gruppo Legnano è in fortissima riduzione e si parla di vendita a cinesi o indiani. In Manifattura pesanti condizioni  di lavoro per le donne che  rimangono ed hanno sostenuto la produzione in questi anni.

All'OMVP di Villar Perosa, scorporata alla SKF negli anni scorsi, si portano all'esterno produzioni,  sono necessari investimenti ma non emerge un compratore. Intanto parte dello stabilimento è inutilizzata.

La valle ci tiene alle industrie locali? E' vicina ai lavoratori in difficoltà e sa sostenerli, è capace di interrogarsi a fondo?

La valle ha delle risorse nei risparmi delle famiglie, che in cento anni, dopo il periodo dell'emigrazione in Francia ed Americhe,  hanno goduto della piena occupazione dovuta alle molte industrie. Fino a quando riuscirà a reggere l'economia di questa valle, densamente popolata, dieci volte di più delle confinanti valli francesi?

Gli amministratori, non sollecitati dalla popolazione, per il momento non hanno previsto un piano di sviluppo alternativo. Il lento declino  occupazionale rassicura ancora e impedisce di  reagire adeguatamente? L'esperienza (diretta dall'esterno) delle Olimpiadi è stata subita più che utilizzata, alla faccia del continuo ribattere sul futuro del turismo in zona.

Oggi è già possibile, senza inventarsi nulla, copiare da altre zone iniziative riuscite di animazione sociale, formazione di nuove professionalità, valorizzazione delle caratteristiche della valle, utilizzo di risorse della comunità europea per razionalizzare e promuovere migliori e partecipati servizi alle varie fasce della popolazione. Questo significherebbe valorizzare tutto il territorio e renderlo più vivibile ed interessante anche per chi ci guarda da fuori.  

 

Questo territorio può ritrovare una vitalità sociale ed economica, anche se la pesante eredità del paternalismo dei grandi padroni di un tempo continua a incidere sulla voglia di partecipare e di contare nelle scelte. Forse si teme un cambiamento di abitudini secolari, ma questo cambiamento, che colpisce tutto il mondo, avviene progressivamente anche se non lo vogliamo:  vedi la presenza di più di cinquecento stranieri....

Capita che quando proposte vengono fatte ad amministratori, questi le ignorino o si spaventino per 'le novità' e non raccolgano i pochi stimoli dal basso. Gli amministratori sono figli delle contraddizioni storiche della valle. Forse aspettano che qualche potere forte dall'esterno faccia delle scelte. Ancora una volta si parla tanto di democrazia ma non si si pratica sul serio             

Ps. aggiungerei la speranza  che il nuovo presidente della comunità montana , Andrea Coucourde , sappia ben interpretare la situazione e interrompa la catena "corri dietro alle emergenze" e " dividiamo le risorse in parti uguali per non scontentare nessuno "ma si carichi del compito di far fare alla valle quel salto di qualità che tutti auspichiamo ....

piero b.

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  *   Secondo la mia opinione non esiste una politica di sviluppo nella valle, a medio e lungo termine; in questi ultimi anni si è puntato sul turismo, ma non mi sembra che questo abbia avuto molto effetto dal punto di vista economico;
non so se si possa pensare ad uno sviluppo industriale, in senso stretto, oppure ad attività artigianali più articolate;
... il problema è che gli amministratori non si muovono e non dicono cosa pensano e cosa intendono fare (amministratori intesi in senso lato,comunali, prov. e regionali)

... forse pensano che il futuro sia la città metropolitana e che le nostre zone saranno utilizzate per il fine settimana, a respirare aria pulita e  in un territorio tutto sommato bello, da vivere;

... ma la gente che abita qui, cosa farà ?   questa è la domanda.

valter b.

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e-mail

 

E'  passato ormai parecchio tempo dalla nostra battaglia contro l'asfalto sulla strada per il Colle delle Finestre. Battaglia che si concluse con una sconfitta , ma che segnò anche un importantissimo risultato, con la Provincia che ha finanziato un progetto di recupero delle strade militari, senza asfalto e con tecniche ricalcanti quelle originali delle strade, e poi con la sperimentazione della chiusura al transito domenicale della strada del colle delle Finestre.
 
Purtroppo, come molti di voi avranno letto sulla stampa locale, è in atto una decisa controffensiva, portata avanti dai gestori dell'agriturismo di Pian dell'Alpe e da vari gruppi motociclistici. Questi ultimi hanno anche organizzato un raduno ecologico (???) al colle, oltre ad una raccolta di firme che sta mettendo in grave imbarazzo il sindaco di Usseux, Sgarbanti, ed i vari Enti locali coinvolti.
 
Urge quindi una decisa presa di posizione contro il rischio di un "ritorno al passato" e di una decisa marcia indietro da parte della Provincia.
 
Inoltre vi sono problemi analoghi anche in Provincia di Cuneo, con la ventilata asfaltatura della "strada dei cannoni".
 
Su sollecitazione del Presidente dell'Associazione "Le ciaspole", eccomi quindi a proporvi una riunione per organizzare qualcosa riguardo ai problemi di cui sopra. Vi propongo mercoledì prossimo, 24 ottobre, alle ore 20,45, presso la Sede della Sezione CAI di Pinerolo, via Sommeiller n. 26. Fate circolare la notizia a chi potrebbe essere interessato.
 
Arrivederci a presto!!
 
        Fricu

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**** e-mail 28/10

leciaspole@libero.it

A TUTTI GLI ASSOCIATI

ABBIAMO "LANCIATO", UNITAMENTE AL CAI, WWF, LEGA AMBIENTE, PRO NATURA, MOUNTAIN WINDERNESS E VARIE ALTRE ASSOCIAZIONI

"LA RACCOLTA FIRME"

PER REGOLAMENTARE L'ACCESSO DEI MEZZI MOTORIZZATI ALLE STRADE DI MONTAGNA ED AI SENTIERI ALPINI DELLE NOSTRE ALPI.

PER SINTETIZZARVI IL NOSTRO PENSIERO, VI TRASMETTIAMO LA PARTE PIU' PROPOSITIVA DI UN DOCUMENTO DELLA DELEGAZIONE PIEMONTESE DEL CAI, DEL CONVEGNO LIGURE-PIEMONTESE-VALDOSTANO DEL CAI E DEL PRESIDENTE DELLA TAM (TUTELA AMBIENTE MONTANO DEL CAI).

SULLA BASE DI QUESTE PROPOSTE, VI SOLLECITIAMO ALLA RACCOLTA DELLE FIRME TRAMITE LO STAMPATO CHE VI UNIAMO IN ALLEGATO.

LE FIRME DOVRANNO ESSERE CONSEGNATE ENTRO IL 20 NOVEMBRE 2007 A TONINO CHIRIOTTI - C.SO TORINO, 125 BIS - PINEROLO. TEL. 0121.397838, CELL. 333.9276627.

"CREDIAMO GIUSTO RIBADIRE UN PRINCIPIO GENERALE DI RISPETTO DELL'AMBIENTE ALPINO CHE PERMETTA LA PERCORRENZA MOTORIZZATA DI STRADE IN QUOTA SOLO AI VALLIGIANI PER I LAVORI AGRO-SILVO-PASTORALI ED AI RESIDENTI FINO ALLE LORO ABITAZIONI. OVVERO, FATTE SALVE LE ECCEZIONI DI "SERVIZIO" (PER OPERE IDRAULICO-FORESTALI, VIGILANZA, ANTIINCENDIO E SOCCORSO, VEICOLI PER SERVIZIO PUBBLICO) RITENIAMO CHE IN AMBIENTE MONTANO I MEZZI MOTORIZZATI DEBBONO ARRESTARSI DOVE STORICAMENTE SI SONO ARRESTATI GLI INSEDIAMENTI UMANI PERMANENTI".

PER COMPLETEZZA, COME ASSOCIAZIONE "LE CIASPOLE", PROPONIAMO CHE DA QUESTI INSEDIAMENTI IN POI PER ACCEDERE ALLE EX STRADE MILITARI O COSIDDETTE STRADE BIANCHE, SI POSSA PROCEDERE UNICAMENTE A PIEDI, IN BICI, A CAVALLO E, PER COLORO CHE PER I PIU' DISPARATI MOTIVI NON INTENDESSERO PERCORRERLE A PIEDI, POSSANO USUFRUIRE DEI SERVIZI NAVETTA APPOSITAMENTE ATTIVATI.

  PINEROLO, 25.10.2007                                                                                                        L'ASSOCIAZIONE "LE CIASPOLE"


Vedi documento Cai 2005 - pdf

***                   Vedi: discussione sul tema delle strade (Mattiel, Salvatore)


al sommario


Eco del chisone 24-10-07

Pragelato, chiuse le indagini della Procura di Pinerolo, tre gli indagati
In Val Troncea 400 alloggi abusivi?
Tra Plan e Pattemouche (compreso il Village Resort) irregolari (secondo l'accusa) 55mila mc

PRAGELATO - Tre indagati: si è chiusa così l'indagine della Procura della Repubblica che ha passato al setaccio il mega complesso ricettivo costruito in questi anni all'imbocco della Val Troncea. Da Plan a Pattemouche: condomini, baite, fino al lussuoso "Pragelato Village resort". Un totale di 55mila metri cubi, che si traducono in quasi 400 alloggi da 50 mq.

Tutto abusivo, secondo il pm Ciro Santoriello che oggi accusa di "abuso d'ufficio" due dipendenti dell'Ufficio tecnico comunale e di "falso" il geologo che ha redatto la Carta di sintesi della pericolosità geomorfologica. Il sindaco Marin: «Da una prima verifica le cose ci sembrano a posto».

Chiusa l'inchiesta anche sulle demolizioni delle baite di Joussaud: un cantiere posto sotto sequestro a settembre 2006. Qui gli indagati sono quattro. Tutti potranno chiedere di replicare alle accuse davanti al magistrato inquirente.
pag. 15- Sorbino-Prot

In val Troncea una colata di cemento 'abusivo'    -pdf

Joussaud: per le baite demolite, quattro indagati -pdf

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comunicato distribuito in OMVP e in valle

Lavoratrici e lavoratori OMVP-TBU

È iniziata la turnazione 6X6 con la spiegazione (tra le altre) che così si riuscirà a piazzare i lavoratori che sono in esubero nei reparti di Torneria e T.T.

Come ALP CUB bocciamo questa soluzione per diversi motivi:

1)      perdita di salario

2)      perdita di diritti ( ½ ora pagata per pausa mensa e valore del pasto)

3)      perdita di PAR per ottenere le 40 ore settimanali

4)      perdita di un giorno di riposo a settimana

Non sarà il 6x6 a risolvere i problemi occupazionali della OMVP: Troppe  produzioni sono uscite dal nostro stabilimento. Dove finiscono queste produzioni perse? Chi fa il lavoro che fino ad oggi facevamo noi? La risposta ufficiale è: in Estremo Oriente. Ma sarà proprio vero?

È risaputo che molte di queste produzioni importantissime vengono effettuate da ditte esterne con i “buoni uffici” di ex dirigenti SKF. Non sono in Asia e non c'è neanche bisogno di cambiare regione  per trovarle. Ci stanno portando via il lavoro pezzo per pezzo e giurano che non sia così.

Non sara' l'orario 6X6, perdere la mensa e i PAR o lavorare al freddo che salveranno il nostro Stabilimento.

Lo salveremo solo lottando ! Ma per che cosa ? 

Per bloccare lo spostamento delle linee (MST) e fare rientrare le lavorazioni date all'esterno.

I dirigenti OMVP invece di mandare fuori le produzioni pensino piuttosto a progetti per elevare il livello tecnologico dei prodotti e imporli alla SKF Svedese, unica soluzione seria viste le difficoltà a vendere lo stabilimento. Oppure qualcuno ha già in mente di chiuderlo???

I parlamentari eletti nella nostra zona sia a Roma che a Torino fanno parte della maggioranza e quindi hanno il potere di intervenire: è' ora che lo facciano!! Non possono pensare che ci accontentiamo di qualche incontro interlocutorio in Regione!!! Purtroppo sappiamo che quando siamo alle strette servono gli sforzi e l'impegno di tutti, intanto noi chiediamo:

 

1) STOP alle lavorazioni date in appalto all' esterno.

2) STOP al trasferimento di linee e macchinari a cominciare dalle rollatrici per Bari.

3) RIENTRO a VP di tutte le lavorazioni date a Ditte esterne in tempi passati.

4) CONTROLLI dell'Ispettorato del Lavoro, ASL, INPS, per verificare in quali condizioni operano i dipendenti di queste aziende.

5)  INTERVENTI dei parlamentari e ministri nativi della zona, o ex dipendenti SKF che conoscono bene la nostra situazione.

 

Prepariamoci ad un periodo duro in cui dovremo lottare per mantenere il lavoro a Villar e lo stipendio nelle nostre tasche. Non facciamoci illusioni: nessuno ci regalerà nulla se non ci faremo sentire dalla SKF e dall'opinione pubblica con le nostre lotte e manifestazioni utilizzando tutte le nuove forme di comunicazioni esistenti. Una volta a Villar c'era l'avvocato Agnelli, poi le Olimpiadi, ora non c'è più niente, allora per farci sentire e notare dobbiamo scegliere i luoghi visibili come la sede centrale SKF di Airasca, la Regione Piemonte e la sede RAI a Torino, non tralasciando di mettere al corrente i vertici della multinazionale delle nostre iniziative.             È ora di fare sapere che se lo Stabilimento sarà abbandonato a se stesso e con il tempo rischierà la chiusura rimarremo tutti in mezzo ad una strada, impoverendo ulteriormente la nostra Valle.

Quindi,quando dichiareremo le lotte, sarà per difendere le nostre condizioni di vita e nessuno potrà più fingere di non vedere e non sentire, salvo poi rimpiangere amaramente un atteggiamento di menefreghismo che non sarà piu' giustificato.

SKF, dopo aver sfruttato il territorio e i lavoratori della nostra Valle non può lasciarli marcire in queste condizioni di assoluta incertezza sul loro futuro. Deve dare risposte chiare, o vende lo Stabilimento o lo mette in condizioni di avere un futuro.

Quanto a noi, così come abbiamo richiesto l' incontro tra la Regione e l' Azienda  per ottenere finanziamenti per nuove tecnologie e risparmio energetico, se gli avvenimenti prenderanno una piega non accettabile, chiederemo che i soldi della Regione vengano destinati ad altre realtà locali.

 

RSU e COLLETTIVO OMVP-TBU – DIRETTIVO ALP/Cub – CUB Nazionale  

ciclinalpcub ottobre 07

 

Vedi pdf volantino sciopero OMVP 8 ore - 9 /11/ 2007

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La più recente occasione di confronto locale è stata la 

RIUNIONE CON LA REGIONE SULL'OCCUPAZIONE -PEROSA 19-1-2007 (vedi sintesi e audio) 

 

Una nuova riunione, sull'OMVP è stata fatta in c.Montana a metà ottobre. Il collettivo e le RSU Alpcub  della OMVP hanno consegnato il volantino sulla situazione della fabbrica (riprodotto in questa pagina).Chiedono ai parlamentari che intervengano sul futuro di questa zona. Oggi si continua a mandare via lavorazioni. SI dice che il 6x6 salva l'azienda... Se continuano a uscire lavorazioni ed altre vengono spostate all'estero lo stabilimento è perso. 

>>>> Il 5  novembre ore 15,30 incontro sulla situazione produttiva della valle presso la C.Montana.

Vedi in questa pagina notizie Eco del Chisone 

Si aspetta la convocazione di un incontro in Regione con la direzione dell'OMVP, i sindacati, e gli amministratori locali.

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La situazione industriale in valle

* Da anni tentiamo di stimolare un dibattito sul futuro con convegni molto modesti organizzati dalla Cisl. Gli amministratori su questi argomenti li vedo molto spaesati con difficoltà a capire cosa sta avvenendo nel mondo del lavoro. Molti sindaci sono in pensione e perciò fuori del mondo del lavoro. 

Noi non possiamo andare avanti a oltranza a fare 'manutenzione'. Ne abbiamo già fatta troppa- Abbiamo in valle,e non solo, delle aziende che ormai fanno prodotti 'maturi e con poca capacità di trasformazione e innovazione.Questo argomento va affrontato sul serio e a fondo. 

Non possiamo illuderci di poter rifare le cose che facevamo. 

- Abbiamo qualche tentativo di innovazione , ad esempio alla Sachs di Villar Perosa. Se non parliamo ancora di azienda decotta oggi lo dobbiamo alla capacità di poche persone che hanno cercato di innovare passando ad esempio dagli ammortizzatori per auto a quelli per moto - facendo anche le forcelle per moto. Pur andando in esaurimentogli ammortizzatori per macchina, oggi la Sachs ha dei problemi e avrà degli esuberi , ma resta in piedi. Dobbiamo far sì che non venga trasferita e potrà forse assestarsi su 150 addetti dopo qualche anno di mobilità e un periodo di riorganizzazione ecc.

- Sono più preoccupato per la SKF di Villar Perosa: dove la OMVP, ( da anni e stata scorporata dal resto del gruppo, anche se è totalmente controllata dalla SKF,) soffre per assenza di investimenti, sia sul prodotto che nel processo, e dove se a breve non viene venduta a qualcuno con vocazione industriale, che faccia i necessari investimenti ( presse verticali in grado di stampare pezzi più complessi, e inoltre stampare a semifreddo; oltre che una riorganizzazione interna mirata ad ottimizzare le competenze) rischia di chiudere, a meno che sia la stessa SKF a farli. Inoltre lo stabilimento senza i ribaltamenti  dei costi , sia in termini di servizi  ed altro,  alla sede di Airasca, piuttosto che a Gotenbourg, farebbe nonostante tutto ancora utili, malgrado nel tempo il gruppo si sia organizzato per divisione di prodotto con la conseguenza di avere dei veri doppioni che possono generare oltre che costi a volte anche inefficienze. Rispetto alla vendita da alcuni mesi è in Italia un manager svedese che cura una possibile vendita. Fino a ieri avere a disposizione grandi quantità di acqua, e energia a basso costo ( fiume Chisone, tre centrali idroelettriche poi vendute), oggi alcuni interventi logistici  e tecnici rispetto ai processi di riutilizzo delle acque per le fucine, nuovi generatori di aria sganciati dal resto, ci dicono che le cose che ieri erano strategiche per fare il prodotto oggi lo sono meno.

SKF in generale i prodotti finiti e innovativi (eolico, ecc) li fa comunque  nei paesi come Svezia o Germania, mentre investe nei paesi asiatici sui prodotti maturi, o comunque per lo sviluppo di quei mercati, pertanto anche lo stabilimento sia AIO che PRECISI vengono misurati sul rendimento rispetto ai concorrenti esterni , ma anche rispetto agli altri stabilimenti del gruppo stesso

- La Manifattura Legnano di Perosa è sopravvissuta per ora alla crisi del gruppo.  Stiamo arrivando al capolinea. Siamo partiti dalla incapacità gestionale  della proprietà Roncoroni, investimenti assurdi e difficoltà di mercato. Abbiamo fatto una via crucis  con cassa integrazione e mobilità e infine si sono scaricati gli oneri sullo stato. Oggi vuole vendere per disfarsi anche della nicchia di mercato che è rimasta . Si vedrà se c'è un compratore...Forse Perosa rimane in piedi: a che condizioni? Io penso che la flessibilità deve avere un volto umano. Con la mobilità resta in fabbrica una parte di lavoratrici con problemi di salute: dovranno reggere la richiesta della direzione di far girare gli impianti su 8000 ore l'anno. Inciderà forse  sulle ferie, ma poi le macchine e le lavoratrici reggono ritmi di questo tipo? Sarà possibile mantenere la volontarietà su determinati turni o bisognerà ruotare tutti? Occorrerà una bella discussione con le lavoratrici e a direzione...

- La miniera della Rio Tinto. Le prospettive?  Oggi il valore della miniera è fatto dal giacimento attuale e da quello che si sta ricercando nella zona (rilevato da sonde del 1964). Altro punto forte è la professionalità dei minatori. Fra alcuni anni altri italiani andranno in pensione. Si troverà altro talco? Resterà solo manodopera straniera o si ha interesse in valle a ritornare a imparare  e praticare il lavoro di miniera? Cosa dicono i comuni di montagna? La Rio Tinto ha  intenzione di vendere le attività minerarie di talco e borati e invece sfruttare nell’alluminio e acciaio la forte richiesta di mercato. La vendita secondo noi deve avvenire a breve per non perdere professionalità tecniche, deve essere un progetto industriale vero e non finanziario. ….

 

E.Tron / sindacalista Cisl) 23-10-07

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(....)Da che cosa è determinata questa situazione? C'è un problema di concorrenza internazionale?
C'è la concorrenza dei paesi emergemti: la Cina in primo luogo, l'India, il Pakistan. C'è effettivamente in altre parole un problema legato al costo della manodopera. Tieni conto che degli altri 10 stabilimenti della Manifattura Legnano, tre chiudono. Se Perosa ancora boccheggia, è perché lì si produce un prodotto di qualità. Un cotone fine, pregiato.

Se la crisi è così ampia, nazionale, verrebbe da dire che c'è poco da fare...
Noi rispondiamo: la soluzione sta nello sviluppo, nella ricerca, nell'innovazione tecnologica, nei prodotti di qualità. Solo in questo modo possiamo opporci al declino. E' una crisi generale, di sistema: è il nostro modello che non regge più! E non se ne esce con la competizione sul basso costo del lavoro e con la flessibilità: proprio la manifattura di Perosa ce lo insegna, con la sua storia di flessibilità, di part-time e di contratti week-end.(....)vedi Intervista a Mandarano (cgil) ottobre 2004 - link

   vedi testi integrali della trasmissione di Report sulla moda - pdf 2 dicembre 2007

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(...)

vedi in ricerca sui precari pdf ricerca pinerolese-  2006

GLI APPALTATI- REPORT -pdf

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  Tavola rotonda (impossibile) nel 2001 (...)

Sembra una storia della serie: se non son pazzi non li vogliamo. La disoccupazione viaggia sul dieci per cento e chi non ha lavoro non lo accetta quando glielo offrono. Come mai? E' solo perchè, come dice il senso comune, i giovani vogliono tutto per diritto acquisito, non si accontentano mai e non hanno spirito di adattamento? Non hanno ancora imparato che "per far da papa bisogna saper far da sagrestano", come insegnavano i proverbi di padron 'Ntoni?

Mentre si dice che gli stranieri sono un problema perchè ci rubano il lavoro, le imprese non sanno dove sbattere la testa e cominciano ad assumere extracomunitari alla grande in tutto il nord con l'aria di chi non trova di meglio e fa malvolentieri una cosa perchè proprio non ne può fare a meno.

Prima o poi la grana doveva scoppiare. Ho cercato di parlarne in un dialogo a distanza con alcuni protagonisti del mondo del lavoro, dell'impresa, del sindacato, dell'Università e della politica. Solo il dialogo è immaginato, ma i contenuti rispecchiano fedelmente il pensiero espresso da ciascuno degli interlocutori. Ho legittimato punti di vista anche lontani da quelli cui sono affezionato. Volevo comprenderli a ragion veduta, e ho preferito rifiutare di farne prima la caricatura nella speranza, magari, di poterli così demolire meglio. Gli altri esprimono visioni, interessi, aspirazioni da conoscere: non appartengono geneticamente al mondo della corruzione, del complotto e dell'incompetenza, come talvolta per consolarci siamo tentati di pensare. (....) 

