LA STAMPA
06 Giugno 2004
VENTI DI CONCERTAZIONE ALL’INCONTRO DI
SANTA MARGHERITA
«Il clima sta
cambiando
C’è voglia di
dialogare»
Montezemolo venti minuti con Epifani: si deve vincere con il sindacato
Il segretario
della Cgil: parole importanti che ora vanno tradotte in fatti
Roberto Ippolito
inviato a SANTA
MARGHERITA LIGURE
In sala alcune
centinaia di giovani imprenditori. Il presidente della Confindustria Luca
Cordero di Montezemolo li guarda. E scandisce al microfono la volontà di
«sognare pensando al proprio futuro». Un forte applauso accoglie le sue parole.
E non solo perché venerdì Anna Maria Artoni, presidente dei giovani
imprenditori aveva aperto l'annuale convegno di Santa Margherita Ligure,
rammaricandosi perché «il sogno italiano sembra svanito».
L'applauso a
Montezemolo sembra testimoniare un'ansia di riscatto e un desiderio di fare che
sembrano cominciare a diffondersi: «Vogliamo sviluppo economico e coesione
sociale» dice Montezemolo. Che aggiunge: «Credo che in questi ultimi dieci
giorni, anzi nell'ultima settimana ci sono stati segnali importanti di volontà
di cambiamento del clima, di riflessione, di identificazione delle priorità, di
condivisione»
La Confindustria
vuole contribuire a ridare al paese «la voglia di spingere sull'acceleratore»,
ha «voglia di convergere, voglia di dialogare». Montezemolo dà la carica ai
giovani imprenditori che, con la guida della Artoni, «prima di chiunque altro»
hanno sostenuto il progetto della nuova Confindustria. E il suo discorso a
chiusura del convegno è festeggiato quasi con un tifo da stadio.
Ecco, dunque, la
nuova Confindustria. Che fa del dialogo il perno della sua strategia. Santa
Margherita Ligure dà un'ulteriore spinta alla concertazione: «Vogliamo
competere e vincere con il sindacato; per arrivare al traguardo ci vuole la
squadra e l'uniformità di intenti».
Da Santa
Margherita il confronto muove concretamente i primi passi visto che i giovani
imprenditori hanno voluto la partecipazione al convegno venerdì dei segretari
di Cisl e Uil, Savino Pezzotta e Luigi Angeletti, e ieri del leader della Cgil
Guglielmo Epifani. Le indicazioni di Montezemolo a favore della concertazione
sono definite «parole importanti di grande rispetto per i lavoratori e i
sindacati» da Epifani per il quale ovviamente adesso bisogna vedere come queste
«si tradurranno in fatti».
E un primo fatto
è già avvenuto. Finiti i lavori, Montezemolo ed Epifani sono faccia a faccia
per circa venti minuti. Il presidente della Confindustria definisce il
colloquio «una chiacchierata» anticipando che il vicepresidente per le
relazioni industriali Alberto Bombassei incontrerà i sindacati «nei prossimi
giorni per parlare dei temi sul tappeto». Non si è parlato della Fiat di cui
Montezemolo è da una settimana presidente.
Insomma la
concertazione si sta materializzando. Venerdì a Sanata Margherita l'accordo del
1993 per la politica dei redditi fra le parti sociali e il governo ha ottenuto
ampi consensi, con le riserve del ministro del lavoro e delle politiche sociali
Roberto Maroni. Osserva Montezemolo: «Io parto dal presupposto che quello del
1993 sia stato un grande esempio, un fatto clamorosamente positivo come
risultato e metodo».
Ma non si tratta
di semplice riproposizione: «Guardiamo avanti in modo positivo. Non si può
avere un dibattito di giorni e giorni, coi problemi che abbiamo, sul 1993.
Voglio un dibattito sul 2013, non sul 1993». E dopo un altro, forte applauso,
Montezemolo dice: «Usciamo da queste tristezze». La Confindustria, pertanto, «è
disponibile a convergere» consapevole che «per tagliare il traguardo non basta
il pilota, serve una squadra».
Montezemolo
rivendica l'autonomia della Confindustria, invitando a lasciar perdere la
logica «vetero-local-provinciale italiana» secondo la quale tutto viene
etichettato «di destra o di sinistra». L'organizzazione si muove in piena
indipendenza «non per fare politica»: perciò, ironizza Montezemolo, di fronte
ai commenti in chiave partitica «ci vuole una grande pazienza e noi ne abbiamo
tanta».
Nella chiarezza
dei ruoli e «con il massimo rispetto per tutti», la Confindustria vuole
contribuire per ridare slancio all'Italia. Spiega Montezemolo: l'obiettivo è
lavorare «insieme non per mettere in un angolo la politica, né tanto meno il
governo». Quindi un corretto rapporto con le istituzioni senza «delegare alla
politica il futuro» e con l'intenzione di «essere protagonisti».E' il «momento
di lavorare tutti insieme, governo, sindacati, imprese per evitare momenti di
rottura» commenta Diego Della Valle, componente del direttivo Confindustria.
Nel corso del
convegno la concertazione è apprezzata dal ministro delle politiche comunitarie
Rocco Buttiglione e dal viceministro del commercio estero Adolfo Urso che
temono però diritti di veto da parte di qualche organizzazione. «Concertazione
sì, ma non per fare passi indietro» afferma Urso.
Per l'opposizione
il responsabile economico della Margherita Enrico Letta giudica
«irresponsabile» l'atteggiamento di Maroni che «mette i bastoni fra le ruote».
E Pier Luigi Bersani, responsabile economico Ds, considera pericoloso che «gli
orchestrali» si cercano «per vedere se sia possibile suonare la stessa musica»
e «il direttore d'orchestra fischia da solo, fuori, un'altra musica».
