Fabio Sebastiani
Milano (nostro inviato)
«Sogno un sindacalismo non critico ma creativo e propositivo». Abu Bakar
Sumaoro è un ivoriano di una trentina di anni. Lui fa il coordinatore dei
migranti a Napoli per la Cub. Non sarà Martin Luther King, ma dal palco
dell'Assemblea nazionale dei delegati e delle delegate del sindacalismo di
base riesce lo stesso ad infiammare i cuori dei 1500 della platea. Fra i
leader sindacali erano presenti, per la Cub, i coordinatori nazionali
Piergiorgio Tiboni, Walter Montagnoli, Paolo Leonardi e Cosimo Scarinzi
(scuola), per i Cobas il portavoce Piero Bernocchi, e Fabrizio Tomaselli
per Sdl.
Di iscritti a parlare in quella che può essere considerata la prima
risposta del mondo del sindacalismo di base alla "concertazione II"
di Cgil, Cisl e Uil ce n'erano una quarantina circa. Ma non tutti hanno
potuto prendere la parola. Abu ce l'ha fatta non per il colore della pelle
ma perché rappresenta una nuova generazione di "lavoratori
militanti" che vuole davvero smetterla di parlare ai propri colleghi
accusando «quelli là» (Cgil, Cisl e Uil, ndr).
Un'altra è Paola. Romana, anche lei trentenne. Ha scoperto il sindacato
di base lottando contro la precarietà delle hostess sui bus turistici
della Trambus di Roma. I sindacati confederali nei comunicati le
indicavano come "veline decerebrate". Paola racconta che quando
si è vista recapitare il primo volantino sindacale da distribuire durante
gli scioperi ha dovuto fare un certo sforzo per spiegare alle sue colleghe
il significato di parole come "lotta di classe",
"piattaforma sindacale", e via dicendo. «La richiesta che
faccio - dice di fronte ad una assemblea che ha seguito attenta i lavori
fino alla fine - non è di darci una maggiore copertura sindacale, ma di
formarci sulla memoria storica».
Roberto, invece, di anni ne ha quasi il doppio di Paola. E' un delegato
del comune di Milano. Anche lui, però, vuole rompere con un sindacalismo
piagnone e inconcludente. Dice che è venuto il momento di aprirsi; che lo
sconquasso della neoconcertazione provocherà un fuggi fuggi generale da
Cgil, Cisl e Uil. Stavolta la base organizzativa è già pronta. Ma,
quello che stavolta farà davvero la differenza, è che la spinta unitaria
dai luoghi di lavoro non si infrangerà contro le "gelosie"
delle varie sigle. Cub/Rdb, Cobas e Sdl stavolta vanno a passo spedito non
verso un semplice patto d'azione. «Unificazione, non unità». Lo stesso
Paolo Marras, salito sul palco come lavoratore Alitalia, che il
sindacalismo di base non deve più rappresentare l'organizzazione alla
quale ricorrere nei momenti più duri «ma un posto in cui stare» e
riscoprire quella che Abu chiama «la consapevolezza». L'assemblea di
Milano ha approvato, tra ordini del giorno contro gli aerei
"F35", la monnezza a Napoli e in appoggio ai rom, un lungo
documento in cui compaiono due scadenze: un'altra assemblea a giugno e lo
sciopero generale contro l'accordo sui nuovi modelli contrattuali in
autunno. Sarà uno sciopero, ovviamente, anche contro la finanziaria, e a
favore di un aumento dei salari di ben 3mila euro. Il resto, è il solito
corredo contro il Tfr, la legge 30, una legge sulla democrazia e la
rappresentanza e un'altra per un meccanismo di riadeguamento salariale e
per la continuità del reddito.
18/05/2008
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