 Vedi in: GIOVANI DISOCCUPATI E AZIENDE A CACCIA DI OPERAI paradossi del lavoro dopo l'addio al posto fisso - Tavola rotonda (im)possibile ----- a cura di Mario Dellacqua- 2001

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*********   da : Quel che la sinistra non ha capito- Aldo Bonomi

La questione settentrionale rimanda in primo luogo al cambiamento strutturale delle forze produttive e della composizione sociale, entrambe profondamente mutate,dagli anni ‘90 in avanti, dalla globalizzazione.(...)

Negli anni ‘90 cosa è successo? In primo luogo la crisi profonda che ha investito quel po’ di grandi imprese che noi avevamo. Alcuni grandi gruppi fordisti non riescono a reggere l’urto della globalizzazione, della competizione internazionale. Si smantella l’Iri... Sono grandi cambiamenti che hanno come epicentro alcuni territori: Genova, Torino, Porto Marghera,(...)

Il secondo grande processo è quello che disarticola i distretti produttivi, la cosiddetta "terza Italia", che perde il vantaggio competitivo della svalutazione e del costo del lavoro, i vantaggi, cioè, su cui era cresciuto parte del capitalismo italiano.(...)

Io ricordo che la prima volta che ho sentito parlare di globalizzazione, ci tengo sempre a dirlo, non fu a una riunione di no-global, ma a Pistoia, nel 1989, a un incontro della Confartigianato, in cui un gruppo di artigiani del tessile dissero che erano sotto stress per la globalizzazione. Era iniziata la competizione, sul costo del lavoro innanzitutto, dei paesi dell’Est. Ed erano stressati per questo, non per una questione ideologica. Quindi oltre ai grandi gruppi, entra in crisi il modello produttivo dell’economia diffusa, del capitalismo molecolare.

Tutto questo cosa produce sulla composizione sociale? Produce tre soggetti sociali che io ho chiamato gli orfani del fordismo, gli stressati e gli spaesati. (...)

I primi: allora una delle mie prime ricerche, che venne commentata dalla Rossanda, che ne discusse anche con Gad Lerner, fu quella sulla paura operaia. Non gli operai che facevano paura, ma gli operai che avevano paura. Ricordo che nell’83, uno degli operai che frequentavano le 150 ore disse: "Siamo come nei campi di concentramento, non abbiamo più soggettività".

Gli stressati erano quei padroncini inseriti dentro i distretti produttivi che, non avendo più come fattore competitivo il basso costo del lavoro e la svalutazione,andavano in crisi a migliaia. Solo che mentre degli orfani del fordismo ce ne occupavamo tutti, "facevano questione" culturale -gli operai della Fiat, l’aumento dei suicidi fra i cassaintegrati- di quello che avveniva nel mondo degli stressati non se ne occupava nessuno. Alla fine degli anni ‘80, primi anni ‘90, erano tantissime le imprese che fallivano, interi cicli produttivi andavano in crisi, le banche chiudevano i fidi e ovviamente intere famiglie che avevano tirato su il capannone attaccato alla villetta andavano sul lastrico.

Infine gli spaesati, quelli che, letteralmente, cominciavano a rimanere senza paese. Questi abitavano non tanto nel cuore delle aree urbane, o pedemontane, dove c’era il modello produttivo degli stressati, ma nelle vallate alpine, nelle periferie o nei piccoli paesi, che cambiavano completamente. Quello che veniva meno era la dimensione del paese, anche nei paesi arrivava la ipermodernità, che poi non voleva dire altro che arrivava il tossicodipendente, chiudevano i negozi di prossimità, aprivano gli ipermercati, chiudevano i circoli Acli.Di tutto questo noi, allora, ce ne occupammo? Ci occupammo della"rivoluzione" che stava succedendo? Non ce ne occupammo. La politica era già dentro un meccanismo di autoreferenzialità.(...) 

...)La destra, in qualche modo, a quelli che tu chiami gli spaesati, gli stressati, e gli orfani del fordismo, una risposta l’ha data…

Negli anni ‘90 è vero che tutti questi ceti si trovarono di fronte a una sola proposta: il populismo. Si disse loro: "Tu, orfano del fordismo, sei rimasto senza appartenenza di classe; tu, stressato, sei rimasto senza più appartenenza di individualismo proprietario; tu, spaesato, sei rimasto senza paese. Beh, la risposta è nell’identità di territorio". Non le pluri-identità complesse, ma quella più facile, più disponibile, l’identità di territorio. (...)

 

(...)Invece di accompagnare questi soggetti, gli orfani del fordismo, gli stressati, gli spaesati,al cambiamento epocale che stava avvenendo, la sinistra ha cominciato a dire che, secondo i grandi parametri della globalizzazione -che la sinistra ha fatto propria in maniera neutra- questo era un paese totalmente declinante.

Quindi, dopo quella che tu chiami la transizione, che tipo di capitalismo abbiamo in Italia?

Noi siamo un capitalismo di territorio. Siamo partiti da una situazione in cui c’erano gli 8000 comuni, i distretti produttivi, tendenzialmente ci siamo ristrutturati in una quindicina di piattaforme produttive. Cosa è successo?Quello che era orizzontale è stato verticalizzato dal sistema delle medie imprese, che hanno fatto sistema del territorio. Quindi tu hai enormi piattaforme produttive, specie di enormi fabbriche a cielo aperto. Ad esempio sull’asse Torino-Ivrea, certamente la leadership è la Fiat, però poi hai tutto l’indotto dell’auto che si è ristrutturato per andare nel mondo. Queste piattaforme potremmo elencarle: la piattaforma produttiva che va da Cuneo ad Alessandria, con la Ferrero e tante medie imprese innovative; le piattaforme della logistica compreso il porto di Genova; la pedemontana lombarda, che io chiamo la "città infinita", che va da Varese fino a Brescia; la pedemontana veneta; tutta la via Emilia e tutta la città adriatica. Ho citato solo le enormi piattaforme produttive del Nord. Fermiamoci qui, non andiamo giù, perché poi, per fortuna, questo modello è andato avanti, perché c’è anche l’asse Bari –Matera, l’enorme piattaforma produttiva di Roma, ma restiamo sulla questione settentrionale.

Questo enorme distretto produttivo si è ristrutturato e noi competiamo nella globalizzazione partendo dai sistemi territoriali, non competiamo più solo partendo dal numero delle grandi  imprese. Infatti se vai a vedere le tabelle, in quella della competizione tra imprese, quelle italiane non sono mai ai primi posti; invece nella tabella della competizione tra i sistemi territoriali (ed è un modello applicato da soggetti che non ci vogliono bene, la Datar è del governo francese) le piattaforme produttive italiane sono sempre ai primi posti nella competizione internazionale.

Allora, se noi prendiamo come epifenomeno la piattaforma produttiva lombarda, la "città infinita": hai mezzo milione di imprese, fra capitalisti molecolari, medie imprese o grandi imprese transnazionali, Ibm, Microsoft, eccetera; con due milioni di addetti. Apro una parentesi: se qualcuno ha nostalgia della classe operaia e dei grandi numeri, eccoli qua. Non è che siano scomparsi, non è che non ci siano più, solo che non sono più concentrati in un unico luogo, come nel fordismo. Noi, noi sinistra dico, con quei due milioni di addetti, non abbiamo rapporti. Ma non solo, vado oltre: in quella piattaforma produttiva, hai il maggior numero di agenzie del lavoro interinale in Italia, il maggio numero di sportelli bancari, il maggior numero di università decentrate, il maggior numero di centri commerciali e il maggior numero di sale cinematografiche... E’ cambiato tutto. (...)

vedi intervista:  pdf  Perchè la sinistra non ha capito - Aldo Bonomi da Unacittà

Vedi estratto programma dell'Unione-pdf

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********** - Per il momento qui si sta affrontando solo il problema della bassa valle, dove ci sono le fabbriche. Nella bassa e soprattutto nella alta valle esiste un mondo di lavoro, il 70% ,  fuori della fabbrica...

-Cosa pensiamo noi della vita in valle?

 I ragazzi  che conosco della mia età, sui vent'anni, se non continuano a studiare guardano a quelli che studiano e hanno tempo per divertirsi. Dicono: lavoriamo, mettiamo un po' di soldi da parte, altri li spendiamo per la macchina e le vacanze; stiamo in famiglia coi nostri genitori, diamo un po' di soldi in casa e facciamo la vita che ci piace nel tempo libero. Per l'occupazione: tutti i miei amici hanno subito trovato lavoro, in aziende medio-piccole, oppure fanno gli artigiani o i muratori, uno è si spostato a lavorare in fabbrica in Val Pellice. Altri che studiano lavoricchiano nei ristoranti.

L'idea che ho della valle è che per un ragazzo non è difficile trovare lavoro, se si accontenta.

- Riguardo alle opportunità che offre la valle, non c'è ovviamente la  scelta che offre Pinerolo o Torino. C'è chi  è soddisfatto di quel che trova in valle,  chi viaggia ogni tanto verso centri più lontani per servizi o offerte per il tempo libero e infine chi se ne va a stare fuori della valle, anche per non viaggiare tutto il tempo.

Si va via per lavoro, per togliersi da un ambiente che si conosce già, oppure per studiare. Si comincia così. C'è tanta gente che va a lavorare da altre parti, magari all'estero.

- Sul futuro della valle, non so, mi sembra che i giovani che conosco vivano tranquilli, senza interrogarsi ne interferire più di tanto delle attività degli altri.

Da quando sono nato io ho sentito raccontare che si va sempre peggio, oggi c'è una diminuzione del tasso di crescita dell'economia.

Siamo in un periodo di regresso nella maggior parte d'Italia, da noi come stiamo? Meglio o peggio o uguale? Bisognerebbe capire questo punto.

Gli adulti che sono sempre vissuti qua sanno benissimo come sono le cose e non si aspettano che  figli risolvano problemi che loro non sanno affrontare. Comunque le famiglie dei miei amici hanno dei risparmi, la maggior parte dei genitori non ha studiato e ha cominciato a lavorare molto presto e ha messo da parte dei soldi e tampona di solito  le emergenze.     *******  Simone

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Dati/

Nel 2000 una indagine sulla realtà giovanile della valle aveva raccolto dati su un campione di 528 (su 701) ragazzi tra 15 e 19 anni. Per quanto riguarda il titolo di studi dei genitori emerge un livello di scolarità generalmente basso.

Padre

Lic. elementare       78

lic . media         188

sc.professionale    124

diploma                    104

laurea              23

nessuna risposta       11

totale              528

 

Madre

Lic. elementare       46

lic . media         234

sc.professionale    71

diploma                    143

laurea              26

nessuna risposta       8

totale                           528

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 Ricerca sugli universitari nel Pinerolese anno 2005-2006-  Luca Prot

         

 

vedi file  pdf  Ecomese /ottobre 2007 - 1,3 Mb

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** Può essere interessante andare a vedere indietro nel tempo, negli anni Settanta-Ottanta in valle c'erano gruppi di fabbrica, di paese, di donne ecc.

1. Il gruppo OPERAI-STUDENTI nasce a Perosa Argentina nel 1970 a ridosso del '68 e delle lotte operaie del '69. Giovani il cui nucleo si può definire di impegno cristiano, che stampano "il ciclostilato" dal nov. 1971. Diventa nel '72 "il punto interrogativo", calano gli articoli "ecclesiastici" per una maggiore attenzione ai problemi sociali e il gruppo Operaistudenti diventa Collettivo. (...)

2. Il Collettivo Operaio di Perosa A. si costituisce nel 1972. E' frequentato in prevalenza da delegati e operai della Gutermann, ma vede anche la partecipazione di membri del gruppo residente di Agape e di altri operai di varie fabbriche della zona. L'obiettivo del collettivo è quello di contribuire alla costruzione dal basso di un movimento operaio organizzato. (...)

3.Molte delle donne che poi hanno dato vita al gruppo di Perosa Argentina-Pomaretto erano già inserite nel gruppo del consultorio di Pinerolo, del quale condividevano le motivazioni e la pratica, pur fornendo una collaborazione saltuaria. Quando (legge 29 luglio 1975, n. 405) vengono istituiti i consultori familiari.... (...)

4.Il Gruppo Donne di S. Germano Chisone e Villar Perosa nasce intorno al 1976/’77, sulla spinta di alcune donne di Villar che negli anni precedenti avevano fatto parte del gruppo legato a Democrazia Proletaria. Eravamo molto giovani (circa vent’anni come età media) e ben assortite (operaie, casalinghe,studentesse, impiegate, insegnanti). (...)

4. Vallecontro era il periodico del gruppo di Democrazia Proletaria di Villar Perosa. Era un giornale "artigianale" uscito prima in ciclostile e poi a stampa tra il '77 e l'80. Molto legato alle questioni locali e amministrative. (...)

5. IL Collettivo operaio di informazione Fiat-MVP. Nato verso la fine del '79 dall'incontro di alcuni operai, col passare dei mesi aveva prodotto i primi volantini e organizzato riunioni saltuarie a Perosa con una ventina di persone. Alcuni erano delegati, finiti poi fuori del cdf per forzature in trattativa a proposito del lavoro di sabato. A un certo punto la Fiat mise in CIG a zero ore una trentina di operai col pretesto della riduzione di produzione della Delta. Fra questi buona parte degli operai legati al collettivo. Il collettivo restò operante quindi per una paio d'anni ('80-'81).  (...)

6.  Comitato Pace Val Chisone e Germanasca. Nasce spontaneamente alla fine degli anni ‘70 all’interno della Chiesa Valdese. Nel Sinodo dell’82 i temi della pace sono stati discussi e proposti come oggetto di riflessione/azione nella comunità. Con l’installazione dei missili a Comiso (1983) il gruppo si allarga comprendendo persone non appartenenti alla Chiesa Valdese. Nell’84 aderisce all’Associazione Pace che si costituirà ufficialmente a livello nazionale a Bari con il 1° Congresso del 26/28 febbraio 1988.Dopo l’88 il Comitato pace Valli Chisone e Germanasca opera in collegamento con altriComitati locali ( Pinerolo e Val Pellice) e il Coordinamento regionale (Torino). (...)

7.DP inizia nel corso del 1982 un intervento continuativo sulle fabbriche di Perosa,Manifattura eFilseta. Questo intervento è coordinato da Paolo Ferrero e Franco Polastro. L’intervento consiste in riunioni informali che vengono fatte con gruppi di lavoratori e lavoratrici a fine turno. La scadenza delle riunioni è legata ai problemi e non ad una periodicità definita. Nelle riunioni si discutono i problemi di fabbrica e il risultato delle discussioni viene tradotto in volantini che poi vengono distribuiti dall’esterno davanti agli stabilimenti.

8. 'Nontuttoèvalle'- Un settimanale di informazione operaia (125 copie vendute): Nato nell'ottobre '90 per raccogliere appunti da passare agli amici, è poi diventato un notiziario operaio dall'aria più "seria". Conciso e animato da grafica rubata a vari vignettisti, il settimanale ha la testata che sfotte il bollettone promozionale trimestrale "Tutto valli " della C.Montana (...)Gli ultimi arrivi hanno portato la diffusione a 125 copie così divise:FABBRICHE 46 ( miniera 13, SKF Villar 11, SKF Pinerolo 5, Beloit Italia 5,Manifattura 5, Cascami Seta 2, Tecnomaiera 3, Boge 2 ); PAESI 40 ( Perrero 6, Perosa 17, Pomaretto 5, Villar 3, S.Germano 3, altri 6); PINEROLO 39 ( Liceo/Buniva 9, vari 20, Stranamore 10).

Questa breve stagione è finita e sembra che la partecipazione dei cittadini sia ridotta solo ai momenti elettorali .... Vedi Gruppi di base-pdf ,  intervento PRC sulla Manifattura - pdf , settimanale nontuttoèvalle-pdf, mensile 'Liberazione' -pdf

inoltre i più recenti:

*****Per i trasporti pubblici vedi sito comitato pendolari

***** Per l'uso del territorio e la tutela delle acque - vedi comitato centrali idroelettriche

***** Gruppo Arcobaleno Pinerolo e Valli -pdf

***** senza confini pdf

***** Comitato Sanità -pdf

*****

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**  

(...)Perché occuparsi dell’assetto del territorio ?Perché su di esso si svolge la nostra vita : è lo spazio materiale e , dal punto di vista temporale, attuale della nostra esistenza ; è la sede propria degli indispensabili rapporti sociali.Dal suo assetto dipendono tante cose: l’abitare,la possibilità di intessere relazionisoddisfacenti e ( perché no ?) il senso del piacevole, del bello … eppure il rapporto che abbiamo con il nostro " habitat" è profondamente alienato.(...)    Luciano B.

        vedi pdf

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Nel  Dossier costi della politica/ecomese ottobre2007- pdf 1,1Mb il punto di vista  di Ezio Marchisio 

dal dossier ecomese - 

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***  Dietro il  diffuso attacco alla politica, bollato come ‘qualunquismo’ - comoda definizione della critica ai politici - ci sono problemi reali del nostro paese. 

La giovane repubblica italiana è lontana anni luce, nei comportamenti dei cittadini, nella struttura produttiva  e amministrativa e nelle istituzioni da molte democrazie vecchio-europee. La coabitazione con lo stato del Vaticano è una contraddizione tipica dell'Italia e per molti aspetti frenante…

Il sistema parlamentare italiano dimostra la sua inadeguatezza rispetto agli interessi da un lato dei poteri forti e dall’altro delle masse. Può reggere anche con astensioni di livello USA ma non è più riconosciuto come progressivo. Senza farsi illusione su una sua rinascita morale - appellandosi ai valori della Costituzione- ma trattandolo semplicemente come amministratore di condominio, sarebbe bene che l’indennità parlamentare fosse ricondotta nella media europea tagliando privilegi e prebende. Per me una indennità pari a due volte il salario medio operaio starebbe bene in un programma minimo socialdemocratico sulla riforma del parlamento e delle amministrazioni decentrate…      Per quanto mi riguarda non ho mai ritenuto di avere la stoffa per  farmi delegare in politica, resto uno di base. Inoltre dall’80 non ho più i nervi per sopportare le riunioni fiume tipiche della politica ufficiale – amministrativa o no.            Piero B.

 

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***      DocumentiDal Piano di sviluppo (1999-2006) si riportano i seguenti estratti:

 

Nella Parte seconda- propositiva - sommario e premessa (pdf 1 Mb)  così si scriveva nel 1999:

 

Nela Parte seconda- propositiva - Diagnosi dei punti di forza e di debolezza ( pdf 2,1Mb) vedi ad esempio 

 

Nella Parte seconda- propositiva - Il processo di sviluppo locale (pdf 400Kb) è scritto:

Nella Parte seconda- propositiva - La strategia di sviluppo locale (pdf 1,2 Mb) è scritto:

 Nella Parte seconda- propositiva - Gli obiettivi (estratti-pdf 1,9MB  ) è scritto:

 

 

E' prevista una commissione per  elaborare il nuovo piano di sviluppo...  Si attendono direttive dalla Regione sulle normative. Si spera che come scriveva il piano precedente, non si lavori al piano solo nel chiuso degli uffici dei responsabili della Comunità Montana,

ma si attui 'la partecipazione allargata' preventiva e non si debba assistere come utenti finali, 'cittadini consumatori' (così il piano del 1999 definisce la collettività),  a scelte fatte in nome della politica delegata.

Il piano del 1999, scritto  'per obbligo' di legge, ai tempi della gestione di Erminio Ribet,  inoltre non è consultabile che nella forma cartacea di due dossier voluminosi. Si spera che questa volta ci sia informazione preventiva anche sul sito della Comunità Montana , a disposizione  di ogni cittadino e forza sociale.

 vedi inoltre cosa si dice sul sito della C.Montana: http://www.chisone-germanasca.torino.it/index.php?section=/comunita/statistiche/statistiche.html

*** il piano di sviluppo territoriale dovrebbe essere un processo aperto a tutti perchè tutti dovrebbero avere l'opportunità di confrontarsi su che tipo di sviluppo si vuole per noi e per i nostri figli e non un'occasione di ripartizione di risorse tra i titolari del territorio
marta

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La mia famiglia è arrivata in valle negli anni 70.  Abbiamo tutti lavorato nelle varie aziende.

Se la valle perde le industrie attuali e si arriva al livello più basso dell’occupazione, bisognerà, in eventuali nuove aziende ricominciare con le paghe e la sindacalizzazione da capo e partendo dal livello più. basso. Questa è una visione pessimistica personale: ma a chi tocca pensare a che cosa ci attende avanti negli anni? 

Mi raccontano, e ho anche visto servizi in TV e sui giornali, che nel Veneto, nel Cadore c’è stata fino a dieci anni fa una nuova economia di piccole e medie aziende, vedi la produzione degli occhiali, che tiravano ed erano sorte in zone prive di industrie.

Poi  gli occhiali ed altre produzioni sono finiti in Romania  , all'estero. E non c’è verso di fermarle, le produzioni vanno via, si può solo andargli dietro. C’era tutto il settore delle scarpe, scarponi,vestiti sportivi  (Diadora ecc) che tirava e dava lavoro anche a domicilio. Finita la giornata si andava a casa e arrivavano camion di materiale semilavorato da rifinire a domicilio in nero. Si son viste le cose più strane. Non è mica così bello il modello del nord-est! Adesso la pratica della delocalizzazione all’estero vale per tutta Italia, altro che contare nella nostra valle sulla sua tradizione industriale… 

Come si vive? Io non mi posso lamentare ...  ma la situazione in valle non è uguale per tutti. Ci sono poi dei casi significativi.. Un agente immobiliare mi ha detto che dai controlli che fanno a chi vuole comprare alloggi saltano fuori cose strane . C’è chi vorrebbe centomila euro di mutuo, ma per comprare, oltre la casa, la macchina ecc . E poi si trovano impiccati ai mutui. Altri, con reddito sui 2000 euro in due hanno già da pagare finanziamenti per 6-800 euro. Stanno pagando telefonini, impianti tv stereo ecc. Un conto è avere rate da 800 per la casa… Al giorno d’oggi ci sono molti che vogliono ‘apparire’, cambiare telefonino ogni anno ecc.

Finchè ci son i soldi del nonno…., Chi ha tanti  soldi c’è sempre ma per gli altri si torna al Medioevo, chi è nel castello mangia, gli altri fuori  raccolgono gli avanzi che cascano dalle mura. 

I servizi in valle non son male, ma adesso con l’accorpamento delle ASL, c’è qualcuno che dovrà fare il pendolare fino a Chieri- Collegno per lavorare ed anche chi ha dei guai con qualche pratica rischia di dover andare lontano, altro che Pinerolo. E sarebbe questo facilitare i servizi? 

Sul turismo in valle. Oltre l’impianto de Clot della Soma che è arrivato a fine vita, a Pragelato la seggiovia di Plan che hanno rinnovato non ha girato.  Poi c’è l’ultima arrivata , quella che va al Sestriere. Ferma in attesa di gestione.