06 Giugno 2004
TENSIONI NELL’ESECUTIVO SULLA FINANZA
DI STATO. L’OPPOSIZIONE IRONIZZA: NON HANNO LE IDEE CHIARE
Tremonti frena sulla
manovra-bis: conti a posto
Buttiglione ritiene necessaria una correzione da almeno 7 miliardi di
euro
Il ministro
dell’Economia: abbiamo un debito in calo, altrove sta salendo
Amedeo La Mattina
inviato a SANTA
MARGHERITA LIGURE
Quando al termine
della mattinata i giovani industriali gli danno la parola, Giulio Tremonti non
è ancora arrivato. Attimi di panico, cellulari attivati nervosamente per capire
che fine ha fatto l’illustre ospite. Che da lì a poco si materializza nella
sala del Miramare. Entra il ministro dell’Economia ed esce Rocco Buttiglione
(«torno a Roma perchè arriva mia figlia da Bruxelles con i miei adorati
nipotini...»). Buttiglione che, alcune ore prima, aveva fatto una dichiarazione
sui conti pubblici poco gradita all’inquilino di via XX settembre. «Una manovra
correttiva - aveva detto il ministro per le Politiche comunitarie - è imposta
dalla realtà. La sua entità è oggetto di studio da parte del ministro del
Tesoro, ma secondo una valutazione spannometrica potrebbe aggirarsi sui 7-8
miliardi. Non è una cifra ufficiale, ma una mia valutazione». Tanto bastava per
irritare Tremonti. Un’irritazione che trapelava in questi termini dalle parole
di alcuni suoi collaboratori: «Sarebbe meglio che Buttiglione si occupasse di
filosofia e non di economia». Ma anche il vice ministro delle Attività
produttive, Adolfo Urso, si era esercitato sui conti pubblici, seppure con
maggiore cautela: «Ogni anno l’Unione europea ci chiede di intervenire. Per due
anni consecutivi ce l’abbiamo fatta, mentre altri grandi Paesi no. Ce la faremo
anche quest’anno, ma se sarà necessario, interverremo per lo 0,2-0,3 del Pil».
Il che significa una manovra di 3-4 miliardi euro, anche se il vicepremier Fini
parlando da Catanzaro dice che «non bisogna dare per scontato che la situazione
sia tale da ipotizzare una manovra».
A questo punto ci
si aspettava che Tremonti facesse chiarezza, non tanto sui numeri ma quantomeno
ammettendo la necessità di una manovra correttiva. Invece, nessun annuncio,
nessuna precisazione. Anzi, il ministro dell’Economia continuava a sostenere
che «i conti pubblici italiani non sono a rischio»: «Non credo che le cose
siano così drammatiche come sento dire o come vengono rappresentate, anche con
intento suicida, dai media, determinando un clima di sfiducia. A parte che è
tutta l’Europa ad essere a rischio, perchè sta quasi al 4%, mi viene da dire in
romanesco “ma rischio de che?”». Certo, ammette poi Tremonti, una difficoltà
nella tenuta dei conti pubblici c’è «perchè non è semplice gestire il terzo
debito del mondo non essendo il terzo Paese del mondo, ma francamente non vedo
posizioni che giustifichino la parola rischio. E poi, siamo un Paese che ha
comunque il debito in discesa, altri lo hanno in salita».
Dunque, il
responsabile della politica economica non dice che una manovra correttiva è
necessaria e quasi certamente non lo dirà fino al 13 giugno. «Già - spiega
Buttiglione prima di lasciare Santa Margherita - Tremonti aspetta per dirlo
dopo le Europee, ma io non riesco a dire bugie e a una domanda dei giornalisti
ho risposto che una manovra correttiva sarà necessaria. Benedetta Europa che ci
obbliga a fare certe cose...».
Saranno
valutazioni diverse sullo stato dei conti pubblici, sarà tattica elettorale, ma
per Tremonti la realtà non è così drammatica. Non solo, alcune promesse
verranno mantenute, come quella di ridurre la pressione fiscale («la riforma ci
sarà, sarà giusta e generale: prevederà incentivi a produrre e disincentivi ad
evadere»). Il ministro ha poi avanzato proposte: creare «un fondo per finanziare
un costo per ciascun neonato»; estendere il meccanismo dell’otto per mille a
favore del terzo settore, quello del no profit.
Ha lasciato tutti
spiazzati il fatto che Tremonti non abbia affrontato la questione del dialogo
sociale, della concertazione, che è stata al centro del dibattito del convegno
dei giovani industriali. Un silenzio che ha consentito al diessino Pierlugi
Bersani di ironizzarci su: «E’ sconcertante che mentre gli orchestrali stanno
cercando di imbastire una sonata, il direttore d’orchestra continua a
fischiettare per conto suo un’altra musica». Ma è sulla questione della manovra
correttiva che gli esponenti dell’opposizione hanno avuto gioco facile. Così
Enrico Letta ha osservato che il governo dimostra «una grande confusione». Per
il responsabile economico della Margherita, in ogni caso, l’intervento di
Tremonti «è deludente, privo della dimensione progettuale: è incomprensibile
come si sia trattato dell’unico intervento che non ha colto la disponibilità e
il clima positivo di dialogo venuto da sindacato e Confindustria». La verità,
ha aggiunto il segretario dell Cgil Gugliemo Epifani, è che «non si capisce più
nulla». Così, «prima di decidere qualsiasi cosa, Dpef o manovra aggiuntiva, c’è
bisogno di fare chiarezza sulla vera dinamica dei conti pubblici». I conti
pubblici non sono a rischio? «Ma come, sbaglio o Tremonti ha detto che abbiamo
il terzo debito pubblico del mondo? Si deve mettere d’accordo con se stesso».