A Prali invece la seggiovia girando d’estate salva la stagione invernale. Con un abbonamento giornaliero di 20 euro si possono fare 5-6 ‘verdi’ al giorno d’inverno. D’estate il biglietto di salita costa 6 euro per una sola corsa, 8 per salita-discesa. Tutto di guadagno, senza problemi come d’inverno per la manutenzione delle piste. 

Il ‘Village’ 4 stelle di Pragelato riapre all’inizi di dicembre sta fermo quattro mesi l’anno. Di dove saltano fuori i soldi per la gestione?. Hanno voluto massificare il turismo. Adesso vorrebbero fare a Pragelato altri 23 condomini. Per chi? Non ci sono più i soldi nemmeno per campare, altro che per lo sport… 

I trampolini: ci sono quattro gatti a vedere. Per i campionati di skiroll : gli sportivi erano tutti del Bergamasco, trentini. A vedere le gare c’erano alcuni anziani del posto, si sentiva parlare in dialetto friulano: ‘abbiamo fatto 500 chilometri per fare queste gare qui, non c’è nessuno a vedere!    Leggevi sui giornali: folta presenza, ottima accoglienza.

Anche a Sestriere finito il periodo invernale non c’è niente. Parlano di turismo ma non siamo nel Trentino.

Pinko 29.10

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****La sarta che si mette in proprio dopo aver lavorato anni per un datore di lavoro, una storia come tantissime che ha fatto grande il Veneto. La globalizzazione che frantuma le filiere della fornitura tessile, facendo fallire tanti e costringendo altri a rinnovarsi e a “farcela” nel mondo. vedi intervista 'unacittà'n.151

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°°°° Le tendenze.

Secondo criteri economici le strutture industriali dislocate come quelle della val Chisone non hanno interesse per eventuali investitori perché sono vecchie, le infrastrutture dovrebbero essere rifatte, perchè sono dislocate rispetto alle vie di comunicazione principali. Si ha oggi una tendenza un po’ ottocentesca a privilegiare al trasporto su gomma la ferrovia o l’aereo ( per prodotti tecnologici avanzati).

Inoltre si dice che la manodopera costa troppo, anche se si sa che i salari italiani sono inferiori a quelli europei. Le aeree più interessanti per nuovi  insediamenti sono in Lombardia o nel torinese, possibilmente affacciate sulle linee ad alta velocità e sugli aeroporti.

Se va così,  la valle e il pinerolese sono tagliati fuori… 

Chi ha messo in piedi strutture turistiche sta morendo, perché il turismo torinese di fine settimana , che una volta portava tanto denaro, si è notevolmente affievolito perché la crisi economica ha colpito i torinesi che non si spostano più verso le periferie… 

Adesso che c’è la strada che arriva fino a Perosa, si vede a Villar Perosa arrivare nuovi abitanti da fuori perché le case costano di meno. Molti di questi  hanno problemi economici. 

 In valle non c’è un vero progetto. Gli Amministratori? Prinzio, che mi pare una persona illuminata, in passato  ha tentato di pensare al futuro della valle, ma poi ha dovuto fare i  conti con un sistema politico che praticamente non può farci nulla. Per promuovere uno sviluppo economico in una zona bisogna avere degli agganci, delle relazioni forti. E Prinzio che è un uomo di sinistra, moderato, dopo aver provato, ha rinunciato perchè non aveva idea di cosa fare.  Un industriale per venire qui deve avere intenzione di radicarsi, spendere poco per impiantare l’azienda, avere degli aiuti per poterci guadagnare sul serio. Allora si ferma. 

I servizi.

L’ospedale di Pomaretto dava lavoro a molte persone. Ora è molto ridotto. Invece di farlo diventare un centro valido per tutto il Piemonte, come un centro riabilitativo di qualità, si è fatto diventare una macro-geriatria, sprecando  l’occasione. 

A Pracatinat, c’è da tempo, nelle strutture rinnovate dei vecchi Sanatori, una struttura educativo-alberghiera valida che organizza corsi e soggiorni per studenti, prevalentemente delle scuole medie, di tutta la regione. Funziona. 

(Nota red. Il centro di Agape in alta Val Germanasca, pur avendo un suo ruolo specifico, di tipo internazionale ed ecumenico, ha poche ricadute sulla valle, salvo a Prali.) 

Perché nella bassa valle non c’è niente di privato per utilizzare queste iniziative e integrarne l’offerta rispetta alle caratteristiche della valle? 

Facciamo un po’ di fantascienza… perché non progettare una grande pista riservata alle biciclette e percorribile a cavallo che passasse lungo il Chisone, per favorire  l’accesso in valle a chi fa sport e turismo di quel tipo. Invece di pensare di fermarsi tre giorni al Sestriere spendendo molto, magari c’è  la prospettiva di sviluppare un turismo su ruota. Si potrebbe anche pensare a fare pagare un abbonamento sull’uso della pista. Chi viene da Torino in bassa valle con i figli e il nonno potrebbe utilizzare questa opportunità e anche spendere un po’ di soldi sui prodotti della valle… 

Bisogna pensare a sviluppare una cultura di accoglienza nelle case, tipo ‘bed and breakfast’, che per il fondo valle è l’unica possibilità turistica. 

Ci sono piccole iniziative, come a Usseaux, di turismo domestico, hanno curato l’ambiente. E’ il nuovo turismo, bello ed evoluto.

Il problema  che hanno: sono troppo tassati. Bisogna avere una tassazione differente per la ditta individuale da quella del grande commercio e della grande impresa. Non è pensabile che una ditta individuale  o famigliare paghi le tasse nello stesso modo, della SKF o della Carrefour.

La micro-industria familiare integra tutta una serie di situazioni lavorative non deve essere maltrattata perché qualcuno ha un po' di iniziativa. Purtroppo è stato fatto sistematicamente dalla sinistra, che ha cercato di castigare i micro- piccoli imprenditori.

Oppure si vuole che vada tutto in nero? 

Nella valle la popolazione è sbilanciata verso gli anziani. Nella poca agricoltura rimasta è difficile il ricambio generazionale. Il patrimonio boschivo è sufficientemente valorizzato?L’industria del legno in Austria e Germania è stata normata ed incentivata da norme specifiche, qui sono sufficienti le segherie…e le industrie del legno? 

Riassumendo: la situazione imprenditoriale è molto complessa: la valle è dislocata rispetto alle grandi vie di comunicazione, ci sono pochi giovani, non ci sono progetti che favoriscano nuove attività produttive.

 Sg./30-10

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***Il turismo  che abbiamo conosciuto per decenni, nella alta Val Chisone, era il turismo della grande massa, le strutture recettive sono state fatte per questo scopo. Ora viene avanti un'altra visione, ci sono vari esempi in valle , ma è  tutta da costruire la mentalità e l’attrezzatura. Fino ad ora è stata proposta quella vecchia e si vede  da molti con diffidenza un turismo più distribuito e  anche democratico. CI va un nuovo approccio. 

   Mct./ 30-10

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**** Qual è il futuro della valle?

Penso che se andiamo avanti così in val Germanasca e val Chisone possono fare il parco naturalistico dappertutto e noi facciamo gli animali in via di estinzione…

Tutto quello che ci portano i turisti? Vengono portandosi il cibo da casa, scendono la domenica sera buttando dal finestrino dell’auto gli avanzi… 

Per l’industria va sempre peggio.

E noi commercianti stentiamo o chiudiamo. Vedi le macellerie, ce n’erano 12 tra Perosa e Pomaretto. Adesso sono tre. E’ cambiato il modo di mangiare, sono venuti i supermercati… Noi vorremmo che gli operai e i pensionati prendessero il doppio. Finiti i pensionati noi non abbiamo futuro…. La valle sta morendo , diventerà solo più un dormitorio, se non cambia radicalmente. 

Io non sono un missionario, lavoro per i soldi, però fornisco un servizio. 

Hanno solo sempre detto contro Agnelli, ma a Villar la famiglia Agnelli ha fatto qualcosa. Certo poi ha venduto alla multinazionale SKF. Poi il ricambio dei vecchi padroni delle industrie di valle non c’è più stato… 

Il Sestriere si è sviluppato con gli Agnelli-. Sestriere SPA adesso è stata venduta a una ditta mista tra Sauze d’Oulx e francesi. Hanno tolto le auto ai dirigenti ecc. e ridotto le spese e …fanno filare. Prima se la prendevano con  gli Agnelli….adesso li rimpiangono. 

Un commerciante

 

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*++ e_mail  ... 

      visto il clima ottimistico che stiamo passando in questi giorni,
beccati la "Parodia di Said"   ... come contributo al dibattito

xx

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***  Un libro: Il tramonto delle identità tradizionali. Spaesamento e disagio esistenziale         nelle Alpi- di  Annibale Salsa

      Recensione su 'Lo scarpone' - novembre 2007 - pdf

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*** Post Olimpiadi:

   registrazioni mp3 in streaming 

trasmissioni da Radio Beckwith: 

registrazioni mp3:

Il programma prende in considerazione l'eredità lasciata dai giochi olimpici in Val Chisone, Val Pellice e Pinerolo, facendone un panorama di inchiesta tra contraddizioni e punti in sospeso. In seguito passa ad esaminare l'impatto sulla provincia

      Dopo Olimpiadi 

Val Chisone 1

 Seconda Puntata  (Val Chisone 2)

 

 

  Terza Puntata (ValPellice) 

 

 

 Quarta  Puntata(Val Pellice2) 

 

 

  

Da segnalare sulla Val Pellice, anche i seguenti articoli di Indymedia Italia:

[OLIMPIADI] Ecco i primi effetti devastanti 

[Olimpiadi Val Pellice] Storia della distruzione di un territorio 

Occultamento di cadavere in Comunità Montana Val Pellice 

--

Quinta Puntata (Pinerolo) 

Sesta puntata (Pinerolo2) 

Settima puntata (Riassunto)   

  Ottava Puntata (G.Gardiol1) 

  Nona Puntata (G. Gardiol2)

avviso:se non si scaricano i file , per il solo ascolto passano alcuni minuti - con l'adsl

 La pesante eredità olimpica - nuova società -pdf

Per i trasporti pubblici vedi sito comitato pendolari

 

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**** (Del 4/11/2007 Sezione: Cronaca di Torino Pag. 71)

PEROSA ARGENTINA
La Manifattura verso l’India Paura per 250


Tornano le ombre sul futuro occupazionale dei 250 dipendenti, quasi tutte donne, della Manifattura di Perosa Argentina. Lo stabilimento, che fa parte del gruppo Legnano, sembrava che potesse prendere le distanze dalle disavventure che hanno portato alla chiusura di altri stabilimenti del gruppo, perché è considerato un polo di eccellenza per la qualità dei filati. Ma oggi le organizzazioni sindacali sono in allarme: è giunta la notizia che la proprietà ha deciso di chiudere il rapporto di lavoro con i vertici direzionali e si profila un possibile acquisto dello stabilimento di Perosa da parte della Newcocot, una società indiana. Ci sono timori per il futuro dei dipendenti.
A.GIA.

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Siamo a una svolta. Continuano a circolare voci da mesi. Enrico Tron della Cisl ha scritto una lettera aperta alla proprietaria della Manifattura,  Roncoroni, chiedendo di dare l'informazione adeguata. Per quanto riguarda la Newcocot e i suoi metodi ecco come si comporta con il gruppo Olcese (tessile) con cui il gruppo Legnano aveva tentato una fusione..

Olcese, approvato il passaggio alla Newcocot
Scritto da Redazione di Radio Adamello   
giovedì 28 settembre 2006
I lavoratori degli stabilimenti Olcese di Cogno e Sondrio hanno approvato la proposta del ministero dello Sviluppo economico sul destino dell’azienda, che si trova in amministrazione straordinaria, sul passaggio alla Newcocot srl. Si tratta di un’impresa indiana con sede a Milano, che assumerebbe solo 75 lavoratori su 151 dello stabilimento di Cogno, e 73 dipendenti su 136 in quello di Sondrio, azzerando i contratti aziendali. La vendita ha ottenuto il parere positivo del Ministero per lo sviluppo economico e del Comitato di sorveglianza del Tribunale di Milano. L’acquirente avrà in comodato gratuito gli immobili di Cogno per dodici anni e di Sondrio per sei, con un diritto di opzione di sei milioni di euro per Cogno e sette per Sondrio. La proposta Borghini prevede il passaggio immediato di 155 dipendenti nei tre impianti di Cogno, Sondrio e Milano, con altre 15 assunzioni entro il 31 dicembre e un altro gruppo di 15 entro 18 mesi. In tutto manterranno il posto di lavoro 185 persone su 300. Il sindaco di Sondrio Bianca Bianchini ha annunciato la convocazione di un Tavolo istituzionale per la prossima settimana.

http://www.camunicando.it/index.php?option=com_content&task=view&id=508&Itemid=199

inoltre vedi : http://www.gazzettadisondrio.it/7141-l_ex_fossati_continua__dall_olcese_a_newcocot.html

 

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  **** “ A proposito di Pracatinat – Era partito  negli anni ’80 con la Valtur come albergo. Poi se ne sono andati.

Poi è venuta l’idea di fare un laboratorio didattico per studenti.

Adesso non si fanno più soggiorni settimanali, ma solo di metà settimana perché sono diminuiti i soldi a disposizione della regione, delle scuole, dei genitori.

Problemi sono venuti dalla ristrutturazione del secondo edificio, in cui è stato realizzato un albergo a tre stelle. C’è poca affluenza. Si fanno alcuni convegni…  L’albergo per ora mangia gli utili della parte laboratorio didattico, ma dicono che il bilancio del Consorzio è in attivo…

Ci lavorano oggi in trenta del centro di soggiorno, più una dozzina di animatori esterni della cooperativa  Tarta Volante, più le cucine, in appalto, con venti persone.

Il personale gestisce le due strutture, molto personale è dell’alta valle. Ora si ha preoccupazioni per il domani.”

Tex

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************ materiali / dalla pagina sulla valle

Pracatinat  http://www.pracatinat.it/web/portale/index.htm )

La nascita del complesso edilizio di Pracatinat risale al 1926. In un periodo storico in cui la tubercolosi causa, solo in Italia, circa 60.000 vittime ogni anno, un comitato di persone propone la realizzazione di un sanatorio in alta montagna, alle cui spese di costruzione decide di partecipare il Senatore Giovanni Agnelli. Fra il 1926 e il 1928 vengono così erette le due strutture definite "Sanatori Popolari" e dedicate ai figli del Senatore: Edoardo Agnelli e Tina Nasi Agnelli.

Negli anni '70 la funzione ospedaliera del complesso Pracatinat diminusce progressivamente, fino a quando nel 1981 una Legge Regionale lo svincola dalle finalità sanitarie. Nel 1982 l'edificio Edoardo Agnelli diviene Centro di Soggiorno e la gestione è affidata ad un Consorzio composto da Provincia di Torino, Comuni di Torino e di Fenestrelle, Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca. Successivamente entrano a far parte del Consorzio i Comuni di Pinerolo, Moncalieri, Asti e Rivoli.

Nel 1984 il Centro di Soggiorno diventa Laboratorio Didattico sull'Ambiente con un'attività prevalentemente rivolta al mondo della scuola.

IL Consorzio oggi

Due edifici dotati di servizi confortevoli e ricercati. La loro collocazione geografica, la loro storia , la loro natura di ente pubblico, la coesistenza con il Laboratorio , hanno favorito uno sviluppo dell'offerta alberghiera del tutto originale, sia dal punto di vista organizzativo e relazionale, sia da quello strutturale. Una trentina di addetti più alcune ditte esterne.

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****        La Convenzione delle Alpi                                                                               

La Convenzione per la protezione delle Alpi é una convenzione quadro intesa a salvaguardare l'ecosistema naturale delle Alpi e a promuovere lo sviluppo sostenibile in quest'area, tutelando gli interessi economici e culturali delle popolazioni residenti dei Paesi aderenti.
Al tempo stesso quest'area riveste una grandissima importanza anche per le regioni extra- alpine per molteplici ragioni, non ultima quella delle Alpi storicamente attraversate da grandi vie di comunicazione.La Convenzione quindi muove dalla considerazione che un crescente sfruttamento da parte dell'uomo possa minacciare il territorio alpino e le sue funzioni ecologiche in misura sempre maggiore, e che solamente l'armonizzazione degli interessi economici con le esigenze ecologiche può prevenire danni, la cui riparazione, se possibile, comporterebbe grande dispendio di risorse e di tempo.

Sulla base di tali considerazioni i Paesi dell'Arco Alpino riuniti per la prima volta a Berchtesgaden dal 9 all' 11 ottobre del 1989 hanno convenuto di stipulare la Convenzione per la protezione delle Alpi firmata il 7 novembre del 1991.

Essa costituisce così il positivo esito di una prima fase che riconosce le Alpi come spazio unitario in una prospettiva globale, cioè uno spazio caratterizzato dall'insieme e dall'interdipendenza di natura, economia e cultura, le cui diverse specificità si traducono in un'identità che richiede una tutela sovranazionale.

http://www.alpenkonvention.org

http://www.alpenallianz.org

 

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   ****Le cose stanno andando talmente male che non si vede la possibilità di soluzione. Il sindacato concertativo non organizza più le lotte come una volta, col governo di centrosinistra se fai qualcosa contro ti dicono che vuoi buttare giù Prodi e sei di destra.

Nella vallata si ha paura e preoccupazione, se prima si faceva ancora della resistenza, delle lotte, adesso  non si ha più voglia di impegnarsi, di contrastare. Il sindacato si occupa di chi ha il lavoro. Il lavoro è precario, soprattutto per i giovani, chi sta bene sono alla fine  solo gli anziani. La sera non si vede nessuno che vada a spasso per le strade, la valle si sta spopolando. Dall’alta valle si scende a fondo valle o a Pinerolo, si ha paura in alta valle di rimanere soli, si vede solo cartelli vendesi o affittasi. Si fatica. Non ho più voglia di pensare al futuro, si vive alla giornata. Ho parlato con una donna argentina che è qui per lavoro: le sembra di ritornare ai tempi che ha vissuto nel suo paese al momento della grande crisi. Dice che dovremmo preoccuparci.

Per la Manifattura si sta ripetendo quel che è avvenuto per la Gutermann e  per la Cascami. Allora dicevano di non preoccuparsi, lasciavano a casa persone, chiedevano la mobilità, c’erano continui  problemi organizzativi e nel lavoro di tutti i giorni ecc.

Gli amministratori locali e quelli della Comunità Montana si preoccupano sul serio di questi problemi?

P. (pensionata)

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*** Le principali aziende manifatturiere del nostro territorio stanno quasi tutte vivendo una situazione di incertezza dal punto di vista produttivo che crea gravi preoccupazioni soprattutto dal punto di vista occupazionale.

-         Indesit, con i ventilati trasferimenti di produzione in Polonia

-         PMT(ex Beloit) accordi recenti sulla mobilità e mancanza di certezze

-         Sachs –ZF calo di volumi produttivi e richiesta di cassa integrazione straordinaria

-         OMVP è la situazione più delicata e più importante per il numero di occupati

-         Manifattura di Perosa- dopo la speranza di salvarsi dalla ristrutturazione del gruppo Legnano, oggi sembra che sia in vendita a gruppi stranieri (rischio di trasferire lavorazioni altrove)

-         Miniere – intenzione della multinazionale di uscire dal settore del talco

 

Stesse preoccupazioni anche per altre aziende sul territorio fra cui

-  Caffarel – che continua a perdere occupati e esternalizza

- Microtecnica – si parla di un’eventuale vendita. 

A distanza di oltre un anno dall’evento Olimpico emerge che la previsione tanto sbandierata del superamento del manifatturiero si è rivelata completamente errata..Il nostro territorio continua ad essere, dal punto di vista economico, generalista - con una forte predominanza del manifatturiero.

Le altre attività  che possiamo andare a fare sul nostro territorio (turismo, artigianato, commercio, servizi alla persona, agricoltura ) sono interessanti ma hanno un ruolo complementare e non di traino rispetto al futuro economico del nostro territorio. 

La situazione che conosco meglio è l’OMVP di Villar Perosa. Ricordo alcuni punti: 

1.     Calo di volumi produttivi e quindi un calo degli occupati – è un taglio strutturale – si sono persi oltre 150 posti di lavoro in quattro anni.

2.     L’azienda continua a dire che vuole vendere questo sito produttivo – a tutta una serie di condizioni ( mantenerlo collegato alla SKF come fornitore privilegiato ecc). Viene continuamente rinviata la vendita.

3.     Non ci sono in questa fase investimenti che garantiscano il futuro dello stabilimento.

La questione della vendita è delicata. Lo stabilimento non stimola grandi appetiti, ormai ha cento anni. E’ difficile da scaldare, raffreddare, e non è assolutamente appetibile per una sua riconversione o urbanizzazione.La parte più appetibile è quella della fucinatura a caldo. Chi volesse comprare dovrà investire molto e credo che questo dissuada i compratori. 

4.       Per gli investimenti l’azienda, in accordo con gli Enti Locali,  ha inserito nel piano territoriale integrato (PTI) la richiesta di fondi pubblici per due investimenti

-         La costruzione di una centrale a olio di colza per la produzione di energia elettrica ( ritenuto prioritario e garanzia di futuro – anche in vista della vendita). La produzione di energia fino al 92-93 avveniva in proprio, le centrali sono state vendute all’Energie spa, per vari anni le condizioni di vendita hanno permesso risparmi, ora ci si trova a dove comprare energia a prezzi di mercato. Ecco la necessità di una costruzione di una nuova centrale ( si parla di 5-6 milioni di euro parzialmente finanziati con fondi europei che la Regione dovrebbe girare all’SKF).

-         Altro investimento dovrebbe essere per  una pressa verticale, si dice che è un progresso tecnologico e di processo produttivo ( si parla di costi sui 10-15 milioni da recuperare in parte coi finanziamenti). 

L’incontro in C. Montana  del 5 novembre dovrebbe portare a un successivo incontro in Regione con enti locali, sindacati ed azienda per capire come affrontare questi problemi e far uscire l’azienda dalle sue reticenze. La contribuzione da parte dell’ente pubblico ha un senso se ci sono impegni precisi sull’occupazione e sull’assetto proprietario.

A luglio l’azienda era venuta in regione a esporre i suoi progetti, agli assessori all’industria e all’ambiente. L’azienda non aveva dato risposte precise sull’assetto proprietario, confermando l’intenzione di vendere. 

Questa settimana ci sarà un’interpellanza parlamentare al ministro dell’industria Bersani sulla situazione dell’OMVP per fare pressioni pubbliche  sull’azienda. 

Il nostro territorio dal punto di vista politico ha perso già alcune occasioni per cercare di dotarsi di strumenti di pianificazione e di intervento sulle politiche economiche ed industriali locali. Ci sono pochi che pensano… 

Quando c’è stato il Patto territoriale 6-7 anni fa, poteva essere una buona occasione non solo per portare a casa delle risorse ma anche per individuare le strategie produttive e interessi particolari e specifici del nostro territorio.

Il Patto Territoriale era un meccanismo simile a quello attuale dei Piani Territoriali Integrati - ci si riuniva intorno a un tavolo, si facevano delle analisi, si decidevano gli obiettivi su cui investire rispetto alle vocazioni del territorio.

Il Tavolo ha funzionato finché si sono raggiunti i risultati e incassati i soldi, poi tutto è finito lì. 

Altri territori invece si sono dotati di agenzie di sviluppo territoriale che analizzano e seguono il territorio, si confrontano costantemente col territorio per poi arrivare a fare delle proposte. 

Nel Pinerolese questo non c’è, non c’è nessuno che abbia dal punto di vista politico un ruolo di indirizzo, si vive alla giornata.

Il Progetto di Piano Territoriale Integrato presentato dal Pinerolese, fra i 40  che sono arrivati alla Regione, si colloca agli ultimi posti.Il Progetto non è un’analisi dettagliata del territorio con delle prospettive definite, ma una serie di richieste messe assieme  (SKF ecc). 

G. Clement/5-10-07   

vedi link sul tema dei Piani territoriali integrati

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*** da Riforma /Eco delle valli valdesi n. 43 - 2007

*****vedi locandina avviso incontri  di novembre su economia-decrescita, a Pinerolo -pdf

*****Davide Biolghini è il coordinatore scientifico del Forum Cooperazione e Tecnologie. Intervenendo sul tema dello spreco spiega il paradosso del benessere e quale nuovo immaginario deve scalzare l'attuale visione consumistica.

Registrazione effettuata presso l'università libera di Alcatraz durante il CONVEGNO SULLO SPRECO DELLO STATO ITALIANO:

Intervista a Davide Biolghini  file video - richiesta adsl - link

***** vedi Elettrodotto in Val Chisone?

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*** dall'eco del Chisone 7-11-2007

Venerdì 9 sciopero alla OMVP, e nel territorio,  dichiarato dall'ALP. Fim- Cisl , Fiom-CGIL , Uilm-Uilm non aderiscono, aderisce invece il Fali.

vedi articolo ingrandito

volantino alpcub per lo sciopero

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*** Premetto che la mia identità non si riassume nella ’valle’ in cui vivo. Io sto vivendo alla giornata. Il futuro? Non so che dire. L’alta valle non dipende dalle fabbriche, sono tutti piccoli imprenditori, ci sono pochi abitanti… Sta andando abbastanza male, ma non così tanto da far fallire i piccoli imprenditori. Tutti incassano di meno e si lamentano.

Sapevo già prima che le Olimpiadi non avrebbero portato un salto di qualità significativo, anzi. Io ero contro le Olimpiadi fin all’inizio perché sapevo che sarebbe andata così, come altri. Avendo contatti col resto d’Europa, conoscendo come sono andate le Olimpiadi invernali in Francia, come hanno chiuso, l’anno dopo, tutti i grandi e piccoli negozi nati con le Olimpiadi, già intuivamo che sarebbe successo anche qua. Ne abbiamo avuto un grande svantaggio visto che viviamo su un turismo diverso. La gente che ama la natura e cammina da una valle all’altra non va nei posti dove hanno fatto le Olimpiadi, perchè c’è una distruzione di molti luoghi naturali. 

E’ stata positiva in alta valle la riasfaltatura delle strade che ha tolto molte buche, ma il tunnel di Fenestrelle è stata una spesa inutile. In trent’anni una volta sola la neve ha bloccato in quel punto la strada. E’ stato un grande spreco. 

Pragelato e Sestriere sono esempi negativi di uso del territorio di montagna, di edificazione speculativa. 

A Pragelato d’estate ci sono state le gare di trampolino ma non sono state pubblicizzate, c’erano solo gli atleti e i parenti.

Intanto i rumeni venuti a lavorare nelle opere olimpiche stanno andando via, molto lentamente, non c’è più lavoro. 

La strada di Pian dell’Alpe non era da asfaltare. Adesso è tardi intervenire, non ha senso mettere le sbarre. Succederà che alla fine passeranno tutti, come si fa altrove. Non bisognava asfaltare. Ma fra qualche anno sarà tutto un buco e non ci andrà più nessuno.. Soldi buttati: una strada dai 1500 a 2000 metri senza manutenzione continua è tutto un buco.  

Bisognerebbe usare i soldi per incentivare il fotovoltaico , le pale a vento per produrre e vendere energia, visto che siamo in pochi e terreni ne abbiamo tanti. 

I turisti che vengono in alta valle la domenica, si portano da mangiare dalla città perchè su costa il doppio. Anche  i proprietari delle seconde case a parte l’Ici non portano soldi in valle. Anzi pretendono servizi.

Il forte di Fenestrelle è illuminato tutti i giorni tutto l’anno . Perché?  

C’è molto individualismo in alta valle. Non c’è coscienza sociale e politica. Ognuno pensa per sé. Non si sente come un problema la sorte delle fabbriche della bassa valle. Si sentirà forse quando succederà che qualcuno che ha fame andrà su a prendere la verdura dagli orti… Se va ancora peggio succederà e allora qualcuno si preoccuperà, giusto per il proprio orto.

Anna 7/11/07

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 *******           Ho consultato il  sito e ho letto con attenzione quanto vi compare, compresi i vari interventi di analisi e proposte relativamente alla situazione delle nostre valli.

            Da tempo non faccio più vita amministrativa e perciò non voglio entrare nel vivo del dibattito senza una documentazione aggiornata e una riflessione approfondita: alcune osservazioni, però, posso farle fin d’ora.

            Le nostre valli, nonostante il processo di accentuata deindustrializzazione che tiene “la valle sull’orlo della crisi”, conservano una vocazione industrial-artigianale, con inevitabile indotto commerciale, come stanno a dimostrare la vitalità della “nuova” area artigianale di Villar Perosa e delle aziende pinaschesi, unitamente all’insediamento commercial-artigianale (Coop e recupero del Mulino) tra Perosa e Pinasca. La stessa Perosa, nonostante il disastro rappresentato dalla chiusura della Gütermann e della Cascami, ha visto nascere un bel polo artigianale negli edifici dell’ex setificio (unico neo, fortemente quanto inutilmente combattuto dall’amministrazione da me allora presieduta, la vendita delle centrali idroelettriche) e mi pare che anche S. Germano qualche cosa abbia recuperato.

Ciò che è in crisi è il vecchio assetto industriale dato dalle grandi fabbriche a cui eravamo abituati (Omvp, Sachs, Manifattura di Legnano, Luzenac). Ovviamente occorre pensare ad un tessuto di piccole aziende, d’ora in poi, la cui collocazione e permanenza in valle può essere incoraggiata da una viabilità  più scorrevole di un tempo (fino a Perosa), la quale rappresenta peraltro, a mio avviso, l’unico vantaggio per noi dato dal grande evento olimpico.

Ovviamente collocazione e permanenza vanno incoraggiate anche dalle amministrazioni locali con ogni sforzo possibile e grande intraprendenza. E’ per me motivo d’orgoglio ricordare che, proprio quando a Perosa la Cascami chiudeva, si trasferiva nell’ex area Gütermann la Martin (invece che andare a Frossasco, come stava per fare), con un processo di ricollocazione a monte del tutto in controtendenza con lo slittamento a valle generalmente praticato da tante altre aziende. E va sottolineato che il fatto non è stato frutto del caso: trattai personalmente col dott. Velo e pretesi che, a fronte del caos sociale e occupazionale creato dalla chiusura del vecchio stabilimento, fosse svenduta (per 50 milioni di lire) l’area su cui la Martin era interessata ad insediarsi e su cui sorge oggi. E questo successo non fu il risultato del tutto estemporaneo di un unico contatto, ma il frutto di una serie di contatti che cercai con alcuni grandi imprenditori perché, approfittando della disponibilità degli edifici ex Gütermann e magari interessati all’acquisto delle centrali idroelettriche, trovassero modo di dislocare qualche reparto produttivo a Perosa. Incontrai di persona a Torino l’avv. Agnelli, a Quarona il dott. Loropiana, a Biella il dott. De Martini, tramite il sen. Donat-Cattin la Miroglio di Alba. Cercai, inoltre, di alleggerire, per quanto l’amministrazione poteva, certi oneri a carico delle aziende, facendo pagare la raccolta rifiuti limitatamente ai locali destinati ad ufficio (considerato che già altri oneri, per rifiuti speciali e quant’altro, gravavano già, giustamente, sugli stabilimenti e sui laboratori artigianali).

Insomma, un centrovalle di piccole aziende e di servizi artigianal-commerciali ha ancora ragione di essere e va sostenuto in tutti i modi.

C’è anche una vocazione turistica della valle che va incoraggiata e maggiormente sostenuta. Finora la parola turismo è stata esclusivamente associata a quella di Sestriere. Ma fortunatamente, di recente, l’attenzione si è rivolta anche al recupero del forte di Fenestrelle, una grande futura risorsa per la valle, soprattutto se collocata in un bel quadro d’insieme con il Centro di Pracatinat e il parco Orsiera-Rocciavrè. E poi c’è la conca di Prali e la val Troncea.

Il centro e la bassa valle credo che dal punto di vista turistico possano far di meno, ma il recupero a passeggiata di bei percorsi verdi (ovviamente ben tenuti e non abbandonati a se stessi), una maggiore attenzione all’arredo urbano, alla pulizia e all’ordine dei centri abitati e delle borgate, una valorizzazione dei centri storici (senza prendere in giro i potenziali visitatori con indicazioni turistiche che li conducono a poggi su cui non c’è assolutamente nulla), unitamente a qualche iniziativa estiva di intrattenimento e di svago, contribuiscono sicuramente a rendere appetibili tranquilli paesini come Perosa.

Naturalmente per fare tutto ciò occorrono soldi, molti soldi. E i comuni dicono di non averne. Ma questo non giustifica una politica amministrativa di dissennata gestione del territorio, rendendo edificabili le aree più impensate (per far rapida cassa con gli oneri di urbanizzazione) invece che incentivare il recupero e l’uso dell’esistente. E’, così, che a Perosa (un comune che con il drastico calo di popolazione, ormai ridotta a 3400 abitanti, ha almeno un terzo delle unità immobiliari - condominiali e no - del tutto disabitate) vengono rese ad edilizia privata, per la costruzione di un condominio, aree centrali del paese, di proprietà comunale, con un’azione che, soprattutto guardando a chi la pratica, sarebbe risultata impensabile fino a qualche tempo fa e molto difficilmente autorizzata ad un proprietario privato perché sbrigativamente liquidata come speculazione edilizia.

C’è, poi, da chiedersi se è del tutto vero che i comuni non hanno soldi. Qualche volta viene da pensare di no. Per esempio, quando si legge (per restare a Perosa) che si spendono 31.000 euro (circa sessanta milioni delle vecchie lire, non bruscolini!) per cambiare il sistema informatico attualmente in uso negli uffici comunali, su cui nel tempo si è investito molto e che, a quanto pare, risponde pienamente alle esigenze degli uffici; oppure, quando si vede che, approfittando della donazione di un generoso privato (fatto più unico che raro a Perosa), si vanno a spendere ben 90.000 euro (centottanta milioni delle vecchie lire) per realizzare una balconata al Bec Dauphin, che, ammesso e non concesso che sia cosa (anche turisticamente) utile, con i tempi che corrono sarebbe stato più opportuno destinare ad altro (il recupero del vecchio borgo, ad esempio, o della scala di salita Sabotino: trasandata, a selciato disfatto e a erbacce, area abbandonata al centro del paese), lasciando alla Provincia o ad altri Enti tale realizzazione.

E, poi, bisogna saper cogliere “l’attimo fuggente”, cioè le occasioni offerte dalle circostanze, chiedendo, ad esempio, in occasione delle olimpiadi qualcosa di consistente e significativo (come hanno fatto altri comuni, anche più piccoli di Perosa), al di là del rifacimento o prolungamento dei marciapiedi, dato proprio a tutti. E, invece di proporre certi progetti estrosi quanto costosi, puntare ad ottenere, anche in forza del mancato realizzo della circonvallazione e della strozzatura che si viene a creare nell’accesso al paese, una più razionale e gradevole sistemazione di piazza Marconi, ad esempio, con la realizzazione magari di un parcheggio sotterraneo per soddisfare le legittime esigenze dei commercianti e dei turisti di passaggio.

Ma per una cosa del genere, occorrono idee chiare e una forza che non può derivare dall’incerta e ambigua navigazione di chi, da una parte, sostiene la necessità di soluzioni radicali (trafori e quant’altro) e, dall’altra, ricorda ai commercianti perosini, ad ogni piè sospinto, che è merito dell’amministrazione comunale se la circonvallazione non è stata realizzata.

            Avrei da aggiungere parecchie altre cose. Ma non mancherà l’occasione.

                                                                                                                       Renzo Furlan

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Attorno a un tavolo tre lavoratori e lavoratrici della valle… 

Quando sono arrivata nella valle, c’era stata da tempo immigrazione dal Veneto perché qui c’era molto lavoro. Adesso si  è ribaltata la situazione e il Veneto tira con la Lombardia l’economia del nord. Mi domando cos’è successo qui?

Nell’84 partivano da Perosa tre pulman per la miniera, adesso in miniera c’è solo una ventina di italiani…C’erano migliaia di posti di lavoro in valle nell’industria.. 

La nostra situazione nella vallata: la Manifattura Legnano di Perosa stanno per comprarla indiani o pakistani, la Taltos di Pinasca l’hanno comprata i russi, la Luzenac- Rio Tinto del talco vuole vendere ed è di una multinazionale franco-inglese, la Sachs-ZF è una multinazionale tedesca, la SKF-OMVP di Villar è degli svedesi.

Quello che voglio dire che fra poco di italiano resterà ben poco in valle e non so nel resto d’Italia. Mi chiedo con tutte queste multinazionali straniere saremo completamente ricattabili – nel lavoro quotidiano e anche nei confronti di una politica economica del governo – da multinazionali che possono dire ‘ o vi va così o ce ne andiamo’. Non è rischioso?

Ma ci sono anche casi  significativi  di padroni italiani come alla Martin di Perosa, che oggi ricorrono alle produzioni cinesi e ci mettono il loro marchio Alla Martin ci sono 45 operai, per coordinarli 4 capi, un direttore,  quattro padroni. Molte macchine ferme. 

Se arriva un nuovo padrone a Perosa alla manifattura dice: ‘le condizioni per tenere aperto lo stabilimento le metto io, non le mettete voi sindacati e lavoratori. I padroni attuali, i Roncoroni, non hanno rispettato il piano presentato per ottenere finanziamenti dalle banche e cassa integrazione. 

La Fiat con la Cinquecento ha investito milioni in pubblicità per lanciare la nuova vettura ma non è un prodotto nazionale, si fa in Polonia. A noi non ha portato niente viene solo commercializzata… e venduta cara. 

Io una valle senza fabbriche non la posso pensare, perché è una vallata morta , per me. Sicuramente gli operai da soli non possono fare molto, sono anche le istituzioni che devono dare dei segnali. Forse c’è qualcuno che non se n’è ancora accorto.

Sono almeno dieci anni che vedo la valle morire. I giovani vanno via. Quelli che lavorano nelle fabbriche  non si muovono, condizionati da contratti, fatti apposta per togliere diritti e possibilità di sindacalizzarsi, e dal lavoro precario. 

Le istituzioni stentano a valutare la grossa crisi che sta venendo. Qualcosa bisogna fare. Interveniamo col governo, cerchiamo di tenere il lavoro industriale qui.

Non vuol dire che devo rimetterci io sullo stipendio e sulle condizioni di lavoro, non è che voglio lavorare per 500 euro al mese per incentivare padroni a venire.

Bisogna semmai che ci siano incentivi di altro tipo, finanziamenti , agevolazioni, meno tasse, meno burocrazia.

Nell’artigianato ho sentito dire che ci va quasi un anno per aprire una attività, vedi il grissinificio che deve spostarsi a S.Sebastiano da Porte: non gli danno il via. E’ un esempio delle difficoltà che ci sono per nuove attività. 

Dovrebbe esserci un intervento nella struttura economica da parte del Governo di sostegno alle imprese, soprattutto a quelle piccole. Intanto cominciare diminuendo le tasse a noi operai e ai piccoli imprenditori. I giovani non possono lavorare nemmeno nei due mesi estivi perchè comunque devono essere messi a posto. E’ giusto che abbiano la mutua, infortunio e il resto, però i piccoli datori di lavoro devono essere agevolati e non tartassati a livello di tasse o assunzioni. Altrimenti i giovani non riescono nemmeno a imparare lavori manuali che si rischia di perdere perché non vengono trasmessi alle nuove generazioni. Nemmeno in nero  non prendono più ‘perché i giovani non hanno esperienza’.     Tanti dicono ’ faccio quel che posso e non assumo più’, perché mi costano troppo e non sanno far niente..

Si deve dichiarare per forza un reddito annuo, se poi stai male e non lavori due mesi, se dichiari meno fatturato, non ti credono e ti tassano normalmente.

Un altro , un  artigiano, vorrebbe aumentare l’attrezzatura  –vedi secondo ponte per macchine in carrozzeria – ma il commercialista dice non vale la candela perché devi dichiarare un fatturato più alto in base all’attrezzatura nuova. Per la mutua: quando un operaio di una piccola officina si mette in mutua per venti giorni mette in difficoltà il padroncino che deve tenere dietro agli ordini… 

Le istituzioni vanno molto piano. A livello alto e basso. Ma c’è del menefreghismo e individualismo anche in fabbrica. Chi si confronta coi compagni di lavoro capisce  e parla di questi problemi, la maggior parte invece preferisce non parlare. In  fabbrica ci sono anche altri comportamenti menefreghisti , vedi sulla mutua: invece di contrastare l’aumento dei ritmi e il peggioramento delle condizioni di lavoro c’è chi si mette in mutua perché non regge e non vuole difendersi con la lotta. Certo dipende anche se i delegati e i sindacati sono svegli e non lasciano marcire i problemi. I lavoratori  devono saper controllare e non dare la delega in bianco, ma bisogna studiare , parlarsi, esporsi: non tutti hanno ancora voglia. Non siamo più negli anni Settanta.  

 vedi sul tema Che cosa resta del mito operaio - Gallino- repubblica 12-10.2007-pdf

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   ******************* Ho visto queste riflessioni sulla valle

Con la globalizzazione e l’ingresso nella produzione mondiale di nuovi paesi, si era visto che col lavoro a bassi salari, in condizioni assurde per noi, inquinamento pazzesco, avrebbero creato problemi per l’occidente.

Ci siamo arrivati in pieno.

 Io non so come si possa rispondere a questa sfida. 

Ogni tanto vado a Torino, in alcuni posti, a comprare  e guardare piccoli oggetti. L’ultima volta ho notato che tutto era made in Cina. Non vorrei passare per una che vuole vedere solo merce prodotta qui. Sappiamo benissimo che nei paesi asiatici  finora non hanno avuto nessun rispetto per i modi, i tempi di lavoro ecc: possibile che  non si riesca a fare dei nuovi patti?  Il mondo è cambiato bisogna fare dei nuovi patti: affrontare problemi che una volta, nel mercato occidentale si davano per scontati, la sicurezza del lavoro, quella dei materiali ecc.

Quanti adesso vivono alimentandosi con dei sottoprodotti perchè vanno a comprare , a causa  dei prezzi crescenti, merci di pessima qualità. Una volta magari mangiavano pane e cipolla sane , solo quelli… ma erano genuini, adesso invece… 

Il valore della forza lavoro diminuisce in tutto il mondo, per la concorrenza asiatica e la maggior produttività generale. Una volta su certi paletti non si transigeva, c’erano delle garanzie minime che erano ‘rispettate’ da tutti. Adesso siamo andati troppo in là, non possiamo dire ‘adesso con te non commercio’ ? Bisognerebbe dare delle regole alla finanza e ai capitali ma non si puo’ , sappiamo benissimo cos’è il potere del denaro, anche virtuale. 

I paesi europei hanno avuto una storia industriale di un certo tipo, che sappiamo è partita nel Settecento in Inghilterra anche col lavoro dei bambini nelle filande e nelle miniere, che andavano a dormire nelle fogne… ha visto nei secoli  che passo dopo passo il lavoro è diventato più dignitoso, con un rapporto ‘equo’ tra ore di lavoro e salario. Non è possibile che ora non si possa più affermare questo e non si possa dire  a chi produce in modi per noi non corretti: da noi i tuoi prodotti non entrano.. 

Mesi fa ho comprato una maglietta di cotone, Benetton. A casa ho guardato l’etichetta: made in Thainlandia. Ho detto: depennata dalla lista dei fornitori.

Poi mi dico: chi sto danneggiando? Li dietro a queste merci ci stanno popoli, paesi dove comunque si lavora e si ha bisogno di reddito…di vivere. 

Si parla di pensare a una nuova economia meno consumistica…

L’inversione di tendenza passa attraverso le scelte della quotidianità dei comportamenti delle singole persone. Però  se chiude una fabbrica chi resta a piedi  consuma certo di meno , ma non è una scelta, è una costrizione.

 le /8-11-07  

 vedi Confronti tra i salari italiani e quelli europei - pdf

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  ***** Mi sembra che ci sia passività in valle. Mi sembra che ci sia una scarsa produzione di reddito. Una volta la maggior parte del reddito era da lavoro, adesso molti sono pensionati. Il grosso del reddito è ‘patrimonio’ (la casa, la terra). 

Ormai le fabbriche hanno sempre meno addetti. Nel giro di vent’anni c’è stato un salasso occupazionale  e la ristrutturazione ha aumentato la produttività degli impianti con meno addetti. La popolazione torna qui a dormire, molti lavorano fuori. Nella scuola molti vengono da fuori sia  fra gli insegnanti che fra gli ATA.  Nei servizi c’è stato l’insediamento della COOP ( molto part-time e lavori precari). Alcuni dicono che può funzionare il turismo ma sembra un sogno. Che turismo viene avanti? A Massello ci sono state innovazioni provocando divisioni e polemiche. I campi e le vigne  sono marginali o nicchie (ramìe).

Io ho pensato a che futuro posso immaginare per  la valle, ma non so che cosa dire. 

Le persone che lavorano nella sanità vengono per lo più da fuori. Il personale sanitario residente in valle era stato preparato a Pinerolo, oggi la scuola infermieri è a Torino… 

C’è il problema degli studenti universitari. Si dice che siano circa duecento in val Chisone , 280 in val Pellice. Il problema è che per andare all’ università ci vogliono dei soldi. Devono stare a Torino: bisogna avere dei soldi per l’alloggio, per le tasse: se i genitori non hanno soldi per mantenere uno studente che fatica o prolunga il periodo di studi finiscono per dire ‘ o studi o vai a lavorare’… non possono mantenere il figlio per anni e anni giù a Torino. 

Se uno viaggia c’è il problema del trasporto pubblico: come mai l’abbonamento Formula vale solo da Pinerolo?  (nota red. Come mai non si paga ad esempio un biglietto urbano fino a Pinerolo- 1 euro? La distanza non è superiore a quella del concentrico di Torino) . Poi c’è il problema delle coincidenze e delle corse.

(Per i trasporti pubblici vedi sito comitato pendolari

Nella scuola elementare i problemi di cui ho parlato prima si sentono di meno, ma si vede anche lì la passività nei confronti dei problemi della società. La passività è l’effetto del cambiamento della società. Si deve  fare  un discorso più generale che riguardi anche la globalizzazione… E’ vero che in valle c’è stato il paternalismo dei vecchi padroni, e si vede ancora quando a scuola genitori e figli pretendono solo diritti, ma scordano spesso e volentieri i loro doveri … 

C’è un forte individualismo, dovuto alla dispersione dei luoghi di lavoro …

Quando eravamo più giovani, nessuno ci ha organizzati, ci si trovava, si discuteva. E’ cambiato il modo di vivere. Oggi non succede più , c’è individualismo , si comunica coi messaggini sul cellulare. Come si fa a parlare? I ragazzini che vedo a scuola non sono capaci di organizzarsi un gioco,o lo organizzano le maestre oppure corrono come dei disperati. Sembrano topolini in gabbia. Non c'è organizzazione. Quando sono a casa non si trovano, non c’è più la socializzazione di cortile, l’andare nei prati ecc. Stanno chiusi in casa coi genitori. Se scendono a Pinerolo coi genitori  non sanno nemmeno cosa c’è per la valle, viaggiano chiusi in macchina, isolati, inscatolati.

Il modo di vivere è completamente cambiato, non si sa come trovare una forma di partecipazione collettiva. Penso che però debba venire dal basso la soluzione. 

Molti che pensano di stare bene o relativamente bene, scopriranno presto che sono poveri.

Già oggi ci sono problemi nel dover sostenere i figli anche se trovano qualche lavoro.Non possono andare fuori di casa. 

Lu & Pa

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   ***** Spererei di no , ma immagino la valle tra dieci anni, molto spopolata per la mancanza di lavoro nelle fabbriche. Già oggi la valle è un dormitorio, molti rientrano a casa dopo il  lavoro fuori della valle, non vedo un futuro roseo. Il problema, specialmente nell’alta val Chisone è che il grosso della popolazione è formata da anziani. Questi non possono più collaborare  e far sentire  la loro voce nella comunità per progetti nuovi e i giovani sono pochi. 

La conseguenza della  globalizzazione era  prevedibile ed è andata come si pensava. Molti non hanno ancora capito. E’ un problema enorme.  

Mentoulles 9-11-07

 

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   **** Il futuro della valle è un problema grave, le aziende stanno smantellando. Non ci sono grosse prospettive. Gli amministratori puntavano sul turismo ma non porta molta occupazione. A Perosa hanno fatto un museo, un altro alla miniera: hanno investito soldi su questi progetti, ma sulle industrie sono carenti. I musei non hanno portato molta occupazione…

 Non sento che ci si preoccupi molto, chi ha un lavoro per ora non ci pensa.

 Val Germanasca 9_11_07

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   ***** Incidere sulla globalizzazione è sempre più difficile. Le conseguenze della globalizzazione da noi? La più grossa azienda del Pinerolese è l’ASL: tutte le aziende della zona hanno perso sempre più peso occupazionale. 

I lavori diventano sempre più precari , soggetti a ricatti per le conferme, con sempre meno diritti

Io lavoro all’Asl a Pinerolo , vedo che non ci sono più concorsi. Si entra con agenzie interinali, lavori a tempo determinato, part-time. C’è un grande ricambio di personale nelle basse qualifiche, pulizie , camere mortuarie, trasporti . Lavori dati in appalto. tempi strettissimi di lavoro, turni di poche ore in modo da risparmiare sulla mensa. Ci sono molti extracomunitari. . 

In valle penso che ci sarebbe dello spazio per il turismo, sicuramente per creare occupazione bisognerebbe coordinare in rete le varie strutture piccole e grandi del territorio. Non credo che il turismo possa sostituire il lavoro di fabbrica. Per me sono importanti i legami che si creano all’interno di un’azienda tra i lavoratori che certo non si creano  nel lavoro individuale disperso sul territorio dei servizi, dell’artigianato ecc. 

Interessante questa raccolta firme per la difesa delle strade di alta montagna, per una nuova viabilità che rispetti la montagna… 

L’unica possibilità di agire nella valle è a livello di piano di zona, fatto  certo dalle strutture della Comunità Montana , ma in collaborazione con le varie realtà e sentendo la popolazione….

(al presidio alla SKF di Airasca)

riforma n.44/2007

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****        - Il futuro della valle è legato al futuro dell’Italia, è ovvio. Ci sono delle trasformazioni  in corso notevolissime e non credo che qui  la situazione sia diversa. Si chiudono fabbriche dovunque. Non ho strumenti per fare previsioni, oggi ormai gli strumenti sfuggono moltissimo. Credo che una volta gli operai e in genere i lavoratori dipendenti avessero la possibilità di capire come andavano le cose. Adesso ci sono solo voci…’vendite’ che si trascinano, logiche che sfuggono al controllo.

La valle sta invecchiando in maniera molto forte. E’ quindi prevedibile un  futuro calo di popolazione. Tuttavia ci sono segnali contrastanti: per esempio si continua a costruire, vedi l’insediamento di Pinasca. Le case le comprano i giovani, chi mette su una famiglia. Credo che la valle diventi una specie di grosso dormitorio. C’è chi è attirato a vivere qui perché le case costano ‘poco’, in confronto ad altre località. Per quanto riguarda la popolazione dobbiamo tenere presenti i nuovi flussi migratori, anche se qui non sono ancora tanto vistosi.

I nuovi abitanti avranno bisogno di servizi che in parte saranno forse forniti proprio dagli immigrati.. Mi sembra che reggano lavori antichi:  artigiani (specialmente legati all’edilizia) .  Può darsi che così la popolazione della valle resti numerosa.

       - Una forza lavoro che è arrivata in valle è quella delle badanti, in genere rumene. Una di esse mi ha parlato di desideri contrastanti tra le sue connazionali : quello di ritornare a casa nel paese di origine e quello di radicarsi qui.

La presenza delle badanti ci conduce al discorso sugli anziani, che vivono sempre di più. 

Nel passato nelle famiglie c’erano sovente più persone che lavoravano. Questo ha prodotto piccole ricchezze, che in una certa misura garantiscono le nuove generazioni.

Merito degli anziani che dunque meriterebbero maggiori attenzioni, per esempio quella di restare il più a lungo possibile nella propria abitazione, anche se molto spesso non accettano la presenza di estranei come le badanti che tuttavia sono una grande risorsa, preferibile al ricovero in un istituto.

Non so fino a che punto le ragazze italiane si adatterebbero al lavoro di badante. Forse preferiscono restare disoccupate. Le straniere dell’EST sono molto preparate, hanno studiato eppure si adattano a questi lavori,  benché ci siano molte persone che tendono a sfruttarle.

Mi sono resa conto che avere una badante vuol dire avere nuovi problemi, come  ricordarsi di pagare i contributi, capire il linguaggio burocratico dell'Inps. Sono piccoli problemi, ma nuovi per le famiglie. E’ comunque interessante il rapporto che si crea con gli stranieri, portano dei valori che ci arricchiscono, c’è un confronto. Abbiamo anche discusso dell'attualità, delle espulsioni degli immigrati pericolosi. Gli immigrati che lavorano sono più ‘feroci’ di noi italiani con chi delinque e genera un clima avverso agli immigrati, si sentono minacciati nella loro reputazione. 

Leggo sui giornali e sui libri di temi legati alla globalizzazione. Io penso che la globalizzazione sarà governabile anche se ci saranno dei prezzi da pagare. La globalizzazione intesa come mescolanza di culture penso  che sia governabile: lo è stata anche nel Medioevo, per certi periodi e in certe regioni ( la Sicilia di Federico II e la Spagna degli Arabi). Certamente la popolazione dominante ha sempre stabilito le regole della convivenza.

Negli ultimi due secoli l’Europa ha teso ad isolarsi e vedere come una minaccia l’arrivo di culture diverse, ma la mescolanza c’è sempre stata. Se fossimo austriaci o ungheresi avremmo avuto una storia fatta di dominazioni, invasioni, mescolanza di etnie. Sono riusciti a convivere benissimo, almeno credo.  

Certamente vedo l’integralismo religioso come un grande pericolo.

C’è una tendenza dello straniero a sentirsi vittima , tanto più quando c’è una componente religiosa tanto radicata come quella musulmana. A me va benissimo che ci siano le moschee, a patto che queste persone a contatto con la nostra cultura accettino di confrontarsi. Non sto dicendo che la nostra cultura è migliore della loro, ma in alcuni casi lo è come nel modo di considerare le donne. Accusano l’Occidente  di mercificare la donna : ma io vorrei che le donne afgane avessero gli stessi diritti che ho io. 

          - A proposito della scolarità, nel dibattito ci sono i dati sugli  studenti universitari  della valle-  che sono circa duecento. Penso che sia importante studiare, ma non bisogna illudersi che una laurea o un diploma rappresentino un sicuro accesso al lavoro. Venti anni fa, la molla non era il desiderio di cultura, i ragazzi dicevano che volevano studiare per avere un lavoro migliore – quelli di  adesso si trovano di fronte il precariato. . .

La scelta di studiare dipendeva poi dai genitori. Se erano laureati facilmente i figli li avrebbero seguiti su questa strada. Era un ‘dovere’. Per molte famiglie nelle quali c’era il desiderio di evolvere socialmente far studiare i figli voleva dire dare loro degli strumenti . Già allora dicevo che era giusta la scuola di massa per far crescere il livello culturale italiano, ma ci sarebbe stato difficilmente lavoro per tutti i laureati. Infatti si è visto.

Oggi pare che i numerosissimi laureati cinesi e indiani ci seppelliscano, sono bravissimi nelle materie scientifiche. I grossi limiti della scuola italiana sono la matematica e le lingue straniere a quanto ho letto sui giornali..

Nella nostra cultura occidentale almeno fino a qualche tempo fa, lo studio e la cultura erano visti come un privilegio, mentre nei paesi del socialismo dell’Est si cercava di valorizzare le capacità intellettuali e di alzare il livello culturale della popolazione. Un ingegnere era pagato poco di più di un operaio, quindi non si studiava per prestigio sociale o con motivazioni economiche ma perché si era interessati a farlo.  Speriamo che anche in Italia lo studio non sia visto soltanto come un lasciapassare per lavori di prestigio del resto ormai introvabili.

- Una insegnante in pensione  

 

Materiali sugli stranieri in valle e in Italia

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   *****        Io in valle vivo bene, ma non per il mio lavoro nei servizi, è per la valle in sé, per le montagne….

Se penso a un futuro lavorativo? Non so come sarà. Le valli una volta erano molto popolata,  tutte le borgate anche in alta montagna erano abitate, ora sono vuote o con pochi anziani. Lavoro in valle ce ne sarà sempre meno, la valle sarà abitata da gente che ama la montagna e la valle e decide di rimanerci nonostante che il lavoro sia altrove. Ci potranno essere piccole realtà, magari legate al turismo…

Non do per scontato che non ci siano più fabbriche , ma la tendenza è a spostarle dove la manodopera costa meno…Bisogna vedere se i proprietari della fabbriche hanno voglia di rimanere, di studiare produzioni da fare qui, perché se vendono non so cosa succederà.  Un ragazzo argentino che è venuto qua mi ha detto che rischiamo di finire come il suo paese…Chi ha ‘il potere’ deve rendersi conto dei problemi gravi dell’Italia.  

Qualcuno dei miei coetanei si preoccupa un pò di più e si interessa e cerca d fare qualcosa, la maggior parte non ci pensa. I miei amici lavorano in valle e molti sono precari.

Questa situazione la vivo molto passivamente, non sono impegnata, non leggo i giornali.

Ogni tanto seguo in televisione trasmissioni di approfondimento sull’attualità. 

Emme (27 anni) /11-11.07

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**** Esistono vari modelli economici regionali che competono nel mondo globalizzato, questo, descritto nel libro 'Gomorra' è quello napoletano. Lontanissimo da quello della valle e del pinerolese, ma elemento essenziale del sistema economico italiano di cui fanno parte la Manifattura e le altre aziende che resistono in valle...

(...)Tutto quello che esiste passa di qui. Qui dal porto di Napoli. Non v'è manufatto, stoffa, pezzo di plastica, giocattolo, martello, scarpa, cacciavite, bullone, videogioco, giacca, pantalone, trapano, orologio che non passi per il porto. Il porto di Napoli è una ferita. Larga. Punto finale dei viaggi interminabili delle merci. Le navi arrivano, si immettono nel golfo avvicinandosi alla darsena come cuccioli a mammelle, solo che loro non devono succhiare, ma al contrario essere munte. Il porto di Napoli è il buco nel mappamondo da dove esce quello che si produce in Cina, Estremo Oriente come ancora i cronisti si divertono a definirlo. Estremo. Lontanissimo. Quasi inimmaginabile. Chiudendo gli occhi appaiono kimono, la barba di Marco Polo e un calcio a mezz'aria di Bruce Lee. In realtà quest'Oriente è allacciato al porto di Napoli come nessun altro luogo. Qui l'Oriente non ha nulla di estremo. Il vicinissimo Oriente, il minimo Oriente dovrebbe esser definito. Tutto quello che si produce in Cina viene sversato qui.  A Napoli ormai si scarica quasi esclusivamente merce proveniente dalla Cina, 1.600.000 tonnellate. Quella registrata. Almeno un altro milione passa senza lasciare traccia. Nel solo porto di Napoli, secondo l'Agenzia delle Dogane, il 60 per cento della merce sfugge al controllo della dogana, il 20 per cento delle bollette non viene controllato e vi sono cinquantamila contraffazioni: il 99 per cento è di provenienza cinese e si calcolano duecento milioni di euro di tasse evase a semestre.(….) 

Avrò sentito centinaia di volte chiamare la zona del foggiano la Califoggia, oppure il sud della Calabria Calafrica o Calabria Saudita, o magari Sahara Consilina per Sala Consilina, Terzo Mondo per indicare una zona di Secondigliano. Ma qui Las Vegas è davvero Las Vegas. Qualsiasi persona avesse voluto tentare una scalata imprenditoriale in questo territorio, per anni avrebbe potuto farlo. Realizzare il sogno. Con un prestito, una liquidazione, un forte risparmio, metteva su la sua fabbrica. Puntava su un'azienda: se vinceva riceveva efficienza, produttività, velocità, silenzi, e lavoro a basso costo. Vinceva come si vince puntando sul rosso o sul nero. Se perdeva chiudeva in pochi mesi.

 Las Vegas. Perché nulla era dato da precise pianificazioni amministrati ed economiche. Scarpe, vestiti, confezioni erano produzioni che si imponevano al buio sul mercato internazionale. Le città non si facevano fregio di questa produzione preziosa. I prodotti erano tanto più riusciti quanto assemblati in silenzio e clandestinamente. Territori che da decenni producevano i migliori capi della moda italiana. E quindi i migliori capi di moda del mondo. Non avevano club di imprenditori, non avevano centri di formazione, non avevano nulla che potesse essere altro dal lavoro, dalla macchina per cucire, dalla piccola fabbrica, dal pacco imballato, dalla merce spedita. Null'altro che un rimbalzare di queste fasi. Ogni altra cosa era superflua. La formazione la facevi al tavolo da lavoro, la qualità imprenditoriale la mostravi vincendo o perdendo. Niente finanziamenti, niente progetti, niente stage. Tutto e subito nell'arena del mercato. O vendi o perdi. (…)

Il prete guardò per terra. Era in tuta. Non tentò di rispondere, non la guardò neanche in viso e continuando a fissarsi le scarpe da ginnastica bisbigliò: «Il fatto è che qui si impara solo a morire». «Cosa padre?» «Niente signora, niente.» 

Ma non tutti qui sono sotto terra. Non tutti sono finiti nel pantano della sconfitta. Per ora. Esistono ancora fabbriche vincenti. La forza di queste imprese è tale che riescono a far fronte al mercato della manodopera cinese perché lavorano sulle grandi griffe. Velocità e qualità. Altissima qualità. Il monopolio della bellezza dei capi d'eccellenza è ancora loro.

 Il made in Italy si costruisce qui. Caivano, Sant'Antimo, Arzano, e via via tutta la Las Vegas campana. "Il volto dell'Italia nel mondo" ha i lineamenti di stoffa adagiati sul cranio nudo della provincia napoletana. Le griffe non si fidano a mandare tutto a est, ad appaltare in Oriente. Le fabbriche si ammonticchiano nei sottoscala, al piano terra delle villette a schiera. Nei capannoni alla periferia di questi paesi di periferia. Si lavora cucendo, tagliando pelle, assemblando scarpe. In fila. La schiena del collega davanti agli occhi e la propria dinanzi agli occhi di chi ti è dietro. Un operaio del settore tessile lavora circa dieci ore al giorno. Gli stipendi variano da cinquecento a novecento euro. Gli straordinari sono spesso pagati bene. Anche quindici euro in più rispetto al normale valore di un'ora di lavoro. Raramente le aziende superano i dieci dipendenti. (…)

Più della metà dei dipendenti di queste aziende sono donne. Abili, nate dinanzi alle macchine per cucire. Qui le fabbriche formalmente non esistono e non esistono nemmeno i lavoratori. Se lo stesso lavoro di alta qualità fosse inquadrato, i prezzi lieviterebbero e non ci sarebbe più mercato, e il lavoro volerebbe via dall'Italia. Gli imprenditori di queste parti conoscono a memoria questa logica. In queste fabbriche spesso non c'è astio tra operai e proprietari. Qui il conflitto di classe è molle come un biscotto spugnato.    (...)

 tratto da Gomorra pdf , di Roberto Saviano  (da http://rrronny.altervista.org/Libri/Gomorra.pdf)

vedi testi integrali della trasmissione di Report sulla moda - pdf 2 dicembre 2007

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**** Il livello di bassezza culturale, etica e politica cui siamo giunti evidenzia, a mio giudizio, il grado di decadenza della nostra società, all’interno della quale, al vertice della Piramide, troviamo l’unico “valore” di riferimento che le società capitalistiche avanzate hanno saputo costruire e consolidare: il denaro/merce. In nome della “produttività” e del “prodotto interno lordo”, il capitalismo “globalizzato” ha ulteriormente determinato, come conseguenza del suo essere, una riduzione dei tempi da destinare ai bisogni individuali (tempo per sé) e di quelli da dedicare alla comunicazione/socializzazione (relazioni/incontri con altri/e); lo stesso va ribadito per il tempo da “spendere” per i bisogni culturali/formativi (tempo per il sapere e per “l’ozio creativo”).In  nome del profitto più sfrenato e della concorrenza interna ed internazionale si lavora di notte, a 40° di calore, a ritmi sempre più sostenuti. (...) Vito Prudente

Segue nel documento in pdf

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  ***** eco del chisone 14.11.07

vedi locandina settimanale alp

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   *****  La difesa dell’occupazione in valle e dei siti produttivi della Val Chisone e Germanasca devono essere la priorità assoluta di tutti i sindacati dei lavoratori. Sto notando che invece, per una competizione tra i sindacati, viene messo al secondo posto questo obiettivo. Vedo troppe dichiarazioni, troppe prese di posizione di sindacati che neanche si parlano più fra loro dimenticando il bene primario che è quello della difesa dell’occupazione nella valle.

Ad esempio sulla Manifattura di Legnano di Perosa:  conosciamo i disastri finanziari del gruppo Legnano, sappiamo che il settore tessile in Italia ha grandi difficoltà e che anche il progetto industriale raggiunto e sottoscritto con la proprietà viene messo in discussione e non realizzato perchè insufficiente. Si parla di un buco di 40 milioni di euro.

Quindi non è stato neanche sufficiente dimezzare gli stabilimenti del gruppo che da 10 sono diventati 4, e la situazione continua ad essere disastrosa.

Sappiamo che anche con  l’eventuale vendita della manifattura di Perosa, già annunciata, il nostro obiettivo comunque è quello di salvare l’azienda in questa valle. Noi tutti dobbiamo lavorare su questo.  

Per  le aziende metalmeccaniche dico solo che sarebbe meglio sedersi attorno ad un tavolo una volta per tutte, tutti i sindacati dei lavoratori di questo territorio e stabilire un percorso unitario. 

Fedele MANDARANO – CGIL  14-11-07

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    *****************   vi invio la pubblicazione trimetrale sui Centri Permanenti per l' Iimpiego contenente anche dati interessanti e utili sull'andamento del Mercato del Lavoro nella Provincia di Torino da poter utilizzare nel dibattito politico o per ulteriori analisi sui fenomeni dell'occupazione e disoccupazione. C-- Giusy

http://www.provincia.torino.it/sportello-lavoro/file-storage/download/pdf/centri_impiego/cronache_centri_impiego.pdf

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   ***** (...)La delocalizzazione, per molte imprese, è più una minaccia che non un passaggio effettivo. Ma produce egualmente risultati: nel 39% delle imprese che magari l'hanno solo minacciata le condizioni di lavoro sono peggiorate di molto. Ma la stessa organizzazione del lavoro ha subito un incredibile percorso ad U. Nel taylorismo la mansione individuale avveniva nell'arco di circa un minuto; la critica degli anni '70 portò a nuove modalità organizzative (job enrichment, «volvismo» svedese) che comportavano un'attività più varia e dilatata nel tempo. Con gli anni '90 si torna indietro, al punto che oggi il «toyotismo» è tornato a mansioni cicliche di un minuto. L'unica differenza è ora avviene in un lavoro di squadra, anziché sulla singola postazione.
Dall'analisi della nuova divisione sociale del lavoro emergono perciò almeno quattro aree, tutte al momento egualmente necessarie per il capitale: il «lavoro neotaylorista» e il «lavoratore imprenditore di se stesso» (additato ormai nei media come un «modello di ruolo» cui identificarsi) vanno a strutturare quello che viene definito «lavoro sicuro». Mentre il lavoro temporaneo o «atipico» e lo «pseudo imprenditore» compongono l'area del precariato (o «taylorismo flessibile»). Nessuna di queste forme sembra prevalere, ma tutte hanno in comune una cosa: i diritti di chi vende la propria forza lavoro sono di meno, poco stabili, erosi giorno dopo giorno. La divisione, come sempre, a qualcuno conviene(....)

vedi: Globalizzazione e lavoro: ovvero, meno diritti per tutti-pdf

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-     Premessa.       Io mi sento solo di dire qualcosa sulla mia situazione di lavoro e di lì cercare di capire cosa succede in aziende simili. Le condizioni di crisi sono presenti ormai in quasi tutte le fabbriche del pinerolese: le soluzioni che vedo io nella mia fabbrica possono interessare anche altri. Certo ci sono diversità produttive, ci sono variazioni grandi di occupati dai 500 a 20 delle piccole aziende, però le condizioni sono simili. Purtroppo non mi ritengo più un ‘estremista’ di sinistra, le condizioni attuali non ci permettono quei comportamenti, credo di non esserlo più. Mi sembra che la politica che abbiamo sperimentato ed appoggiato tutti insieme, sindacati tradizionali e di base, partiti ecc, pensando di risolvere i problemi delle fabbriche, sia fallita. Vediamo che le fabbriche chiudono, il numero degli addetti diminuisce... Vediamo che non basta la qualità del lavoro e la tecnologia -che noi da quindici anni diciamo sia la risoluzione . Probabilmente, tutti assieme, abbiamo sbagliato in qualcosa.

Probabilmente siamo stati molto di più ad ascoltare le direzioni aziendali e le esigenze dei padroni…. Quando vediamo che un imprenditore investe su una fabbrica, pensiamo che voglia mantenere le produzioni e l’occupazione, perché sappiamo che ne trarrà un profitto. Ma non sempre quello che i padroni ci proponevano è poi risultato sufficiente a mantenere il nostro lavoro.

Credo che un sindacato che sia degno di tale nome,deve dentro la fabbrica, fare delle proposte e combattere perché vadano a buon fine. 

-     Nella mia fabbrica eravamo negli anni Novanta in grado di capire che come si era mosso il sindacato negli anni Settanta non funzionava più. Gli anni Ottanta sono stati un periodo di riflessione. Abbiamo poi capito che in una fabbrica che aveva avuto 1000 dipendenti come la Beloit non potevamo più ‘congelare’ l’occupazione. Esistevano altre fabbriche che facevano le nostre lavorazioni: non potevamo pensare di impedire loro di fare gran parte della nostra produzione.

 Abbiamo pensato di puntare sulla tecnologia. Abbiamo accettato di ridurre gli occupati in Beloit. Scopriamo che non  basta.

Abbiamo puntato sulla qualità, rinnoviamo gli impianti proviamo a produrre in modo più tecnologico e non basta neanche questo.

Alla fine della storia sono abbastanza sicuro che anche il padrone, o chi gestisce le fabbriche o le varie aziende che siano private o pubbliche, cercano l’interesse a breve termine. L’interesse a breve termine probabilmente per i padroni è quello che rende di più , ma sicuramente non garantisce i lavoratori. 

In Beloit – azienda altamente tecnologica- pensavamo, negli ultimi cinque anni, di poter sopravvivere alle crisi aziendali del territorio perché avevamo un know-how ( conoscenze tecniche), un’esperienza lavorativa nel nostro campo della macchina della carta che ci permetteva di sopravvivere e ‘vincere’ in quel campo.

Scopriamo invece che non basta mantenere il ‘core-businnes’ del lavoro (il core- business è l'attività principale dell'azienda. Ogni azienda infatti può ricavare reddito da diverse attività ma il core business è quello più importante e per cui l'azienda è nata). Una volta la Beloit aveva 800 persone, oggi il core-busines il padrone della PMT-ex Beloit lo vede rappresentato da una trentina di persone – ingegneri e pochi altri. 

-    Noi non possiamo pensare di far sopravvivere le industrie della valle in questo modo, salvando solo il core-businnes, per cui resta solo il cuore della tecnologia e del lavoro, pochissimi addetti. Significa ‘chiudere’ le fabbriche come le abbiamo conosciute e spopolare la valle.

Io credo che è possibile mantenere la tecnologia. ma c’è una tecnologia che costa poco, vedi il computer con cui un ingegnere un progettista può lavorare anche da casa.

E c’è una tecnologia che costa di più. Macchine utensili, ricerca nel campo meccanico- strutturale, investimenti in progetti di macchine sperimentali, in cui effettivamente gran parte dei lavoratori hanno un ruolo. Per mantenere adeguata questa tecnologia, bisogna che il padrone abbia voglia di restare, di investire; bisogna costringere anche il padrone ad investire.

Dobbiamo fare una rivoluzione per imporre a chi ha i capitali di fare quello che vogliamo noi? Credo che sia difficile. 

Invece nella storia di ogni azienda c’è un momento in cui le maestranze hanno la possibilità di gestire ed indirizzare chi ha il capitale per fare delle scelte.Però bisogna saper cogliere l’attimo, perché sfuggito quell’attimo non riesci più ad ottenere nulla.

Il padrone o chi gestisce ha la necessità di sentire anche i suoi dipendenti, semplicemente perché si passa in momenti di mercato particolari in cui se i lavoratori provano a fare delle cose il padrone per forza di cose li deve ascoltare. 

La mia esperienza in Beloit- PMT .   Siamo andati in crisi alcuni anni fa. Il nuovo padrone Nugo ha avuto la forza all’inizio di fare degli investimenti, di imporsi sul mercato. Non era in grado di pensare di fare altrove il tipo di produzione che si faceva a Pinerolo. Era impensabile, per lui e per noi. Abbiamo visto che lasciando gestire a una persona che decide per tutti, la sua  volontà di cambiare quell’azienda in qualche cos’altro può essere condizionata anche da cose ‘banali’. Se Nugo, invece di essere della Val D’Ossola, fosse un pinerolese noi non avremmo problemi. Invece lui e tutta la sua famiglia vivono in val D’Ossola, molti lavorano in PMT e devono spostarsi e fare i pendolari fino a Pinerolo.

E’ ovvio che  NUgo sia allettato dall’idea di spostarsi altrove, se intravede delle prospettive per lui più soddisfacenti.  Ed è umanamente comprensibile.

Però noi abbiamo avuto un momento in cui potevamo imporgli, con delle azioni, che facesse gli investimenti a Pinerolo per garantirci un futuro. Non l’abbiamo fatto.

Uno de momenti cruciali è stato quello in cui si doveva decidere  dove mettere una macchina sperimentale: nessuno di noi ha fatto un minimo di forzatura perché fosse messa a Pinerolo. Pinerolo poteva iniziare ad essere un po’ il centro della tecnologia vera della macchina da carta. Noi tutti sapevamo che questa macchina sperimentale era importante. In quel momento eravamo anche un po’ forti e in grado di  imporci, perché sapevamo che Nugo non aveva alternative a noi. All’interno dell’azienda non siamo stati attenti, il sindacato che ci era vicino non lo ha probabilmente intuito, i politici di Pinerolo quando ne hanno sentito parlare non si sono resi conto dei problemi… Ad alcuni anni di distanza scopriamo che il padrone, poco alla volta si è organizzato per poter fare le stesse cose da un’altra parte. Adesso è tardi.

Noi non abbiamo più abbastanza fiducia in noi stessi o nella società che ci circonda, e pensiamo di non poter più modificare nulla . Io credo che possiamo modificare poco, ma quel poco, fatto in determinati momenti, può anche essere importante. 

Tornando alla valle il problema diventa quasi drammatico. Ci siamo mangiati la cultura industriale che c’era. Nel frattempo né gli amministratori locali né noi siamo stati, e siamo in grado di pensare e proporre delle soluzioni che ci permettano di pensare che i nostri figli che studiano o lavorano abbiano delle possibilità di sviluppo in valle. Nella poca politica che seguo della valle, quando si tratta di eleggere il sindaco, si fanno dei piccoli progetti, che potrebbero essere realizzabili.

Però i nostri politici, come quelli ad alto livello, promettono e possono anche avere la capacità di proporre qualcosa per la valle, poi, una volta eletti se ne strafottono. Mi piacerebbe alle nuove elezioni verificare cosa hanno ‘provato’ a fare. 

Un po’ di sviluppo nella valle ci potrebbe essere. Un po’ di turismo a misura d’uomo, e non i trampolini…. la nostra valle potrebbe svilupparsi, come hanno fatto altre, nella montagna, nel turismo, in una valle in cui veramente si vive bene. Invece si vuole applicare il modello ‘industriale’ al turismo…e cementificare e stravolgere.

Sento parlare della filiera del legno: perché non può funzionare? Sia per il risparmio energetico che per il lavoro dei giovani: ma bisogna crederci e provare veramente, non fermarsi allo studio iniziale.

Probabilmente sono pessimista, ma per non esserlo dovrei avere degli esempi che qualcosa di positivo si è provato a fare. Invece all’interno delle fabbriche e nel territorio prevale la mentalità che ormai non cambia più nulla.

Probabilmente siamo un po’ troppo soli. Una volta si facevano le cose, insieme:  l’aggregazione era naturale, ognuno cercava l’altro. Ora sembra che non abbiamo bisogno di nessuno, invece abbiamo bisogno di tutti.

Quando si dice che le cose passano per la piazza significa che dobbiamo stare vicini e non chiusi  nelle nostre case… 

il babi_15.11.07

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    **** Mentre è ufficiale l'intenzione della Rio Tinto di vendere il settore del talco, si svolgono grandi manovre a livello internazionale nel settore minerario. Vedi articolo 'la stampa'- economia-pg26 18.121.07

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*****  Quali prospettive per le Valli

Ritengo che la “casta” politica che ci ha governato negli ultimi 15 anni nonostante si trovasse nella  posizione privilegiata per analizzare la situazione, si sia occupata in prevalenza dei  fatti propri e di continue beghe spartitorie, al punto da non accorgersi o peggio manco capire quali erano le trasfor-mazioni in atto. Troppi i partiti perennemente occupati  a creare nuovi gruppi con cui captare ulte-riori finanziamenti e poter ricattare gli “alleati”. E' una tipica abitudine nazionale quella di voler controllare la situazione con quote percentuali risibili sia di voti in politica, che di quote azionarie nelle aziende, in entrambi i casi il rischio lo si scarica sugli altri.     

       La sicurezza è un esigenza primaria di tutti i cittadini, immigrati compresi. Ma i due fronti contrapposti del teatrino della politica, hanno ideologizzato e personalizzato lo scontro, come se fossero i problemi ad avere un colore invece che le possibili soluzioni.  

Strettamente uniti invece al momento di concedersi aumenti di stipendio o di difendere i privilegi di casta:  (08/11/07 al Senato non passa per 266 voti contro 36 la proposta di Turigliatto e Rossi di ridurre del 50% lo stipendio dei senatori...)

       Ora, io credo nella meritocrazia e non sono contrario per principio allo stipendio dei manager  

       se rapportato all'incremento degli utili della “azienda Stato” in seguito ad una buona gestione;

       ma se parto da questi dati ne ricavo che i cittadini dovrebbero semmai essere rimborsati. 

       Al minimo sono stati incapaci e se avessero una qualche forma di dignità si farebbero da parte.

       Persino l'ingresso in Europa che era sentito come positivo da gran parte della popolazione è 

       stato gestito con operazioni congiunte dei vertici dei partiti e delle banche, lasciando cadere la

       spinta ideale della gente, che si è ritrovata sola e delusa di fronte alle speculazioni sui prezzi...

       E' poi storia recente lo smantellamento di tutti i luoghi dove gli operai contavano qualcosa.

 

I rappresentanti referenziati dai partiti, quelli che per buffa consuetudine ci ostiniamo a chiamare ancora “nostri rappresentanti” in gran parte, non certo tutti sia chiaro, hanno assistito inerti.

       La prova che in loro permanesse una qualche forma di vita, sia pure con attività cerebrale ridot-ta, si desumeva dal fatto che questi cosiddetti nostri, anzi per meglio dire altrui “onorevoli”, conti-nuavano ad alimentarsi, ad assorbire risorse. Ogni tanto è vero che lo stato comatoso era interrotto da brevi periodi d'iperattività, ma questo sempre in sincrono col liberarsi d'una poltrona presso un qualche Ente, poi inevitabile la ricaduta. Diciamoci la verità, nel ricordo di antiche battaglie comuni un poco c'eravamo affezionati, e non abbiamo mai trovato il coraggio di staccare la spina...

       Oggi la cannibalizzazione spinta dell'economia va a braccetto con quella della politica.

       Parlare di “casta” è un termine fin troppo gentile se l'aggiotaggio è considerato un normale

       mezzo di finanziamento, o quando si trasferisce chi indaga per “lesa maestà”.

       La colpa è anche della globalizzazione certo, ma da sempre il lavoro si sposta dove costa meno,        

       ci siamo proprio dimenticati di come il lavoro tessile era arrivato nelle Valli?

       Era tutto dolorosamente, tristemente, maledettamente prevedibile, un semplice déjà vu! (...)   Roby B.

continua nel pdf ProspettiveValli

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**** Il mio contatto con la val Chisone e Germanasca è stato molto intenso all’epoca in cui abitavo a Torino e  venivo al Brancato (Perosa) il sabato e la domenica, e un mese d’estate.

Era la fine degli anni Settanta ed ero da pochi anni arrivato dalla Sicilia. È stata un’epoca di scoperte: la montagna, l’escursionismo, le feste delle borgate, le polente e coniglio sulla stufa a legna, l’odore di fumo, il patouà... Ne ho un bellissimo ricordo. Anche per le persone che ho conosciuto: molti di questi erano operai che lavoravano alla Fiat o a Villar e mi ha sorpreso che anche durante la festa della borgata  parlassero di problemi di fabbrica, della dialettica sindacale, mentre si mangiava e si beveva.

Ho vissuto le valli molto di più allora che nei sette anni passati più tardi a Pomaretto, dove invece praticamente venivo solo a dormire, facendo il pendolare.

Non sono tanto pessimista sul futuro della valle, già in passato mi sono accorto di come alcune cose negative rivelano dei sorprendenti risvolti positivi. All’inizio degli anni Ottanta, con l’ondata di chiusura delle grosse fabbriche, molti di quelli che lavoravano nella Fiat e nell’indotto sono ritornati a casa, si sono ritrovati in cassa integrazione o semplicemente buttati fuori: un momento anche quello abbastanza grave per la valle. Ho scoperto qualche tempo dopo che molti erano andati ad aggiustare le loro case nelle borgate, e in certi casi vi erano praticamente tornati a vivere. Una cosa che sul momento sembrava negativa, ha avuto alla fine un risvolto positivo: le case erano state aggiustate, le borgate erano rifiorite, c’era chi era tornato ad allevare le mucche nelle borgate. 

Mi piace pensare che anche in futuro possa succedere una cosa di questo tipo, e che stavolta, oltre ad aggiustare le case, si possa ricreare nei paesi e nelle borgate un micro tessuto economico, basato su un  mercato di nicchia, perché nel frattempo siamo diventati un po’ più attenti ai gusti e alle tradizioni alimentari e locali, e i prodotti alternativi alla grande distribuzione e alla grande industria hanno conquistato un ruolo nel mercato. Mi piace pensare che un minimo di tessuto economico basato sulla zootecnia e sulla agricoltura di montagna si possa ricostruire, anche a costo di inventarsi delle tradizioni e di infiocchettarle, come ‘l’omaggio del formaggio’, il ‘plaisentif’, il ‘ramié’...

Credo che da questo punto di vista conti molto l’iniziativa individuale, la singola persona, il nucleo familiare, piccole società e piccoli consorzi. Gente che decida di tornare ad abitare qui, mettere a posto terrazzamenti, coltivare, allevare; e, a differenza del passato, vendere a prezzi remunerativi buoni prodotti per palati attenti.

Io ho conosciuto la valle quando l’industria era già in calo, il tessile già metà spacciato, non ho conosciuto l’epoca d’oro. Ma devo dire che quello basato sulla grande industria di fondo valle non mi è mai sembrato un gran modello di economia. Era basato su condizioni che fatalmente sarebbero finite. Basta cambiare certi sistemi di trasporto merci, fare una autostrada, che so, nel nord-est e, una fabbrica a Perosa Argentina di colpo non vale niente: se non sparisce in breve è solo perché l’INPS paga, lo stato paga.

Mi è invece sembrato un gran  modello quello su cui si è basata l’esistenza in questi posti nei secoli, che è stato l’equilibrio tra le risorse e la popolazione: tante mucche quanto sia possibile nutrire nei pascoli, tanti pascoli quanti non tolgano terra ai campi, tanti campi quanti non tolgano terra ai boschi, e tante persone quante sia possibile, sfamare, scaldare e coprire. Tutto era basato su un equilibrio, che è stato di sicuro più costante rispetto alla pianura, devastata nei secoli da carestie ed epidemie, che non sono altro che fenomeni di squilibrio di questi fattori.

Certo, in base ai parametri di oggi diremmo che erano poveri, e quindi tornare a vivere qui in qualche modo vuol dire “tornare poveri”. Se pensiamo che tutti dobbiamo avere due automobili, e girare per necessità e divertimento in macchina, e spendere quel che vogliamo spendere in benzina, più tutte le comodità in casa,  evidentemente una economia di nicchia nelle valli non può bastare, nemmeno con l’assistenza dello stato. E quindi si tratta davvero di “tornare poveri”, ammesso che povertà e ricchezza siano le categorie appropriate a cui fare riferimento. Io penso, in generale, che uno standard di vita più basso nei nostri paesi ad alti consumi sia diventato indispensabile nella macro economia mondiale. Non credo sia possibile che tutto il pianeta viva su uno standard di consumi come il nostro: l’ingresso nella scena di enormi popolazioni, necessariamente vorrà dire un livellamento al ribasso, pena grandissimi scontri e conflitti.

Non vedo quindi quali alternative vi possano essere, sia a livello globale che locale. Non credo nella terziarizzazione spinta della montagna. Chi punta a un modello di economia basato sul turismo, sull’industria dello sport e del tempo libero, compie un doppio grave errore: ignora i macro processi di redistribuzione delle risorse, e, cosa forse più grave, propone la montagna come un grande parco giochi, fatto di piste da sci, campi da golf, alberghi, ristoranti, discoteche, attrazioni ed animazioni. E veloci vie di comunicazione. Ma in realtà nemmeno lui è in grado di mantenere la promessa di uno standard di vita alto nelle valli: nella migliore delle ipotesi c’è qualcuno che apre un ristorante, un locale di richiamo, fa i soldi e dopo un paio d’anni va a fare altro, e lascia quella struttura lì, fatiscente. Il beneficio per l’occupazione della valle? Un paio di camerieri part-time per un paio d’anni.

Gli amministratori, nel complesso, mi sembrano votati a questa cultura, ma anche se fossero dei buoni amministratori non so quanto vi si possa fare affidamento per poter indirizzare risorse verso queste zone, per finanziare un modello di sviluppo quale descrivo. Temo che nessuno sia interessato ad esempio a finanziare il ripristino dei terrazzamenti a secco di Pomaretto. Quando cominceranno a franare proporranno di cementificarli. E invece io son convinto che lo stato dovrebbe addirittura stipendiare il contadino che coltivando la sua piccola vigna mantiene il bosco vicino, taglia l’erba nel prato, aggiusta il muretto a secco, tiene aperti i sentieri; perché lui sta facendo una cosa che possiamo vedere, che è portare avanti la sua aziendina, e una cosa che non possiamo vedere ma ancora più grande, che è mantenere l’equilibrio tra i fattori in gioco in montagna, un territorio complesso, delicato, difficile e nonostante l’apparenza fragile.

Sergio Catania

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**** La Cgil monitorizza salari e stipendi da cinque anni. E sono cinque anni che il sindacato parla di tagli consistenti. Il 2007 non sfugge alla regola. Anche quest'anno le buste paga hanno lasciato sul terreno circa 400 euro. Oggi, però, ci si rende conto che "il mal da profitto" di cui soffre il sistema Italia, sta intaccando la produttività e quindi la possibilità di produrre richezza per tutti. Il meccanismo è duplice: da una parte lavoratori e lavoratrici demotivati da una retribuzione che non cresce si sentono poco coinvolti nella produzione. Dall'altra, i profitti che invece di essere reinvestiti nell'innovazione e nella ricerca prendono la strada dell'impiego finanziario. In Italia la produttività è cresciuta di appena 2,9 punti dal 1998 al 2007 a fronte dei 20 punti del Regno Unito, dei 12,5 della Francia e degli 8,4 della Germania.(...) Liberazione

vedi articolo intero

vedi locandina settimanale alpcub

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****Io sono nato in valle e le sono legato, con i suoi ‘pregi’ e i suoi difetti, amo la montagna. Ho lavorato in varie aziende della valle, poi per conto mio ed adesso ho una attività commerciale. Penso che ci sia molto da fare per crescere, per anni siamo stati legati alla crescita che c’era  in  tutto il paese, da anni non è più così. Secondo  me questa valle ha delle potenzialità, come altre valli più rinomate, sia per il turismo che per altri aspetti. Non ci dobbiamo più guardare indietro, altrimenti rischiamo di rimanere con un pugno di mosche in mano. 

Non cambierei questo posto con altri. Qui ho casa, una famiglia, a meno che ne fossi costretto non cambierei con altre zone. 

Per altri aspetti non ho la preparazione, sono solo un commerciante…Da un po’ di tempo, e continua anche adesso, non è un buon periodo …Certo come occupazione la valle sta calando bruscamente,  viene meno soprattutto la certezza sul futuro dell’occupazione. Mio padre ha lavorato 37 anni in SKf e mia madre 35 al Cotonificio. Ho sempre raccolto le loro impressioni, hanno lavorato una vita e conoscono questo ambiente, hanno i piedi per terra. Mi hanno sempre detto che c’è un peggioramento. 

Si potrebbero affrontare vari discorsi a partire dall’istituzione dell’euro…Tutte le aziende, ma soprattutto quelle aziende medio grandi, guardano al guadagno finale, senza molti scrupoli. I vertici decidono nel fatto di delocalizzare o chiudere uno stabilimento senza tanti problemi. 

Da quel che mi risulta la manifattura di Legnano qui a Perosa produce un filato di altissima qualità.

L’OMVP, in vendita da anni, sta perdendo valore, come va il mercato oggi non ci si può permettere questo. La comunicazione da parte delle aziende non è trasparente coi dipendenti, si sanno le cose all’ ultimo momento o dopo. Si dovrebbe investire e in questo la regione o il governo dovrebbero guardare avanti, con un programma di lungo periodo. Mi sembra che la Germania abbia un piano energetico di cento anni…Mi sembra che in Italia non vengano più fatti investimenti adeguati per stare al passo. 

Noi non dobbiamo mollare. Dobbiamo essere più vivi. Negli anni scorsi ho partecipato alla manifestazione della Manifattura. Per la OMVP oggi al centro dell’attenzione, vedo che c’è poca attenzione nei cittadini. Se veramente questo tipo di società ci porta a separarci l’uno dall’altro…non ci sono speranze.

In questa valle non abbiamo ‘la forza’ e il numero di persone per far sentire la voce. Abbiamo visto in val Susa un movimento vasto che si è fatto valere. Qui in valle, per ora,  stiamo a vedere…

Dovrebbe partire da noi, perchè nelle alte sfere altrimenti non ci sentono– a partire dai comuni locali –che dovrebbero far trasparire un po’ di interesse per questi problemi. Se dobbiamo cambiare , nell’arco di una generazione, possiamo riuscire a impostare una economia diversa,  sul turismo ecc. 

Fabio Gaydou (29 anni) – 20.11.07

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   Le situazioni che conosco meglio sono Salza e Massello e la parrocchia di Trossieri nel comune di Perrero. Il comune di Perrero è uno dei più estesi come viabilità.  La mia stessa parrocchia di Trossieri ha un percorso lunghissimo, va fino all’Albarea dalla parte di Combagarino. Cà nostra, tutto il vallone di Faetto, Chiotti e il piccolo nucleo di Trossieri, con le Sagne.

Devo rimarcare che c’è un incremento di presenza, questo fa ben sperare. Famiglie giovani – qualcuna che è ritornata o è venuta per la prima volta, in modo stabile. E’ significativo, da tutti i punti di vista, che un piccola comunità registri un incremento di 8-10-15 persone. A maggior ragione se  sono famiglie giovani, che magari hanno acquistato o stanno acquistando e intendono stabilire la loro vita in zona. Questo per quanto riguarda Trossieri. 

Lo stesso fenomeno si può registrare più a Salza che a  Massello.  Avviene che per lo più vedove o persone che prima erano scese per motivi di lavoro, di studio, di famiglia, sono rientrate e si sono stabilite lassù in montagna. Con la passione di stare in montagna, di coltivare un campicello, accudire qualche piccolo animale e anche ristrutturare le case. Questo lavoro sulle case, con legno e pietra, fa onore alle nostre montagne. 

A Massello i residenti sono una settantina, più o meno come Salza, ma molto anziani, pochi i nuclei giovanili; inoltre c’è una dispersione molto larga nelle borgate, che sono 17.  Nel periodo invernale la più parte sono vuote. C’è stata la novità della Foresteria, questa costruzione molto ardita, su cui non mi pronuncio e dove sono andato con vari gruppi,  anche per dar lavoro ai gestori. 

Per il futuro come montanaro non devo essere pessimista perché la montagna ha le sue risorse, e come prete meno ancora, perché  predicherei invano: lo devo dire a me stesso e anche agli altri. Ci sono dei segni leggeri di ripresa, nel gusto della vita sul posto, con le risorse che abbiamo. E’ chiaro che non sono eclatanti, evidenti o così immediate.  Forse c’è la fatica ‘lunga’  di chi crede che stando in montagna si può vivere e vivere bene, e faticando costruisce questa prospettiva. E’ comunque una testimonianza. Ci sono famiglie che hanno scelto di vivere in montagna ancorchè giovani, viaggiando per il lavoro verso altre realtà, o addirittura cercando lavoro sul posto. Sono degne di rispetto. Sono varie e significative per questa valle. 

Non mi pronuncio su Prali che conosco di meno. Là si è giocato e si deve giocare sul turismo, oculato a tutti gli effetti, valido. Anche da noi un po’ di turismo non è da disdegnare; non so se si po’ vivere sul turismo, per il momento. Ci sono delle esperienze significative, sia a Salza che a Massello. La pista di pattinaggio, la pista di fondo, lo skilift a gestione familiare consortile a Salza - un po’ aleatorie perché dipendono dalle nevicate.  

Non voglio essere pessimista. La montagna ha mantenuto generazioni di persone, numero elevato di capi di bestiame, estate e inverno. E’ vero: si andava a sfalciare  sopra ai 2000 metri, si tirava giù il fieno… Fatiche immani, ma vivevano ed erano sereni. Non posso pensare che la natura non abbia delle risorse per soddisfare le esigenze dell’uomo, se ci sta volentieri e si adatta a vivere qui lui e la sua famiglia.

La viabilità è buona, i servizi essenziali ci sono: telefono, luce, acqua. Bisogna anche amare la vita con un certo spirito, non dico spartano – sarebbe troppo – ma francescano. 

Io come montanaro, come prete da 35 anni, vedo la necessità di formare dei giovani e delle famiglie che – senza spingersi ad amare il sacrificio – siano pronti al sacrificio e alla lotta. Se vuoi ‘tutto e subito’, non si può.

Penso a  un  giovane formato, temprato alla fatica anche fisica: vuol dire spalare neve, far legna, vuol dire non avere tutto e subito, vuol dire creare anche delle forme associative, aiutarsi l’un l’altro ed essere contento di poter aiutare e di farsi aiutare. Questa è la dimensione dell’uomo che per sua natura è socievole. 

Vedo con una certa amarezza la situazione dell’attuale Rio Tinto, con vicissitudini alterne che non conosco a fondo. Un tempo centinaia di minatori andavano sottoterra e tornavano  madidi di sudore, sudici ma  sereni e contenti pur avendo una busta paga minima, oggi tutto questo è quasi sparito. Non so le cause , non accuso nessuno, ma provo amarezza. Vedevamo i nostri papà e fratelli che tornavano sereni, Questa serenità vorrei che ritornasse. Perché la  fatica del lavoro mi sta bene, ma se ha anche la gioia di stare nella famiglia,  in questa valle  - che ha il talco, che è il migliore del mondo.

Ricorderò questo alla festa di S, Barbara ormai imminente: lo spirito di corpo - per cui il compagno di lavoro aveva una forza, era nel cuore del minatore, forse più del vincolo di sangue. ‘Lu sociu ‘d travail’ era sacro. Era una forza psicologica, spirituale che forse si è persa.

Ho raccolto questo dai minatori che ho conosciuto. 

Un sacerdote

 

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****Occupazione: chiesto incontro in Regione / Dalla Comunità Val Chisone

 

Dunque dopo la comunicazione da parte della Rio Tinto di avere messo sul mercato la Luzenac, in Val Chisone sono tre le aziende ufficialmente o quasi in vendita: oltre alla società mineraria, la Omvp del Gruppo Skf e la Manifattura di Perosa (anche se in quest'ultimo caso l'operazione non è mai stata resa ufficiale). Da qui la preoccupazione dei sindacati sulla tenuta del sistema produttivo in valle e la conseguente richiesta di intervento agli amministratori locali e non, ufficializzata in un incontro in Comunità montana avvenuto nelle settimane scorse. Dopo quella sollecitazione i vertici della Comunità montana Valli Chisone e Germanasca hanno chiesto ufficialmente un incontro urgente con il vice-presidente della Giunta regionale Peveraro, per trattare in particolare - si legge su un comunicato stampa emesso dall'ente - «la situazione della Omvp di Villar Perosa». La Comunità montana inoltre chiede il coinvolgimento dei consiglieri regionali, dei deputati e senatori di zona e dichiara l'intenzione di avanzare una richiesta di incontro con i ministri Ferrero e Damiano.

dall'Eco del Chisone 21-11-07

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Il 12 dicembre ore  16 incontro in Comunità Montana con la Regione  su OMVP, Sachs, Manifattura Legnano. prima coi sindacati e poi con le aziende .


******Il caso Buriasco fa riflettere sullo spreco dei terreni agricoli
Discarica no, palazzi e capannoni sì
Si difendono tre ettari, ma dal 2000 il Pinerolese ne ha cementificati 825

La battaglia degli abitanti di Buriasco per evitare la collocazione della discarica nel suoi confini ha come perno centrale la difesa dei terreni agricoli di pregio. «Sarebbe un delitto compromettere tre ettari di campi fertilissimi» affermano. E su questa posizione, oltre la Coldiretti, si sono attestati via via i principali esponenti politici del Pinerolese.

Che bello, verrebbe da pensare, noi pinerolesi ci scopriamo, se non proprio ecologisti, particolarmente attenti alla tutela del territorio. Ma subito, guardando le periferie di Pinerolo e degli altri centri del Pinerolese allungate come lingue di lava su colline e campagna, dove palazzi, capannoni e villette a schiera hanno per sempre ricoperto ettari ed ettari di terreni di ogni categoria senza che si levasse un solo grido di dolore, sorge il dubbio: non è che ci stiamo prendendo in giro?

Vediamo qualche dato estrapolato dall'Osservatorio trasformazione del suolo dell'assessorato alla Pianificazione territoriale della Provincia di Torino. Sono numeri impressionanti. Tra il 2000 e 2006 nei Comuni del Consorzio Acea sono stati consumati in nuove edificazioni (senza contare le strade) 825 ettari di terreno, di cui ben 530 appartenti alle classi di pregio (si tenga conto che un ettaro equivale a quasi due campi di calcio). Mentre per realizzare l'autostrada e sistemare le Statali se ne sono andati 35 ettari di pregiatissimo suolo.

Se poi andiamo a vedere i singoli Comuni scopriamo (i dati riguardano terreni anche non pregiati, ma in generale questi ultimi sono la minoranza) che Pinerolo ha consumato qualcosa come 144 ettari, ma in proporzione realtà ben più piccole non sono state da meno. Vediamo qualche esempio dei più spreconi (le cifre sono espresse sempre in ettari): Volvera 85, Cumiana 80, Cavour 47, Bricherasio 38, Vigone 36, Bibiana 35, None 32, Cantalupa 24, Piscina 22, la piccola Osasco 17. Nelle valli il record naturalmente spetta a Pragelato con 17 ettari. E Buriasco? Vi chiederete… Beh, loro in effetti sono stati tutto sommato coerenti: nel periodo considerato hanno consumato 9 ettari (la discarica comunque ne occuperebbe tre).

Si tratta di Comuni dove hanno amministrato, direttamente o indirettamente, i politici che oggi si ergono a difesa dei terreni agricoli. Senza nulla togliere alla battaglia di Buriasco, sarebbe il caso di chiedere loro un po' di coerenza. Basterebbe che i Comuni adottassero il Piano territoriale di coordinamento (lo stesso a cui si appellano i buriaschesi) per vincolare i terreni di pregio, ma le Amministrazioni se ne guardano bene.

Il presidente del Consiglio provinciale Sergio Vallero ha provato a richiamare tutti alla coerenza, proponendo di approvare in Consiglio provinciale una mozione in cui si impegnava l'ente «ad esprimere, là dove è richiesto, parere negativo alla realizzazione di ogni opera, sia essa di natura pubblica o privata, che comporti l'utilizzo di terreni di pregio agricolo». Naturalmente non ci è riuscito: «Così si bloccano i Piani regolatori» gli hanno spiegato dalla sua stessa maggioranza. Allora ci ha provato con una formula più annacquata, ma anche quella sta facendo fatica a finire in Consiglio nonostante ci sia l'avallo della minoranza.

Chiosa Vallero: «Anch'io sono per la difesa dei suoli di pregio, ma questo deve valere per le opere di interesse pubbliche, ma ancora di più per le iniziative che riguardano i privati». A buon intenditor poche parole.


Alberto Maranetto- eco del Chisone - 28.11.07ù

 

altri servizi su l'Eco del Chisone:

*** Vedi : cinque comuni vogliono uscire dall'Acea e gestire in proprio acquedotti e fognature. Nuova ipotesi per le strade dell'Assietta. La funivia Pragelato -Sestriere. Gestione tedesca per il 'Resort', albergo di Pragelato. - Luca Prot

 leggi in Notizie sull'alta valle - pdf I

Inoltre sulla difficoltà a trovare manodopera per il turismo " Pochissimi dal Pinerolese. «Preferiremmo dare continuità al lavoro, ma sembra impossibile far salire le persone fin quassù. Vitto e alloggio non bastano. E nemmeno stipendi a partire da 1.050-1.100 euro netti più tfr»." - Eco del Chisone 31.1.2007  vedi pdf

  I negozi del centro valgono 3 Ipercoop : Pinerolo negozi centro e Ipercoop -pdf - Mirko Maggia

vedi locandina settimanale alpcub

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**** Alleanza Nazionale ed altre liste della diaspora fascista hanno avuto in val Chisone  più di un migliaio di voti alle ultime politiche. Naturale che gestiscano questo spazio politico.  Dagli incontri sindacati- amministratori sulla crisi di varie aziende e dagli scioperi sono venuti segnali...Ma  sul tema  del futuro della valle non ci sono stati altri appuntamenti pubblici organizzati da amministratori o forze politiche presenti sul territorio, diversamente dalla Val Pellice e da Pinerolo.  Pb

Eco delle valli- riforma n.47

 vedi presenza a Perosa di AN http://www.alleanzanazionale.to.it/territorio.asp?sezione=Perosa%20Argentina

 


**** Estratto da un articolo su riforma sulla giornata al Palaplan a PEROSA IL 7.12.07 per gli studenti

PER UN RAPPORTO TRA SCUOLA E LAVORO (...)

DAVIDE ROSSO- RIFORMA N.47

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In valle non si starebbe male se ci fosse lavoro pagato meglio. Oggi per quanto riguarda molte  donne, fuori della fabbrica, ci si deve accontentare di lavori poco pagati, nei servizi. Oggi spingono perché ti metti la partita IVA ecc, vogliono poco personale fisso. Io per lavoro mi sposto in macchina, perché ho un orario ‘a pezzetti’ nei servizi.

Mi piace la tranquillità che c’è ancora nella valle, si riesce ancora ad avere dei rapporti. Non mi ha mai interessato lasciare la valle.

Il futuro non lo vedo roseo, i problemi di sopravvivenza, di pagare l’affitto con paghe sempre più basse sono comuni a molte zone d’Itala…Le fabbriche locali davano da vivere  a tanti e oggi hanno problemi crescenti. La maggior parte dei lavoratori non lavora in valle. Chi si deve spostare a lavorare fuori ha dei costi ulteriori…

Continuano a costruire, fra un po’ non ci sarà più del verde a fondo valle.

Non saprei dire cosa si possa fare di fronte a questa situazione. Il turismo non può dare lavoro a tutta la valle. Il turismo deve essere adatto, non caro, forse a livello famigliare, come in altre regioni, magari solo per il fine settimana.

La mia esperienza di lavoro in fabbrica mi ha fatto capire che nonostante la resistenza dei lavoratori, quando un padrone vuole andarsene non riesci a fermarlo. Oggi mi sembra che sia tardi: bisognava cominciare tanti anni fa a pensarci. Ad esempio non dare finanziamenti alle aziende senza impegni per l’occupazione ecc. Anche la ricerca deve essere finanziata ma legata alla presenza sul territorio, altrimenti le aziende prendono i soldi e poi fanno quello che vogliono.

 Bisognava fare questa azione preventiva tutti assieme , ora siamo nel pieno della globalizzazione,sta crescendo l’immigrazione. Si dice che gli italiani non vogliono  più fare certi lavori: a me sembra che dopo anni di battaglie sindacali  e di miglioramenti salariali e di diritti, sia comprensibile che molti si rifiutino di accettare lavori con paghe sempre più basse.

E’ meglio stare a casa a riposarsi che lavorare per due euro e mezza l’ora.

Io spero solo che mi mandino in pensione, sto pagando i contributi volontari.

(Cinquantenne,Perosa)

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540/  DICEMBRE PIENO DI INIZIATIVE.

IL 12 DICEMBRE è fissato l'incontro presso la Comunità Montana con il Vice Presidente della Regione Piemonte per fare il punto sulle situazioni di crisi in Valle.

Il dopo olimpiadi non ha lasciato, come molti ci avevano detto, elementi concreti di sviluppo nelle nostre Valli Chisone e Germanasca.

Si ripropone oggi più che mai un intervento per arginare le situazioni di crisi presenti nell'industria “manifatturiera”, fonte di lavoro, di reddito per le famiglie e per i giovani. Non è solo un problema di reddito, ma con il ridimensionarsi delle fabbriche, si riduce una presenza operaia che è ha fatto la storia non solo sindacale del nostro territorio. Oggi sono proprio le categorie che in passato hanno fatto grandi e significative lotte come i minatori, i tessili, i metalmeccanici a rischiare un pesante ridimensionamento produttivo, dunque economico e anche sociale. Le lotte che in passato coinvolsero l'insieme della valle sembrano lontane, così come la solidarietà tra i lavoratori, sembra oggi lasciare spazio ai problemi individuali, al massimo della propria famiglia o parentela.

Per tutti questi motivi saremo presenti il 12 e pensiamo che la buona riuscita dello sciopero del 9 novembre alla OMVP che ha riunificato gli operai nella difesa del lavoro, possa essere allargato a tutta la Valle, anche perchè senza iniziative e lotte non solo non si difendono lavoro e diritti, ma si da anche spazio alla destra, cosa mai successa nella nostra Valle.

vedi in LOC. settimanale alpcub 3-6 dicembre pdf N.540

vedi Immobilismo della sinistra

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***** e-mail 
> Ancora un video per documentare.
> Durante il convegno "Vediamoci Chiaro" tenutosi a Torino
> sabato 1 dicembre il Presidente dell'Osservatorio e Commissario
> straordinario per la Torino Lyon, Architetto Mario Virano dichiara che
> la linea ferroviaria Torino-Modane esistente ha una capacità tripla
> rispetto l'utilizzo attuale e sottopone a forte critica Transpadana che
> da anni promuove il Tunnel di Base e una nuova linea veloce in Valle
> di Susa. Virano inoltre definisce "fesseria" il vecchio progetto RFI ed
> ammette che servono le politiche dei trasporti e la soluzione tecnica
> del nodo di Torino.
> Tutte cose che noi dicevamo da anni.
> E adesso? Si continua con la farsa dei sondaggi?
> Si va avanti con "nuovi progetti" all'infinito?
> QUESTO E' IL MOMENTO DI FERMARE TUTTO.
> SE LA TORINO-LYON ESISTE GIA' SI UTILIZZINO LE RISORSE DELLA UE PER
> MIGLIORARE L'ESISTENTE. LA COMMEDIA E' DAVVERO FINITA!
>
> Vedetevi il video e diffondete questo messaggio
> http://www.youtube.com/watch?v=TtgamOTs4mk

>
> I migliori saluti,
> Ambientevalsusa
>
> Scrivi a:
> info@ambientevalsusa.it

 

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MORTI 4 OPERAI ALLA THYSSEN KRUPP di Torino

 MOLTI ALTRI OPERAI IN FIN DI VITA

 Fermiamoci almeno davanti alla morte in fabbrica.  

Ancora una volta ricordiamoci che gli “omicidi” in fabbrica non avvengono per caso ma solo perchè si vuole risparmiare sulla sicurezza e pensare solo ai profitti degli azionisti.  

Nei luoghi di lavoro dove in passato ci sono stati morti e infortuni sul lavoro e si è lavorato seriamente, è dimostrato che si può fare qualcosa per tutelare la vita dei lavoratori e la loro salute.  

Quello che per noi è la normalità deve esserlo per tutti i lavoratori.  

PER QUESTO DICHIARIAMO PER LUNEDI' 10 DICEMBRE 2007

SCIOPERO GENERALE DI 8 ORE

PER TUTTI I TURNI E PER TUTTI I REPARTI  

MANIFESTAZIONE A TORINO. CI TROVIAMO ALLA STAZIONE FF.SS DI PINEROLO ALLE ORE 7,30 LUNEDI 10 DICEMBRE  

Facciamo in modo che alla sera tutti possano tornare vivi a casa dalle loro famiglie. 

ALP/Cub Associazione Lavoratori Pinerolesi.

RSU ALP/Cub

CUB Nazionale  

ciclinalpcubdicembre2007  

vedi Rassegna stampa sulla Thyssen-Krupp

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**** Una repressione strisciante, silenziosa, colpisce gli operai. La massa dei NO dalle grandi fabbriche al protocollo sul welfare ha impressionato i padroni.

I salari da fame diventano sempre più insopportabili.

Gli operai morti sul lavoro sono all’ordine del giorno.

Si aspettano una reazione operaia e cercano in tutti i modi di prevenirla. A cominciare dalle fabbriche FIAT. A Melfi hanno fatto la grande prova. Quattro operai sono stati licenziati, uno è un delegato sindacale.

Il sistema è stato semplice: la magistratura iscrive, per qualche ragione, nel registro degli indagati gli operai che danno più fastidio, il padrone li licenzia sostenendo che con il procedimento in corso "è venuto meno il rapporto fiduciario…" Esattamente così è successo a Melfi, due dei licenziati sono stati perquisiti senza nessun risultato nell’ambito di un’inchiesta su "associazione sovversiva con finalità terroristiche". Il quarto, il delegato, è stato licenziato a causa di una querela di un capo nominato in un volantino per la sua prepotenza sugli operai. La direzione prima li ha sospesi e poi licenziati, non ha avuto bisogno di prove di colpevolezza, di sentenze, di niente.

Con un tale sistema, i padroni possono ripulire le fabbriche dagli operai ribelli nel pieno silenzio stampa e con il tacito consenso dei gruppi dirigenti dei "grandi" sindacati nazionali.

Uno strato di operai ribelli si è formato nelle fabbriche più importanti dell'industria, ha manifestato la sua presenza guidando tutti gli operai al netto rifiuto dell’accordo di CGIL CISL e UIL. (...)

Continua nel pdf

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Tocca a tutti pensare, non solo alla valle , ma ai problemi di oggi, cercare di cavalcare questi tempi moderni, questi cambiamenti che sono in atto rispetto al passato. Io ho cinquant’anni: solo vent’anni fa la situazione era ancora tutt’altra.

La situazione attuale è sotto gli occhi di tutti. E’ una transizione.  Posso partire da quando andavo a scuola a Pomaretto, c’erano due pulman che salivano con i minatori verso le miniere. Adesso poche auto e il pulman vuoto che va e viene . A Perosa c’erano due attività importanti, la fabbriche tessili: un mondo in declino. Io ho lavorato 8 anni in Manifattura, sono uscito nell’88. Iniziavano dei problemi, oggi di nuovo: si può dire che questa situazione di declino va avanti dagli anni Sessanta.

Io sono un agente immobiliare, dal 1994 a Perosa.

Perosa soffre moltissimo negli ultimi tempi sui residenti: pochi giovani – che stanno scendendo in pianura legati al lavoro. vanno magari a Pinerolo. Perosa ha una carta forte da giocare, forse l’unica che ci rimane, legata alla nuova viabilità portata dalle Olimpiadi invernali. Molti che hanno acquistata una casa venendo dalla pianura, hanno scelto i dintorni di  Perosa perché ci mettono 35 minuti a venire qui. Perosa è un posto che piace, alla confluenza di due vallate, tranquilla.

Purtroppo il tessuto urbanistico di Perosa non ha potuto svilupparsi come in altri posti, vedi ad esempio Pinasca. Ci sono problemi di eccessiva densità, ma dovrebbero pensarci i piani regolatori. Purtroppo ci vogliono dieci anni per decidere una semplice variante. Pinasca ha avuto uno sviluppo, ha una popolazione di classi elementari in crescita. Perosa invece ha avuto un depauperamento, perché non ci sono zone per nuova edilizia.

Ristrutturare l’esistente è un dramma: dovrebbe avere delle caratteristiche di un certo tipo. Un’ impresa che ristruttura dovrebbe avere la possibilità di togliere tutto il vecchio fabbricato e rifarlo con le caratteristiche  esterne precedenti. Altrimenti i costi sarebbero maggiori : tenere in piedi una struttura, intervenire con iniezioni di consolidamento su un impianto vecchio. Sono pochissimi i fabbricati vecchi che possono avere un’unica proprietà che decide di vendere per una ristrutturazione.

Il vecchio è sovente plurifrazionato, ci sono molti proprietari e non tutti abitano  in valle  ed  difficile metterli d’accordo. Così si ristruttura un alloggio e gli altri restano com’erano. Inoltre oggi si chiede il riscaldamento autonomo.

A Perosa ci sono molti alloggi sfitti.  Negli anni Sessanta sono stati costruiti tre grossi condomini : l’Argentina, l’Europa e il Terminal. Poi, per l’effetto del fallimento dell’impresa a Perosa, c’era stato un blocco edilizio. Questi appartamenti di condominio , senza riscaldamento autonomo, senza caratteristiche che tengano conto dei cambiamenti della struttura familiare: sono poco richiesti. Oggi si chiedono alloggi più piccoli, con riscaldamento autonomo. Ci sono molti alloggi in offerta, non solo a Perosa, per effetto della frenata del mercato immobiliare ( effetto mutui). L’offerta di alloggi tiene conto anche dell’andamento demografico. Le persone anziane vengono a mancare, non c’è molto ricambio, scarsa la discesa dalle valli, non c’è una grossa risalita dalla pianura…

Che cosa si può fare?

Se noi andiamo a risalire la val Pellice ,che ha comunque difficoltà simili, vediamo che dall’innesto post-tangenziale a Luserna compresa c’è tutta una serie di capannoni.

Non grandi industrie ma piccole localizzazioni: abbiamo una ventina di capannoni che riescono a impiegare penso un centinaio di persone in lavorazioni varie.

In val Chisone questa realtà non c’è. In parte per la tipologia del territorio che non può prevedere più di tanto insediamenti di questo tipo, tolto Villar e Pinasca.

Questo è stato molto penalizzante.

Oggi si dice bisogna andare sui servizi…ma quali? Il turismo che si diceva fosse un’occasione da cogliere con le Olimpiadi, per quello che ha potuto essere per l’alta valle e la val Susa è stato colto. Di meno a Prali.

Nella media valle non ci sono grandi occasioni per il turismo.

Forse abbiamo qualcosa di interessante: il forte di Fenestrelle. Stranamente non c’è un interessamento adeguato né dai politici locali né dalla Comunità Montana, eppure ha delle grosse potenzialità. Questa costruzione se fosse in Francia avrebbe un posteggio da trenta pullman e un indotto di un centinaio di persone. Non abbiamo una grossa tradizione nella valorizzazione turistica.

Le fabbriche che sono in crisi penso siano destinate ad andarsene. Un cliente di Rivoli con una piccola azienda è andato ad esplorare una zona della Maurienne, con una facilità estrema , in due incontri ha concluso. Mentre a Rivoli ha speso un anno a vuoto con la burocrazia, in Francia si è trovato col sindaco, e dai tecnici comunali, con su un tavolo tutte le offerte che il comune faceva per nuovi insediamenti, su cui si poteva decidere seduta stante. Dopo un anno e mezzo di attività aveva già una trentina di dipendenti. Aveva avuto agevolazioni sul prezzo dell’energia, contributi per abbassare le tasse: ponti d’oro, come a tutti quelli che andavano lì.

Ferruccio Menusan

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***** Adesso il lavoro in valle nell’edilizia va abbastanza bene, Il lavoro è buono, ci si sposta poco. Certo la situazione delle fabbriche è un po’ triste.

Il turismo in valle è poco valorizzato. Anche a Prali, mi sembrano un po’ chiusi. Le seconde case sono in proprietà, ci vanno in pochi. A Prali c’è poi i problema della segheria, dopo la morte del proprietario. I miei coetanei non parlano tanto dei problemi della valle; conosco molti che lavorano fuori.

Il futuro? Spero che il mio lavoro nell’edilizia continui. Poi se si dovrò andare fuori, per uno che ha un mestiere non dovrebbe essere un problema, certo un disagio se ha famiglia.

Le fabbriche perdono addetti ma non penso che ci siano problemi immediati, dipende dal settore. Penso che la SKF se  la caverà. Non ci metto la mano sul fuoco. Le aziende in vendita : certo non si sanno le intenzioni degli eventuali compratori.

Una volta negli anni Sessanta la RIV era un posto ambito, un lavoro interessante e ben retribuito. Mio fratello lavora alla SKF a Villar. 

Puntare sul turismo: è una possibilità da sfruttare. sarebbe bene ristrutturare le borgate ma bisogna sentire i proprietari della case. Purtroppo chi ha una casa piuttosto la tiene chiusa sei mesi, cerca di affittarla tutto l’anno o venderla e non di far girare molti ‘turisti’.

Il futuro della valle dipende dalla decisione della gente del posto, che conosce la valle, non da esterni. Pochi però si interessano all’amministrazione. Io per primo. Non leggo molto i giornali. Chi si prova a dire qualcosa viene subito catalogato, si dice che si interessa per motivi personali. Le amministrazioni comunali? Fanno cose strane, vedi a Perosa ‘Poggio Oddone’, oppure le telecamere per l’ordine pubblico…

Un trentenne

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**** Eco del Chisone 12.12.07

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In valle si vive per adesso abbastanza degnamente. Si vive però sfruttando, per una buona parte di giovani, le ricchezze modeste, quel po’ di surplus che hanno accumulato gli anziani lavorando duramente.

Io sono figlio di un minatore che  nella sua vita abbastanza lunga – adesso ha 79 anni – è riuscito a fare in modo che i suoi cinque figli avessero una casa, ha dato una mano a tutti ad aggiustarla. Mia madre ha sempre fatto la casalinga;  comunque senza mai vedere il mare e prendersi una giornata di riposo sono riusciti a fare questo.

I giovani sembrava che avrebbero avuto un futuro migliore, in un certo senso l’hanno avuto, dal punto di vista materiale. Ma sono stati penalizzati dal sistema , a differenza da altre regioni che hanno tutelato la montagna, la Regione Piemonte che non ha fatto nulla. Se ci fosse stato un qualche piccolo contributo, molti giovani sarebbero rimasti, avrebbero curato la manutenzione della montagna. Non c’è più un viottolo, una strada, non c’è più niente di quello che è stato fatto di nostri vecchi che funzioni. Ci sono rovi dappertutto. Ci sono prati e campi abbandonati che hanno mantenuto generazioni – vuol dire che qualcosa rendevano.

Cosa si può fare? Per dare una mano a questa valle  bisognerebbe innanzitutto rilanciare l’economia montana, lo sfruttamento del legname, delle risorse, magari delle piccole centraline per le borgate. Bisognerebbe fare delle strade, facendo sì che chi ha ancora voglia di lavorare in montagna abbia un piccolo reddito garantito e poi possa essere agevolato nei trasporti in montagna.

Incentivare non il turismo ma le piccole economie locali. Le razze di animali da allevamento , piccoli e grandi si potrebbero rilanciare, puntando sul biologico. Oggi c’è chi lo fa , riesce a mettersi qualcosa da parte, ma lo fa come secondo lavoro, dopo la fabbrica, magari dopo magari due ore di viaggio. E’ una cosa massacrante, ormai non si ha più la tempra di una volta.

Chi lo deve fare: la politica, lo possono fare i rappresentanti della Regione, le persone che a parole hanno cura della vallata.

Ma questi, al di là di un impianto di risalita, di sfruttare ciò che è già supersfruttato, purtroppo non sanno fare altro.

Quindi penso a piccoli aiuti mirati, dati alla popolazione, non a grandi strutture.

Il lavoro delle Olimpiadi è servito a zero, è rimasta solo la strada nuova.  Per il resto passata  la festa gabbato lo santo.  Alla popolazione a chi viveva con le sue poche mucche non è venuto niente. Se si fosse deciso di dare almeno 400 euro al mese, ci sarebbero abitanti che tornerebbero avendo almeno il pane sicuro, farebbero rifiorire la montagna, progetterebbero un  nuovo sviluppo, finirebbe l’abbandono, ci sarebbe il radicamento di nuove realtà.

I politici della Regione potrebbero dare finanziamenti, piccoli, piccole certezze per

le persone che abitano la montagna. perché non basta dire la montagna è brutta ed abbandonata e poi buttare miliardi nelle città per opere che non servono a nessuno.

 

La parte industriale è quella che sta facendo più acqua. E’ quella che ha fatto si che la popolazione della valle avesse una forma mentale legata a lavoro industriale: il problema è che pezzo dopo pezzo si riduce. La miniera è ridotta a pochi addetti, stranieri, il cotonificio sta facendo una misera fine, il setificio è già chiuso da tempo, la SKF a Villar non va bene.

Invece di dare soldi che vanno direttamente nelle tasche degli azionisti, chi gestisce il potere dovrebbe dare soldi finalizzandoli al mantenimento dell’occupazione della zona. Non basta la decontribuzione dei salari , sono soldi che vengono intascati senza fare niente per l’economia locale. Vengano invece  investimenti per l’energia pulita, per le ricerche tecnologiche, per l’innovazione dei prodotti, ma legati all’occupazione del territorio.

Franco Breuza

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Siamo preoccupati, perdiamo sempre posti di lavoro, fra qualche anno la valle sarà spopolata.

E’ difficile vedere delle prospettive. L’imprenditoria non sembra avere grandi interessi in zona, vuole realizzare dei soldi e vendere e mandare tutti a casa. Dovrebbe intervenire lo Stato facendo in modo che questi diano un resoconto dell’uso dei finanziamenti. Poi c’è uno scarso impegno del sindacato , una volta il sindacato stava dava dalla parte dei lavoratori, oggi ci sono tante parole dei vertici e i lavoratori devono stare zitti e produrre.

Io non so molto sulla globalizzazione, penso che ci possa ancora essere spazio da noi ma bisogna che chi ha i capitali abbia voglia di restare. Sembra che dopo aver preso tutto il possibile facciano fagotto. Sull’OMVP sento dire che molto lavoro si fa fuori e tanti girano a vuoto. Sulla Manifattura si trascina la vendita, non si ha informazione.

Mio figlio lavora in valle , ma non sa quale sarà il suo futuro… Bisognerà fare la valigia e andare a lavorare per l’Europa, se tiene l’economia in altri paesi. Una volta dal Sud si veniva qui, adesso tocca a noi emigrare.

Molti pensano che toccherà ai giovani affrontare questi problemi,ma bisognerebbe dare delle direttive. Vedere cosa si può proporre al di là del lavoro di fabbrica. Questa vallata se si organizza, anche sul turismo, potrebbe pian piano avere dei risultati. Perché non valorizzare i boschi?

Adesso abbiamo i rumeni nell’edilizia, anche in valle. Lavorano sotto costo e cadono sovente dalle impalcature. Ma tutti questi morti quotidiani, italiani e stranieri, non sono ‘eroi’ come quelli di Nassyria, sono solo caduti su lavoro.

Vedi i morti della Thyssen: non si ha più difese per rifiutarsi lavori pericolosi, si è ricattati dai lavori a termine, dalla necessità di mangiare ecc. ( Un pensionato metalmeccanco di Villar)

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CLEMENT (PRC): PREOCCUPAZIONE PER INDUSTRIE IN VAL CHISONE,
POSITIVO L’IMPEGNO DELLA REGIONE


Mercoledì 12 dicembre si è svolto presso la Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca un incontro per analizzare le criticità di alcune industrie della Val Chsione. Presenti il Presidente della Comunità Montana Andrea Coucourde, l’Assessore al Lavoro Viller Manfredini, il Vice Presidente della Regione con delega all’Industria Paolo Peveraro, il Presidente della Commissione Lavoro del Consiglio Regionale Juri Bossuto, il Capogruppo regionale del Prc Gian Piero Clement, i vertici di Skf-Omvp, Luzenac, Sachs, le organizzazioni sindacali metalmeccaniche (Fim, Fiom, Uilm), Fismic, Alp e altri sindacati di categorie in rappresentanza di Cigl, Cisl e Uil.

Manifattura di Perosa: inspiegabilmente assente la dirigenza dell’azienda. Le incertezze derivano dalle intenzioni della proprietà (il gruppo Roncoroni), orientata a vendere. Ci sono due possibili acquirenti: la Newcocot di Cologno Monzese e la famiglia bergamasca Felli, proprietaria in passato del marchio Lovable. Il futuro sembra comunque garantito per almeno 200-220 dipendenti (quasi tutti) in quanto la Manifattura produce in esclusiva i filati per la Lacoste ed altre importanti camicerie europee.

SKF/OMVP: gli elementi di criticità riguardano i volumi produttivi (l’azienda prevede un calo per il 2008 di circa il 10%).  Giampaolo Desderi delle Relazioni Esterne ha confermato la volontà dell’azienda di vendere la Omvp e tale notizia troverà conferma o meno entro il mese di marzo. In alternativa l’azienda prevede di attuare un piano industriale con riduzione dei costi (taglio del personale?)

Luzenac: la multinazionale inglese Rio Tinto ha confermato la volontà di vendere il ramo d’azienda del talco. Sono coinvolti 80 dipendenti.

Sachs: la proprietà ha annunciato 40 esuberi sui circa 200 dipendenti. L’azienda ha comunque buone prospettive essendo riuscita ad attuare intelligenti politiche di diversificazione del prodotto, producendo molti più ammortizzatori per moto (settore di nicchia) che per le auto.

Martin:  sembra che la scelta dell’azienda sia sempre più indirizzata verso la commercializzazione di sfere di provenienza cinese o comunque “orientali” e continua a non fare investimenti dal punto di vista produttivo.

Karmak: occupa 190 dipendenti, è presente come azienda di servizi in tutti gli stabilimenti Skf del nostro territorio; i lavoratori sono molto preoccupati quindi del futuro della Omvp e vivono anche forti condizioni di disagio soprattutto dal punto di vista salariale

 “L’incontro – commenta Gian Piero Clement – è stato utile per avere una fotografia precisa della situazione dell’industria in Val Chisone che, ricordiamocelo sempre, rappresenta la vocazione principale del territorio, il primo settore occupazionale ed è la garanzia dell’attuale livello economico per le classi più deboli ”.

“La situazione generale – continua Clement - presenta delle grandi incertezze che devono essere al più presto chiarite. In tal senso ritengo positivo l’impegno della Regione che si è data disponibile a convocare in tempi strettissimi, prima della fine dell’anno, la proprietà della Manifattura per analizzare la situazione e, in caso di vendita avvenuta, per verificare con il nuovo acquirente il piano industriale”.

“Nel mese di gennaio – conclude  Clement - verrà inoltre attivato un tavolo di confronto con la Skf-Omvp. I lavoratori hanno posto con forza, con lo sciopero del 9 novembre, l’esigenza di avere certezze sul futuro produttivo ed occupazionale del loro stabilimento. Questo potrà avvenire solo se partirà immediatamente un piano industriale con forti investimenti per rilanciare e qualificare i livelli produttivi, sia nel caso lo stabilimento venga venduto sia rimanga nel gruppo Skf. Inoltre la Regione valuterà le proposte di Skf rispetto ai Piani Territoriali Integrati: eventuali finanziamenti pubblici (centrale elettrica e nuova pressa verticale) potranno essere concessi solo se vengono garantiti livelli occupazionali su quel sito produttivo”.

Torino, 14 Dicembre 2006

Mercoledì 12 ore 16 incontri in Comunità Montana a Perosa con aziende e sindacati  sulla crisi delle fabbriche - spezzone audio-mp3

 

Da liberazione \5.\2.07 pagina Piemonte - pdf

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541:  MORTI SUL LAVORO.

Siamo andati anche noi a Torino per rispetto ai morti e alle loro famiglie.

Abbiamo ritrovato una Torino operaia disorientata, arrabbiata ma una Torino operaia sconfitta. La città non si è vista, non si è fatta sentire, non era vicino agli operai, qualche pensionato disorientato. La città olimpica non vuole più saperne degli operai gli ricordano un passato da dimenticare.

Ne parleranno ancora per qualche giorno i giornali e tv, si faranno delle collette, quelle si perchè lavano la coscienza, poi tutto tornerà  al silenzio.

Non abbiamo sentito un minimo di autocritica da parte del sindacato. Non sono solo gli estintori o il telefono che non funzionano. Le cause arrivano da quando il sindacato, come la sinistra, ha giorno per giorno accettato la filosofia dominante che il centro è il mercato,  la competizione esasperata, le privatizzazioni, il futuro in mano alla finanza come le pensioni integrative.

A questa logica si è sacrificato tutto e le imprese hanno fatto ottimi risultati ma hanno trascurato i soggetti che producono la ricchezza. I loro salari sono da fame, la precarietà è la norma, e in particolare si sono trascurati gli interventi per tutelare la vita e la salute dei produttori di ricchezza, con il ricatto che la fabbrica avrebbe preso la strada dell'Est, della Cina, dove appunto i problemi della sicurezza sono marginali.

Ha ragione il Ministro Ferrero quando dice che le leggi ci sono, ma bisogna avere il coraggio umano, sindacale e politico per farle rispettare. Ma questo coraggio lo abbiamo messo da parte in questi anni riconosciamolo.

Il modo migliore per rispettare questi morti è di impedirne altri. A partire da noi, dal nostro impegno sindacale. Siamo un paese dove i salari sono in fondo alla classifica mentre per le morti e infortuni siamo tra i primi.

E non ci consolano le luci della città olimpica. 

Enrico Lanza

vedi tutto in  locandina settimanale alp

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 Stemma della Comunita' Montana Valli Chisone e GermanascaComunita' Montana Valli Chisone e Germanasca

Amministrazione - Giunta esecutiva

COUCOURDE Andrea Presidente
BALZANI Laura Vicepresidente, Assessore
BOUNOUS Clara Assessore
BOURLOT Marco Assessore
MANFREDINI Viller Assessore
PERA Sergio Assessore
LAZZARINI Bruno Assessore
GRILL Franco Assessore
TRON Renzo Assessore

DELEGHE

COUCOURDE Andrea
Funzioni istituzionali, Ufficio Stampa, Comunicazione, Politiche internazionali e comunitarie, Piano di sviluppo, Personale e legale, Servizi Associati, Rappresentanza;

BALZANI Laura
Cultura, Istruzione e politiche giovanili

BOURLOT Marco
Turismo

BOUNOUS Clara
Servizi e politiche sociali e sanitarie, Volontariato sociale

PERA Sergio
Urbanistica, Pianificazione territoriale, Finanze

MANFREDINI Viller
Lavoro, Artigianato, Attività produttive, Orientamento professionale, Progetti speciali

GRILL Franco
Mezzi

LAZZARINI Bruno
Agricoltura, Sviluppo rurale, Valorizzazione dei prodotti tipici, Politiche ambientali e forestazione, Protezione civile

TRON Renzo
Sport e tempo libero

riforma 14.12.07

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vedi L'immigrazione secondo Paolo Ferrero - pdf   recensione  nuovo libro claudiana- 14 dic 07

Decreto flussi immigrati- prime domande -pdf 15 dic07     la stampa        

 

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***Il livello economico della maggioranza della popolazione della valle si sta notevolmente abbassando, con una diretta conseguenza della qualità della vita. Questo è dovuto prevalentemente alla continua perdita di posti di lavoro: miniera ormai residuale, Manifattura forse molto ridimensionata, sganciamento della OMVP- SKF , per fortuna che la Sachs tiene e la Data continua ad essere in buona salute. In questa situazione il posto pubblico ( scuole, ospedali,comuni, comunità. montane) comincia ad avere un peso preponderante: però questa occupazione è legata ai servizi e se cala la popolazione anche questi servizi verranno ridimensionati.    

                     Quale futuro? La valle complessivamente con il numero attuale di abitanti senza una forte presenza industriale fino a Perosa non ha futuro.  Il turismo post olimpico non ha funzionato e non funziona. Nell’immaginario dei potenziali turisti continua ad esserci solo lo sport invernale legato a Sestriere. In media e bassa valle il turismo è inesistente. Eppure in questo settore è stato investito molto-  o sprecato?            

Cosa si può fare? Prendendo spunto da uno slogan ‘la decrescita felice’ bisognerà programmare interventi sul territorio con bassi investimenti ed alto numero di addetti.                 

       A chi tocca farlo? E’ fin troppo facile individuare le responsabilità amministrative di comuni , comunità montane e livelli superiori. Però comincia ad essere preoccupante anche nella nostra valle  la mentalità che nell’investimento pubblico sul territorio non è importante l’INTERVENTO, A COSA SERVE e CHE PROBLEMI  AFFRONTA , ma :‘ intanto ci sono i soldi, spendiamoli noi altrimenti li spendono altri.’ 

 (Franco Polastro-seguiranno approfondimenti)

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 **** da l'Eco del Chisone 19.12.07
Impegno di Peveraro dopo l'incontro in Comunità montana
Omvp-Skf e Manifattura sull'agenda del vice-presidente della Regione

 

Luci ed ombre, e forse non poteva essere diversamente, caratterizzano il risultato dell'incontro dello scorso 12 dicembre sulla situazione di alcune industrie della Val Chisone. Alla riunione svoltasi nella sede della Comunità montana Valli Chisone e Germanasca erano presenti amministratori della valle (tra cui il presidente della Comunità montana Andrea Coucourde e l’assessore al Lavoro Viller Manfredini), il vice-presidente della Regione con delega all’Industria Paolo Peveraro, il presidente della Commissione Lavoro del Consiglio regionale Juri Bossuto, il capogruppo regionale del Prc Gian Piero Clement, i vertici di Skf-Omvp, Luzenac, Sachs, le organizzazioni sindacali metalmeccaniche (Fim, Fiom, Uilm), Fismic, Alp e altri sindacati di categoria in rappresentanza di Cgil, Cisl e Uil.

Sotto la lente d'ingrandimento c'erano le criticità di alcune aziende a cui da tempo si guarda con preoccupazione per i motivi che ormai tutti sappiamo. Ci riferiamo alla Manifattura e alla Martin di Perosa, Omvp (Skf) e Sachs di Villar Perosa, Luzenac e l'impresa di servizi Karmac.

I motivi di preoccupazione sono stati confermati senza che dai responsabili delle aziende siano state comunicate sostanziali novità. Non era presente, tra l'altro, alcun rappresentante della proprietà della Manifattura di Perosa. Nessun chiarimento, dunque, è arrivato sullo stato delle trattative per la vendita della Manifattura di Legnano (e quindi di Perosa). Da fonti sindacali è stata confermata l'esistenza di due possibili acquirenti: la Newcocot di Cologno Monzese e la Felli di Bergamo. L'assenza (non giustificata della proprietà) è stata interpretata dai presenti come un segnale negativo. Il timore è che non si vogliano dare garanzie sulla volontà dei futuri proprietari di confermare il Piano industriale concordato di recente. Per questo motivo il vice-presidente della Regione Paolo Peveraro ha messo al primo posto sul suo taccuino degli appuntamenti l'incontro con la proprietà, incontro che nelle intenzioni si dovrebbe tenere prima della fine dell'anno.

Un altro impegno che si sono assunti i rappresentanti della Regione è quello di attivare un tavolo di confronto con la Skf-Omvp per il rilancio dello stabilimento di Villar Perosa, sia nel caso rimanga in capo all'attuale proprietà, sia nel caso avvenga l'annunciata vendita. A questo proposito Giampaolo Desideri delle Relazioni esterne Skf, presente all'incontro, ha confermato che entro il mese di marzo verrà presa una decisione in merito. Se la vendita non si sarà concretizzata (intanto si parla dell'interessamento di un'azienda di Avigliana), la Skf intende porre in atto un Piano industriale con riduzione dei costi. Occorrerà capire su quali leve intendono agire. Su Sach, Martin e Luzenac niente di nuovo. La Rio Tinto ha comunque confermato la messa in vendita del settore Talco, precisando (anche con una lettera inviata al nostro giornale dall'amministratore delegato D'Orazio) che «non è stata presa alcuna decisione definitiva in merito» e assicurando che «indipendentemente dal suo proprietario, la nostra attività del talco ha un brillante futuro».

A conclusione il commento del consigliere regionale Gian Piero Clement: «La situazione generale presenta grandi incertezze che devono essere al più presto chiarite - afferma -. Ritengo in quest'ambito positivi gli impegni presi dalla Regione di incontrare i responsabili di Omvp e Manifattura».


A.Maranetto

vedi anche da Riforma 49 Incontri in val Chisone -pdf

 

 

 

estratti dibattito distribuiti al mercato di perosa il 12.12.07 -pdf

al sommario

alla seconda parte

per contribuire al dibattito: scrivere a postmaster@alpcub.com indicando il proprio nome o uno pseudonimo  

 

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